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610<br />

Notiziario bibliografico<br />

DIDIER BOISSEUIL, La Maremma, spazio di confine del sud della Toscana medievale<br />

(VIII-XIV secolo), “Archivio Storico Italiano”, CLXVI, 2008, disp.4, pp. 615-<br />

631.<br />

Lo studioso francese affronta il tema della definizione dello spazio storico della<br />

Maremma, un tema, lamenta lo storico, al quale è stata dedicata un’attenzione inferiore<br />

a quanto esso avrebbe meritato. L’A. ripercorre, dunque, la formazione dello spazio<br />

storico dall’epoca longobarda, quando - ipotizza - dal VI secolo può essersi formata<br />

una circoscrizione amministrativa con la definizione di fines Maretima ereditata poi dai<br />

carolingi. Proprio il termine Maretima, usato dai bizantini per qualificare una serie di<br />

insediamenti difensivi lungo le coste, potrebbe, a sua volta, ipotizza ancora lo storico,<br />

voler dire che anche in questa regione si mantiene una presenza “greca” che ne farebbe<br />

una frontiera nei confronti delle zone controllate dai longobardi.<br />

Terra dai confini imprecisi, la sua identità geostorica comincia, a configurarsi non<br />

prima del XII secolo, grazie alla presenza <strong>degli</strong> Aldobrandeschi, anche se la Maremma<br />

non si identifica completamente con loro perché i diritti della casata non coprono tutto<br />

lo spazio maremmano. Fra XII e XIII secolo l’identificazione si fa relativamente più<br />

marcata, sia pur all’interno di una nebulosità che stenta ancora a diradarsi del tutto,<br />

quando la Chiesa distingue, relativamente alla decima del 1276, la colletta della<br />

Maremma da quella della Tuscia, all’interno della quale la prima continua, comunque,<br />

a inserirsi. Di fatto la Maremma nasce come concetto spaziale nel momento in cui su di<br />

essa si appuntano gli appetiti di alcuni potenti comuni come Pisa e, soprattutto, Siena.<br />

Se la prima città non riuscirà (a onta della sua pretesa a dominare un territorio che<br />

arriva fino a Port’Ercole) a consolidare più di tanto il suo controllo su quest’area, ben<br />

altro successo riscuote Siena che, con il dominio su quella che Giovanni Villani chiama<br />

contrada (termine che corrobora l’idea di uno spazio indefinito), contribuisce anche a<br />

delinearne i “confini” identificabili, peraltro, con gli estremi del suo raggio di influenza.<br />

Il capitolato del 1251 con il quale i grossetani, sottomessi, accettano di difendere gli<br />

interessi dei senesi, infatti, cita una serie di località che costruiscono il primo vero e<br />

proprio “perimetro” chiaramente identificabile della terra maremmana. Due ulteriori<br />

definizioni del 1296 e del 1325, infine, tracciano una “carta” delle terre maremmane<br />

coincidenti, di fatto, con i punti massimi dell’espansione senese. Per quanto costruito<br />

su presupposti militari e politici, è a questo punto che il territorio maremmano si dota<br />

di una sua “identità” che si manterrà sostanzialmente immutata per secoli.<br />

m.m.

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