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Lavori in corso 593<br />

Il paesaggio contemporaneo della Toscana e del Lazio settentrionale<br />

è frutto di una lunga stratificazione di apporti antropici e la diffusione e la<br />

distribuzione attuale dei vitigni (soprattutto di quelli considerati autoctoni),<br />

può essere interpretata sotto questo profilo, partendo dalla circolazione<br />

varietale antica.<br />

I contatti commerciali sviluppatisi con l’Egeo nell’età del Bronzo<br />

recente, ben visibili in Italia meridionale e nelle isole del Tirreno, ma<br />

apprezzabili anche nell’area padana attraverso la navigazione nell’alto<br />

Adriatico fino al delta del Po, prefigurano una fitta rete di scambi e<br />

di contatti promossa prima dai vari movimenti coloniali diretti verso<br />

la penisola a partire già dall’VIII secolo a.C. e poi consolidata con il<br />

commercio fenicio, punico e greco, spesso affiancatosi a quello etrusco<br />

lungo le rotte del Mediterraneo occidentale.<br />

La chiave di lettura della stratificazione può così spiegare i caratteri e<br />

la distribuzione di determinati vitigni, superando apparenti contraddizioni:<br />

la nuova prospettiva aperta dalla biologia molecolare sull’analisi del<br />

germoplasma viticolo ha di recente posto il problema dell’origine del<br />

Sangiovese, il primo vitigno della piattaforma ampelografica toscana (si<br />

pensi al Brunello, al Chianti, al Chianti Classico, al Carmignano, al Nobile<br />

di Montepulciano). Nella regione le fonti menzionano il Sangiovese a<br />

partire dalla fine del XVI secolo: nel corso del tempo esso ha assunto<br />

un ruolo ed una notorietà sempre crescenti per la viticoltura italiana<br />

ed internazionale, tanto da essere oggi il vitigno più diffuso a livello<br />

nazionale ed uno dei più conosciuti a livello internazionale. Uno studio<br />

effettuato sui marcatori microsatelliti ha rivelato da una parte l’origine<br />

del Sangiovese da un’unica pianta madre e dall’altra una parentela<br />

originale con il Ciliegiolo, antico vitigno diffuso in area medio-tirrenica<br />

e con un vitigno denominato “Calabrese di Montenuovo”, la cui origine<br />

è da ricercare in Calabria.<br />

Unendo i dati della “nuova” scienza dei geni con la “vecchia”<br />

scienza archeologica, si sono inoltre creati i presupposti per una riscrittura<br />

della storia della vitivinicoltura in Etruria, inquadrabile in quattro grandi<br />

periodi storici: il primo, che abbiamo definito “fase della lambruscaia”

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