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Contrade, popolo fra tradizione e contemporaneità 567<br />

di accoglienza e ammirazione o distanza da esterni. Credo che questa<br />

sindrome sia fondata, il fatto che ne sono consapevole non me ne<br />

rende immune, mi affido dunque piuttosto alle mie predilezioni per<br />

riflettere senza pensare al lettore senese cui lo sguardo ‘buonista’<br />

potrebbe essere rivolto. Il mio interesse per i lavori di Savelli risale in<br />

effetti ad alcuni temi di forte carattere antropologico contenuti in suoi<br />

saggi precedenti (e qui riconfluiti almeno in parte) sull’abitare, i ceti<br />

sociali, il possedere e la cittadinanza a Siena. Gli scritti che parlano<br />

di Siena nel passato sono per me come delle etnografie di altri mondi.<br />

Forse è una mia deformazione da antropologo e da ‘decostruzionista’:<br />

non vedo il passato come la ‘fondazione’ del presente in continuità<br />

con esso, come succede nella mitologia storica e nell’uso sociale e<br />

simbolico del passato come risorsa politica, rituale, identitaria; anzi,<br />

guardandolo come ‘altro’ ne vedo le differenze dal presente, questo<br />

mi consente di far interagire il passato verso il presente, di vedere<br />

quello che allora c’era e ora non c’è, o di cogliere un come ‘potrebbe<br />

essere stato diversamente’. Leggere il passato ‘contropelo’ aumenta<br />

la immaginazione delle forme di civiltà, riduce il determinismo<br />

e l’essenzialismo, aiuta a pensare il futuro come possibilità aperta.<br />

Ad esempio mi sembra utile riflettere sulla varietà di forme della<br />

cittadinanza in tempi assai precedenti all’universalismo, e alla idea<br />

dei diritti individuali che si sono definiti nel ’900. Ci aiuta a pensare<br />

forme più elastiche di cittadinanza, utili perché nel frattempo la nostra<br />

cittadinanza singolare e universale è diventata un modo di negare altre<br />

cittadinanze, quelle <strong>degli</strong> immigrati in particolare. E così nel sostenerla<br />

non possiamo pretenderne più l’universalità, ma solo la località. Ciò<br />

idealmente la modifica. Quindi vedere il mondo moderno in divenire,<br />

tra Quattrocento, Cinquecento, Seicento, senza ridurlo a quel che<br />

siamo poi diventati, arricchisce l’immaginazione antropologica.<br />

Savelli, nella sua lettura del mondo contradaiolo, mostra una sorta<br />

di azione collettiva inizialmente priva di voce e rappresentanza, che si<br />

muove in una società civile ancora in fieri per affermare interessi, tutele,<br />

bisogni, e che non ha ancora il valore pieno dei diritti, delle persone, e

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