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564<br />

Roberto Barzanti-Alessandro Falassi-Pietro Clemente<br />

per questo atto a ricevere eventi, concetti ed aneddoti storici passibili<br />

di stilizzazione e mitizzazione. Alla fine del processo, Luigi Sorrento<br />

avrebbe proposto di leggere la nascita dell’unità culturale italiana nel<br />

Medioevo cristiano, che avrebbe assorbito e sublimato i valori dell’antica<br />

Roma imperiale. Nello stesso anno, il 1934, Antonio Gramsci avrebbe<br />

demistificato il processo in poche righe “nella storia della cultura<br />

nazionale non c’è continuità e unità. L’affermazione di una continuità<br />

ed unità è solo un’affermazione retorica o ha valore di mera propaganda<br />

suggestiva, è un atto pratico, che tende a creare artificialmente ciò che<br />

non esiste”.<br />

Emblematico fu il successo del triangolo Legnano-Pontida-Barletta<br />

che riuniva due eventi del dodicesimo secolo con uno del sedicesimo<br />

(complice l’ Ettore Fieramosca, scritto da Massimo d’Azeglio nel<br />

1833, assai prima del suo fortunato aforisma passato in proverbio<br />

“Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani”). Per costruire il sentimento<br />

nazionale unitario si ignorarono il municipalismo, il particolarismo, la<br />

vocazione repubblicana. Il nazionalismo fu antistraniero, efficace nei<br />

suoi antecedenti risorgimentali e comprensibile per il fatto che Trento e<br />

Trieste erano ancora sotto l’Austria.<br />

Nell’Italia unita, i nuovi sovrani Umberto I e Margherita presenziarono<br />

infaticabilmente a feste e manifestazioni popolari spargendo<br />

generosamente laute mance e simboli araldici anche a Siena. Le<br />

Contrade, nelle loro nuove monture repubblicane, delle quali la Savelli<br />

illustra la genesi, attingendo sia alle fonti del Comune che a quelle delle<br />

Contrade, non esitarono ad accogliere con naturale sincretismo i simboli<br />

regali elargiti dai Savoia e dalla loro Consulta Araldica. Il Medioevo<br />

del purismo senese, come l’irriducibile Sogno Gotico, il tanto deprecato<br />

stile panforte nel Palio, fu sempre molto rinascimentale, anche se il<br />

Corteo Storico divenne, secondo quanto recita tutt’oggi l’articolo 72 del<br />

Regolamento per il Palio, “rievocazione figurata <strong>degli</strong> ordinamenti, dei<br />

costumi e della grandezza della Medioevale Repubblica Senese”.<br />

Il saggio della Savelli segue il Corteo Storico del Palio di rinnovo<br />

in rinnovo.

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