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504<br />

Fabrizio Fontani<br />

Mentre stava ammirando la cupola del duomo, assieme al suo<br />

compagno di viaggio Mr. Wight, Charles Ford venne avvicinato da due<br />

stranieri, i quali chiesero se erano gentiluomini inglesi e se appartenevano<br />

alla corte di Urbino. Avuta risposta affermativa per la prima e negativa<br />

per la seconda domanda 9 , i due signori (che fra l’altro si erano spacciati<br />

per aristocratici) cercarono di conversare con loro raccontando di essere<br />

stati in Inghilterra e di conoscere un certo numero di personalità locali<br />

come il Duca di Ormond, Lord Burlington, Mr. C<strong>ok</strong>e e il Generale<br />

Wade. Continuando a discorrere delle bellezze artistiche della cattedrale,<br />

i due signori esternarono apertamente la gioia nell’aver trovato persone<br />

distinte come Ford ed il suo compagno, invitandoli a rimanere a Siena<br />

per qualche altro giorno procrastinando, così, la partenza che, altrimenti,<br />

sarebbe stata imminente. Nel pomeriggio gli inglesi si videro nuovamente<br />

avvicinati dai due signori, i quali vollero accompagnarli nella loro<br />

passeggiata. Con la scusa di visitare una chiesa che, guarda caso, era poco<br />

lontana dalla locanda dove i due impostori erano alloggiati, i viaggiatori<br />

anglosassoni furono invitati, con un certa insistenza, a bere un caffè da<br />

loro e a conoscere una signora di tutto rispetto che si faceva chiamare<br />

Contessa Bianchi.<br />

Ford e l’amico, dentro la bottega, si trovarono “di fronte a una megera<br />

incipriata, infagottata dalle vesti e seduta quasi dentro al focolare” che si<br />

dimostrava risentita di vedere come i due ospiti negassero di cenare con<br />

lei, dal momento che dagli inglesi aveva sempre ricevuto grandi cortesie.<br />

Non solo, ma la sedicente contessa sapeva che Ford era giunto, la sera<br />

prima, in questa locanda per prendere alloggio, ma che poi, invece, aveva<br />

rifiutato perché non soddisfatto della camera. Durante la conversazione,<br />

9 Le domande rivolte a Ford, come è immaginabile, servivano per capire se i due viaggiatori<br />

potevano essere indotti nella loro trappola; difatti la domanda se i due inglesi provenissero dalla corte<br />

di Urbino, risultava, a mio parere, indicativa per capire come i furfanti non volessero essere scoperti<br />

da persone che avrebbero potuto sapere dei loro trascorsi in quella città. A giustificare l’informazione<br />

sulla loro possibile appartenenza alla corte urbinate, uno dei due signori affermò dicendo “poiché di<br />

recente si era trovato là ed era stato trattato con grande cortesia”. C. FORD, Avventura a Siena cit.,<br />

p. 19.

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