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314<br />

Nelly Mahmoud Helmy<br />

vescovo di Betlemme al chierico Andrea, di cui si propone l’edizione,<br />

sembra essersi conservata tra le carte del monastero di S.Sebastiano<br />

non tanto come attestazione della storia di una istituzione ecclesiastica<br />

compresa nel territorio diocesano, bensì come memoria di un beneficio<br />

familiare, e lì ritrovata da Antonio Sestigiani cui fu affidato, agli inizi del<br />

diciottesimo secolo, il compito di riordinare le cartepecore dell’archivio<br />

del monastero 23 .<br />

La prima testimonianza relativa alla chiesa risale alla fine del XII<br />

secolo e ci mostra il suo rettore, il presbitero Giovanni, concordare con<br />

Ugo, custode, rettore e abate della chiesa e del monastero di San Salvatore<br />

de Insula la permuta di un terreno posto accanto alla chiesa di Paronza 24 ,<br />

attigua a Castellina in Chianti. Quel terreno confinava con la proprietà di<br />

un ospedale femminile, “edificato in loco ubi dicitur Agresto” e gestito<br />

da donna Tavernaria, che sembra dipendere anch’esso proprio dalla<br />

chiesa di S. Maria in Bellem. Quando sul finire del XII secolo, emerge<br />

dal silenzio della documentazione, la chiesa sembra aver, dunque, una<br />

sua propria fisionomia, e almeno per quello che la documentazione lascia<br />

scorgere, anche alcune proiezioni o filiazioni, di cui però poco dicono le<br />

fonti. Il toponimo Agresto sembra tra l’altro rinviare a quella chiesa di S.<br />

Maria de Agresto che compare, un trentennio più tardi, tra le dipendenze<br />

del vescovo di Betlemme nella diocesi di Siena.<br />

23 Il contenuto della pergamena è stato riassunto dal Gigli in una delle tante pieghe del suo<br />

Diario sanese in cui si veggono alla giornata tutti gli avvenimenti più ragguardevoli spettanti sì allo<br />

Spirituale, sì al temporale della città e dello stato di Siena; con la notizia di molte nobili famiglie di<br />

essa, delle quali è caduto in acconcio di parlarne, In Lucca, Per Leonardo Venturini, MDCCXXIII,<br />

pp. 387-89. L’atto fu ripreso da un altro cultore di storia locale, padre Guglielmo della Valle, alla<br />

stregua però di una curiosità, come un episodio privo di nessi con la società cittadina e tantomeno<br />

con il tessuto complesso e policentrico che faceva capo alla rete patrimoniale che si era andata<br />

consolidando attorno all’episcopato betlemitano, cfr. Lettere sanesi del padre Guglielmo della Valle,<br />

minore conventuale socio dell’Accademia di Fossano,In Venezia, presso Giovan Battista Pulciani,<br />

MDCCLXXXII, pp. 220-21.<br />

24 ASS, Diplomatico, Archivio Generale dei Contratti, 1189 (1190) febbraio 8. La pergamena è<br />

edita da P. CAMMAROSANO, Abbadia a Isola. Un monastero toscano nell’età romanica. Con una edizione<br />

dei documenti, Castelfiorentino, Società storica della Valdelsa, 1993, pp. 371-73, n.97.

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