LION CLUB PA VESPRI giornalino web - Lions Palermo dei Vespri
LION CLUB PA VESPRI giornalino web - Lions Palermo dei Vespri LION CLUB PA VESPRI giornalino web - Lions Palermo dei Vespri
magazine NUMERO VENTISETTE - MARZO 2012 esprino Il diario online del Lions Club Palermo dei Vespri Il Maestro Calogero Di Liberto in concerto Lions Club International Palermo dei Vespri - Distretto 108 Y/b - Circoscrizione I - Zona 1
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magazine<br />
NUMERO VENTISETTE - MARZO 2012<br />
esprino<br />
Il diario online del <strong>Lions</strong> Club <strong>Palermo</strong> <strong>dei</strong> <strong>Vespri</strong><br />
Il Maestro<br />
Calogero Di Liberto<br />
in concerto<br />
<strong>Lions</strong> Club International <strong>Palermo</strong> <strong>dei</strong> <strong>Vespri</strong> - Distretto 108 Y/b - Circoscrizione I - Zona 1
<strong>Vespri</strong>no Magazine<br />
Editoriale di Marzo<br />
Cari Amici, Care Amiche il mese di<br />
marzo è caratterizzato dall’arte. Ricorrono<br />
infatti i vent’anni del F.A.I.<br />
“ Credo che il F.A.I. sia stato fondamentale<br />
per promuovere conoscenza<br />
e consapevolezza di ciò che costituisce<br />
il patrimonio storico-artistico e<br />
paesaggistico del nostro Paese, l’ambiente<br />
italiano per eccellenza”. Queste<br />
le parole del nostro Presidente<br />
Gabriella Maggio della Repubblica per l’occasione. La<br />
nota importante credo che sia, cari<br />
Amici, l’espressione “ ambiente italiano per eccellenza” , perciò<br />
da difendere, valorizzare e mettere a frutto. Evidente la<br />
sintonia con un tema di cui si parla da qualche tempo nella<br />
stampa quotidiana, quello del rapporto tra cultura e sviluppo<br />
economico. Altro appuntamento importante è quello al Reale<br />
Albergo delle Povere dove è allestita la mostra Artedonna<br />
Cento anni di arte femminile in Sicilia 1850-1950 , curata da<br />
Anna Maria Ruta. La mostra è una grande testimonianza<br />
della creatività femminile per molto tempo mortificata e relegata<br />
tra le pareti domestiche , priva di un vero mercato e del<br />
giusto riconoscimento. È una esortazione a favorire la creatività,<br />
guardando oltre, sempre più lontano, con l’augurio che<br />
si istauri una scelta politica di ampio e lungimirante respiro.<br />
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<strong>Vespri</strong>noMagazine<br />
incontriamoci in rete<br />
lionspalermo<strong>dei</strong>vespri.wordpress.com<br />
Hanno Partecipato a questo numero:<br />
Attilio Carioti, Rosa Maria Ponte, Daniela Scimeca,<br />
Carmelo Fucarino, Masetto Aiello, Antonino Lo Nardo,<br />
Valentina Vadalà, Riccardo Carioti, Santo Grasso,<br />
Natale Caronia , Renata De Simone, Irina Tuzzolino,<br />
Ornella Correnti, Daniela Crispo, Raffaello Piraino,<br />
Marinella.<br />
Comitato di redazione:<br />
Gabriella Maggio (Direttore)<br />
Mimmo Caruso • Renata De Simone<br />
Carmelo Fucarino • Francesco Paolo Scalia<br />
2<br />
SOMMARIO<br />
Editoriale Gabriella Maggio<br />
Un cenacolo d’altri tempi Santo Grasso<br />
Quei geniali architetti<br />
che resero uniche le nostre città Tommaso Aiello<br />
Apple e la mela di Biancaneve Natale Caronia<br />
La poesia contemporanea ed i poeti del Lunario 2012 Gabriella Maggio<br />
Un Lunario “sui generis” Carmelo Fucarino<br />
Le ricette letterarie di Marinella Marinella<br />
Festa di Hina Matsuri Riccardo Carioti<br />
Otto marzo, giornata della donna Gabriella Maggio<br />
Postilla all’8 marzo Daniela Crispo<br />
Le donne creative Carmelo Fucarino<br />
Un testimone ironico e commosso del nostro tempo Irina Tuzzolino<br />
Visita alla mostra ARTEDONNA Attilio Carioti<br />
Le dolci fantastiche creazioni Ornella Correnti<br />
Calogero Di Liberto in concerto Gabriella Maggio<br />
Il progresso scientifico e i suoi rischi Valentina Vadalà<br />
Scenari della decifrazione del codice genetico Natale Caronia<br />
I vent’anni Raffaello Piraino<br />
Giornata mondiale della poesia La Redazione<br />
Tonino Guerra Gabriella Maggio<br />
Poesia e canzone Daniela Scimeca<br />
Il ragioniere della Compagnia di Gesù Antonino Lo Nardo<br />
Ricordando le notti bianche Rosa M. Ponte<br />
Boris Godunov Carmelo Fucarino<br />
Arte Donna Valentina Vadalà<br />
Con l’occhio <strong>dei</strong> bambini Gabriella Maggio<br />
Una guida di <strong>Palermo</strong> d’altri tempi Renata De Simone<br />
Seconda rassegna poetica palermitana Gabriella Maggio<br />
Auguri di Pasqua Attilio Carioti
Un cenacolo d’altri tempi con al centro “ Nel cuore della notte”<br />
il primo romanzo di Rosa Maria Ponte<br />
In una atmosfera di cordialità e di curiosità si è svolta la<br />
presentazione del romanzo di Rosa Maria Ponte “Nel<br />
cuore della notte” . Una cornice non usuale ha caratterizzato<br />
l’incontro avvenuto nei locali del Telimar, lungo<br />
il litorale marino che porta a Mondello. Non la solita cattedra<br />
che in genere distanzia l’uditorio ma un accogliente<br />
salotto dove a più voci ha avuto luogo , quasi un cenacolo<br />
d’altri tempi, una interessante e vivace comunicazione sull’opera<br />
dell’autrice.<br />
Nella sua introduzione Carmelo Fucarino si è soffermato<br />
soprattutto “sulle coordinate temporali “, richiamate da<br />
Antonio Martorana nella prefazione al romanzo, e sulle<br />
motivazioni e l’ispirazione dell’autrice con un breve accenno<br />
alla trama ed ai personaggi presenti nel libro evidenziando<br />
come questa prima opera si innesti in un<br />
continuum con l’attività pittorica dell’artista. E’ seguita<br />
una riflessione sul romanzo dell’amico Leone che ha<br />
espresso , da amante della lettura, apprezzamento per questo<br />
primo impegno di Rosa Maria Ponte auspicando che<br />
altre opere facciano seguito e che il successo possa gratificarla<br />
ulteriormente in questa nuova avventura letteraria.<br />
Ho avuto modo di leggere circa un mese addietro il libro<br />
di Rosa Maria Ponte e l’autrice mi ha chiesto di parteci-<br />
di Santo Grasso<br />
3<br />
Eventi<br />
pare alla presentazione portando per l’occasione le mie<br />
impressioni, le mie suggestioni, le mie osservazioni e di<br />
darle in qualche modo forma scritta.<br />
Nel premettere che ho coltivato sin da giovane l’amore<br />
per la lettura e che tale passione mi accompagna anche<br />
oggi, è altrettanto vero che non ho mai scritto nulla su<br />
quanto ho letto né mi è capitato di partecipare attivamente<br />
a delle presentazioni di libri. Pertanto, quanto avrò<br />
modo di scrivere è solamente una valutazione strettamente<br />
personale e la stessa non ha alcuna presunzione di<br />
sostituirsi a quanto espresso sul testo dell’autrice da critici<br />
che svolgono tale professione. E tuttavia questa assenza<br />
di vincoli mi consentono certamente una libertà<br />
ed uno spazio interpretativo maggiori che, mi auguro,<br />
portino a delle considerazioni che non sottraggano nulla<br />
a quanto detto già sul romanzo ma al contrario ne amplino<br />
l’orizzonte e diventino momenti di confronto e di<br />
ulteriore conoscenza suscitando attorno al libro medesimo<br />
ed all’ autrice quella curiosità che generalmente è<br />
fattore fondamentale per favorire il successo o meno di<br />
un libro. Sin dalle prime pagine e dai primi capitoli la sensazione<br />
che mi ha preso è stata di spaesamento, come di<br />
un cercare e ricercare il filo conduttore di un percorso che
Eventi<br />
Un cenacolo d’altri tempi con al centro “Nel cuore della notte”<br />
il primo romanzo di Rosa Maria Ponte<br />
più che delinearsi in una prospettiva lineare sembrava improvvisamente<br />
portarti su un terreno nuovo, come di un<br />
rimbalzare di eventi e di personaggi, con repentini cambi<br />
di scena sorprendenti e dirompenti quel fraseggio di immagini<br />
e di emozioni che la lettura cominciava a darmi e<br />
tutto ciò avveniva senza una apparente e logica motivazione.<br />
Lo spiega bene nella prefazione Antonio Martorana<br />
quando scrive “ la vicenda, infatti si snoda con piena libertà<br />
dalle coordinate temporali, intrecciando la temporalità<br />
della fiaba wildiana “Il Principe Felice” con le<br />
intersecazioni tra tempo del raccontare e tempo delle cose<br />
che vengono raccontate”. I personaggi in gioco sono due,<br />
“la Zia e la nipote Barbara”, il luogo dove ha inizio il racconto<br />
una panchina del Giardino Inglese a <strong>Palermo</strong>. Ma<br />
non intendo riassumere l’intera storia del romanzo, così<br />
come piace definire la sua opera all’Autrice e che sarà certamente<br />
più gradevole leggerlo. E proprio nelle prime pagine<br />
la nipote rivive il tempo <strong>dei</strong> Morti, quando ci si<br />
aspettava da loro i regali, allora ci credevamo davvero e<br />
che emozioni e fantasie! Si legge “Dietro la poltrona del<br />
salotto, in lungo scatolo di cartone legato da un grande nastro<br />
rosa, c’era una meravigliosa bambola dai boccoli gialli<br />
e dal vestito di cotone azzurro tutto gale che pressando un<br />
bottone sulla pancia diceva” mamma “ed io la stringevo<br />
subito al petto, non sapevo ancora che solo lei mi avrebbe<br />
chiamato mamma”. Debbo ammettere che quando lessi<br />
questo breve passo ho provato una intensa e profonda<br />
emozione, come un pugno in pancia, ed avvertii una sensazione<br />
quasi impercettibile di un dramma dentro quelle<br />
poche parole e dentro quelle quattro righe. E quasi mi<br />
aspettavo che ci fosse un seguito, che si dicesse di più, ma<br />
non vi era niente di niente. Come un vuoto incolmabile<br />
che si avesse fretta di lasciarsi alle spalle. Si sa che il vuoto<br />
fa paura! Ritornai più volte su quel breve passaggio ed<br />
intatta è rimasta l’emozione provata fino alla fine della lettura<br />
del libro e soprattutto la percezione che quella affermazione<br />
così chiara ed enunciata e virgolettata potesse<br />
dire molto di più di quelle quattro righe che la contenevano.<br />
“Non sapevo ancora che solo lei (la bambola ) mi<br />
avrebbe chiamato mamma!” Una chiara sensazione di svelamento<br />
prese corpo nell’insieme della memoria che come<br />
lettore si arricchisce man mano che si procede nella lettura<br />
ed allora ebbi la consapevolezza che quella frase poteva<br />
essere “la chiave di lettura” del romanzo e<br />
probabilmente il terreno fertile della creatività su cui si radica<br />
l’origine di una storia che in seguito trova forma e<br />
spessore nella superficie visibile che è la scrittura. È vero,<br />
la Zia è protagonista ma la autentica protagonista della<br />
storia è Barbara e il vero senso di fondo della narrazione<br />
è la consapevolezza drammatica di questa impossibile maternità<br />
sullo sfondo di due vite parallele, nipote e zia negate<br />
all’amore, l’una a quello materno e l’altra a quello coniu-<br />
4<br />
gale. Ed è proprio la nipote che nella sua vita è attraversata<br />
dalla stagione della fertilità ma dolorosamente è una<br />
stagione che non genererà alcun frutto. Anche Barbara<br />
incontra l’amore, quasi stupita che davvero un sentimento<br />
verso un uomo, Giulio, pur sposato, le apra le porte della<br />
passione e di una nuova vita. Le sarà concesso di trascorrere<br />
una vacanza in un’isola esotica e lontana, Cuba, ma<br />
anche per lei la storia dura un batter d’ali, come il volo<br />
della rondine che alla fine cade al suolo concludendo la<br />
sua esistenza quando uno sconosciuto nel pieno della<br />
notte bussa alla sua porta “Quanto ti ho atteso!” - disse lei<br />
- “Nessuno viene a quest’ora della notte per restare – disse<br />
l’ospite – “sono venuto per portarti via con me. Sei<br />
pronta?” Ed anche la rondine metaforicamente riecheggia<br />
questa visione infantile della intera storia in bilico tra<br />
il fiabesco ed il realismo della vicenda. L’autrice infatti si<br />
richiama non casualmente alla fiaba del “Il Principe Felice<br />
di Oscar Wilde dove la rondine viene sempre chiamata<br />
“the litte swallow” o “the little bird”. Ed anche per<br />
lei, “la rondinella” il destino non vorrà che diventi mai una<br />
rondine. Lei morirà ed il poeta conclude la fiaba “Hai<br />
scelto bene – dice ad uno <strong>dei</strong> suoi angeli Dio – perché nel<br />
mio giardino del Paradiso questo uccellino canterà in<br />
eterno”.<br />
E qui che la vicenda naturale e nel contempo innaturale<br />
della infertilità si innesta nella cultura del tempo, di<br />
un’epoca che individuava in termini quasi rigorosi sin dalla<br />
nascita i percorsi della vita della famiglia e <strong>dei</strong> suoi componenti.<br />
Ma tutto questo non accadrà. Anche quei cugini<br />
con i quali Barbara si accompagna nella infanzia nel giro<br />
di pochi anni scompariranno dalla sua vista. In rassegna<br />
una generazione di una <strong>Palermo</strong> riducibile soltanto a ricordi<br />
ed a fantasie di chissà quali vite mai vissute! Tutto ciò<br />
che ci circonda, uomini e cose , compresa la statua del Principe<br />
Felice a cui si spezza “il cuore di piombo”, si scompone,<br />
si frantuma e neanche i cocci vale la pena raccogliere.<br />
Tutto si perde e si disperde. E nel romanzo questa dimensione<br />
nella quale la mancanza ha un sapore amaro permea<br />
senza mai perdere di consistenza il viaggio che conduce<br />
“Nel cuore della notte” laddove si svelano i sogni ed i fantasmi<br />
del passato. E, pur con tale latenza drammatica,<br />
Rosa Maria Ponte riesce in una prosa scorrevole e sobria<br />
a raccontarci con levità una storia intensa , quasi un volteggiare<br />
della sua rondinella nei cieli limpidi ed azzurri di<br />
una <strong>Palermo</strong> oramai lontana nel tempo e nella memoria<br />
emotiva, come richiamata da Carmelo Fucarino nella sua<br />
introduzione. Ma io credo che si possa immaginare una<br />
delle tante rondini che roteano nel cielo - allorquando in<br />
qualche pausa della nostra vita, volgiamo lo sguardo in alto<br />
- e che nel loro apparire ci comunicano che si è prossimi<br />
alla primavera come la sola stagione vissuta dalla protagonista<br />
del romanzo.
QUEI GENIALI ARCHITETTI CHE RESERO<br />
UNICHE LE NOSTRE CITTà<br />
Siamo così arrivati alla fine del primo percorso:<br />
“Quei geniali architetti che resero uniche le nostre<br />
città”,che fa parte del tema principale e più<br />
ampio:Sicilia-Terra di culture.Il nostro viaggio virtuale<br />
ci porta in una delle più belle piazze d’Italia:quella di Siracusa,che<br />
contiene diversi gioielli della nostra architettura.<br />
In particolare ci occuperemo di due architetti siracusani:Luciano<br />
Alì e Giovanni Vermexio.Il discorso poteva<br />
continuare all’infinito per dare giustizia e visibilità a tanti<br />
altri monumenti che arricchiscono non solo le nostre<br />
maggiori città,ma anche piccoli centri disseminati in tutta<br />
la Sicilia.Potevamo parlare del colpevole silenzio e del<br />
delittuoso immobilismo <strong>dei</strong> nostri governanti a qualsiasi<br />
livello,che stanno facendo morire a poco a poco testimonianze<br />
altissime e bellissime (vedi I quattro canti di <strong>Palermo</strong>)<br />
.Ma i miei anni sono troppi per intraprendere<br />
questa strada.Intanto potete leggere un libro di Melo<br />
Minnella e Delia Parrinello:Piazze di Sicilia,che non dovrebbe<br />
mancare nelle nostre case.Un libro che conferma<br />
le doti fotografiche di Minnella e l’esposizione corretta e<br />
scorrevole della Parrinello.Un libro che diletta gli occhi<br />
ma che colpisce i nostri cuori perché è un’aperta denuncia<br />
e condanna per ciò che si sarebbe potuto e dovuto<br />
fare e invece non s’è fatto.<br />
Ma torniamo al nostro discorso che è più semplice e più<br />
agevole e che ci compete istituzionalmente per esserne<br />
stati investiti dal Governatore <strong>dei</strong> <strong>Lions</strong> come Addetto<br />
alla tutela e valorizzazione del patrimonio culturale della<br />
Sicilia.<br />
Il primo <strong>dei</strong> due architetti di cui ci occuperemo è Luciano<br />
Alì,nato a Siracusa nel 1736 da Nicolò,muratore,e<br />
Teresa Argeri.Luciano muore nella città natale nel<br />
1820.Fu tra i maggiori architetti del secondo Settecento<br />
siracusano e purtroppo la sua attività è documentata dal<br />
1755 al 1799.Lavora negli anni della sua formazione<br />
presso i cantieri Siracusani e nel 1764 ottiene il primo incarico<br />
in qualità di direttore <strong>dei</strong> lavori.Quale esecutore di<br />
progetti altrui il maestro compare nel 1762(basilica di<br />
S.Sebastiano a Melilli e antico Palazzo Beneventano a<br />
Siracusa), nel 1768-69 (chiesa di S.Leonardo), nel 1770-<br />
71 (chiesa di S.Francesco di Paola e cattedrale), quale tecnico<br />
di fiducia in perizie del 1769, del 1779 e infine del<br />
1782.Nel 1785 è investito della carica di Architetto della<br />
Città di Siracusa (Caput magister regiarum fabricarum)<br />
e nel 1789 di quella di Caput magister per la manutenzione<br />
delle opere difensive della città.In più occasioni lavora<br />
con l’ingegnere militare Luigi Alessandro<br />
Dumontier nella costruzione del Seminario <strong>dei</strong> Chierici<br />
4ª parte<br />
di Tommaso Aiello<br />
5<br />
Architettura<br />
Siracusa:Ortigia-Piazza Duomo<br />
(1760) del quale proseguirà i lavori nel 1781; nella costruzione<br />
della cupola della Cattedrale (1771),nell’ex palazzo<br />
Beneventano (poi Danieli) in cui più tardi,nel<br />
1798,sarà chiamato ad eseguire alcune opere di ristrutturazione.Una<br />
rivalutazione della figura di Luciano Alì<br />
con la ricostruzione del profilo professionale e dell’attività<br />
svolta da questo architetto si devono prima a G.Agnello,<br />
1936 e 1956, poi a E. Fidone e G. Susan,1987. Molteplici<br />
sono gli impegni che assolve nel corso della sua<br />
lunga attività:dai lavori di decorazione interna ai lavori di<br />
restauro e ristrutturazione. Realizzazioni come lo scalone<br />
del Palazzo Beneventano del Bosco in Piazza Duomo,<br />
eseguito su suoi disegni in occasione <strong>dei</strong> lavori di ristrutturazione<br />
del 1779-88, che viene considerato”una delle<br />
più interessanti opere del Settecento siciliano”denunciano<br />
l’attenzione di Alì a un panorama culturale di<br />
ampio respiro. Nello stesso palazzo, l’atrio (su cui si affaccia<br />
appunto lo scalone)conferma,secondo il Boscarino,”la<br />
cultura architettonica e la capacità dell’ideatore<br />
nell’uso degli ordini architettonici per sovrapposizione di<br />
telai rigorosamente riquadrati con quello centrale avente<br />
le colonne ruotate rispetto alla facciata”(S.Boscarino,1981,pag.223).<br />
Parliamo adesso più dettagliatamente del Palazzo Beneventano<br />
del Bosco situato nella principale piazza dell’antico<br />
centro di Ortigia.<br />
Costituisce uno <strong>dei</strong> migliori esempi di tutta quella intensa<br />
attività di ricostruzione iniziata all’indomani del cataclisma<br />
che investì la Sicilia Orientale nel 1693.
Architettura<br />
QUEI GENIALI ARCHITETTI CHE RESERO UNICHE LE NOSTRE CITTà<br />
Il primo nucleo risale ad epoca medievale e fu proprietà<br />
degli Arezzo della Targia e <strong>dei</strong> Borgia del Casale. Durante<br />
il Seicento il Palazzo diede ospitalità alla Commenda dell’ordine<br />
Gerosolimitano di Siracusa, l’ultima delle residenze<br />
italiane <strong>dei</strong> Cavalieri prima del definitivo trasferimento a<br />
Malta. Nel 1778 fu infine acquisito dai Beneventano del<br />
Bosco, a cui attualmente appartiene. Nel 1779 venne incaricato<br />
del progetto di ristrutturazione Luciano Alì. Questi<br />
modificò la facciata innalzando l’attico,concluso da un alto<br />
fastigio,inserendo i balconi e il grande portale convesso; costruì<br />
ex-novo lo scalone monumentale e trasformò gli interni<br />
eliminando le vecchie strutture.Ancor più plastico il<br />
partito architettonico della parete di fondo del primo cortile,<br />
dalla bella pavimentazione in ciotoli e basole.Alla fine<br />
degli anni novanta,il pittore palermitano Ermenegildo<br />
Martorana, figlio del più famoso Gioacchino decorò alcuni<br />
ambienti del piano nobile. Divenuto la dimora più prestigiosa<br />
della città,il palazzo fu scelto come sede per i ricevimenti<br />
mondani allestiti in onore di Ferdinando IV di<br />
Borbone nel 1806.<br />
Concludendo il nostro discorso su “Quei geniali architetti<br />
che resero uniche le nostre città”, parliamo di Giovanni<br />
Vermexio appartenente ad una famiglia di architetti spagnoli<br />
trasferitisi a Siracusa alla fine del XVI secolo. Il Vermexio<br />
è attivo a Siracusa, ove è noto dal 1618 circa,<br />
Siracusa – Piazza Duomo.Palazzo Beneventano del Bosco (Foto Aiello)<br />
6<br />
quando gli fu commissionata dal Vescovo Juan De Torres<br />
Osorio, la costruzione del Palazzo Arcivescovile. Nel 1621<br />
fu nominato capomastro alle fabbriche della città di Siracusa.<br />
Quì progettò Palazzo Vermexio, o del Senato,oggi<br />
sede municipale, che viene costruito fra il 1629 e il 1633.<br />
Siracusa-Piazza Duomo. Palazzo Vermexio o del Senato. Foto Aiello<br />
L’edificio presenta peculiari caratteristiche architettoniche,<br />
che ebbero vasto seguito nell’edilizia siracusana <strong>dei</strong><br />
secoli successivi. Il palazzo in questione presenta inoltre<br />
una particolarità: che viene “autografato” dall’artista, che
7<br />
Architettura<br />
QUEI GENIALI ARCHITETTI CHE RESERO UNICHE LE NOSTRE CITTà<br />
nell’angolo sinistro del cornicione del<br />
prospetto principale inserisce una lucertola<br />
che richiama il suo cognome.<br />
L’aspetto squadrato della costruzione<br />
e le sue proporzioni confermano la<br />
volontà dell’architetto di rispettare le<br />
tradizioni rinascimentali del blocco<br />
chiuso, sul quale il telaio architettonico<br />
introduce alcuni elementi d’innovazione,<br />
come il balcone continuo<br />
sulla trabeazione del primo ordine,<br />
ripreso, secondo S. Boscarino e<br />
anche G.Agnello,dall’architettura di Mariano Smeriglio.<br />
Il Vermexio è riuscito a fondere mirabilmente le forme<br />
A Giovanni Vermexio sono anche attribuiti i progetti per<br />
l’altare maggiore(1659) e per la cappella del SS.Sacramento<br />
della Cattedrale di Siracusa,poi eseguita da Michelangelo<br />
Bonamici.Muore nel 1648.<br />
Recenti studi ci inducono a fare delle precisazioni sull’effetiva<br />
attività del Vermexio che in buona sostanza viene<br />
considerato solo un capomastro o direttore <strong>dei</strong> lavori e<br />
non un progettista.Non si può tuttavia escludere una sua<br />
partecipazione nella fase progettuale come consulente di<br />
fiducia <strong>dei</strong> giurati del Senato cittadino.Del resto le colte ci-<br />
Siracusa-Basilica e sepolcro di Santa Lucia(G.Vermexio?)<br />
classiche rinascimentali,con quelle sfarzose dello stile spagnolo.<br />
Il Palazzo che è l’opera più conosciuta di questo<br />
architetto, rappresenta tuttavia anche uno <strong>dei</strong> suoi più<br />
drammatici incidenti professionali, poiché, quando successivamente<br />
esso viene minato da gravi lesioni, le responsabilità<br />
penali ricadono sul progettista (vedi L.Trigilia,<br />
1985, pag. 20). Dopo il 1850 la struttura originale del palazzo<br />
fu modificata con l’aggiunta del piano attico per<br />
l’ampliamento degli uffici del comune.Il Palazzo fu anche<br />
adibito a teatro dal 1740 al 1880. A Giovanni Vermexio<br />
vengono attribuite, sempre a Siracusa, anche alcune opere<br />
di architettura religiosa, fra le quali la Chiesa di San Filippo<br />
Neri e quella di Santa Lucia,costruita fra il 1629 ed<br />
il 1631.<br />
tazioni di cui risulta intessuto il progetto,il linguaggio classicista<br />
adottato,i riferimenti alla coeva architettura romana,taluni<br />
caratteri costruttivi dell’edificio,mostrano una<br />
padronanza di temi che difficilmente possono farsi rientrare<br />
nelle competenze del “muratore” Giovanni Vermexio.La<br />
vicenda successiva al 1631 appare tutt’altro che<br />
semplice lasciando alcuni interrogativi irrisolti.Dai documenti<br />
finora emersi e dagli studi risulta che il ruolo progettuale<br />
di Vermexio è ancora in gran parte da<br />
individuare.
Costume<br />
Apple e la mela di Biancaneve<br />
L’industria che immette sul mercato un suo prodotto<br />
generalmente lo etichetta con un’immagine<br />
o una frase, sì da colpire la fantasia<br />
dell’acquirente per far ritenere quell’oggetto<br />
unico o, in ogni caso, caratterizzato da una sua particolare<br />
peculiarità . Così, nel caso della Apple (mela), la casa<br />
madre di Steve Job, ha deciso di ricorrere all’immagine<br />
della mela morsicata. Perché la casa di Cupertino ha<br />
fatto ricorso a Biancaneve per evidenziare la sua produzione<br />
di computer ed accessori elettronici? Per avere la<br />
risposta bisogna ricordare che nella storia <strong>dei</strong> padri <strong>dei</strong><br />
computer ruolo di primo piano ha avuto Alan Turing<br />
(Londra 1912), che teorizzò come il pensiero umano proceda<br />
per assiomi e funzioni come una macchina. La<br />
macchina ideale avrebbe dovuto avere la possibilità di<br />
scrivere e compiere determinate operazioni (hardware).<br />
Indispensabile, tuttavia, fornire anche istruzioni all’hardware,<br />
per tutte le operazioni che la macchina deve attuare,<br />
istruzioni che Turing chiamò programma<br />
(software). Le sue ricerche in questo campo furono i pro-<br />
di Natale Caronia<br />
8<br />
dromi della cosiddetta intelligenza artificiale sviluppate<br />
a Princeton (USA) negli anni 1936 –1938, ove Turing si<br />
era trasferito dalla natia Inghilterra per un master. Ritornato<br />
in Inghilterra nel corso della seconda guerra<br />
mondiale, sviluppò con ottimi risultati, un sistema per<br />
decodificare i messaggi cifrati tedeschi. Alla fine della<br />
guerra si dedicò al ricerche miranti a realizzare una macchia<br />
intelligente, capace di mimare il cervello umano.<br />
Ma, in tale periodo, gli accadde un incidente. Turing,<br />
omosessuale,un giorno rimorchiò un ragazzo nella sua<br />
abitazione; dalla sua casa scomparirono degli oggetti.<br />
Sconsideratamente denunciò il fatto alla polizia e venne<br />
arrestato perché allora (1952) l’omosessualità era reato.<br />
Processato e condannato venne escluso dalla ricerca per<br />
timore che, in tempo di guerra fredda, potesse fornire<br />
notizie all’Unione Sovietica. Isolato e depresso, nel 1954<br />
si suicidò addentando una mela in cui aveva iniettato cianuro.<br />
Nome e logo della Apple computer (mela morsicata)<br />
sono, quindi, un tardivo omaggio allo sfortunato<br />
padre <strong>dei</strong> computer.
Giovedì 23 febbraio 2012 nella sala Martorana<br />
di Palazzo Comitini Elena Saviano ha<br />
aperto l’anno sociale dell’Associazione Cycnus<br />
con la presentazione di LUNARIO DI POE-<br />
SIA 2012- EDIZIONI DEL GIANO di Antonio<br />
Porta. Dopo un breve saluto del Presidente della<br />
Provincia Regionale di <strong>Palermo</strong>, ing. Giovanni<br />
Avanti e dell’Assessore alla cultura della Provincia,<br />
regionale di <strong>Palermo</strong>, dott. Pietro Vazzana, la presidente<br />
dell’Associazione Cycnus, prof.ssa Elena Saviano,<br />
ha brevemente presentato il Lunario. A chi<br />
scrive è stato affidato il compito di tracciare un profilo<br />
della poesia contemporanea e <strong>dei</strong> poeti riportati<br />
nel Lunario. Si tratta di una vera e propria antologia<br />
di poeti contemporanei in forma di agenda,<br />
che si presenta varia ed articolata e trova l’elemento<br />
unificante delle diverse esperienze poetiche nella comune<br />
ricerca di motivi profondi e sofferti dell’io,<br />
che tentano di conciliare il mondo soggettivo e la realtà<br />
esterna. Più che a fenomeni poetici recentissimi,<br />
quali quelli manifestatisi tra gli anni Ottanta e Novanta<br />
del ‘900, sotto l’influenza del postmoderno per<br />
cui la visione della realtà appare costituita da eventi<br />
frammentati e dalla relativizzazione di ogni sistema<br />
in cui il poeta è e si sente disperso, questi poeti sembrano<br />
collegarsi alle tendenze degli anni settanta del<br />
‘900 perché ridanno alla parola poetica il suo valore<br />
di comunicazione, mescolando al quotidiano ed<br />
al prosastico elementi linguistici alti. Non prescindono,<br />
pertanto, dai grandi modelli novecenteschi,<br />
rappresentati da Saba, Ungaretti, Montale, colti in<br />
maniera personale. Pertanto il verso di W.Whitman<br />
“ Mutare in luce solare la vita di ogni giorno” sembra<br />
particolarmente appropriato per indicare la loro<br />
creazione poetica. C’è un grande consumo inconsapevole<br />
di poesia oggi, anche in ambiti non istituzionali, dalle canzoni,<br />
ai bigliettini <strong>dei</strong> Baci Perugina ai siti internet; se in<br />
un primo momento si può avere l’impressione che tale<br />
divulgazione sia un mezzo di ampliamento del pubblico e<br />
dell’incidenza della poesia nella società, nella lunga durata<br />
ci si rende conto che generalmente provoca la spersonalizzazione<br />
della poesia e del poeta, che rischia l’anonimato.<br />
Anche la trasmissione scolastica della poesia di fatto<br />
non dà un aiuto alla poesia perchè ci si accorge che l’uso<br />
di strumenti d’indagine spesso meramente analitici la inaridisce<br />
in modello linguistico, testo di laboratorio, bloccandone<br />
la forza comunicativa, che è il suo specifico. In<br />
maniera paradossale perciò la “poesia”, quella che richiede<br />
impegno di lettura per la sua intensità linguistica<br />
resta nei fatti una produzione artistica per pochi. In ultimo,<br />
per quanto riguarda la produzione di poesia, si ritiene<br />
erroneamente, che non presupponga alcuna<br />
LA POESIA CONTEMPORANEA<br />
ED I POETI DEL LUNARIO 2012<br />
di Gabriella Maggio<br />
9<br />
Eventi<br />
conoscenza specifica e, quindi, si pensa che si possa scrivere<br />
poesia nei ritagli di tempo, magari in una sala d’attesa.<br />
Ma non è così. Da quanto detto emerge il bisogno<br />
di rimotivare il ruolo del poeta, ed a questo vuole contribuire<br />
l’incontro su Lunario, restituendo vigore e considerazione<br />
al mezzo cartaceo, come divulgatore della<br />
poesia rispondente ad un'esigenza di qualità letteraria. In<br />
particolare l’agenda Lunario contiene le poesie di Antonio<br />
Lo Iacono ( gennaio), Elena Saviano ( febbraio ed<br />
aprile), Laura Foschini ( marzo), Giusy Baiamonte ( maggio),<br />
Elvira Sciurba ( giugno), Pietro Manzella ( luglio),<br />
Elisa Roccazzella ( agosto), Valeria Di Felice ( settembre),<br />
Luigi Maria Foschini ( ottobre, novembre, dicembre). Rosario<br />
Iraci ed Enzo Rinella hanno letto poesie di Elena<br />
Saviano, Elvira Sciurba, Elisa Roccazzella, Pietro Manzella.<br />
L’editore Porta concludendo la presentazione ha manifestato<br />
l’intenzione di preparare per l’anno venturo un<br />
Lunario di 16 mesi che riporta le poesie di autori siciliani.
Costume<br />
Un “Lunario” sui generis<br />
L’evento. Su iniziativa della prof.ssa Elena Saviano, presidente<br />
dell’Associazione socio-culturale Cycnus e coordinatrice<br />
degli interventi, sotto l’egida della Presidenza della<br />
Provincia, rappresentata dall’assessore alla cultura dott.<br />
Pietro Vazzana e con la presenza del dott. Antonio Porta,<br />
editore Del Giano, Roma, nella splendida Sala Martorana<br />
di Palazzo Comitini la prof.ssa Gabriella Maggio ha discusso<br />
davanti ai numerosi intervenuti il tema “La poesia<br />
contemporanea ed i poeti del Lunario 2012”.<br />
L’analisi. La prof.ssa Maggio si è valsa della sua lunga<br />
esperienza letteraria e del suo profondo acume critico<br />
per inquadrare la proposta poetica a cominciare dal concetto<br />
e finalità della poesia e dalla pratica delle avanguardie<br />
letterarie e passando ad esaminare le singole<br />
antologie poetiche con particolare riguardo ai quattro<br />
poeti dell’area palermitana inclusi nell’agenda. A parte<br />
le liriche dell’avvocato Pietro Manzella, a noi ben noto,<br />
che hanno occupato i trentuno giorni del mese di luglio,<br />
<strong>dei</strong> siciliani sono presenti le creazioni di tre poetesse, la<br />
stessa Elena Saviano, che è stata l’anima della serata e<br />
del coordinamento del volume, con un libellus di ben 59<br />
poesie - giorni (febbraio e aprile), mentre Elvira Sciurba<br />
ha ottenuto lo spazio di giugno ed Elisa Roccazzella di<br />
agosto. La parte del leone con ben tre mesi (ottobre, novembre,<br />
dicembre), un vero e proprio volume (92 liriche)<br />
l’ha avuto Luigi Maria Foschini. Parente di Laura Foschini<br />
(marzo)? Gabriella Maggio ha illustrato di ognuno<br />
<strong>dei</strong> quattro presenti le linee portanti, i temi e le soluzioni<br />
poetiche. Infine è intervenuto l’editore che ha ricordato<br />
sue esperienze personali e ha annunziato il progetto di<br />
creare un “Lunario” tutto siciliano in omaggio all’isola.<br />
In margine a questa edizione ritengo che non sempre è<br />
valido e in forma assoluta l’aforisma del poeta e saggista<br />
messicano Octavio Paz, Premio Cervantes nel 1981 e poi<br />
Nobel nel 1990, «la biografia del poeta sono le sue poesie».<br />
Per lo stesso Paz la biografia ha una importanza decisiva,<br />
perché pone un sigillo alla sua poesia. La sua<br />
presenza in Spagna e il sostegno ai repubblicani contro<br />
Franco (Non passeranno, 1936, Libertad bajo palabra<br />
1958), il passaggio a Parigi e la vicinanza al surrealismo<br />
di Breton hanno dato altra identità alla sua poesia. Si<br />
pensi inoltre alla sua vasta opera di saggista e per tutti<br />
di Carmelo Fucarino<br />
10<br />
quella del 1945 sull'identità messicana, El laberinto de<br />
la soledad. Capisco che le ultime miserie umane di Leopardi<br />
non possono essere metro di giudizio della sua poesia,<br />
ma ce lo rendono “umano, troppo umano” e a noi<br />
vicino, pur con la sua genialità poetica. Sono invece convinto<br />
che è la vera poesia a parlare da sé, per chi sa percepirne<br />
l’alito, senza surrettizie delucidazioni che non<br />
riguardino le temperie e le tecniche espressive. Perciò la<br />
validità delle buone letture pubbliche, anche se per certi<br />
autori sono imprecise e improbabili (penso alla lettura<br />
interiore di certo Pascoli).<br />
Al di là di questa personale notazione, originale l’intuizione<br />
di un’agenda speciale, ove accanto ai santi tradizionali<br />
dell’agiografia cattolica si trovasse una lirica, un<br />
piccolo sorso d’acqua pura per tutti i 366 giorni, nessuno<br />
escluso. In genere se oggi si regala un volume di poesie,<br />
l’omaggiato difficilmente lo leggerà, perché non ha la pazienza<br />
di diluirne nei giorni la lettura, di gustarne una<br />
per una e a distanza l’essenza particolare di ogni momento<br />
lirico. Perciò o ne segue, per cortesia o per curiosità,<br />
un’abbuffata indigesta o si lascia alla polvere di un<br />
comodino (troppo affetto!) o di uno scaffale. D’altronde<br />
oggi è completamente dismessa la tecnica di un libro di<br />
poesia. Spesso seguono uno sviluppo cronologico, spesso<br />
l’impulso dell’antologizzare. Chi ha pratica <strong>dei</strong> Catulli<br />
Veronensis carmina sa che essi sono ordinati secondo la<br />
norma retorica della variatio. Era basilare la ricerca di<br />
intercalare i temi per non ingozzare e sfinire il lettore.<br />
Così il padre della lirica moderna, il Petrarca <strong>dei</strong> Rerum<br />
vulgarium fragmenta, volgarmente Rime o Canzoniere,<br />
volle inserirle in un vero e proprio romanzo, come d’altronde<br />
fece Dante con la Vita nova. La proposta della<br />
pillolina giornaliera è veramente importante, perché propone<br />
uno spazio giornaliero di relax all’anima (perché<br />
lunario o calendario lunare, se poi il calendario è solare?<br />
È più allusivo di agenda poetica?).<br />
Interessante il progetto di allargare l’area <strong>dei</strong> poeti e di<br />
circoscriverla ai soli siciliani, suggestiva la mia ipotesi di<br />
dedicare i giorni a 365 poeti diversi, un coro della poesia<br />
siciliana. E ci sono le voci.<br />
Lettura di liriche scelte a commento e scoperta degli autori:<br />
gli attori Rosario Iraci ed Enzo Rinella.
11<br />
Cucina<br />
Le ricette letterarie di Marinella<br />
Ingredienti:<br />
Gr. 600 di pannicolo di manzo a<br />
pezzetti, ½ bicchiere di aceto;<br />
½ bicchiere di vino bianco; 8 bacche<br />
di ginepro; 1 spicchio d’aglio; olio,<br />
sale<br />
Preparazione:<br />
di Marinella<br />
STRACOTTO AL GINEPRO<br />
Dopo avere soffritto l’aglio, si rosola la carne con le bacche di ginepro<br />
schiacciate. Dopo 10 minuti aggiungere vino ed aceto, continuare la cottura<br />
per 1 ora col coperchio. Aggiungere il sale negli ultimi 10 minuti.<br />
La ricetta è riportata da Clara Sereni in Casalinghitudine - Einaudi
Tradizioni<br />
FESTA DI HINA MATSURI<br />
di Riccardo Carioti<br />
12<br />
Sabato 3 marzo 2012 nella sala <strong>dei</strong> matrimoni di Villa<br />
Trabia Marcella Croce ha presentato la sua splendida<br />
collezione di bambole giapponesi rituali ( ningyo). Le<br />
bambole vengono esposte nelle festività <strong>dei</strong> bambini,<br />
perché hanno la funzione di attirare su di loro le disgrazie.<br />
Il 3 marzo ricorre Hina Matsuri, la festa delle bambine<br />
e <strong>dei</strong> fiori di pruno perciò nelle case giapponesi si<br />
espongono le bambole di famiglia che simboleggiano<br />
una vita ideale come augurio per il futuro.<br />
Il 5 maggio invece si celebra la festa <strong>dei</strong> bambini con<br />
bambole diverse che rappresentano samurai e simboli<br />
della forza e del coraggio.<br />
La mostra è stata organizzata dai club service <strong>Lions</strong><br />
Porta Nuova, New Century, Conca d’Oro, e Soroptimist,<br />
da Italia Nostra ,sezione di <strong>Palermo</strong>, dal Centro<br />
studi La cultura del viaggio <strong>Palermo</strong>, dall’Associazione<br />
Biblioteca Imago col patrocinio del Comune di <strong>Palermo</strong><br />
Servizio Turismo.
Oggi la stampa quotidiana è piena di reportage<br />
e notizie sulla giornata della donna, in sintesi<br />
dicono che ancora la strada delle donne è<br />
lunga. Io credo che percorrerla con gratificazione<br />
dipenda soltanto da noi donne, dalla nostra determinazione<br />
intesa come valutazione della nostra forza, della<br />
nostra volontà, delle nostre qualità, cioè da quanto crediamo<br />
in noi stesse. Qualcuna fa riferimento alla mancanza<br />
dell’uomo giusto che sappia apprezzarla, ma credo<br />
che questo sia un approccio poco corretto che tende a deresponsabilizzare<br />
la donna ancora succuba della psicologia<br />
maschile. Non ho niente contro gli uomini, non ha senso<br />
ed in particolare proprio oggi. Gli uomini sono importanti<br />
per le donne nella stessa misura che le donne sono importanti<br />
per gli uomini. Il cielo è fatto da due metà, si dice.<br />
La ricorrenza dell’8 marzo serve proprio a questo a ricordare<br />
l’imprescindibile pari opportunità di genere che per<br />
fatti esclusivamente culturali è stata a lungo disattesa, spacciandola<br />
per presunta debolezza di genere. Credo che sia<br />
opportuno riflettere sul fatto che costituiamo il 50% del<br />
capitale umano dell’Italia, che se fosse utilizzato pienamente<br />
darebbe benefici a tutti. Con tutto il rispetto possibile<br />
per un tipo di scelta rinunciataria da parte della<br />
donna, se di scelta si tratta, si deve rilevare che spesso è<br />
unita ad una mancata indipendenza dalla psicologia ma-<br />
Dati statistici attendibili<br />
ci comunicano<br />
che<br />
le donne leggono<br />
di più degli uomini .<br />
In particolare il 51,6%<br />
delle donne dichiara di<br />
leggere abitualmente rispetto<br />
al 38,8% degli uomini.<br />
Il 54% degli<br />
acquirenti di libri è donna<br />
e la presenza femminile<br />
nell’editoria è in aumento.<br />
Se come credo la cultura è<br />
sviluppo questi sono segnali<br />
incoraggianti.<br />
8 Marzo<br />
Giornata della Donna<br />
di Gabriella Maggio<br />
di Gabriella Maggio<br />
13<br />
8 marzo<br />
schile. Una donna che<br />
rinuncia non rende un<br />
buon servizio a nessuno,<br />
tanto meno agli<br />
uomini ed alla società<br />
nel suo complesso.<br />
Spesso molti uomini<br />
non se ne rendono<br />
conto, ma l’8 marzo<br />
serve anche a loro. Anzi<br />
potrebbe essere anche<br />
la loro festa. Sicuramente non si debbono tacere le difficoltà<br />
in cui si muove la donna, mancano gli investimenti<br />
sulla maternità, sui servizi per l’infanzia e per gli anziani.<br />
Per questo il cammino appare ancora lungo. Questo per<br />
l’Italia. Ma oggi il nostro pensiero non può non ricordare<br />
le donne di altri Paesi, le nostre sorelle, che nei vari luoghi<br />
del mondo vivono una condizione ben più grave, alcune<br />
sono molto note come Aung San Su Kyi (Birmania) che ha<br />
trascorso 15 anni in prigione perché dissidente, Shirin<br />
Ebadi (Iran) avvocato che si batte per cambiare le leggi che<br />
discriminano le donne, le donne della Primavera Araba.<br />
Ed anche un’italiana Rossella Urru cooperante in un<br />
campo di rifugiati Saharawi nel sud dell’Algeria ancora<br />
nelle mani <strong>dei</strong> suoi rapitori.<br />
POSTILLA ALL’8 MARZO
8 marzo<br />
Le “donne creative”<br />
di Carmelo Fucarino<br />
Ci sono modi diversi di celebrare l’8 marzo. Intanto l’efficacia<br />
della data che è diventata globalmente un comune<br />
nome per antonomasia per indicare una festa,<br />
come dire capodanno o il 2 giugno, senza altre determinazioni<br />
di contenuti che il suo semplice essere. Poi la globalità<br />
del riconoscimento e della celebrazioni attraverso tutti i massmedia,<br />
cartacei, televisivi, radiofonici e digitali, subissati da commemorazioni<br />
informazioni riflessioni. Ieri nel mio piccolo mi sono<br />
trovato a doverla vivere contemporaneamente in tutti i club e le associazioni<br />
che frequento, cosa che non avviene per nessun’altra<br />
occasione, se escludiamo Natale e Pasqua. Inoltre ogni gruppo,<br />
associativo o culturale, lo ha vissuto in forme e con temi diversi, chi<br />
come convegno di spunto addirittura sanitario, chi come riflessione<br />
sull’economia, chi come incontro ludico con “aperi-cena”,<br />
giochi “delle affinità per socializzare con tutti” e con “l’opportunità<br />
di conoscere nuovi ed interessanti amici”. con buona musica<br />
e balli. Non ho avuto notizia delle consuete cene e serate di sole<br />
vestali o addirittura baccanti, tassativamente esclusi i maschi o<br />
adibiti a spogliarellisti oggetto. Che tristezza per tutti loro! Sono<br />
stati gli strascichi deprimenti del cosiddetto femminismo di barricata.<br />
Molte ideologie e stilemi modaioli sono passati da quel 1922,<br />
quando anche in Italia si tenne la prima Giornata internazionale<br />
della donna per iniziativa del Partito Comunista d’Italia.<br />
Pertanto la riflessione di Gabriella Maggio mi è piaciuta, dalla<br />
parte soggettiva e del maschio, perché ha ristabilito i termini veri<br />
della questione, in un contesto ben concepito di “donne creative”,<br />
in cui un gruppo di loro ha voluto manifestare le proprie scelte di<br />
vita e le progettualità che le hanno guidate nell’estrinsecare la loro<br />
creatività. Merito anche dell’Associazione Volo, che ha trovato<br />
ospitalità nei locali del Reale Albergo delle Povere, location d’eccezione<br />
per l’esposizione di eccezione, con marchio ArteDonna,<br />
ormai notissimo da anni in tutta Italia, ultima fatica di Anna<br />
Maria Ruta, esperta a livello nazionale di futurismo e dintorni,<br />
prima in assoluto grandiosa antologica della maggior parte delle<br />
donne pittrici siciliane dal 1850 al 1950, un mostro di assemblaggio<br />
di personalità femminili e temi espressivi, vere e proprie personali,<br />
che hanno attraversato questo secolo di arte dell’isola. Forse<br />
non esaustiva per qualche naturale omissione, dato l’esorbitante<br />
spazio temporale, ma primo passo per una completa catalogazione<br />
ed inquadramento storico <strong>dei</strong> movimenti artistici siciliani,<br />
senza steccati per distinzioni di sesso o correnti.<br />
Questa volta il consueto modulo delle interviste, collaudato da<br />
Gabriella Maggio, coordinatrice di queste serate dell’Associazione<br />
Volo, dopo la presentazione di Maria Di Francesco, opportunamente<br />
si è sciolto in un succedersi di autopresentazioni, di “confessioni<br />
in pubblico” delle radici interiori della propria creatività<br />
al femminile. Intanto la prolusione della moderatrice che ha inteso<br />
ribadire la condizione paritaria delle due parti del cielo: «Gli uomini<br />
sono importanti per le donne nella stessa misura in cui le<br />
donne sono importanti per gli uomini. Il cielo è fatto da due metà,<br />
si dice. La ricorrenza dell’8 marzo serve proprio a questo a ricordare<br />
l’imprescindibile pari opportunità di genere che per fatti<br />
esclusivamente culturali è stata a lungo disattesa, spacciandola per<br />
presunta debolezza di genere». Poi ha ricordato le difficoltà della<br />
14<br />
donna in una società in cui gli asili sono per privilegiati, l’assistenza<br />
familiare è stata abolita e devoluta a organismi caritatevoli<br />
laici e religiosi. Il fiore all’occhiello del regime fascista, assieme alla<br />
previdenza e alle assicurazioni sociali, fu l’Opera Nazionale Maternità<br />
e Infanzia, fondata nel 1925 allo scopo di proteggere e tutelare<br />
madri e bambini in difficoltà e divenuto con la Repubblica<br />
Istituto Nazionale Maternità e Infanzia, del quale anch’io ho<br />
avuto consigli e assistenza medica per mio figlio. È stato sciolto<br />
nel 1975, mentre si sono mantenuti e prosperano inutili baracconi<br />
mangiasoldi di infimi settori. È un esempio macroscopico di<br />
marcia a ritroso nell’ambito <strong>dei</strong> diritti sociali. Gabriella Maggio<br />
non ha potuto non ricordare le donne di altri Paesi, le sorelle, che<br />
nei vari luoghi del mondo vivono una condizione ben più grave,<br />
ha ricordato le grandi figure di donne che lottano per la libertà<br />
dall’indomabile Aung San Su Kyi a Shirin Ebadi. Ma anche per<br />
l’Italia il cammino appare ancora lungo e impervio.<br />
Dopo questo ricordo il gruppo di invitate ha presentato la propria<br />
attività creativa. A proposito, dalla parte del maschio, un<br />
appello, un dono e l’invito all’ascolto di L’altra parte del cielo<br />
<strong>dei</strong> Pooh, che attacca: «C'è lei, c'è lei. Lavoro per lei e lo faccio<br />
bene. Lei è l'altra parte del cielo». E conclude: «C'è un<br />
prezzo ad ogni età. Pagherò la mia metà se c'è lei...». Così per<br />
ordine Pinella Bongiorno ha letto un appello poetico e un invito<br />
alle donne con il suo stile accorato ed elegiaco. Leda Melluso ha<br />
esposto la difficoltà della donna ad esprimersi nella letteratura,<br />
le tappe della sua creazione, lo sdoppiamento tra la norma della<br />
quotidianità e la perfetta immedesimazione con i personaggi<br />
del suo mondo fantastico, da Amina alla Lady Emily o Emma,<br />
così Egle Palazzolo ha descritto la sua attività scissa tra l’insegnante<br />
e la giornalista e le sue incursioni nella poesia e nella<br />
creazione letteraria, difficili per le scelte degli editori, Rosa<br />
Maria Ponte si è manifestata nella sua duplice carriera di pittrice<br />
e di scrittrice, la prima dall’infanzia, la seconda per folgorazione<br />
da matura, con la straniante allusione al dottor Jekyll e<br />
Mr. Hyde, Lavinia Scolari ha tracciato la sua esperienza di narratrice<br />
con la sua opera di fantasy mitologica, Daniela Scimeca<br />
con il recupero della straordinaria esperienza familiare, così ancora<br />
Loredana La Puma, ha narrato la sua esperienza di vita e<br />
di creazione in una società che spesso ostacola la libera estrinsecazione<br />
della personalità femminile, e io direi non solo. Sintesi<br />
di queste vite attive e duplicate, in cui non si può sapere<br />
quale sia la parte che gioca da protagonista, in un doppio in cui<br />
Sosia non si fa chiaramente riconoscere, la dolorosa testimonianza<br />
di una donna, Nazira Amad, simbolo della concreta<br />
estraniazione in una società che ella sente diversa e che ne accentua<br />
la sua reale alterità. Vive in Italia e ne parla bene la lingua,<br />
ma fa parte di quel popolo curdo, che ancora oggi può<br />
definirsi come espressione geografica di un altopiano, politicamente<br />
già per se stesso dilaniato e spartito fra tante nazioni che<br />
lo circondano, un puzzle di porzioni concentriche, tra Turchia,<br />
Iran, Iraq, Siria e Armenia. La sua testimonianza di donna è<br />
servita più di ogni discorso a stabilire il confronto di essere<br />
donna in queste difficili dissonanze di genere, per molte etniche<br />
e sociali.
Un testimone ironico e commosso<br />
del nostro tempo<br />
L’8 marzo è morto a Roma all’età di 84 anni il poeta<br />
Elio Pagliarani, autore di molte raccolte in cui sono<br />
protagonisti personaggi popolari colti nel grigiore<br />
della vita quotidiana, a volte visti con occhio ironico. In<br />
questa scelta l’ha certamente guidato l’esperienza d’insegnante<br />
delle scuole serali a Milano e di redattore dell’Avanti!<br />
In tutte la sue raccolte poetiche ha mantenuto<br />
sempre un forte impegno civile e morale. Il poemetto La<br />
ragazza Carla, è un racconto focalizzato su una ragazza<br />
milanese, Carla, che dopo avere frequentato un corso di<br />
stenodattilografia, trova lavoro presso un’azienda facendo<br />
così esperienza della vita senza scrupoli dell’azienda, dell’aggressione<br />
sessuale del padrone ed del conseguente dominio<br />
di classe. Oltre al tema anche l’impasto stilistico<br />
risulta innovativo per la presenza di espressioni liriche che<br />
si mescolano a quelle realistiche, ai termini tecnici, al<br />
gergo burocratico e politico,alle filastrocche infantili. Se-<br />
di Irina Tuzzolino<br />
15<br />
In memoria<br />
condo Pagliarani la poesia ha due compiti precisi, contestare<br />
i significati precostituiti già usurati e progettarne<br />
nuovi. Dopo la pubblicazione del poemetto La ragazza<br />
Carla nel 1960, il poeta aderisce al Gruppo ’63, nome<br />
con cui si indica la neoavanguardia, esperienza poetica<br />
nata a <strong>Palermo</strong> nel 1963. Ne condivide l’idea di poesia<br />
come operazione conoscitiva, che si realizza con la ricerca<br />
di un nuovo linguaggio poetico lontano dalla tradizione e<br />
dall’uso colto e perbenista. Dopo l’esperienza dell’avanguardia,<br />
conclusasi storicamente nel 1968, Pagliarani le<br />
resta in fondo legato, come traspare ne La ballata di Rudi,<br />
in cui racconta i cambiamenti delle persone e <strong>dei</strong> luoghi a<br />
Viserba, suo luogo natale. Riprendendo la tradizione romantica<br />
della ballata, in cui si fondono narrazione ed immaginazione,<br />
scrive un romanzo in versi che rappresenta<br />
metaforicamente la storia d’Italia. Con quest’opera ha<br />
vinto il premio Viareggio nel 1995.
<strong>Lions</strong> Club<br />
VISITA ALLA MOSTRA ARTEDONNA<br />
di Attilio Carioti<br />
Domenica 11 marzo 2012 i soci del <strong>Lions</strong> Club <strong>Palermo</strong> <strong>dei</strong> <strong>Vespri</strong> hanno visitato la mostra Artedonna Cento anni<br />
di arte femminile in Sicilia 1850-1950. Anna Maria Ruta ha guidato il numeroso gruppo per le sale della mostra,<br />
illustrando il contesto culturale ed i tratti stilistici delle<br />
pittrici. Molte opere sono di alto livello ed il fatto che non<br />
siano note al grande pubblico o che non abbiano avuto<br />
un mercato dipende dal fatto, messo in rilievo da Dacia<br />
Maraini, figlia della pittrice Topazia Alliata, che sono<br />
stati a lungo vivi, e forse ancora lo sono, <strong>dei</strong> pregiudizi nei<br />
confronti delle donne artiste in generale. “Non c’è niente<br />
che renda queste pittrici inferiori ai loro contemporanei<br />
maschi che sono stati apprezzati, osannati e venduti a<br />
prezzi ragguardevoli” , dice la scrittrice su La Repubblica<br />
Nella foto Anna Maria Ruta, curatrice della mostra,<br />
e Giacomo Fanale organizzatore dell’allestimento<br />
16<br />
dell’8 marzo scorso. Conclusa la visita alla mostra, i soci<br />
si sono ritrovati ai Cascinari per una piacevole conviviale.
di Ornella Correnti<br />
17<br />
Cucina<br />
Le dolci fantastiche creazioni
Spettacoli<br />
CALOGERO DI LIBERTO IN CONCERTO<br />
Sabato 10 marzo 2012 a Villa Malfitano l’Associazione<br />
Amici dell’opera lirica Ester Mazzoleni<br />
ha organizzato insieme al Consolato Generale<br />
della Federazione Russa il concerto della mezzosoprano<br />
Irina Pererva e del pianista Calogero Di Liberto.<br />
Sono state eseguite canzoni da salotto musicate<br />
da Tchaikovsky e Rakhmaninov e brani per pianoforte<br />
degli stessi e di Rimski-Korsakov e Balakirev. Ancora<br />
una volta il pubblico palermitano ha avuto l’occasione di<br />
assistere ad un concerto di grande qualità. Calogero Di<br />
Liberto ha eseguito con passione travolgente i brani per<br />
solo pianoforte e con sensibile misura quelli d’accompagnamento<br />
all’elegante e controllato mezzosoprano.<br />
Ancora una volta il pianista ha dimostrato un talento<br />
completo sia come solista che come accompagnatore.<br />
di Gabriella Maggio<br />
Il Maestro Calogero Di Liberto in concerto<br />
18<br />
Già il 10 dicembre 2011, sempre per l’Ester Mazzoleni<br />
a Villa Malfitano, aveva accompagnato il mezzosoprano<br />
Agostina Smimmero con la stessa grazia e con lo stesso<br />
sentimento in un repertorio che spaziava dal ‘700<br />
all’800. Anche in quell’occasione particolarmente intense<br />
le esecuzioni da Tchaikovsky-Pabst “ Fantasia da<br />
concerto”e Puccini-Di Liberto “Pucciniana”. Queste<br />
manifestazioni artistiche di alto livello ripropongono un<br />
tema di grande attualità a <strong>Palermo</strong>, sul quale si sono<br />
confrontati personaggi di spicco nella città, cioè quello<br />
della candidatura a capitale della cultura nel 2019. Sicuramente<br />
se consideriamo le attuali condizioni della<br />
città la sua candidatura sembra velleitaria e superficiale.<br />
Ma forse varrebbe la pena tentare, le risorse umane e<br />
culturali non mancano.
DoIl progresso scientifico e tecnologico ha raggiunto oggi<br />
un notevole sviluppo. Esso ha apportato <strong>dei</strong> miglioramenti<br />
considerevoli nella vita dell’uomo e ha contribuito<br />
a migliorare notevolmente il tenore di vita delle persone.<br />
Infatti l'uomo può oggi svolgere la sua attività professionale<br />
stando a casa, al mare o in montagna grazie a computer,cellulari,<br />
tablet e I Pod.Per tutti questi motivi le<br />
nuove tecnologie appaiono come veri e propri mezzi miracolosi<br />
in grado di risolvere tutti i nostri problemi. Nonostante<br />
il progresso scientifico dimostri come l'uomo sia<br />
stato in grado di compiere invenzioni incredibili, non possiamo<br />
fare a meno di pensare a quali rischi l'individuo<br />
potrà essere esposto in futuro a causa della sua incapacità<br />
di gestirlo. Iniziando dai rischi per la salute. Ipotesi e teorie<br />
ci mostrano come le onde <strong>dei</strong> telefonini e computer<br />
possono provocare <strong>dei</strong> malesseri .Ecco che danni alla<br />
vista,dolori alle articolazioni e cancro possono essere causati<br />
dalle irradiazioni che emanano questi "aggeggi". Non<br />
sono esclusi nemmeno danni psichici. Si va diffondendo<br />
sempre di più una nuova sindrome detta tecnostress, stress<br />
da tecnologie e dipendenza da cellulare. Questo ultimo fa<br />
ormai parte della nostra identità e perderlo significherebbe<br />
per molti perdere se stessi. Al riguardo molti psichiatri<br />
spiegano che ormai siamo portati ad affidare al<br />
cellulare la nostra memoria e a trovare in quel piccolo<br />
schermo tutto ciò che ci occorre, dimenticando l'importanza<br />
del "ricordo".Di conseguenza è cambiato il nostro<br />
modo di pensare e di scrivere. Gli SMS non ci permettono<br />
più di elaborare idee e riflessioni,ma ci rendono veri<br />
"calcolatori" privi di dubbi e di obiettivi.<br />
Secondo una statistica italiana i ragazzi italiani vivono<br />
con il cellulare acceso per circa 12 ore al giorno e molti<br />
addirittura non lo spengono nemmeno la notte. Inoltre<br />
sono oggetto di polemica anche i videogiochi. Questi,ritenuti<br />
pericolosi allo stesso modo di cellulari e computer,<br />
19<br />
Tecnologia<br />
Il progresso scientifico e i suoi rischi<br />
di Valentina Vadalà<br />
colpiscono soprattutto i bambini. Psicologi li accusano di<br />
essere i maggiori responsabili della perdita di autonomia<br />
e di una crescita malsana del fanciullo. Inoltre la dipendenza<br />
provocherebbe nei giovani irrequietezza ,attacchi di<br />
epilessia e carattere violento,a causa di realtà feroci che<br />
vengono simulate.Poi non parliamo dell'uso spesso irresponsabile<br />
di siti Internet come facebook e agenzie matrimoniali<br />
virtuali .Queste reti telematiche nascondono<br />
vere insidie:organizzazioni di pedofili,criminali, trafficanti<br />
di droga e stupratori che si nascondono dietro falsi profili<br />
per attirare ragazzine sprovvedute in cerca dell' amore<br />
vero. Rare sono diventate invece le occasioni per stare insieme,luoghi<br />
dove poter scambiarci le idee e poter parlare<br />
uno di fronte l'altro senza nasconderci dietro quello<br />
schermo che fa parte ormai della nostra vita. Quindi,cosa<br />
ne pensate di spegnere quel tasto e di fare invece due<br />
chiacchiere in più? Sarebbe tutto più salutare!
Scienza<br />
Scenari della decifrazione<br />
del codice genetico<br />
In ogni essere vivente il codice genetico rappresenta il<br />
programma con cui esso nasce, cresce, si sviluppa,e da<br />
cui dipendono aspetto fisico, caratteristiche psichiche<br />
ed ereditarietà. La sua decodificazione ha messo nelle<br />
mani dell’uomo una tecnologia paragonabile a quella del<br />
fuoco dell’uomo primitivo ed a quella dell’energia nucleare<br />
dell’uomo moderno. Formidabili scenari si sono aperti nel<br />
campo della medicina “riparativa”, con la possibilità di rimediare<br />
agli errori congeniti nel DNA con le tecniche di<br />
ingegneria genetica, miranti a rimodellare le catene alterate<br />
<strong>dei</strong> cromosomi <strong>dei</strong> pazienti affetti, ad esempio, di anemia<br />
mediterranea (talassemia), di diabete, emofilia,<br />
sindrome di Down e tantissime altre affezioni come i tumori.<br />
Infatti molto interessante è la possibilità di decifrare<br />
il genoma al fine di accertare la possibilità degli individui di<br />
sviluppare tumori. Oggi la tecnologia permette questa ricognizione<br />
con spesa accessibile. Da qui la presa di posizione<br />
delle compagnie assicurative statunitensi di non voler<br />
più assicurare sulla vita quei cittadini che presentano la possibilità<br />
di sviluppare il cancro, tanto che è stata varata una<br />
legge che impedisce tale negazione. Ma si aprono altri scenari<br />
collegati alla sequenziazione cromosomica, anche in-<br />
di Natale Caronia<br />
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20<br />
quietanti. Dal punto di vista soggettivo: chi vuol conoscere<br />
il proprio futuro sanitario e vivere nell’incubo di eventuali<br />
pericoli? Ancora, l’analisi del genoma prematrimoniale<br />
della coppia può sconsigliare l’unione. Dal punto di vista<br />
sociale: sono stati individuate sequenze di geni che determinano<br />
lo sviluppo cerebrale. Nei cani sono stati decodificati<br />
i geni dell’aggressività. Poiché il patrimonio genetico<br />
<strong>dei</strong> mammiferi è simile per il 99%, cosa ci vieta di pensare<br />
che anche nell’uomo non esistano i geni dell’aggressività.<br />
In tal caso il criminale sarà ancora responsabile? Si isoleranno<br />
i portatori <strong>dei</strong> geni dell’aggressività? E il libero arbitrio,<br />
su cui è basata la responsabilità umana, che fine farà?<br />
E come valutare il peso che educazione e ambiente, interagendo<br />
col patrimonio genetico, hanno sul comportamento<br />
umano? Dopo l’esperienza razzista, che l’Europa<br />
ha vissuto sulla propria pelle, potenziali scenari inquietanti<br />
si aprono sul nostro futuro, in uno insieme al grande fratello,<br />
a cui siamo soggetti tramite la diffusione dell’elettronica.<br />
Ancora una volta l’uomo possiede nelle sue mani armi<br />
potentissime, le cui potenzialità non sono ancora completamente<br />
esplorate, ambivalenti nella loro utilizzazione, foriere<br />
di grandi progressi ma anche di imbarbarimento.
Giovane, entusiasta e deciso qual ero, avrei accolto<br />
una lezione( dalla frequentazione del set<br />
del Gattopardo) che sarebbe stata il filo conduttore<br />
di tutta la mia vita. Quello rappresentò<br />
l’incontro col rigore per l’arte, perseguito all’estremo in<br />
ogni campo quel film toccasse. Ero rimasto suggestionato<br />
dai magnifici costumi disegnati da Tosi e dal perfezionismo<br />
parossistico di Luchino Visconti nella ricerca del particolare,<br />
che si era esteso fino a forgiare la prorompente<br />
bellezza di Angelica, impersonata dall’attrice Claudia<br />
Cardinale, agli ideali del tempo. Costretta nel corsage dell’abito<br />
color corallo che le imponeva gesti e movimenti<br />
del tutto simili a quelli delle fanciulle di metà ‘800 , si lasciava<br />
inseguire da Tancredi nella soffitta del palazzo ( di<br />
Donnafugata).<br />
Quella sequenza di camere in successione è rimasta particolarmente<br />
impressa nella mia memoria…Solo chi è<br />
nato in Sicilia può comprendere cosa siano le soffitte <strong>dei</strong><br />
nostri grandi palazzi: quei luoghi taciti della memoria,<br />
ingombrati da una quantità di oggetti polverosi, affastellati<br />
in anni, secoli di vita di una grande famiglia, dove<br />
tutto viene conservato, generazione dopo generazione con<br />
la cura meticolosa di chi ha rispetto degli avi, di chi ha il<br />
culto sacro per coloro che non sono più….fu così che ho<br />
cominciato a collezionare, qualche decennio dopo, gli<br />
abiti e gli accessori, spinto da un iniziale curiosità e dopo<br />
dalla necessità di comprendere ed approfondire il perché<br />
di quelle fogge, della loro evoluzione e del come si celi,<br />
dietro la mutevolezza della moda, la promessa, sempre<br />
rinnovata, di un ideale assoluto di Bellezza. Credo che<br />
sia importante tramandare attraverso la narrazione, orale<br />
I vent’anni<br />
2ª parte<br />
di Raffaello Piraino<br />
21<br />
Letteratura<br />
o scritta, la storia di vita di qualcuno qualora questa sia<br />
rappresentativa di un’epoca. Infatti, il romanzo storico e<br />
il racconto biografico concorrono a comprendere la temperie<br />
di una Sicilia di ieri, immersa nei suoi riti generatori<br />
di mitologie. Per tale comprensione si hanno due vie : affidarsi<br />
alla scientificità della metodologia etno-antropologica<br />
, oppure farsi guidare dai grandi narratori che qui<br />
sono nati e che in questi luoghi hanno scelto di far vivere<br />
i loro personaggi. Io ho scelto la seconda, perché è attraverso<br />
questa che sono giunto allo studio e al collezionismo<br />
di abiti e di molta altra roba. Sono così riuscito ad<br />
udire, attraverso Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa,<br />
quel brusio familiare quando dopo il rosario le donne si alzavano<br />
lentamente, e l’oscillante regredire delle loro sottane<br />
lasciava a poco a poco scoperte le nudità mitologiche<br />
che si disegnavano sul fondo latteo delle mattonelle.<br />
* In “L’Airone bianco ed altri racconti” – Coppola editore
Cultura<br />
GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA<br />
21 MARZO 2012<br />
“ERANO I CAPEI D’ORO A L’AURA S<strong>PA</strong>RSI”<br />
(Francesco Petrarca)<br />
Erano i capei d'oro a l'aura sparsi<br />
che 'n mille dolci nodi gli avolgea,<br />
e 'l vago lume oltra misura ardea<br />
di quei begli occhi ch'or ne son sì scarsi;<br />
e 'l viso di pietosi color farsi,<br />
non so se vero o falso, mi parea:<br />
i' che l'esca amorosa al petto avea,<br />
qual meraviglia se di subito arsi?<br />
Non era l'andar suo cosa mortale<br />
ma d'angelica forma, e le parole<br />
sonavan altro che pur voce umana;<br />
uno spirto celeste, un vivo sole<br />
fu quel ch'i' vidi, e se non fosse or tale,<br />
piaga per allentar d'arco non sana.<br />
22
La scrittrice Elsa Morante lo definì un “Omero<br />
della civiltà contadina”. E molti scrittori, registi,<br />
intellettuali hanno espresso giudizi molto lusinghieri<br />
sulla sua lunga attività di scrittore e poeta.<br />
Ha scritto per Antonioni, De Sica, Petri, Rosi, con Fellini<br />
ha avuto l’Oscar per Amarcord. Ma ha scritto anche per<br />
sé. Condivideva con il giovane Holden l’idea che se si racconta<br />
tutto, poi non resta niente per sé. È autore di al-<br />
23<br />
In memoria<br />
TONINO GUERRA<br />
“L ’ ottimismo è il profumo della vita”<br />
di Gabriella Maggio<br />
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cune raccolte di poesie in dialetto romagnolo che hanno<br />
avuto prefazioni di Carlo Bo e Gianfranco Contini e di<br />
un libro di ricordi “Polvere di sole”. Al grande pubblico è<br />
noto per la pubblicità in cui diceva: “L’ottimismo è il profumo<br />
della vita”. È morto alla bella età di 92 anni, nel<br />
giorno della poesia. È stato un caso, è stato un destino?<br />
“Le grandi cose non sono mai chiare subito, è dopo che<br />
diventano chiare” ha detto Tonino.<br />
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<strong>Lions</strong> Club<br />
Poesia e canzone:<br />
forme d’arte a confronto<br />
Qualche giorno fa, facendo zapping col telecomando<br />
mi sono imbattuta in una trasmissione<br />
in cui si dibatteva sul confronto<br />
tra poesia e canzone mettendone in evidenza<br />
punti di contatto e differenze. Notai che l’argomento<br />
e il modo di presentarlo erano parecchio<br />
interessanti, perché poeti e cantautori dicevano ognuno<br />
la loro e infine si arrivava ad una idea condivisa più o<br />
meno da tutti. Sono rimasta affascinata dal dibattito e<br />
dalle sue conclusioni. Dunque si può veramente paragonare<br />
la poesia con la canzone? In effetti esse nascono<br />
entrambe per descrivere uno stato d’animo, un’emozione<br />
o per dire qualcosa di importante, a volte per denuncia,<br />
altre volte per rabbia. Ma, se le analizziamo<br />
meglio, scopriamo che sono due forme d’arte distinte<br />
nella forma perché la poesia è fatta di versi e parole, ha<br />
una struttura più o meno rigida, è essenziale e ti obbliga<br />
a considerarla nella sua solitudine di testo scritto, si<br />
trova infatti al centro della pagina e ne diventa la protagonista<br />
assoluta, possono esserci delle note di accompagnamento<br />
ma null’altro che testo nudo e crudo ed è<br />
da li che devi sviscerare il senso, è da li che devi partire<br />
per percorrere a ritroso il percorso emotivo del poeta e<br />
rintracciarne il messaggio. La poesia è una scrittura incisiva<br />
e diretta, ti obbliga a pensare e interpretare, ad essere<br />
parte attiva nella sua fruizione. La canzone invece<br />
è una fusione di parole e musica, non esiste se non in<br />
questo connubio, ed una volta che la fusione è avvenuta<br />
è difficile per chiunque disgiungerla. Anche la canzone<br />
di Daniela Scimeca<br />
24<br />
ha qualcosa da dire la maggior parte delle volte. Ci sono<br />
canzoni più o meno impegnate che trattano argomenti<br />
di attualità o problematiche esistenziali ma, nella canzone,<br />
la musica ha un trasporto maggiore, il senso dell’udito<br />
ha quasi sempre il sopravvento, così il messaggio<br />
della canzone diventa meno diretto e, per così dire, addolcito<br />
e mediato dalla musica. Lo schema delle parole<br />
è semplificato, ci sono degli elementi ridondanti come il<br />
classico ritornello, le figure retoriche sono ridotte al minimo<br />
e le immagini descritte sono brevi ma efficaci, non<br />
c’è l’obbligo alla lentezza presente nella poesia né alla<br />
concentrazione perché è come sottofondo che la canzone<br />
da il meglio di sé. Vi sono a volte <strong>dei</strong> tentativi di<br />
mettere in musica poesie rese immortali dal tempo, mi<br />
viene in mente l’esperimento un po’ ardito di Fiorello<br />
quando musicò il San Martino carducciano con un<br />
ritmo da discoteca e fece sì che tutti i giovani di allora<br />
ricordassero la poesia proprio perché fusa alla musica.<br />
Credo però che questi rimangano esperimenti isolati,<br />
forse è preferibile farsi coccolare da una canzone che è<br />
nata canzone piuttosto che da un frankenstein culturale.<br />
A volte un sottofondo musicale adeguato può accompagnare<br />
invece la lettura di una poesia esaltandone alcune<br />
parti rispetto ad altre. Possiamo considerare dunque la<br />
canzone una forma d’arte e forse anche una forma poetica<br />
mantenendola però ben distinta dalla poesia vera e<br />
propria, se non altro perché la seconda ha secoli di storia<br />
e letteratura mondiale dietro di sé e continua a lasciare<br />
oggi un’impronta umana difficile da ignorare.
25<br />
Storia<br />
Il ragioniere della compagnia di Gesù:<br />
P. Lodovico Flori<br />
Nasce a Fratta Todina (Perugia) il 26 dicembre<br />
1579 da famiglia benestante sebbene di rango<br />
modesto. Entra nel noviziato della Compagnia<br />
di Gesù a Roma il 25 marzo 1610, dopo aver<br />
studiato filosofia, teologia e diritto. Concluso il biennio da<br />
novizio, nel 1612 è trasferito a Messina dove, nel 1614, è<br />
ordinato sacerdote. Il 1° gennaio 1625 emette i voti solenni<br />
e diventa così coadiutore spirituale. Non emettendo il<br />
quarto voto solenne <strong>dei</strong> gesuiti, non sarà un “professo”. È<br />
procuratore della Provincia sicula della Compagnia dal<br />
1617 al 1632, quando lascia la carica per occuparsi dell’amministrazione<br />
della Casa Professa di <strong>Palermo</strong> dove<br />
muore il 24 settembre 1647. Flori fu un finissimo erudito<br />
ricordato non tanto per le sue innumerevoli traduzioni,<br />
sempre, ad ogni modo, di altissimo livello qualitativo,<br />
quanto per il suo Trattato del modo di tenere il libro doppio<br />
domestico col suo esemplare composto da P. Ludovico<br />
Flori della Compagnia di Giesù per uso delle case e <strong>dei</strong><br />
collegi della medesima compagnia nel Regno di Sicilia (<strong>Palermo</strong><br />
1636), opera - ancora oggi - citata, analizzata e studiata.<br />
«Fu ai primi del ’600, col sopravvenire della grande<br />
crisi, che i dirigenti gesuitici dovettero preoccuparsi seriamente<br />
della situazione economica dell’ordine divenuta<br />
drammatica e allarmante. Furono perciò promosse inchieste,<br />
studi e ricerche nell’intento di stabilire quali mezzi<br />
fossero i più idonei per fronteggiare i paurosi disavanzi<br />
della gestione patrimoniale» (F. Renda, Bernardo Tanucci<br />
e i beni <strong>dei</strong> gesuiti in Sicilia, 1974, p. 65). Fu in questo clima<br />
che i superiori nel 1631, poco prima che lasciasse la carica<br />
di procuratore della Provincia, incaricarono Flori di «voler<br />
di Antonino Lo Nardo<br />
Frontespizio del libro del Flori<br />
fare una breve instruttione da tenere i libri de i Conti per<br />
uso delle nostre Case, e Collegij in questo Regno di Sicilia»<br />
(Trattato del modo di tenere il libro doppio domestico […],<br />
cit., p. 1). Non sappiamo dove egli abbia appreso la materia<br />
contabile, «si può ipotizzare che acquisisca le sue conoscenze<br />
all’Università di Perugia, in quello stesso ateneo<br />
che più di un secolo prima ha insignito Luca Pacioli del<br />
ruolo di docente» (C. Cavazzoni e F. Santini, L’attualità<br />
del percorso scientifico di Lodovico Flori […], 2011, p.<br />
605). L’autore avverte che «la buona cura de’ beni temporali<br />
è tanto necessaria a chiunque giustamente le possiede,<br />
e massime alle Religioni, che dependendo da essa il necessario<br />
sostentamento de’ Religiosi, se l’amministratione<br />
della robba non va bene, oltre la perdita, e deteroratione di<br />
beni, ne seguono infiniti altri inconvenienti» (Trattato del<br />
modo di tenere il libro doppio domestico […], cit., A chi<br />
legge). Flori è consapevole che il suo libro descrive una materia<br />
non facilmente assimilabile da tutti. «Chi leggerà questo<br />
libro, vedrà che in esso si procede a modo di scienza<br />
pratica, e che i termini, i principi, le conclusioni e le cose<br />
che in esso si deducono sono talmente tra di loro congiunte,<br />
che non si possono bene intendere né capire le ultime senza<br />
la cognizione delle prime. Chiunque vuole intendere bene<br />
questo modo, habbia patienza di leggere da principio tutto<br />
il libro» (ib.). Il quale si compone di tre parti: la prima ha<br />
per titolo Del modo di formare le partite in Giornale, e riferirle<br />
al Libro; la seconda Come si debba disporre & ordinare<br />
il Libro per ottenerne l’intento, che si pretende, &c.<br />
e la terza Dell’uso, e Comodità del Libro disposto, & ordinato<br />
al modo suddetto.
Storia<br />
IL RAGIONIERE DELLA COM<strong>PA</strong>GNIA DI GESÙ: P. LODOVICO FLORI<br />
Così Flori spiegava che «Libro Doppio, o vero Maestro<br />
(come altri lo chiamano) è quello nel quale per mezzo<br />
del suo Giornale si scrive ordinata, e regolatamente<br />
tutto quello, che secondo il grado, e la professione di<br />
ciascuno, entra, & esce, e tutti i debiti, e crediti di qualsivoglia<br />
persona, o altra cosa surrogata, con le quali si<br />
tenga conto» (ib., p. 6); mentre «Giornale è un libro nel<br />
quale si scrivono giornalmente le partite, che indifferentemente<br />
occorrono appartenenti a i conti, che si tengono<br />
nel Libro. Partita non è altro che una somma di<br />
denari, o di robba dovuta da qualch’uno ad un altro con<br />
la sua dichiarazione, scritta una volta nel Giornale, e<br />
due volte nel Libro, una in debito, e l’altra in credito di<br />
qualche conto» (ib.). Particolarmente interessante la<br />
parte terza nella quale Flori elenca gli obiettivi perseguibili<br />
con il suo metodo e cioè: 1) «In che modo si veda<br />
nel Libro, con quanto capitale si cominciò l’amministrazione»;<br />
2) «Come si veda nel Libro quello, che sia<br />
entrato, e speso in ciascun anno»; 3) «Come si sappia<br />
dal Libro, quanti siano i debiti, e crediti nostri, e quanto<br />
sia quello che ci resta»; 4) «In che modo si possa sapere<br />
dal Libro, quanto sia cresciuto, o sminuito in ciascun<br />
anno il nostro capitale»; 5) «Del modo di rendere conto<br />
alli Superiori»; 6) «De i calcoli, e Ratiocinij». Non<br />
manca l’autore di trattare l’aspetto previsionale dell’attività<br />
di gestione affermando che «accade talvolta fra<br />
l’anno di voler sapere insieme con la vera, e reale notitia<br />
dello stato della Casa, o Collegio, quello, che appresso<br />
a poco si spera, che debba entrare, e si habbia<br />
Frontespizio del Libro della contabilità<br />
26<br />
da spendere fino alla fine dell’anno» (ib., p. 122). Dopo<br />
aver indicato il modo di fare queste previsioni, aggiunge,<br />
con una certa ironia, che «nel fine dell’anno al<br />
tempo del Bilancio, quando si fa il conto reale d’ogni<br />
cosa, si vede il valore, e giudicio di chi fece il calcolo, e<br />
quanto vicino al bianco egli colpisse» (ib., p. 123). È<br />
stato giustamente osservato che «sono molti gli spunti<br />
che lasciano intendere, da parte di Lodovico Flori, la<br />
capacità di precorrere il divenire della materia contabile<br />
fornendo argomenti destinati a trovare pieno accoglimento<br />
nel tempo a venire» (C. Cavazzoni e F.<br />
Santini, L’attualità del percorso scientifico di Lodovico<br />
Flori […], cit., p. 619). Da parte degli studiosi continua<br />
la ricerca per «poter contribuire a confutare la tesi che<br />
vorrebbe relegare il Maestro [Flori] a mero prosecutore<br />
dell’opera di Angelo Pietra, restituendogli il giusto ruolo<br />
di protagonista, per molti spetti “originale”, nel percorso<br />
che dall’arte contabile giunge alla moderna ragioneria»<br />
(ib.). «Il Flori può essere sicuramente<br />
considerato quale principale portatore di tutti i presupposti<br />
che lo rendono idoneo ad un pieno riconoscimento<br />
di fondatore della “scuola palermitana” di<br />
ragioneria. Egli, infatti, possiede i requisiti in termini di<br />
competenza e professionalità, preparazione culturale e<br />
sapere divulgativo che ne fanno indiscusso caposcuola,<br />
anche in considerazione <strong>dei</strong> frequenti riferimenti testuali<br />
espliciti ed impliciti alla sua opera negli scritti di<br />
illustri autori palermitani del seicento e settecento» (G.<br />
Centorrino, Il trattato di Padre Ludovico Flori).
“Era una notte incantevole, una di quelle notti che succedono<br />
solo se si è giovani, gentile lettore …”<br />
Questo incipit di Le Notti Bianche di Fjodor Dostojevskij mi<br />
ritmava in mente mentre camminavo lungo la via Nevskij, la<br />
strada più elegante di Leningrado, così allora si chiamava San<br />
Pietroburgo. Il mio compagno era entrato in un negozio di tabacchi.<br />
Quando uscì teneva in mano un pacchetto di Papirosi,<br />
strane sigarette dal lungo bocchino di cartone che potevano essere<br />
fumate anche con i guanti, e che sapevano di paglia e di<br />
neve. Proposi di fermarci in una pasticceria dai tavolini di<br />
marmo ma lui disse che era meglio affrettarsi, erano già le sette<br />
e dovevamo essere alla stazione entro mezz’ora se volevamo arrivare<br />
a Djuni per l’ora di cena. Peccato, quel caffè mi ricordava<br />
una fotografia appesa nel corridoio della scuola che<br />
frequentavamo per le lezioni di russo, che era a pochi chilometri<br />
da Djuni, il complesso balneare sul Baltico dove noi studenti<br />
alloggiavamo. Rappresentava il poeta Serghej Esenin con la<br />
moglie, la ballerina Isadora Duncan, seduti a un tavolino di<br />
marmo. Ma forse il caffè non era quello, semplicemente gli somigliava,<br />
perché tutti i caffè della Nevskij sono arredati nello<br />
stesso stile. Isadora prendeva un tè in un bicchiere di vetro dal<br />
supporto d’argento col manico molto arcuato, Serghej un liquore<br />
che poteva essere assenzio. Lei, fulva e marmorea come<br />
una donna di Klimt, con cappello di aigrette e una lunga<br />
sciarpa, lui biondo, sottile, dalla bocca sensuale finemente disegnata,<br />
occhi azzurri dallo sguardo quasi ingenuo, avrebbe potuto<br />
essere suo figlio. Lontana la tragedia: Isadora, la corsa in<br />
macchina, la sciarpa che si impiglia nella ruota e si stringe intorno<br />
al collo. Serghej, l’ultimo Natale, una poesia di addio<br />
Белая береза<br />
Под моим окном<br />
Принакрылась снегом,<br />
Точно серебром.<br />
На пушистых ветках<br />
Снежною каймой<br />
Распустились кисти<br />
Белой бахромой.<br />
И стоит береза<br />
В сонной тишине,<br />
И горят снежинки<br />
В золотом огне.<br />
А заря, лениво<br />
Обходя кругом,<br />
обсыпает ветки<br />
Новым серебром.<br />
Applausi, fischi, gazzarra. Lassù, al di là delle finestre, cresceva la notte.<br />
27<br />
Letteratura<br />
RICORDANDO LE NOTTI BIANCHE<br />
Racconto autobiografico<br />
di Rosa Maria Ponte<br />
scritta col sangue e una<br />
corda che pende dal soffitto<br />
nella stanza numero<br />
cinque dell’hotel Astoria a<br />
San Pietroburgo. Due povere<br />
vite. Maledette.<br />
Djuni, le notti bianche.<br />
Collinette di sabbia, mare<br />
grigio, vento. Una serata<br />
d’addio agli studenti che<br />
avevano terminato il<br />
corso. Caviale, vodka, pelmeni<br />
(ravioli ripieni di<br />
carne), brindisi e canti.<br />
Poi tutti al cinema-teatro<br />
a vedere lo spettacolo che<br />
gli studenti che restavano<br />
avevano allestito per quelli<br />
che partivano. Il mio compagno avrebbe recitato una poesia di<br />
Esenin. Una poesia giovanile di un poeta morto a trent’anni,<br />
“Bianca betulla”, già impregnata di pessimismo. In teatro, le finestre<br />
in alto lasciavano filtrare una luce pomeridiana, eppure<br />
erano le dieci e mezza di sera. Le notti bianche. Nel palcoscenico<br />
si accese una luce che sembrava un sole mentre calava uno<br />
fondale dipinto che rappresentava in modo approssimativo un<br />
bosco di betulle. Lui uscì in scena e si avvicinò al microfono. I<br />
suoi capelli neri, lunghi, ondulati, brillavano metallici come le<br />
ali di un corvo. Sapevo che il cuore gli batteva forte. Con voce<br />
sicura cominciò:<br />
La bianca betulla<br />
Sotto la mia finestra<br />
S’è coperta di neve<br />
Che pare argento.<br />
Sui rami vellutati<br />
Bordati di neve<br />
Sono sbocciati fiocchi<br />
Di bianca ciniglia.<br />
E svetta la betulla<br />
Nella quiete sonnolenta<br />
E arde la neve<br />
Nella fiamma d’oro.<br />
Ma l’alba pigra<br />
stringendola attorno<br />
Cosparge i rami<br />
Di nuovo argento.<br />
Il racconto “Ricordando le notti bianche” è tratto dalla raccolta “Le città immaginarie” di Rosa Maria Ponte<br />
La poesia di Esenin è stata tradotta dal russo da Rosa Maria Ponte e Carmelo Fucarino.
Teatro<br />
Delirio e pace di Boris Godunov<br />
Sono 45 minuti appena di sua presenza sulla<br />
scena in un’opera che si sviluppa in una vicenda<br />
di 190 minuti. In questo canto di Borìs Godunòv,<br />
ultimo suo, si svolge e conclude un lungo travaglio<br />
interiore, l’analisi di un’intera esistenza, tra<br />
angosce e allucinazioni nel turbine della follia. Mi<br />
sovviene in questa peripezia psichica la notte di alternative<br />
della Medea di Apollonio Rodio, che decide<br />
di tradire per amore, ripresa dalla Didone virgiliana,<br />
la bilancia a cavallo della mezzanotte del delirio dell’Innominato,<br />
che diventa santo per un miracolo<br />
d’amore. Qui lo sviluppo è più tragico e doloroso, perché<br />
non c’è più altro tempo per rimediare, per risanare<br />
con la contrizione e il pentimento la ferita<br />
interiore, che ha mandato in corto circuito e ottenebrata<br />
la mente. C’è solo la percezione dell’orrore<br />
commesso, quel fantasma sanguinante che lo insegue,<br />
scintille mentali ed incubi di un bambino sacrificato<br />
all’altare della brama di potere. C’è un’uscita di<br />
scena, per la vestizione monacale di uno zar morente,<br />
quasi senza pentimento, perché lui stesso vuol convincersi<br />
del giusto e del diritto. Ripete al figlioletto:<br />
«Ora inizierai a regnare. Non domandare in che<br />
modo sono arrivato al trono. Non c’è bisogno che tu<br />
lo sappia. Tu regnerai di diritto, come mio successore,<br />
come mio figlio primogenito» (Atto IV, Quadro II).<br />
Questa ammissione di incapacità lo salva, proprio<br />
perché è consapevole di «che lacrime grondi e di che<br />
sangue» il potere, cosa che tutti gli uomini di governo<br />
non vogliono sapere. L’omicidio è sacro nella guerra,<br />
punito con la sedia elettrica in pace. La scultoria es-<br />
di Carmelo Fucarino<br />
Locandina del Teatro Municipal de Santiago<br />
28<br />
senza della lingua russa, la magistrale interpretazione<br />
di Ferruccio Furlanetto, Borìs redivivo, come l’autore,<br />
sublime nel canto e altrettanto nelle partecipazione<br />
emotiva del personaggio, faranno rimpiangere agli assenti<br />
di non avere voluto condividere questi minuti di<br />
intensa e straordinaria emozione e di grande eccelsa<br />
arte. Forse l’ora non canonica, – un vicino di fila:<br />
«Mai si era vista una prima a quest’ora» –, forse<br />
anche la durata che ha spaventato i “comodisti”, non<br />
è stato proprio un gran pienone, come si verifica immancabilmente<br />
per un Rigoletto o meglio per una lacrimevole<br />
Boheme, anche se il canto lascia a<br />
desiderare. Poi c’erano i ricordi di antichi appassionati<br />
che parlavano di sei ore e snocciolavano statistiche<br />
nostalgiche sui vari incantevoli quadri. Altri<br />
tempi! Rimane nella mente e nel cuore quell’uomo<br />
trafitto dall’angoscia che, come ogni uomo, cerca nel<br />
momento della fine la luce. Già la sua entrata in scena<br />
con quel concitato e ossessivo, «Via… Via» (Чур,<br />
чур!) e poi «Via, bambino» (Чур, дитя!) e ancora<br />
più agghiacciante «Via, Via! Chi dice: assassino? Non<br />
ci sono assassini. È vivo, è vivo il bambino». E poi altrettanto<br />
scioccante il racconto di Pimen, toccante<br />
resa di Marco Spotti del vecchio venerando pastore,<br />
cieco da bambino «così abituato alle tenebre che persino<br />
in sogno mi apparivano non cose visibili, ma solo<br />
suoni». E allora Borìs grida e si porta la mano al<br />
cuore, mentre i boiari si lanciano in suo aiuto: «Oh,<br />
soffoco, soffoco! Luce!» (Ой! Душно! Душно!<br />
Свету!). La luce, il sole. Così anche Ermengarda, la<br />
vittima ripudiata, che cerca il cielo, «giace la pia, col
tremolo / guardo cercando il ciel.» (Manzoni, Adelchi,<br />
atto IV, Coro) o la mite Antigone che rimpiange<br />
che «né più a me infelice questo sacro occhio sarà lecito<br />
vedere del sol» (Sofocle, Antigone, 879-880).<br />
Questo mi è sembrato preferibile dire su questa stupenda<br />
coproduzione (al Teatro Municipal de Santiago<br />
a luglio revisione di Rimsky-Korsakov del 1908, Boris<br />
è Roberto Scandiuzzi, ma Marina ancora Anna Victorova,<br />
Regia, scene, costumi e luci pure di Hugo De<br />
Ana, assistente ai costumi Cristina Aceti, Direttore<br />
Konstantin Chudovsky), calibrata in tutto l’organico,<br />
con vocalità spesso eccezionali, un cast di tutto rispetto,<br />
tralasciando i costumi sgargianti e le sceneggiature<br />
splendenti (immancabili le quinte smaglianti<br />
e… semoventi), i giochi scenici e cromatici che in genere<br />
si sentono lodare all’uscita. Per coloro che<br />
amano la musica, le spiegazioni sono talvolta superflue,<br />
anche perché spesso sono sommarie, specie per<br />
un’opera così complessa per invenzioni orchestrali e<br />
vocali, legate alla musica popolare russa, per i vibranti<br />
temi che si espandono in leit-motiv, senza voler entrare<br />
nelle questioni dell’utilizzo di Puškin,e delle revisioni<br />
(due di Rimskij-Korsakov, suo amico nel<br />
Gruppo <strong>dei</strong> Cinque, e altrettante di Šostakovič, l’altra<br />
di Rathaus). Per inciso era quel popolo romantico alla<br />
fratelli Grimm, come diceva in una lettera a Ilya<br />
Repin: «È il popolo che voglio descrivere, lo vedo<br />
anche quando dormo, penso a lui quando mangio e<br />
quando bevo l'ho davanti agli occhi, nella sua interezza,<br />
grosso, grezzo e senza il minimo appello: e<br />
quale ricchezza spaventosa di possibilità e di immagini<br />
musicali esiste nel linguaggio popolare, quale inesauribile<br />
miniera rimane da scavare per portare alla<br />
luce ciò che è vero nella vita del popolo russo».Volevo<br />
rimarcare la scelta della seconda versione originale<br />
del 1872 dello stesso Modest Petrovič Mùsorgskij (8<br />
febbraio 1874 al teatro Marijnskij di San Pietroburgo),<br />
ricordare la presenza costante dell’opera a <strong>Palermo</strong>,<br />
in questo teatro nel 1964 e al Politeama<br />
nell’1987.<br />
Un invito per rinvenire coincidenze e sorprese, la lettura<br />
del dramma omonimo di Aleksàndr Sergeevič<br />
Puškin (1831), eroe romantico morto per un duello<br />
d’onore a 38 anni nel 1837, ma forse noto per le edizioni<br />
televisive della Figlia del capitano più che per il<br />
tema identico in La tempesta di Alberto Lattuada con<br />
Silvana Mangano.<br />
29<br />
Medicina<br />
Delirio e pace di Boris Godunov
“La paura<br />
Arte<br />
degli uomini di fronte all'energia<br />
creativa delle donne non ha mai<br />
trovato un'espressione più chiara e<br />
completa di questa: "per la donna,<br />
bambini, cucina, chiesa" (Pearl Sydenstricker Buck).<br />
Anche nell’arte si dà per scontato che le donne siano<br />
esseri inferiori capaci di badare solo alla casa e ai figli.<br />
E invece no. Le donne sono in grado di superare gli<br />
uomini e di creare qualcosa di meraviglioso, riuscendo<br />
a dare forma ai loro pensieri e ai loro sentimenti.<br />
Donne capaci di uscire fuori dagli schemi imposti da<br />
una società che le sfrutta e le ritiene soltanto mezzi di<br />
procreazione, donne con la voglia di affermare la propria<br />
personalità e di uscire fuori dalle mura di casa.<br />
Queste sono le donne raccontate nella mostra ”Cento<br />
anni d arte femminile in Sicilia 1850-1950”, in atto<br />
nella splendida <strong>Palermo</strong>, presso la prestigiosa sede<br />
del Reale Albergo delle Povere, a cura di Anna Maria<br />
Ruta e del Circuito del mito. La mostra accoglie le<br />
opere di artiste nate nell’Ottocento, concludendosi<br />
con un giusto omaggio a colei che apre un nuovo capitolo<br />
della storia dell’arte contemporanea, Carla Accardi,<br />
che intraprende il suo viaggio di conquista di<br />
gallerie e mercati del Nord. L’intento della mostra è<br />
quello di ricostruire il percorso creativo di donne,promotrici<br />
di un progresso culturale e di un’emancipazione<br />
nella società della figura femminile. La mostra<br />
ospita una grande esposizione di dipinti, 170 per la<br />
precisione,di grandi artiste non soltanto palermitane<br />
Ci sono donne che giunte a <strong>Palermo</strong> hanno messo in<br />
ARTE DONNA<br />
di Valentina Vadalà<br />
30<br />
luce la propria creatività, le proprie passioni e hanno<br />
rivendicato la propria indipendenza e sicurezza. Altre<br />
artiste,invece, giunte a <strong>Palermo</strong> per seguire i loro uomini<br />
e misurarsi con loro in abilità artistiche, hanno<br />
ottenuto importanti consensi e hanno conquistato alla<br />
fine la profonda ammirazione delle colleghe. Alcune<br />
di queste sono Elisa Maria Boglino, Ester Mazzoleni<br />
Cavarretta, Ida Nasini Campanella, dalla giapponese<br />
O’Tama Kiyohara ad Adelaide Atramblè e Herta<br />
Schaeffer Amorelli. Queste sono donne che attraverso<br />
le loro opere hanno fatto emergere profondi lati di<br />
loro stesse, esperienze personali, scene di vita quotidiana,<br />
affetti familiari come il ritratto della figlia Raffaella<br />
della pittrice Campanella ed ancora dipinti che<br />
mostrano il loro desiderio di sicurezza come l’ interno<br />
della loro casa, lontano dal senso di smarrimento che<br />
provoca invece l’ esterno.<br />
Le opere esposte sono provenienti da collezioni private<br />
e pubbliche, quali GAM di <strong>Palermo</strong>, Presidenza<br />
della Regione Siciliana e vari Assessorati Regionali<br />
Siciliani, Provincia Regionale di <strong>Palermo</strong>, Fondazione<br />
del Banco di Sicilia di <strong>Palermo</strong>, Museo Renato Guttuso<br />
di Bagheria, Fondazione Giuseppe Whitaker, Camera<br />
di Commercio di <strong>Palermo</strong>, Museo Civico<br />
Castello Ursino di Catania. Un ringraziamento particolare<br />
va infine all’Assessorato al turismo della nostra<br />
regione, che con questa originale collezione ci<br />
ha consentito di conoscere uno spaccato di storia al<br />
femminile,in un contesto storico ricco di avvenimenti<br />
importanti.
31<br />
Bambini<br />
Con l’occhio <strong>dei</strong> bambini<br />
La Natura: un bene comune da difendere<br />
di Gabriella Maggio<br />
Marzo ci sorprende sempre, non soltanto con il suo clima a volte instabile, ma anche con le fantasie che suscita.<br />
Sole, fiori, alberi, è primavera. Uomini alberi “ piantano fiori sulle automobili “ le circondano per<br />
fermarle. Con straordinarie immagini la piccola artista dell’Istituto Comprensivo G. Falcone, esprime la<br />
sua visione della natura, benevola sì, ma ferma nel suo proposito di difendersi. Forse questo sogno non può<br />
realizzarsi, ma vale come sprone per non lasciarci prendere troppo la mano da quello che chiamiamo, a volte con orgoglio<br />
inconsapevole <strong>dei</strong> rischi, progresso e benessere.<br />
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<strong>Vespri</strong>noMagazine<br />
incontriamoci in rete<br />
lionspalermo<strong>dei</strong>vespri.wordpress.com
Futuro<br />
Una guida di <strong>Palermo</strong> d’altri tempi<br />
Ivisitatori stranieri che, abbagliati dal sole della nostra<br />
Isola, storditi dai panorami mozzafiato, incantati<br />
dalle imponenti vestigia di opulenti passati<br />
domini, non hanno mai smesso di percorrere le vie<br />
non sempre agevoli della città di <strong>Palermo</strong>, sono accolti<br />
come sa fare la nostra gente, con quel misto di gentilezza<br />
e ritrosia insito nel carattere <strong>dei</strong> siciliani, eredi di una cultura<br />
greca che fa dell’ospitalità un culto, ma eredi al<br />
tempo stesso di una lunga tradizione di tradimenti e di<br />
violenze che hanno segnato la nostra terra non meno dell’animo<br />
<strong>dei</strong> suoi abitanti, predisponendoli alla diffidenza<br />
e al sospetto. C’è poi un grave ostacolo alla comunicazione<br />
a carico <strong>dei</strong> nostri concittadini: a parte sporadiche<br />
ammirevoli eccezioni,infatti,l’innata avversione per le lingue<br />
straniere di noi siciliani crea seri problemi nei rapporti<br />
con gli stranieri, fatto salvo il ricorso provvidenziale<br />
al linguaggio gestuale, nel quale siamo maestri. Che differenza<br />
con gli altri paesi europei dove qualsiasi commerciante<br />
o semplice viandante è in grado di rispondere<br />
prontamente a qualsiasi richiesta avanzata da un turista di<br />
passaggio in un inglese fluente e corretto! Meglio munirsi<br />
di guide turistiche con testo tradotto nella lingua desiderata<br />
e ci si accontenti della sintassi non sempre perfetta e<br />
di uno stile talvolta elementare. Se oggi si predilige l’inglese<br />
nei rapporti internazionali, nell’Ottocento in Sicilia<br />
la lingua della diplomazia e della classe imprenditoriale<br />
era il francese. E’ infatti interamente scritta in questa lingua<br />
una guida ottocentesca oggi preziosa edita a <strong>Palermo</strong><br />
da Daneu &C, (manca l’anno di edizione) che vuole essere<br />
un aiuto per turisti di passaggio ma che al contempo<br />
tende una mano ai commercianti palermitani, alla cui categoria<br />
appartiene l’interessato editore. La guida, corredata<br />
da pianta topografica della città di <strong>Palermo</strong>, contiene<br />
brevi avvisi pubblicitari di ditte palermitane in cui si parla<br />
una lingua straniera, l’inglese, il francese o il tedesco e ne<br />
fornisce i relativi indirizzi. Eccone alcuni:<br />
C.so Vitt. Emanuele 358-360 A.Reber, libreria internazionale<br />
che offre libri antichi e moderni sulla Sicilia in<br />
tutte le lingue (così dice la pubblicità) e vende romanzi<br />
francesi, inglesi,tedeschi e italiani ;<br />
di Renata De Simone<br />
<strong>Palermo</strong>-Villa Igiea<br />
32<br />
Via M. Stabile 130 Daneu &C esporta prodotti alimentari<br />
dell’Isola,come vino marsala, malvasia di Lipari, mandarini,<br />
limoni, olio d’oliva,oltre a vendere statuette con soggetti<br />
siciliani in terracotta, mosaici in marmo, carretti<br />
siciliani di varie dimensioni e oggetti di antiquariato;<br />
P.zza Verdi 5 Floreal,negozio di fiori;<br />
P.zza Leoni Restaurant Favorita di proprietà di G.Frangipane;<br />
Via Maqueda 248-252 C.Caflisch di G.B., pasticcere fornitore<br />
della Casa Reale d’Italia;<br />
Via Ruggero Settimo 26-28 Giovanni Abate vende capi di<br />
abbigliamento alla moda inglese;<br />
GRAND HÔTEL Villa Igea,diretto da A.Planchler;<br />
P.zza Marina Hotel de France, di proprietà di P.Weìnen;<br />
Via M. Stabile Pension Germania di proprietà di Marie Fasching;<br />
HÔTEL TRINACRIA di proprietà di Ernesto Ragusa;<br />
Via Maqueda 292 e via Vitt. Emanuele 180 G.Caflisch,<br />
pasticceria svizzera e fabbrica di cioccolato.<br />
C’era da scegliere per un soggiorno in città e per chi<br />
avesse voluto portare con sé dal viaggio in Sicilia il ricordo<br />
di un’immagine, di un sapore, di un’emozione di questa<br />
terra, senza rinunziare ad esprimersi nella sua lingua<br />
d’origine. Del resto a <strong>Palermo</strong> non mancavano le imprese<br />
straniere: dal 1818 operava la ditta di Augusto Hugony,<br />
fondatore di una fabbrica di profumi sita in corso Vitt.<br />
Emanuele 204, alla fine del secolo ottengono il brevetto<br />
con regio stemma in quanto fornitori delle Reali Cantine<br />
Alberto Ahrens e il cognato Alberto Bichel, intestatari<br />
della ditta Ahrens &C. e nel 1893 l’amministrazione cittadina<br />
si rivolgeva alla ditta P.A.Favier per l’illuminazione<br />
a gas di alcune zone della città.<br />
Di natura diversa invece è l’emozione che oggi dà a noi<br />
cittadini palermitani questa guida . Ci sollecita <strong>dei</strong> ricordi,<br />
ci rammenta insegne oggi scomparse o nascoste da invadenti<br />
cartelloni, ci fa intravedere una città accogliente, laboriosa<br />
e vivace, dove il turista era ospite gradito e<br />
rispettato, dove si offriva il meglio della nostra tradizione<br />
artigianale, culinaria e alberghiera; ha insomma il colore<br />
sbiadito di una cartolina ingiallita inviata da una città che<br />
esiste solo nella memoria di chi la ama.
Seconda rassegna poetica palermitana<br />
Il 21 marzo, in occasione della Giornata mondiale della<br />
poesia, l’Associazione VOLO ha organizzato, nella Biblioteca<br />
Comunale di <strong>Palermo</strong>, la Seconda Rassegna<br />
Poetica Palermitana.<br />
Al numeroso pubblico poeti noti come Natale Tedesco,<br />
Elena Saviano, Elisa Roccazzella, Pietro Manzella, Egle<br />
Palazzolo, Carmelo Fucarino e meno noti come chi<br />
scrive, Davide Piscitello, Marcello Pisciotta hanno letto le<br />
proprie poesie.<br />
di Gabriella Maggio<br />
Nella foto Maria Di Francesco, Daniela Scimeca, Gabriella Maggio<br />
33<br />
Eventi<br />
Romina Copernico ( nella foto) ha sottolineato con le note<br />
sfumate dell’arpa celtica alcuni <strong>dei</strong> testi letti.<br />
Nel corso della manifestazione è stato ricordato l’amico<br />
Giuseppe Scimeca, prematuramente scomparso, al quale<br />
l’Associazione VOLO dedicherà un premio di poesia. Al<br />
ricordo si è unito anche Gaetano De Bernardis, presidente<br />
dell’Associazione LED, di cui Giuseppe Scimeca<br />
era socio. La figlia Daniela ha letto due sue poesie A Pirandello<br />
ed Addio alla madre.
<strong>Lions</strong> Club<br />
Auguri di Pasqua<br />
del <strong>Lions</strong> Club <strong>Palermo</strong> <strong>dei</strong> vespri<br />
Il 30 marzo il <strong>Lions</strong> Club <strong>Palermo</strong> <strong>dei</strong> <strong>Vespri</strong> si è<br />
riunito all’ Hotel Excelsior Hilton per i tradizionali<br />
auguri di Pasqua. Durante la conviviale, a cui hanno<br />
partecipato l’immediato Past Governatore Giuseppe<br />
Scamporrino, il Secondo Vice Governatore Gianfranco<br />
Amenta, i Past Governatori, Amedeo Tullio, Renato De<br />
Giacomo, Franco Amodeo, Padre Miguel Pertini, parroco<br />
di Attilio Carioti<br />
Da sinistra Gianni Ammirata, presidente del club, Padre Pertini, Maria Di Francesco,segretaria del club<br />
34<br />
di S. Filippo Neri, ha ricordato la festività pasquale con<br />
parole di profonda spiritualità. Alla Parrocchia che opera<br />
in un quartiere in cui sono tante le difficoltà il Club ha<br />
dato un contributo di solidarietà.<br />
Durante la serata è stato inaugurato il Mercatino di Solidarietà,<br />
organizzato dai <strong>Vespri</strong> insieme al Leo Club <strong>dei</strong><br />
<strong>Vespri</strong> ed il <strong>Lions</strong> Club Libertà.