1671. Festeggiate a Genova le nozze Doria-Pamphilj - Banca Carige
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Ed eccoci di nuovo agli sposi Andrea ed Anna. Le cronache ci raccontano che Andrea rimasto<br />
orfano da bambino ebbe una madre (Violante Lomellina) forte e risoluta che cercò<br />
in ogni modo di conservare al giovane figliolo <strong>le</strong> prerogative di cui aveva goduto il padre.<br />
Sappiamo che <strong>le</strong> <strong>nozze</strong> vennero ce<strong>le</strong>brate a Roma per procura il 25 ottobre 1671, molti<br />
anni dopo la morte di Olimpia. Alla cerimonia nuzia<strong>le</strong> nella cappella gentilizia di palazzo<br />
<strong>Pamphilj</strong> a piazza Navona, seguirono so<strong>le</strong>nni festeggiamenti per la giovane Anna,<br />
appena diciannovenne. La sposa, accompagnata dal fratello Benedetto e da altri dignitari<br />
fra cui il genovese Rodolfo Sa<strong>le</strong>-Brigno<strong>le</strong>, partì poi alla volta di Livorno dove era ad attenderla<br />
Andrea per condurla a <strong>Genova</strong> con una scorta di quattro ga<strong>le</strong>re. L’arrivo, il 7 novembre,<br />
venne accolto da molta gente, presso il ponte Rea<strong>le</strong>, con grande curiosità ed ovazioni<br />
di giubilo. Anna fu portata su una sedia lussuosa rivestita di velluto e di tela d’argento<br />
fino alla sp<strong>le</strong>ndida carrozza dorata, costruita per l’occasione dall’artista Filippo Parodi.<br />
Il corteo formato da vari cocchi e <strong>le</strong>ttighe, con il principe Andrea a cavallo, si diresse<br />
da piazza Banchi verso il palazzo Fassolo. Le cronache del tempo sono prodighe di particolari.<br />
Si sa come fosse vestita Anna in ogni dettaglio (“…il gipone di tela d’oro spolinato<br />
di verde serrava la persona con alamari d’oro bellissimi”) e si conosce anche la sua<br />
acconciatura “trattenuta da fili di per<strong>le</strong> a nodi”. I festeggiamenti, che si protrassero per tutto<br />
il mese di novembre, costarono 200.000 lire genovesi e non c’è da meravigliarsi considerando<br />
gli intrattenimenti e <strong>le</strong> veglie con centinaia di invitati cui venivano preparate pietanze<br />
ricercate e raffinate, servite su preziosi vasellami, tra scenografie bizzarre e stupefacenti,<br />
ricche di invenzioni ed emozioni. E questo per non essere da meno del<strong>le</strong> feste romane,<br />
altrettanto ce<strong>le</strong>bri per fasto e meraviglia, a cui era abituata la sposa. Per non parlare<br />
poi degli arredi e del<strong>le</strong> opere d’arte acquisiti appositamente dai <strong>Doria</strong> per la circostanza.<br />
Pensiamo agli arazzi di Perin del Vaga o ai dipinti datati e firmati di Domenico Piola<br />
(tuttora visibili nel palazzo di Fassolo) che svolgono il tema al<strong>le</strong>gorico del<strong>le</strong> <strong>nozze</strong>. Preziosi<br />
e opu<strong>le</strong>nti i bacili, <strong>le</strong> stagnare, <strong>le</strong> posate ed altre stoviglierie in argento massiccio, peraltro<br />
foggiati in gran parte da “fraveghi” genovesi; deliziosa quella grande “bragiera” d’argento,<br />
rispolverata per l’occasione, con <strong>le</strong> imprese del grande Andrea I. Il gran ballo nuzia<strong>le</strong><br />
del 24 novembre superò, poi, ogni immaginazione.<br />
Per contenere <strong>le</strong> duecento dame e il folto stuolo di cavalieri, venne appositamente al<strong>le</strong>stito<br />
un “padiglione effimero”, come si farebbe oggi con una tensostruttura, progettato<br />
dall’architetto e ingegnere militare Ansaldo De Mari. Per la sistemazione del pubblico,<br />
Domenico Fiasella,<br />
Il banchetto di Assuero<br />
(<strong>Genova</strong>, Palazzo<br />
già Lomellini).<br />
Il fastoso banchetto per<br />
<strong>le</strong> <strong>nozze</strong> <strong>Doria</strong>-<strong>Pamphilj</strong><br />
non doveva discostarsi<br />
di molto da quanto<br />
rappresentato in questo<br />
affresco genovese.<br />
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