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1671. Festeggiate a Genova le nozze Doria-Pamphilj - Banca Carige

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Per la verità, malgrado il titolo di rango che i più generosi fanno discendere da Carlo Magno,<br />

i due non se la passavano tanto bene, per cui furono provvidenziali <strong>le</strong> risorse di Olimpia<br />

che nel 1612 sposò Panfilio di trent’anni più grande di <strong>le</strong>i. Olimpia si stabilì nel palazzo<br />

atavico di piazza Navona a Roma (che poi farà restaurare ed ingrandire con l’intervento<br />

di grandi artisti), avendo cura di tener d’occhio il giovane cognato prete Giovan<br />

Battista in odore di promettente carriera ecc<strong>le</strong>siastica. Quando nel 1621 il pontefice<br />

Gregorio XV (A<strong>le</strong>ssandro Ludovisi) lo nominò nunzio presso il vicereame di Napoli,<br />

Olimpia si trasferì insieme al marito Panfilio nella città partenopea per un sostegno al<br />

cognato, non solo economico. Fu qui a Napoli che nel 1622 nacque il secondogenito Camillo<br />

(unico figlio maschio), padre della nostra principessa Anna. L’insinuazione che il<br />

padre non fosse Panfilio, bensì il fratello Giovan Battista,<br />

ebbe inizialmente alcuni maldicenti fautori, ma alla fine<br />

pochi convinti assertori. Nel frattempo, nel 1623, salì al<br />

soglio pontificio Urbano VIII (Maffeo Barberini). Dopo,<br />

la successiva nunziatura in Spagna, la nomina a cardina<strong>le</strong>,<br />

nel 1630, ed altre circostanze favorevoli - sapientemente<br />

combinate dall’intrigante cognata peraltro rimasta vedova<br />

nel 1639 - Giovan Battista alla morte di Urbano VIII<br />

riuscì ad ottenere il p<strong>le</strong>num dei voti dopo trentotto giorni<br />

di conclave ed il 14 settembre 1644 ebbe il via libera per<br />

la tiara pontificia. Il <strong>Pamphilj</strong> sarà Innocenzo X e donna<br />

Olimpia diventerà la Papessa di Roma. Perché? Perché era<br />

avida, astuta, dispotica, presuntuosa e senza scrupoli, avendo<br />

anzitempo capito che tutto si comprava con il denaro.<br />

E così, complice anche la proverbia<strong>le</strong> ritrosia del pontefice<br />

alla gestione del<strong>le</strong> “cose terrene”, riuscì, come nessun<br />

altro in precedenza, ad impinguare <strong>le</strong> casse vaticane usando<br />

ogni mezzo <strong>le</strong>cito ed il<strong>le</strong>cito possibi<strong>le</strong>, primi fra tutti<br />

il commercio del<strong>le</strong> indulgenze e i favori concessi per “intercessione”<br />

del papa. Sono proverbiali <strong>le</strong> “pasquinate” di<br />

allora, ovverosia <strong>le</strong> colorite e sarcastiche rime messe in<br />

bocca all’anonimo popolino.<br />

Sebastian Wranks,<br />

Piazza Banchi alla fine<br />

del XVII secolo.<br />

San Martino al Cimino,<br />

Museo dell’Abate.<br />

Scuola del Velázquez,<br />

Ritratto di Innocenzo X.<br />

specia<strong>le</strong> romA<br />

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