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1-Introduzione ai saggi - e-Lavagna di Davide Fusco

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LABORATORIO
DI
CHIMICA
ORGANICA<br />

I.T.I.S
“J.F.
Kennedy”
PN<br />

A.s.
2008/2009
‐
classe
3^A/B
spec:
chimica<br />

Insegnanti:
Lupo
Maria
Teresa,
Valentinis
Paola,
<strong>Fusco</strong>
<strong>Davide</strong>.<br />

Tecniche
e
<strong>saggi</strong>
per
il
<br />

riconoscimento
dei
<br />

composti
organici<br />

Autore:
<strong>Fusco</strong>
<strong>Davide</strong>. Pordenone,
20
0ttobre
2008.


Classificazione
sostanze<br />

Prima del 1830<br />

Sostanze
 organiche
 ➸
 estratte
 unicamente
 da
 tessuti
 <strong>di</strong>
<br />

organismi
viventi
(animali
o
vegetali).<br />

Queste
 hanno
 loro
 peculiari
 caratteristiche,
 <strong>di</strong>verse
 da
 sostanze
 che
<br />

provengono
da
fonti
inanimate
(tesi
dei
Vitalisti).<br />

Un
 duro
 colpo
 al
 vitalismo
 venne
 dato
 nel
 1828
 da
 Friedrich
<br />

Wöhler,
 che
 sintetizzò
 artificialmente
 l’urea
e
 scoprì
 che
 aveva
<br />

medesime
 proprietà
chimico‐fisiche
 <strong>di</strong>
 quella
 estratta
 dall’urina.
<br />

Partì
 da
 O=C=N ‐ Ag + 
 +
 NH4Cl
 pensando
 <strong>di</strong>
 ottenere
 O=C=N ‐ NH4 + 
<br />

(cianato
d’ammonio).<br />

Tuttavia
il
nome
 “sostanze
 organiche”
rimase
 perché
 esse
 sono
 strettamente
 legate
 agli
<br />

organismi
viventi,
costituiscono
matrici
come
capelli,
pelle,
ossa,
sangue,
unghie,
denti,
vasi
<br />

sanguigni,
legno,
foglie,
etc.<br />

Così
 come
 le
 sostanze
 inorganiche
 sono
 tipiche
 dei
 materiali
 inanimati
 come
 minerali
<br />

(inorganiche
per
eccellenza),
poi
es.
ferro,
vetro,
acqua,
oro,
argento,
roccia,
aria,
cemento,
<br />

etc.


Distinzione
o<strong>di</strong>erna:<br />

Sostanze
 organiche:
 
 costituite
 da
 scheletro
 <strong>di</strong>
 atomi
 C
 e
 H,
<br />

sono
anche
presenti
eteroatomi
(O,
N,
S,
P,
Si).
<br />

Questi
atomi
si
organizzano
in
modo
da
formare
delle
famiglie
<br />

<strong>di</strong>
 composti
 (gruppi
 funzionali),
 i
 cui
 membri
 mostrano
<br />

caratteristiche
chimico‐fisiche
simili.
<br />

Es.
alcani,
alcoli,
o
più
complessi,
zuccheri,
amminoaci<strong>di</strong>,
etc.<br />

Sostanze
inorganiche:
non
c’è
scheletro
C‐H,
anche
se
possono
<br />

contenere
un
atomo
<strong>di</strong>
carbonio
(es.
CO2,
CO,
CS2,
CCl4).<br />

Altri
esempi:
Au,
Hg,
FeS2,
NaCl,
PbS,
MgO,
K2SO4,
NaNO3.<br />

Sostanze
metallorganiche
o
organo‐metalliche:
parte
organica
<br />

coor<strong>di</strong>nata
 da
 ione
 metallico
 (alcalini,
 alcalino‐terrosi
 o
 <strong>di</strong>
<br />

transizione).<br />

Esempio:
complessi
Metallo‐EDTA.



Come
<strong>di</strong>stinguerle?<br />

Esiste
un
semplice
<strong>saggi</strong>o
per
<strong>di</strong>stinguerle: Prova
al
coccio<br />

Principio:
si
osserva
il
comportamento
che
hanno
le
sostanze
riscaldate
su
fiamma;<br />

tale
comportamento
è
dovuto
<strong>ai</strong>
tipi
<strong>di</strong>
legami
presenti
nella
molecola:<br />

Riepilogo
classificazione
legami:<br />

s i 
 c a l c o l a n o 
 l e 
 d i f f e r e n z e 
 d i 
 e l e t t r o n e g a t i v i t à 
 s e c o n d o 
 P a u l i n g<br />

Se:
ΔE



Esecuzione
pratica
prova
al
coccio<br />

Si
 utilizza
 un
 coccio
 <strong>di</strong>
 porcellana
 (es.
 proveniente
 da
 piatto
 frantumato),
 si
<br />

pone
un
po’
<strong>di</strong>
sostanza
solida,
si
afferra
il
coccio
attraverso
forbici
anatomiche
<br />

o
lo
si
pone
su
reticella
e
si
scalda
su
bunsen
(gradualmente)
per
non
più
<strong>di</strong>
3‐4
<br />

minuti.<br />

Risultato
del
<strong>saggi</strong>o:<br />

sostanze
 organiche
 ➠
 i
 legami
 si
 scindono,
 la
 sostanza
 sublima
 sottoforma
 <strong>di</strong>
 CO2
<br />

(essendoci
 C),
 lascia
 un
 residuo
 carbonioso
 (che
 sublima
 tutto
 per
 prolungato
<br />

riscaldamento).<br />

sostanze
 inorganiche
 ➠
 la
 sostanza
 spesso
 resta
 tal
 quale,
 può
 imbrunire,
 anche
<br />

sublimare,
ma
non
lasciano
m<strong>ai</strong>
un
residuo
carbonioso.<br />

sostanze
 metallorganiche
 ➠
 presentano
 ambedue
 gli
 aspetti,
 parte
 carbonizzerà
 e
<br />

parte
no;
è
la
più
<strong>di</strong>fficile
da
valutare.<br />

Per
confermare
il
risultato,
si
pone
il
residuo
in
una
provetta
contenente
2
<strong>di</strong>ta
<strong>di</strong>
H2O.<br />

Risultato
del
<strong>saggi</strong>o:<br />

sostanze
organiche
➠
il
residuo
carbonioso
ha
MM

MMH2O,
deposizione
sul
fondo
provetta.<br />

sostanze
metallorganiche
➠
parte
galleggia
e
parte
si
deposita.<br />

N.B.
 osservare
 bene
 ciò
 che
 accade
nella
combustione,
alcune
 sostanze
 si
comportano
 in
<br />

maniera
articolare,
facilmente
riconoscibile.<br />

!


Di
cosa
ci
occupiamo?<br />

La
prova
al
coccio,
idealmente,
si
colloca
prima
della
sud<strong>di</strong>visione
delle
<strong>di</strong>scipline
“chimica
<br />

organica”
e
“analisi
qualitativa
<strong>di</strong>
cationi
e
anioni”.<br />

Per
assurdo,
vi
potrebbe
essere
assegnato
un
campione
incognito
 e,
solo
 dopo
 la
prova
al
<br />

coccio,
decidere
se
analizzarlo
all’interno
della
<strong>di</strong>scipline:<br />

Chimica
analitica
qualitativa<br />

(sostanze
inorganiche)<br />

Chimica
organica
‐
<strong>saggi</strong>
‐<br />

(sostanze
organiche
e
organo‐<br />

metalliche)<br />

Tralasciando
le
sostanze
metallorganiche,
perché
in
numero
molto
ridotto
e
meno
importanti
<br />

<strong>di</strong>
 quelle
 organiche
 (a
 parte
 alcuni
 antibiotici,
 penicilline
 e
 cefalosporine),
 nella
 nostra
<br />

<strong>di</strong>sciplina
eseguiremo
dei
<strong>saggi</strong>
sulle:<br />

S O S T A N Z E<br />

ORGANICHE


Si
parte
con
i
<strong>saggi</strong>!<br />

1) Porta
il
cappello!<br />

2) è
<strong>di</strong>
sesso
femminile!<br />

3) Porta
gli
occhiali.<br />

è
Cl<strong>ai</strong>re!


Analogamente...<br />

1) Faccio
<strong>di</strong>sgregazione:
non
c’è
azoto
né
zolfo,
ci
sono
gli
alogeni
(cloruri).<br />

Si
tratta
<strong>di</strong>
un
alogenuro
alchilico
o
acilico,
aromatico
o
alifatico.<br />

2) Faccio
prove
miscibilità:
è
perfettamente
miscibile
con
H2O!<br />

Scarto
 l’ipotesi
 aromatici,
 si
 tratta
 <strong>di</strong>
 alogenuro
 alcilico
 o
 acilico
<br />

alifatico.
Alchilico
o
acilico?<br />

3) Faccio
l’in<strong>di</strong>ce
<strong>di</strong>
rifrazione.<br />

È
il
cloruro
acilico!


Quadro
sui
<strong>saggi</strong><br />

1)
S O L U B I L I T À / M I S C I B I L I T À<br />

È
 il
 <strong>saggi</strong>o
 più
 generale,
 non
 è
 mirato
 cioè
 al
 riconoscimento
 della
 molecola
 particolare
 e
<br />

nemmeno
della
classe
<strong>di</strong>
composti.<br />

Consente,
invece,
l’esclusione
<strong>di</strong>
intiere
classi
<strong>di</strong>
composti.<br />

es.
se
il
composto
è
solubile
in
H2O
➜
da
escludersi
idrocarburi
(alcani,
alcheni,
alchini,
aromatici).<br />

Principio:
un
soluto
 si
scioglie
in
un
dato
solvente
 se
le
polarità
<br />

della
due
molecole
(cioè
la
cariche
globali)
sono
simili.<br />

Se
 non
 sono
 simili,
 si
 ha
 una
 repulsione
 elettrostatica
 e
<br />

non
si
può
avere
<strong>di</strong>ssoluzione
nel
solvente.<br />

Il
simile
scioglie
il
simile<br />

Similia similibus solvuntur<br />

(alchimista me<strong>di</strong>evale)


1)
S O L U B I L I T À / M I S C I B I L I T À<br />

Tale
 principio
 rimane
 valido
 anche
 oggi,
 ma,
 in
 realtà,
 la
 solubilità/miscibilità
 non
 <strong>di</strong>pende
<br />

esclusivamente
dalla
polarità,
ma
anche
da:<br />

A
‐
Temperatura In
 generale
 tende
 ad
 aumentare
 con
 l’aumento
 della
<br />

temperatura,
 ma
 <strong>di</strong>pende
 dalla
 sostanza
 (alcune
 presentano
<br />

comportamento
opposto).<br />

B
‐
Purezza<br />

Es.
a
40
°C,

HOOC‐CH2‐CH2‐COOH
(Acido
succinnico)<br />

in
H2C‐C(=O)‐CH2
(Acetone),
ha
solubilità
7
g
/
100
g.<br />

Se
presenti
le
impurezze:<br />

5%
H2O
➜
S
=
13
g
/
100
g;<br />

5%
CCl4
➜
S
=
6.2
g
/
100
g;<br />

5%
CH3OH
➜
S
=
9.3
g
/
100
g;<br />

etc.


1)
S O L U B I L I T À / M I S C I B I L I T À<br />

C
‐
Costituzione
chimica<br />

C1
‐
Polarità: 
<br />

Come
si
può
misurare
la
polarità
<strong>di</strong>
una
molecola?<br />

s i 
 c a l c o l a n o 
 l e 
 d i f f e r e n z e 
 d i 
 e l e t t r o n e g a t i v i t à 
 s e c o n d o 
 P a u l i n g<br />

Se:
ΔE



1)
S O L U B I L I T À / M I S C I B I L I T À<br />

C
‐
Costituzione
chimica<br />

C 3 
 ‐ 
 V a r i a z i o n e 
 M M 
 i n 
 s e r i e 
 o m o l o g a : 
<br />

es.
alcol
etilico
CH3CH2OH
➜
completamente
miscibile
in
H2O.<br />

alcol
cetilico
➜
insolubile
in
H2O<br />

.<br />

Pertanto,
va
tenuto
conto
della
MM,
o
meglio
del
numero
<strong>di</strong>
atomi
<strong>di</strong>
C:<br />

Se
 la
 struttura
 carboniosa
 (o
 idrofobica)
 è
 limitata
 a
 2‐3
 C
 ➜
 il
 gruppo
 polare
 o
<br />

idrofilico
(es.
O‐H)
influenza
e
determina
la
polarità
della
molecola.<br />

Se
 la
struttura
carboniosa
(o
idrofobica)
 supera
i
3‐4
C
oppure
sono
 presenti
nuclei
<br />

aromatici
➜
il
gruppo
polare
o
idrofilico
(es.
O‐H)
ha
minor
(o
nessuna)
influenza
sulla
<br />

polarità
dell’intera
molecola.<br />

C4
‐
Isomeria
strutturale:
<br />

Più
gli
isomeri
sono
ramificati
➜
meno
legami
intermolecolari
➜
più
solubili.


2)
MISURA
pH
(<strong>di</strong>
soluzioni
acquose)<br />

È
un
 <strong>saggi</strong>o
 che
ci
permette
 <strong>di</strong>
escludere
qualche
 altra
classe
 <strong>di</strong>
composto
 (qualora
il
pH
sia
<br />

neutro)
od
orientarci
su
poche
classi
<strong>di</strong>
composti
(qualora
sia
acido
o
basico).<br />

In
generale
(poi
cambierà
nel
caso
<strong>di</strong>
particolari
molecole):<br />

pH

7:
ammine,
immine,
nitrili.<br />

pH=7:
sostanze
neutre
polari.
<br />

3)
Disgregazione
o
<strong>saggi</strong>o
<strong>di</strong>
Lass<strong>ai</strong>gne<br />

È
un
 <strong>saggi</strong>o
 che
rileva
la
presenza
<strong>di</strong>
 atomi
peculiari
 (presenza
atomi
 N,
 S
o
 X),
 non
esclude
<br />

molte
classi
<strong>di</strong>
composti,
ma
si
rivela
fondamentale
una
volta
raccolti
tutti
i
dati.<br />

4)
Punto
<strong>di</strong>
fusione
e
in<strong>di</strong>ce
<strong>di</strong>
rifrazione<br />

Sono
dati
utili
soprattutto
alla
fine
delle
analisi,
quando
si
conosce
già
il
gruppo
funzionale.<br />

Attraverso
tabelle
o
database,
si
può
stabilire
il
nome
e
la
struttura
esatta
della
molecola.


In<strong>di</strong>ce
<strong>di</strong>
rifrazione<br />

Premessa<br />

Questa
 tecnica
 verrà
 applicata
 solamente
 alle
 sostanze
 liquide;
 con
 altri
 strumenti
 è
<br />

possibile
applicarla
anche
a
gas
e
soli<strong>di</strong>
(analisi
minerali).<br />

Cos’è?<br />

È
una
grandezza
tipica
<strong>di</strong>
molte
sostanze
organiche
(non
per
tutte
è
definibile),
che
si
<br />

misura
in
base
all’interazione
fra
una
ra<strong>di</strong>azione
elettromagnetica
e
la
sostanza
stessa.<br />

A
cosa
serve?<br />

A
 controllare
 la
 purezza
 <strong>di</strong>
 sostanze
 o
 la
 concentrazione
 <strong>di</strong>
 soluzioni.
 Si
 applica
<br />

nell’analisi
del
sangue
e
delle
urine,
nel
controllo
delle
sostanze
zuccherine
nei
succhi
<strong>di</strong>
<br />

frutta,
 nel
 grado
 alcolometrico
 <strong>di</strong>
 sostanze
 spiritose,
 per
 sofisticazioni
<strong>di</strong>
 olio,
latte
 e
<br />

burro.


F e n o m e n o 
 d e l l a 
 r i f r a z i o n e<br />

M<strong>ai</strong>
osservato?


F e n o m e n o 
 d e l l a 
 r i f r a z i o n e<br />

La
luce,
finché
si
muove
in
un
unico
mezzo
omogeneo,
ha
una
sua
velocità
costante:<br />

se
il
mezzo
è
il
vuoto,
la
velocità
è
<strong>di</strong>
3*10 8 
m/s;<br />

se
il
mezzo
è

l’acqua,
la
velocità
è
<strong>di</strong>
2,25*10 8 
m/s;<br />

in
aria,
si
ha
una
velocità
<strong>di</strong>
2*10 8 
m/s.<br />

Se
la
luce,
però,
passa
da
un
I
mezzo
ad
un
II
mezzo,
essa
cambia
la
sua
velocità
e
la
sua
<br />

<strong>di</strong>rezione:
si
verifica
il
fenomeno
della
rifrazione.


Poniamo:
I
mezzo=aria,
II
mezzo=vetro.<br />

L’onda
elettromagnetica
che
colpisce
il
vetro
è
detta
raggio
<br />

incidente
e
forma
con
la
normale
l’angolo
<strong>di</strong>
incidenza
î:<br />

L’onda
 elettromagnetica
che
 cambia
 <strong>di</strong>rezione
 e
 velocità
è
<br />

detta
 raggio
 rifratto
 e
 forma
 con
 la
 normale
 l’angolo
 <strong>di</strong>
<br />

rifrazione
ř: ř<br />

La
rifrazione
può
avvenire
se
sod<strong>di</strong>sfa
le
con<strong>di</strong>zioni:<br />

a) i
mezzi
devono
essere
trasparenti;<br />

b) la
luce
non
deve
avere
<strong>di</strong>rezione
perpen<strong>di</strong>colare
al
mezzo
che
colpisce,
cioè
l’angolo
<br />

<strong>di</strong>
incidenza
dev’essere
<strong>di</strong>verso
da
0.<br />

Aria<br />

Vetro<br />

î


L’in<strong>di</strong>ce
<strong>di</strong>
rifrazione
è
definito
matematicamente
dalla
legge
<strong>di</strong>
Snell:
un
raggio
<strong>di</strong>
luce
<br />

si
 rifrange
 in
 modo
 tale
 che
 il
 rapporto
 fra
 il
 seno
 dell’angolo
 <strong>di</strong>
 incidenza
 e
 il
 seno
<br />

dell’angolo
<strong>di</strong>
rifrazione
sia
costante.<br />

n =<br />

sen i<br />

sen r<br />

Una
relazione
più
generale,
valida
per
qualsiasi
mezzo,
è:<br />

Tale
 relazione
 <strong>di</strong>ce
 che
 al
 crescere
 dell’angolo
 <strong>di</strong>
<br />

incidenza,
cresce
anche
quello
<strong>di</strong>
rifrazione.
<br />

Questa
relazione
vale
solo
se
il
I
mezzo
è
il
vuoto.<br />

n r<br />

n i<br />

= sen i<br />

sen r<br />

L’in<strong>di</strong>ce
 <strong>di</strong>
 rifrazione
 <strong>di</strong>pende
 dalla
 lunghezza
 d’onda
 della
 ra<strong>di</strong>azione
 e
 dalla
<br />

temperatura;
pertanto
queste
grandezze
vanno
specificate:<br />

n 20 D<br />

Se
consideriamo
costanti
la
lunghezza
d’onda
e
la
temperatura,
nonché
la
natura
del
I
<br />

mezzo
 (perché
 si
 useranno
 sempre
 quelli),
 l’unica
 variabile
 è
 la
 natura
 del
 II
 mezzo:
<br />

l’in<strong>di</strong>ce
<strong>di</strong>
rifrazione
<strong>di</strong>
una
sostanza
<strong>di</strong>pende
dalla
struttura
della
sostanza
stessa.


Essendo
 funzione
 della
 struttura
 del
 composto,
 la
 misura
 dell’in<strong>di</strong>ce
 <strong>di</strong>
 rifrazione
<br />

permette
<strong>di</strong>
<strong>di</strong>stinguere
fra
isomeri
<strong>di</strong>
struttura,
cioè
composti
con
medesima
formula
<br />

bruta,
ma
<strong>di</strong>versa
struttura.
<br />

Es.
C4H10O<br />

H3C‐CH2‐CH2‐CH2‐OH<br />

n 20 D=
1.3992<br />

H3C‐CH2‐O‐CH2‐CH3<br />

n 20 D=
1.3526


Letture
con
il
rifrattometro
<strong>di</strong>
Abbe<br />

1) Accendere
il
termostato
e
verificare
che
sia
impostato
alla
temperatura
<strong>di</strong>
20
°C;<br />

2) Accendere
 la
 lampada
 <strong>ai</strong>
 vapori
 <strong>di</strong>
 so<strong>di</strong>o
 e
 aspettare
 qualche
 minuto
 affinché
<br />

l’emissione
sia
costante;<br />

3) Azzeramento
con
H2O:
ci
si
deve
 assicurare
che
lo
strumento
sia
tarato
eseguendo
<br />

una
misura
con
H2O
<strong>di</strong>stillata,
che
deve
risultare
avere
n 20 D=1.333.
<br />

Si
apre
il
morsetto
e
si
separano
i
prismi,
si
pongono
2‐3
gocce
sul
prisma
fisso
<br />

(senza
m<strong>ai</strong>
toccare
il
vetro
flint
con
il
contagocce),
si
chiude
il
morsetto.<br />

si
 guarda
 nell’oculare
 e
 si
 vedono
 2
 oggetti:
 una
 scala
 graduata
 in
 basso
<br />

(doppiamente
graduata)
e
un
cerchio
con
una
croce
più
in
alto,
dove
si
<strong>di</strong>stingue
<br />

una
zona
chiara
da
una
più
scura.


si
 gira
 la
 vite
 del
 rifrattometro
<br />

graduata,
 fino
 a
 quando
 nel
 cerchio
<br />

n o n
 s i
 o t t i e n e
 u n a
 l i n e a
 d i
<br />

demarcazione
netta
fra
la
zona
chiara
<br />

e
scura.<br />

Si
gira
la
vite
posta
più
in
basso
fino
a
quando
la
linea
<strong>di</strong>
demarcazione
fra
zona
<br />

chiara
e
zona
scura
non
cada
al
centro
della
croce.<br />

si
esegue
la
lettura
sulla
scala
superiore,
che
deve
risultare
1.3333,
altrimenti
lo
<br />

strumento
va
posizionato
su
tale
valore.<br />

4) Lettura
della
sostanza:
si
asciugano
i
prismi
unicamente
con
ovatta
(m<strong>ai</strong>
altri
tipi
<strong>di</strong>
<br />

panni),
si
pongono
2‐3
gocce
del
campione
con
pipetta
(rigorosamente
asciutta),
si
<br />

chiude
il
morsetto
e,
analogamente
a
prima,
si
mette
a
fuoco
a
linea
<strong>di</strong>
demarcazione
<br />

con
la
vite
più
in
alto
e
si
centra
la
croce
con
la
vite
più
in
basso.
Si
esegue
la
lettura
<br />

sulla
scala
superiore.<br />

5) Si
 puliscono
 i
 due
 prismi
 con
 dell’alcol
 etilico
 e
 ovatta,
 si
 spegne
 la
 lampada
 e
 il
<br />

termostato.

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