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università degli studi di siena facoltà di scienze matematiche, fisiche ...

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in copie <strong>di</strong>verse e gestite in<strong>di</strong>pendentemente. Potevano, per errore, essere<br />

cancellate o mo<strong>di</strong>ficate alcune informazioni su una delle copie, che magari ne<br />

avrebbe generate molte altre ancora.<br />

Si verificavano in molti uffici burocratici gli stessi effetti che i filologi <strong>stu<strong>di</strong></strong>ano<br />

per la trasmissione dei testi <strong>degli</strong> amanuensi me<strong>di</strong>evali.<br />

Comunque, tornando a quei primi anni ’60, si dette inizio ad una notevole<br />

ricerca per l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> meto<strong>di</strong> migliori. Molti <strong>di</strong> quelli trovati erano<br />

poco <strong>di</strong>fferenti dai precedenti e, sebbene <strong>di</strong> facile realizzazione pratica sui<br />

calcolatori, non garantivano gran<strong>di</strong> vantaggi.<br />

Altri ancora erano, a livello teorico, molto potenti e simili (almeno apparentemente)<br />

ai meto<strong>di</strong> intuitivi umani <strong>di</strong> memorizzazione delle informazioni,<br />

ma non era possibile realizzarli nella pratica.<br />

A questa seconda categoria sembrava appartenere il progetto <strong>di</strong> un ricercatore<br />

della IBM, Ted Codd, che nel 1970 pubblicò un articolo, egli proponeva un<br />

modello fondato sull’algebra <strong>degli</strong> insiemi, ed un linguaggio <strong>di</strong> interrogazione<br />

su <strong>di</strong> esso (gli operatori sugli insiemi) molto intuitivo e fondato su parole<br />

comuni. Esso introduceva il concetto <strong>di</strong> base <strong>di</strong> dati (database), che oggi<br />

troviamo ovunque come parola <strong>di</strong> uso comune, e poneva le fondamenta per<br />

la teoria matematica che se ne occupa: l’Algebra Relazionale.<br />

L’articolo non ebbe fortuna imme<strong>di</strong>ata, ma fu ripreso a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> qualche<br />

anno da un’altra azienda, la Honeywell, che nel 1976 creò il primo prodotto<br />

commerciale per la gestione <strong>di</strong> database. Le evoluzioni tecniche <strong>di</strong> questo<br />

primo risultato (l’hardware e il software, vale a <strong>di</strong>re le macchine e i programmi<br />

su <strong>di</strong> esse) sono state enormi, ma la base riconosciuta tuttora valida per<br />

tutti è quella dell’articolo <strong>di</strong> Codd: ”Un modello relazionale per banche dati<br />

largamente con<strong>di</strong>vise”.<br />

Passiamo ad analizzare analogie e <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> questo modello rispetto<br />

a quello che abbiamo introdotto nei paragrafi precedenti. Vale la pena <strong>di</strong><br />

ricordare comunque che l’algebra relazionale comprende una teoria ed una<br />

casistica molto più ampia <strong>di</strong> quella fin qui considerata.<br />

Innanzitutto noi abbiamo introdotto i dominî, per la formazione <strong>di</strong> records<br />

ed istanze. Essendo i records insiemi or<strong>di</strong>nati abbiamo stabilito che due dominî<br />

<strong>di</strong>stinti possono essere anche lo stesso insieme ed avere lo stesso nome,<br />

casomai ci siamo riservati <strong>di</strong> mettere in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong>versi per <strong>di</strong>stinguerli nelle formule<br />

<strong>di</strong> vincoli e pre<strong>di</strong>cati.<br />

Solitamente invece, in algebra relazionale si dà molta importanza al nome che<br />

ognuno <strong>di</strong> questi dominî riceve, il cosiddetto attributo. L’attributo relativo<br />

ad ogni dominio, nelle stesse istanze, deve essere <strong>di</strong>verso da tutti gli altri e<br />

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