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QUADRIMESTRALE DELL'ARCIDIOCESI - inComunione

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OMELIE<br />

Omelia del Corpus Domini<br />

“Eucarestia pane di vita per il mondo”<br />

Trani, Cattedrale, 14 giugno 2009<br />

Carissimi,<br />

Gesù dice di sé: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di<br />

questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del<br />

mondo” (Gv 6,51).<br />

Nella moltiplicazione dei pani e dei pesci, Gesù ci dà un segno chiaro di come<br />

dobbiamo aiutarci nelle situazioni di bisogno materiale. La generosità di quel<br />

ragazzo che mise a disposizione di Gesù i “cinque pani d’orzo e due pesci” è la<br />

base del miracolo della “moltiplicazione”.<br />

Noi supereremo ogni difficoltà - ci fa comprendere Gesù - se ci apriremo gli uni<br />

gli altri; se vinceremo l’egoismo; se promuoveremo la cultura della condivisione<br />

e della solidarietà. Ma perché questo si realizzi deve cambiare il nostro cuore.<br />

Come il cuore di Gesù, così anche noi dobbiamo avere “compassione” di chi è<br />

nell’indigenza. Questo miracolo del cambiamento del cuore lo fa soltanto Gesù<br />

attraverso il dono dello Spirito. Se noi lo mangiamo, diventeremo come lui: “Se<br />

uno mangia di questo pane, vivrà di me in eterno”.<br />

“L’Eucaristia è Cristo che si dona”, scrive Benedetto XVI e in latino è ancora<br />

più efficace: “Christus se nobis tradens” (Cristo si dona a noi). Celebrando la<br />

Messa non dobbiamo dimenticare che il “pasto” eucaristico è intimamente connesso<br />

con il dono di sé che Gesù Cristo fa per noi, cioè con il “sacrificio”. Per<br />

cui la Messa è il sacrificio conviviale di Gesù Cristo: “Il pane che io darò è la mia<br />

carne per la vita del mondo” (Gv 6,51).<br />

La nostra partecipazione alla Messa è vera ed è autentica, se noi, uniti al<br />

nostro capo, Gesù Cristo, nutriti da Lui, traduciamo nel concreto della nostra vita<br />

il “pasto” e il “sacrificio”, amandoci gli uni gli altri come Gesù ci ama. Diversamente,<br />

noi che celebriamo la Messa saremmo come un corpo “decapitato”, una<br />

comunità privata del Capo. Ora Cristo, il capo, non è mai privo del suo corpo,<br />

che è la Chiesa, e la Chiesa non può prosperare se non nell’unione donatrice<br />

di vita con il suo capo. È quindi essenziale coltivare la spiritualità di comunione<br />

così come chiediamo nell’epiclesi dopo la consacrazione: “Con il dono del tuo<br />

Spirito fa di noi un cuor solo e un’anima sola in te, Signore”.<br />

In un mondo in cui sembra prevalere troppo spesso l’assenza di significato<br />

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