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QUADRIMESTRALE DELL'ARCIDIOCESI - inComunione

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OMELIE<br />

Don Ciccio Tattoli<br />

nel centenario della nascita (1009 - 2009)<br />

Trani, 24 aprile 2009<br />

“Beati fin d’ora i morti che muoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito, riposeranno<br />

dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono” (Ap 14, 13).<br />

La bella personalità cristiana e sacerdotale di don Ciccio Tattoli, nel centenario<br />

della sua nascita terrena (1009 - 2009), amo vederla alla luce del versetto<br />

dell’Apocalisse sopra riportato.<br />

Don Ciccio, il sacerdote del “quartiere delle supenne”, il “don Bosco della<br />

Sacra Famiglia” e il parroco morì nel tragico incidente stradale insieme col suo<br />

viceparroco don Peppino Altieri il 25 marzo 1975, a 66 anni, ancora ricco di<br />

energie fisiche e carico di esperienza pastorale.<br />

La sua morte ha lasciato l’eredità della “beatitudine” che egli coltivava attraverso<br />

le virtù dell’umiltà, della mitezza, della purezza, della giustizia, della carità<br />

pastorale, riversandola nei suoi parrocchiani e particolarmente nei confratelli<br />

sacerdoti.<br />

Nel contatto che ho avuto con la gente del quartiere della parrocchia nelle<br />

due visite pastorali (2001 e 2006) ho accolto con somma gioia testimonianze<br />

di gratitudine per il suo operato di “umile operaio nella vigna del Signore”. La<br />

presenza della sua spoglia mortale nel tempio fu richiesta ed ottenuta come “tumulazione<br />

privilegiata”, grazie alla sua stretta vicinanza con la comunità, servita<br />

con encomiabile e instancabile zelo pastorale.<br />

La sua anima, però, riposa in Dio, perché impreziosita da tantissime opere<br />

di bene, seminate nei solchi di tante anime che sapeva portare a Gesù Cristo.<br />

A tale riguardo, don Ciccio, secondo una testimonianza che mi ha dato don<br />

Gino De Palma, amava dire: “Se il mio ministero non portasse a Gesù, io sarei<br />

un fallito”.<br />

La singolarissima commemorazione del centenario della sua nascita, voluta<br />

da tutta la comunità parrocchiale della Sacra Famiglia, guidata con saggezza<br />

e amore da don Peppino Lobascio, coadiuvato dall’entusiasta viceparroco don<br />

Mimmo Gramegna, mi offre la felice opportunità di rivolgere un messaggio particolare<br />

alle famiglie, ai ragazzi, ai giovani, agli ammalati, ai lontani.<br />

Alle famiglie: siate “chiese domestiche” facendo regnare in mezzo a voi Gesù<br />

Cristo col suo amore misericordioso; formate la comunità parrocchiale come<br />

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