QUADRIMESTRALE DELL'ARCIDIOCESI - inComunione

QUADRIMESTRALE DELL'ARCIDIOCESI - inComunione QUADRIMESTRALE DELL'ARCIDIOCESI - inComunione

incomunione.it
from incomunione.it More from this publisher
11.06.2013 Views

OMELIE S. Lucia e la virtù della “temperanza” Erchie, santuario, 21 aprile 2009 Carissimi, il popolo di Erchie, che personalmente ho sempre ammirato e stimato, gode della presenza di questo rinomato Santuario di S. Lucia, vergine e martire di Siracusa (+304 d.C.) che risale al 1700 d.C.. La presenza delle Sacre Reliquie della Santa, qui traslate da Siracura per ricordare il passaggio del suo corpo da Erchie 970 anni orsono diretto verso Costantinopoli e per rinsaldare il gemellaggio fra Erchie e la Città della Santa, è una grazia che - come ha affermato il vostro pastore della diocesi di Oria, S.E. mons. Michele Castoro - “aiuta ad aprire i nostri occhi ad un profondo sguardo di fede e ad ottenerci un autentico rinnovamento interiore”. Ho accolto ben volentieri il cortese invito del rettore del Santuario don Gianfranco Aquino e del sindaco Giuseppe Margheriti, che ringrazio di cuore, e sono in mezzo a voi davvero felice di condividere questa particolare celebrazione della Messa, che applico secondo le vostre intenzioni e per i bisogni, spirituali e materiali del caro popolo di Erchie e dei pellegrini di questo Santuario. Il tema che mi è stato assegnato è: “Lucia e la virtù della temperanza”. Dal Catechismo della Chiesa Cattolica apprendiamo che “La temperanza è la virtù morale che modera l’attrattiva dei piaceri e rende capaci di equilibrio nell’uso dei beni creati” (n. 1809). Ebbene, Lucia fu temperante, perché, pur possedendo tanti beni, essendo di un casato benestante, ritenne sua vera ricchezza Gesù Cristo. Per cui, dinanzi alla posizione della mamma che la richiamava per la sua larga prodigalità, e la invitava a disporre dei beni del casato dopo la sua morte, ella rispondeva: Gesù ci chiede di soccorrere i poveri e di accoglierlo nei poveri, perché, “È troppo poco dare a Dio quello che non si può portare con sé nell’altro mondo”. Ella orientava al bene i propri appetiti sensibili, conservava una sana discrezione, e non seguiva il proprio istinto e la propria forza assecondando i desideri del proprio cuore (Cfr. CCC, n. 1809). Fu proprio la virtù della temperanza che la rese forte dinanzi al promesso sposo che non era cristiano, quando gli dichiarò apertamente la sua decisione di essere “sposa di Cristo” sapendo di esporsi al martirio così come già era avvenuto per l’altra grande santa di Catania, S. Agata (+250 d.C.) di cui era tanto devota. Lucia aveva ben presente la parola di Dio dell’A.T.: “Non seguire le passioni; 127

128 OMELIE poni un freno ai tuoi desideri” (Sir 18, 30). E la parola di Dio del N.T.: “vivete con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo” (Tt 2,12). Per Lucia, la vita cristiana era il sommo bene rispetto al bene delle creature. Per cui Ella amava Dio con tutta se stessa ed amava il prossimo come Dio lo ama. Ella non ripudiava nel suo cuore il giovane a cui il padre già da piccola l’aveva promessa sposa, ma lo amava come Dio lo ama, cioè come figlio di Dio e fratello in Cristo. Il suo cuore verginale diventava nei confronti del ricco concittadino accogliente anche quando questi la denunciò dinanzi al prefetto Pascasio di Siracusa, il quale sottopose Lucia a duro martirio sino all’uccisione. Ella pregava per la conversione di Pascasio e dei suoi persecutori. Dirà S. Agostino (sec. IV): “Vivere bene, altro non è che amare Dio con tutto il proprio cuore, con tutta la propria anima, e con tutto il proprio agire. Gli si dà (con la temperanza) un amore totale che nessuna sventura può far vacillare (e questo mette in evidenza la fortezza), un amore che obbedisce a lui solo (e questa è la giustizia), che vigila al fine di discernere ogni cosa, nel timore di lasciarsi sorprendere dall’astuzia e dalla menzogna (e questa è la prudenza)” (in CCC, n. 1809). La santità di Lucia è tutta riposta nella corrispondenza all’amore di Dio, che si riversò nel suo animo verginale, e che Lei seppe custodire con prudenza, giustizia, fortezza, temperanza. Carissimi, è possibile anche per noi essere santi? Alcuni sono portati a dire: la santità non è per me. Questa risposta è indice di un atteggiamento interiore alieno dalla virtù che va coltivata con una disposizione abituale e ferma a fare il bene così come dice il CCC: “Essa consente alla persona, non soltanto di compiere atti buoni, ma di dare il meglio di sé. Con tutte le proprie energie sensibili e spirituali la persona virtuosa tende verso il bene; lo riceve e lo sceglie in azioni concrete: «il fine di una vita virtuosa consiste nel divenire simili a Dio»” (n.1803). Chiediamo al nostro Dio per intercessione di s. Lucia il dono della conversione del cuore e la costanza di essere anche noi, come Lucia, temperanti, cioè cercatori del sommo bene che è in radice dentro di noi con il battesimo e la cresima, e che ci viene alimentato dall’Eucaristia. S. Lucia, ottienici di essere, come te, veri testimoni della vita eterna che nessuno può strapparci, se noi veramente amiamo Dio al di sopra di ogni cosa e in tutte le cose. Amen. X Giovan Battista Pichierri Arcivescovo

OMELIE<br />

S. Lucia e la virtù della “temperanza”<br />

Erchie, santuario, 21 aprile 2009<br />

Carissimi,<br />

il popolo di Erchie, che personalmente ho sempre ammirato e stimato, gode<br />

della presenza di questo rinomato Santuario di S. Lucia, vergine e martire di<br />

Siracusa (+304 d.C.) che risale al 1700 d.C..<br />

La presenza delle Sacre Reliquie della Santa, qui traslate da Siracura per<br />

ricordare il passaggio del suo corpo da Erchie 970 anni orsono diretto verso<br />

Costantinopoli e per rinsaldare il gemellaggio fra Erchie e la Città della Santa, è<br />

una grazia che - come ha affermato il vostro pastore della diocesi di Oria, S.E.<br />

mons. Michele Castoro - “aiuta ad aprire i nostri occhi ad un profondo sguardo<br />

di fede e ad ottenerci un autentico rinnovamento interiore”.<br />

Ho accolto ben volentieri il cortese invito del rettore del Santuario don Gianfranco<br />

Aquino e del sindaco Giuseppe Margheriti, che ringrazio di cuore, e sono<br />

in mezzo a voi davvero felice di condividere questa particolare celebrazione<br />

della Messa, che applico secondo le vostre intenzioni e per i bisogni, spirituali e<br />

materiali del caro popolo di Erchie e dei pellegrini di questo Santuario.<br />

Il tema che mi è stato assegnato è: “Lucia e la virtù della temperanza”. Dal<br />

Catechismo della Chiesa Cattolica apprendiamo che “La temperanza è la virtù<br />

morale che modera l’attrattiva dei piaceri e rende capaci di equilibrio nell’uso<br />

dei beni creati” (n. 1809).<br />

Ebbene, Lucia fu temperante, perché, pur possedendo tanti beni, essendo di<br />

un casato benestante, ritenne sua vera ricchezza Gesù Cristo. Per cui, dinanzi<br />

alla posizione della mamma che la richiamava per la sua larga prodigalità, e la<br />

invitava a disporre dei beni del casato dopo la sua morte, ella rispondeva: Gesù<br />

ci chiede di soccorrere i poveri e di accoglierlo nei poveri, perché, “È troppo poco<br />

dare a Dio quello che non si può portare con sé nell’altro mondo”. Ella orientava<br />

al bene i propri appetiti sensibili, conservava una sana discrezione, e non seguiva<br />

il proprio istinto e la propria forza assecondando i desideri del proprio cuore (Cfr.<br />

CCC, n. 1809).<br />

Fu proprio la virtù della temperanza che la rese forte dinanzi al promesso sposo<br />

che non era cristiano, quando gli dichiarò apertamente la sua decisione di essere<br />

“sposa di Cristo” sapendo di esporsi al martirio così come già era avvenuto per<br />

l’altra grande santa di Catania, S. Agata (+250 d.C.) di cui era tanto devota.<br />

Lucia aveva ben presente la parola di Dio dell’A.T.: “Non seguire le passioni;<br />

127

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!