QUADRIMESTRALE DELL'ARCIDIOCESI - inComunione

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OMELIE Omelia nel XX di sacerdozio di Mons. Filippo Salvo Parrocchia “Spirito Santo” Barletta, Parrocchia Spirito Santo, 19 novembre 2008 Testi biblici: “Ger 1,4-9; 1 Tm 4,13-16, Lc 4,14-20” Carissimi, la ricorrenza del XX anniversario di sacerdozio del nostro carissimo don Filippo SALVO mi stimola a considerare il tema: “Ravviva ogni giorno il dono ricevuto di un sacerdozio santo”. 1. In riferimento a Gesù Cristo, la santità del sacerdote è la stessa santità di Gesù, unico sommo eterno sacerdote della Nuova Alleanza. Egli, dice l’apostolo Paolo, è morto per noi quando eravamo ancora peccatori, dimostrando così l’amore gratuito e fedele di Dio. E il sacerdote è chiamato da Gesù ad essere come Lui: sia nel suo essere unito a Cristo sacerdote e vittima, sia nel suo ministero al servizio delle anime. Quindi la santità del sacerdote, da raggiungere attraverso il ministero, richiede innanzitutto un’intima unione con Cristo, che è la stessa santità di Dio incarnata. Per questo s. Paolo diceva e, come lui, anche ogni sacerdote deve poter dire: “mihi vivere Christus est! - per me vivere è Cristo!” (Fil 1,21). Il “Rimanere in me e io in voi” di Gesù (Gv 15,1.4-5) deve costituire la sua principale preoccupazione, il cuore, il criterio e la norma di tutta la sua vita. Il sacerdote è, nel tempo e nella storia, il sacramento della presenza viva e operante di Cristo, il segno efficace della grazia che salva in forza del mistero pasquale di Cristo, capo unico della Chiesa. Il sacerdote ha ricevuto da Gesù il compito di renderlo presente, in modo visibile, nella sua vita e nel suo ministero, dopo il suo ritorno al Padre, rispecchiando cioè il suo volto di risorto ed agendo nella Sua persona attraverso la Parola, i Sacramenti, la testimonianza della vita, Ogni sacerdote diviene così un alter Christus o, come ama dire qualcuno, ipse Christus. Cristo - diceva Paolo VI - “ha stampato in ciascuno di loro il suo volto umano e divino conferendo ad essi una sua ineffabile somiglianza”. Questa ineffabile somiglianza altro non è che il carattere dell’Ordine sacro: impronta nuova, interiore, indelebile che, rispetto a quella battesimale, conforma, rende simili a Cristo sacerdote. 109

110 OMELIE Il Concilio Vaticano II nel decreto Presbyterorum Ordinis dice al n. 13: “I presbiteri raggiungeranno la santità nel loro modo proprio se nello Spirito di Cristo eserciteranno le proprie funzioni con impegno sincero ed instancabile” […]. “Essendo ministri della parola di Dio, essi leggono ed ascoltano ogni giorno questa stessa parola che devono insegnare agli altri: e se si sforzano anche di riceverla in se stessi, allora diventano discepoli del Signore sempre più perfetti, secondo quanto dice l’apostolo Paolo a Timoteo: “Occupati di queste cose, dedicati ad esse interamente, affinché siano palesi a tutti i tuoi progressi. Vigila su te stesso e sul tuo insegnamento, persevera in tali cose, poiché così facendo salverai te stesso e quelli che ti ascoltano” (1 Tm 4,15-16). Inoltre: “Nella loro qualità di ministri della liturgia, e soprattutto nel Sacrificio della Messa, i presbiteri rappresentano in modo speciale Cristo in persona, il quale si è offerto come vittima per santificare gli uomini”. 2. In riferimento alla Chiesa, il sacerdote si santifica come servo. Il rito e la preghiera di ordinazione presbiterale evidenzia bene tutto questo. Infatti da esso si evince che il sacerdote è della Chiesa, nella Chiesa, per la Chiesa. • Il sacerdote è della Chiesa, perché è un membro della Chiesa in cui tutti, grazie ai sacramenti dell’iniziazione cristiana, partecipano al sacerdozio comune dei fedeli. Nel rito di ordinazione presbiterale è presentato dalla Chiesa locale al Vescovo per ricevere il sacerdozio ministeriale, attraverso cui, incomincia un servizio speciale alla Chiesa. • Il sacerdote è nella Chiesa, perché è ordinato nel cuore di una Chiesa locale e viene accompagnato e sostenuto dai membri che la costituiscono. A tale riguardo sono da sottolineare l’imposizione delle mani da parte del presbiterio, come elemento sacramentale, e la preghiera di tutti i membri del popolo di Dio. L’orazione consacratoria, quindi, rivela un’intima comunione del presbitero con il Vescovo e con il popolo a lui affidato. • Il sacerdote è per la Chiesa, perché Gesù Cristo ha istituito l’Ordine sacro come continuità della sua opera salvifica che forma il popolo sacerdotale. Il sacerdote, eletto tra i membri del popolo di Dio, è ordinato per edificare e far accrescere la Chiesa. Il suo ministero è a favore del popolo di Dio e non per ricercare onore e privilegi personali. Il sacerdote appartiene alla Chiesa e non è possibile comprendere il suo ministero se non in comunione con essa. 3. In riferimento allo Spirito Santo il sacerdote è posseduto dallo stesso Spirito ed è sotto la sua azione. Pertanto egli si santifica nella docilità allo Spirito Santo.

OMELIE<br />

Omelia nel XX di sacerdozio di Mons. Filippo Salvo<br />

Parrocchia “Spirito Santo”<br />

Barletta, Parrocchia Spirito Santo, 19 novembre 2008<br />

Testi biblici: “Ger 1,4-9; 1 Tm 4,13-16, Lc 4,14-20”<br />

Carissimi,<br />

la ricorrenza del XX anniversario di sacerdozio del nostro carissimo don Filippo<br />

SALVO mi stimola a considerare il tema: “Ravviva ogni giorno il dono ricevuto di<br />

un sacerdozio santo”.<br />

1. In riferimento a Gesù Cristo, la santità del sacerdote è la stessa santità<br />

di Gesù, unico sommo eterno sacerdote della Nuova Alleanza.<br />

Egli, dice l’apostolo Paolo, è morto per noi quando eravamo ancora peccatori,<br />

dimostrando così l’amore gratuito e fedele di Dio. E il sacerdote è chiamato da<br />

Gesù ad essere come Lui: sia nel suo essere unito a Cristo sacerdote e vittima,<br />

sia nel suo ministero al servizio delle anime.<br />

Quindi la santità del sacerdote, da raggiungere attraverso il ministero, richiede<br />

innanzitutto un’intima unione con Cristo, che è la stessa santità di Dio<br />

incarnata.<br />

Per questo s. Paolo diceva e, come lui, anche ogni sacerdote deve poter dire:<br />

“mihi vivere Christus est! - per me vivere è Cristo!” (Fil 1,21). Il “Rimanere in me e<br />

io in voi” di Gesù (Gv 15,1.4-5) deve costituire la sua principale preoccupazione,<br />

il cuore, il criterio e la norma di tutta la sua vita. Il sacerdote è, nel tempo e nella<br />

storia, il sacramento della presenza viva e operante di Cristo, il segno efficace della<br />

grazia che salva in forza del mistero pasquale di Cristo, capo unico della Chiesa.<br />

Il sacerdote ha ricevuto da Gesù il compito di renderlo presente, in modo visibile,<br />

nella sua vita e nel suo ministero, dopo il suo ritorno al Padre, rispecchiando<br />

cioè il suo volto di risorto ed agendo nella Sua persona attraverso la Parola, i<br />

Sacramenti, la testimonianza della vita,<br />

Ogni sacerdote diviene così un alter Christus o, come ama dire qualcuno,<br />

ipse Christus. Cristo - diceva Paolo VI - “ha stampato in ciascuno di loro il suo<br />

volto umano e divino conferendo ad essi una sua ineffabile somiglianza”.<br />

Questa ineffabile somiglianza altro non è che il carattere dell’Ordine sacro:<br />

impronta nuova, interiore, indelebile che, rispetto a quella battesimale, conforma,<br />

rende simili a Cristo sacerdote.<br />

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