n. 2 marzo-aprile 2008 - inComunione
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26<br />
MAR-APR <strong>2008</strong><br />
VITA ECCLESIALE<br />
Una Domenica delle Palme<br />
lunga… 30 anni!<br />
l 23 <strong>marzo</strong> 1978, convocati alle<br />
I 10.00 del mattino in Cattedrale<br />
a Trani per la Messa Crismale, del<br />
Giovedì Santo, noi, una penisoletta di<br />
“laici” battezzati, un poʼ suggestionati<br />
dalla marea di sacerdoti che ci seguiva<br />
in corteo ordinato, entrammo nel tempio.<br />
Mentre il rito si svolgeva solenne,<br />
io andavo riflettendo sul senso ultimo<br />
di ciò che stava per accadere. Era una<br />
novità nella nostra Archidiocesi: lʼarcivescovo<br />
mons. Giuseppe Carata aveva<br />
deciso di affiancare agli operatori per<br />
la pastorale degli ammalati, alcuni laici<br />
che prestassero un servizio domenicale<br />
nelle case, per la distribuzione dellʼEucarestia<br />
agli infermi impediti<br />
a frequentare la Chiesa. Lʼincarico<br />
era impegnativo e ce lo aveva fatto<br />
capire abbondantemente mons.<br />
Felice Simini che aveva guidato gli<br />
incontri preparatori, sia sotto lʼaspetto<br />
personale (si richiedeva coerenza tra la<br />
nostra vita e il mistero dellʼEucarestia che portavamo), sia sotto<br />
lʼaspetto comunitario (perché coinvolgeva i fratelli infermi e il<br />
grande problema della sofferenza), sia per le comunità parrocchiali<br />
nelle quali andavamo ad operare. Per questi e altri motivi<br />
lʼonere mi sembrava di gran lunga superiore allʼonore. Mi confortò<br />
lʼimmagine suggeritami da una “ministra” straordinaria<br />
come me: ci immaginiamo un poʼ come lʼasino che si fece carico<br />
di Gesù il giorno delle Palme, un animale di pace scelto dal<br />
Maestro, perché Lo portasse in Gerusalemme a ricevere lʼaccoglienza<br />
trionfale del popolo festante e osannante. Poi lʼasino<br />
sparì, aveva fatto egregiamente il suo servizio. Non sembri<br />
irriverente lʼaccostamento dellʼasino, alle persone dei ministri<br />
straordinari dellʼEucarestia. Nella selva di simboli vetero - testamentari<br />
anche lʼasina di Balaam profetò; figurarsi nella chiarezza<br />
del Nuovo Testamento! Chissà se lʼasino di Gesù riusciva<br />
ad orientarsi fra le grida festanti del popolo di Gerusalemme.<br />
Anche per me succede qualcosa di simile quando attraverso le<br />
strade rumorose del mio paese portando nascosto sotto la giacca<br />
il tesoro più grande di cui disponga la Chiesa: Gesù eucaristico.<br />
Fa uno strano effetto la consapevolezza di camminare<br />
in compagnia di Colui che apriva la mente delle Scritture ai<br />
discepoli disillusi sulla via di Emmaus facendo in modo che il<br />
loro cuore ardesse di nuova speranza. E poi quanti incontri di<br />
varia umanità nellʼentrare nelle case dei malati e sentirsi attesi<br />
da loro, trattenuti perché non si vada via subito; quali lezioni di<br />
fede pura da questi fratelli sofferenti. Sarebbe bello poter raccogliere<br />
in un libro “i fioretti” dei ministri dellʼEucarestia nellʼincontro<br />
con gli infermi. Era analfabeta nonna Mariarosa che<br />
aveva lavorato duro per tutta la vita per tirar su la famiglia; la<br />
vedevo ogni sera entrare in chiesa col suo scialle scuro e i grossi<br />
scarponi. Poi, allʼimprovviso una paralisi che la stese nel suo<br />
lettino. Era estate e il caldo non dava tregua. Una domenica,<br />
appena entrato in casa sua, udii la figlia che le diceva: “Coraggio,<br />
mamma!” E nonna Mariarosa rispose con voce fioca: “Io<br />
sono il campo di Dio, prima Lui ha seminato il lavoro; ora la<br />
malattia. Io sono il campo di Dio!”. Da tredici anni nonna Nardina<br />
giaceva nel letto, senza lamentarsi, curata amorevolmente<br />
dalla nuora. Si andava consumando molto lentamente, era pelle<br />
e ossa e aveva una vocina appena sussurrata. Quella mattina di<br />
Natale ero già passato nelle altre case dei malati meno gravi di<br />
lei, quando conclusi la mia passeggiata con Gesù in casa della<br />
mia “piccola” nonnina. Appena la salutai dandole gli auguri,<br />
mi fece cenno che avvicinassi il mio orecchio al suo viso e mi<br />
sussurrò preoccupata: “Ma oggi hai il raffreddore!” Solo lei se<br />
nʼera accorta. E a me vennero le lacrime pensando ai suoi mali<br />
molto più seri. Gesù, le vorrei rivedere in cielo le mie nonnine;<br />
il tuo asinello sarà contento di ricevere da loro una carezza e da<br />
Te il mio posto nella tua … stalla in cielo!<br />
Felice Lovecchio