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n. 2 marzo-aprile 2008 - inComunione

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INTERESSANTE MOSTRA<br />

in corso a Barletta, presso l’Archivio della Resistenza e della<br />

È Memoria, un’interessante quanto intrigante mostra dal titolo<br />

La banalità delle leggi razziali nel Terzo Reich - Sulla responsabilità<br />

degli spettatori. Ma non solo! Per tutte le scuole di ogni ordine e grado,<br />

su prenotazione, uno stimolante laboratorio storico di approfondimento<br />

sulle leggi anti-ebraiche, emanate prima in Germania da Hitler<br />

e in seguito imitate da Mussolini in Italia nel 1938 con il lancio del<br />

cosiddetto Manifesto della razza, che apparve sul Giornale d’Italia, il<br />

quotidiano di proprietà della famiglia del duce.<br />

La mostra, aperta fino al 31 <strong>marzo</strong>, con ingresso gratuito, propone<br />

78 pannelli cm. 50 x 70, raffiguranti, su sfondo nero, il profilo del<br />

Fuher e di un bimbo ariano, sui quali vengono riportate, a scritta di<br />

colore giallo, le date di emissione nonché l’oggetto dei dinieghi o delle<br />

imposizioni nei confronti degli ebrei, in Germania, dal 1933 al 1945.<br />

Di sicuro effetto per un impatto informativo su soggetti di tutte le<br />

età e di ogni tipo di scolarizzazione, la mostra predispone e motiva<br />

seriamente per l’ulteriore fase di elaborazione dei contenuti, sperimentando<br />

una modalità didattica, di gruppo, altamente coinvolgente.<br />

Da una immediata osservazione si nota come già nel 1933,<br />

quando Hitler salì al potere, vengono adottate le prime misure antigiudaiche.<br />

In effetti, il primo panello, con l’esplicitazione della data<br />

e del divieto (18 <strong>marzo</strong> 1933: agli avvocati fu vietata la pratica della<br />

professione nella città di Berlino) preannuncia il taglio fortemente discriminatorio<br />

di tutta la successiva legislazione nazista con l’obiettivo<br />

di mortificare e annientare gli ebrei, privandoli di tutti i diritti inalienabili<br />

dell’uomo.<br />

Per colpa di quella abominevole quanto nefasta legislazione agli<br />

ebrei, in effetti, fu vietato frequentare la scuola pubblica, giocare con i<br />

bambini ariani, utilizzare i trasporti, acquistare giornali e riviste, accedere<br />

alle biblioteche pubbliche, al cinema, al teatro e ai concerti, esercitare<br />

commercio e attività imprenditoriali; fu decretata la chiusura di<br />

case editrici e librerie, fu impedito l’accesso in spiaggia e alle piscine,<br />

fu proibito di far parte di associazioni culturali e sportive. E, ancora,<br />

con coercizione tutti gli ebrei furono obbligati a consegnare apparecchi<br />

radio, elettrici ed ottici, le patenti di guida, biciclette, macchine per<br />

scrivere e dischi, finanche pellicce e vestiti di lana!<br />

L’iniziativa, inserita nell’ambito delle manifestazioni per ricordare<br />

la Shoah, si pone essenzialmente come percorso educativo e formativo<br />

per l’apprendimento dei temi legati al totalitarismo nazista e<br />

alla dittatura fascista, ma soprattutto per educare al rispetto dei diritti<br />

umani. Come è possibile che una società civile come la Germania<br />

abbia permesso che tutto ciò accadesse? Come ci saremmo comportati<br />

noi nei confronti dei nostri vicini ebrei se avessimo vissuto in<br />

Germania durante quel periodo? Come ci comportiamo quando nella<br />

nostra esperienza giornaliera notiamo che persone appartenenti ad<br />

una minoranza etnica vengano trattate diversamente da altre e discriminate?<br />

Sono questi gli interrogativi che studenti, ma non solo,<br />

si pongono, considerando che la deportazione nei lager è tema di<br />

grande impatto emotivo oltre che di rifiuto etico.<br />

TRADIZIONE E CULTURA<br />

Leggi razziali e educazione alla differenza<br />

L’analisi delle Leggi razziali genera allora una conoscenza storica<br />

non sottovalutabile né minimizzabile. Esistono infatti provvedimenti,<br />

circolari applicative, censimenti nominativi di ebrei in ogni città, elenchi<br />

dei deportati. I campi di sterminio sono esistiti e hanno realmente<br />

funzionato per disumanizzare uomini e donne, sfruttandoli con il lavoro<br />

coatto e per produrre morte con diligenza burocratica e con ferocia<br />

ideologica.<br />

La nostra presunzione è che, mediante il nesso fecondo fare memoria<br />

e educare, sia possibile riscrivere i valori, non dimenticando né<br />

dal punto di vista storico né da quello emotivo che i razzismi sono un<br />

problema aperto e che la strada per il rispetto delle minoranze etniche,<br />

culturali e religiose e la convivenza civile va percorsa ogni giorno<br />

con tenacia e consapevolezza. Intendiamo anche offrire occasioni<br />

di riflessione sulle responsabilità di ognuno di noi quando purtroppo<br />

vediamo, ma chiusi nell’egoismo, tacciamo. Insegnare la discriminazione<br />

legislativa degli ebrei, allora, non significa ribadire enfaticamente<br />

e retoricamente diritti disconosciuti quanto, invece, elaborare<br />

percorsi di educazione alla differenza, al confronto, al rispetto di<br />

etnie e culture.<br />

Francesca Leone<br />

ufficiostampa@barlettaresistenzaememoria.it<br />

11<br />

MAR-APR <strong>2008</strong>

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