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Riconquistiamo il paesaggio - ACCA software SpA

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Riconquistare <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong><br />

si di qualità diffusa in grado di innescare dinamiche virtuose anche socioeconomiche. Ma esse<br />

non bastano.<br />

Perché le reti si radichino nella specificità dei luoghi, senza comunque perdere l’apertura ai sistemi<br />

esterni e la capacità di relazioni internazionali e globali, occorre che quei luoghi si riconoscano<br />

come tali, sappiano leggersi ed interpretarsi nella complessità olistica di contesti dotati di<br />

memoria e di “individualità”. Proprio per la sua forza comunicativa, per la trasparenza e la pienezza<br />

con cui veicola <strong>il</strong> genius loci, per l’impatto strategico sulla qualità sociale delle comunità locali,<br />

per la valenza di segni e di messaggi di cui è portatore nella prospettiva di un nuovo progetto<br />

di sv<strong>il</strong>uppo, l’Amministrazione Provinciale di Ascoli Piceno ha tematizzato <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong> come suo<br />

bene strategico, veicolo priv<strong>il</strong>egiato per riflettere su di sé, per presentarsi e farsi conoscere, per<br />

dare solidità sistemica ed aggregante, profonda e consapevole, appunto alle reti in cui passano<br />

le relazioni e le azioni delle quali vive <strong>il</strong> sistema locale (Magnaghi 2001, Magnaghi 2005).<br />

Una consapevolezza particolarmente necessaria oggi, allorché, come si è detto, <strong>il</strong> Piceno è chiamato<br />

a rinnovarsi come sistema locale ed economico. In che modo, infatti, può progettare <strong>il</strong> proprio<br />

sv<strong>il</strong>uppo senza la percezione concreta e chiara delle forme fisiche e reali assunte dal territorio,<br />

nel bene e nel male, per effetto della cultura del passato? E senza la rappresentazione, altrettanto<br />

fisica e visivamente espressa, che <strong>il</strong> futuro e la sua cultura hanno del territorio?<br />

Il <strong>paesaggio</strong>, pur nell’articolazione della sua definizione e concettualizzazione, permette appunto<br />

tale concretezza. Una adesione alle cose che fra l’altro non scade in ut<strong>il</strong>ità particolaristica. E<br />

ciò perché <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong> è contesto, è di per sé sistema di reti, è intreccio di storie e di epoche,<br />

è relazione fra cultura e natura, fra patrimonio sociale ed ambientale. Tematizzare <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong><br />

vuol dire dunque costringere lo sguardo a superare <strong>il</strong> semplice per accettare <strong>il</strong> complesso, oltrepassare<br />

l’interesse soggettivo e personale per armonizzarlo con quello collettivo, con la qualità<br />

della vita, insomma con <strong>il</strong> bene comune. Un orizzonte progettuale ed operativo che, proprio<br />

grazie alle politiche paesaggistiche, nel Piceno come altrove emerge in tutta la sua forza propositiva,<br />

politica e democratica, attivando scelte e dibattiti, condivisione e conflitti capaci di andare<br />

ben oltre gli ambiti degli addetti ai lavori, degli amministratori e dei tecnici. Perché <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong>,<br />

inteso come contesto di vita anche nella sua dimensione quotidiana e persino degradata, è un<br />

bene aperto, vivo e vissuto, che tocca le biografie di ciascuno, con cui tutti interagiscono e che<br />

tutti contribuiscono a formare, a tutelare o a distruggere (Bonesio 2007).<br />

E nel Piceno più che altrove <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong> costituisce la piattaforma identificativa e di riflessione<br />

per tali condivisioni e conflitti. Perché <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong> piceno porta in sé evidenti e leggib<strong>il</strong>i assetti e<br />

segni opposti: l’armoniosa bellezza della ruralità collinare e mezzadr<strong>il</strong>e, dei tessuti urbani in cotto<br />

o in pietra, della persistenza qualitativa del patrimonio sociale, folklorico, dei saperi artigianali<br />

ed enogastronomici; ed, insieme, la contemporaneità senza memoria che si manifesta<br />

nell’invadenza della città costiera e nella sua risalita tentacolare lungo gli assi vallivi soprattutto<br />

dei fiumi Tronto e Tenna. Due paesaggi vicini e stridenti, volto di due possib<strong>il</strong>i progetti di sv<strong>il</strong>uppo<br />

fra i quali la congiuntura attuale impone di scegliere. E lo impone ad una popolazione che<br />

per lo più soffre di tale dualità perché, come si è detto, coltiva la memoria, non ha reciso le sue<br />

relazioni con la ruralità, ama una prudente medietà, preferisce innovare senza stravolgere, costruire<br />

<strong>il</strong> nuovo senza abbandonare l’antico (Paci 1979, Anselmi 1985).<br />

Una necessità di scelta che fa emergere quanto <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong> si riveli bene strategico per processi<br />

di governance. È infatti sul terreno della qualità dei luoghi e del contesto di vita che le popolazioni<br />

vengono chiamate a riflettere ed a definire una visione di prospettiva e di sv<strong>il</strong>uppo che, alle<br />

enunciazioni teoriche e di principio, sostituisce l’evidenza impattante delle scelte concrete<br />

rivelando in ciò la sua capacità di coinvolgimento e di partecipazione democratica (Sargolini<br />

2005, Priore 2007).<br />

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