Riconquistiamo il paesaggio - ACCA software SpA
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Riconquistare <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong><br />
<strong>paesaggio</strong> potrebbe quindi, per le sue finalità e caratteristiche, costituire lo strumento normativo<br />
e gestionale adeguato. Le recenti modifiche apportate al testo del Codice dei beni culturali<br />
e del <strong>paesaggio</strong> (Consiglio dei Ministri del 19 marzo 2008) rendono tra l’altro obbligatorio<br />
<strong>il</strong> coinvolgimento del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare nella definizione<br />
delle modalità di elaborazione dei Piani paesaggistici. Il comma 2, dell’art.143, del Codice<br />
prevede infatti letteralmente che “le Regioni, <strong>il</strong> Ministero per i beni e le attività culturali ed <strong>il</strong><br />
Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare stipulano intese per la definizione delle<br />
modalità di elaborazione congiunta dei piani paesaggistici, in conformità a quanto previsto dall’articolo<br />
135”. Considerate le dirette competenze del Ministero dell’Ambiente per l’attuazione<br />
della CBD e della Strategia dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità (si ricorda<br />
che le competenze di tutela ambientale e naturale sono in capo allo Stato anche alla luce<br />
della recente riforma costituzionale) è fondamentale che <strong>il</strong> suo coinvolgimento nella definizione<br />
delle modalità di elaborazione dei Piani paesaggistici avvenga con la piena consapevolezza e responsab<strong>il</strong>ità<br />
della inderogab<strong>il</strong>e necessità di integrare, con modalità efficaci, coerenti e coordinate,<br />
la conservazione e l’ut<strong>il</strong>izzazione durevole della diversità biologica negli strumenti di governo<br />
del territorio. Il Ministero dell’Ambiente non ha fino ad oggi (marzo 2008) fornito alle Regioni<br />
adeguati strumenti per definire e individuare i valori naturalistici in modo funzionale all’analisi<br />
delle caratteristiche paesaggistiche richiesta per l’elaborazione dei Piani. L’unico strumento disponib<strong>il</strong>e<br />
è l’archivio dei dati sulla distribuzione di specie ed habitat raccolti nel “GIS Natura” sulle<br />
conoscenze naturalistiche in Italia prodotto dalla Direzione per la Protezione della Natura.<br />
Lo stesso Ministero dell’Ambiente non ha dato indicazioni su come questi valori debbano essere<br />
gestiti al fine della loro conservazione e della loro interrelazione con gli altri elementi territoriali.<br />
Mancano infine linee guida per la progettazione coordinata di reti ecologiche multiscalari,<br />
coerenti e funzionali ad un modello di rete ecologica di area vasta a scala ecoregionale. Infine,<br />
non è stato ancora redatto un Piano nazionale per la biodiversità che dovrebbe riassumere gli<br />
obiettivi e gli indirizzi di una politica coordinata tra Stato e Regioni per la conservazione della<br />
biodiversità e del <strong>paesaggio</strong>. È indispensab<strong>il</strong>e per questo avviare un confronto metodologico e<br />
tecnico, ma anche politico, sulla nuova pianificazione paesaggistica per assicurare una gestione<br />
del territorio che individui tra i suoi obiettivi strategici anche la conservazione della biodiversità.<br />
La progettazione, la costruzione ed <strong>il</strong> mantenimento di reti ecologiche multifunzionali di area<br />
vasta possono essere gli strumenti operativi per questa auspicata sinergia tra politiche del <strong>paesaggio</strong><br />
e conservazione della biodiversità. Le reti ecologiche a scala di <strong>paesaggio</strong> possono superare<br />
i limiti dell’attuale sistema di aree naturali protette nato dalla Legge quadro n.394 del<br />
1991, anche in considerazione del carattere sovraordinato del Piano paesaggistico rispetto ai<br />
Piani dei parchi e delle altre aree naturali protette. È ormai condivisa, dalla comunita' scientifica<br />
e dalle maggiori Organizzazioni non governative per la protezione della natura, l’analisi che<br />
le sole aree naturali protette, isolate dal contesto territoriale circostante, non garantiscono nel<br />
lungo periodo in modo efficace la conservazione della biodiversità ed <strong>il</strong> mantenimento della dinamica<br />
evolutiva degli ecosistemi. Serve per questo, non solo una gestione efficace della singola<br />
area naturale protetta, ma anche una sua stretta relazione con <strong>il</strong> governo del territorio<br />
circostante nell’ambito di una rete ecologica di area vasta, per mettere a “sistema” l’insieme delle<br />
aree naturali protette su un’area ecologicamente omogenea come le Ecoregioni. Il superamento<br />
del modello ad “isole” trova soprattutto nella moderna pianificazione paesaggistica una<br />
fattività giuridica ed amministrativa maggiore e più avanzata che non in altri tipi di pianificazione.<br />
Diverse Regioni hanno già introdotto nelle proprie normative per <strong>il</strong> governo del territorio<br />
riferimenti alle reti ecologiche e, ancora prima, molte Province hanno definito ed implementato<br />
le reti ecologiche nell’ambito dei rispettivi Piani Territoriali di Coordinamento (Tab.1). Le me-<br />
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