Riconquistiamo il paesaggio - ACCA software SpA
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Riconquistare <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong><br />
following non objective approaches. In this way, actions of planning, conservation and<br />
monitoring could be ineffective. We propose an expert-based approach for the selection<br />
of a set of species on the basis of sensitivity of three component of habitat fragmentation<br />
(1: habitat area reduction; 2: increase of habitat isolation; 3: increase of<br />
edge effect and landscape matrix disturbance) and of intrinsic ecological traits of the<br />
species (trophic level, dispersal ab<strong>il</strong>ity, body size, niche breadth, rarity). The check-lists<br />
indirectly obtained on ecological basis should be compared with the ava<strong>il</strong>able literature<br />
and criticized by specialists.<br />
1. La pianificazione del territorio con criteri ecologici e di conservazione<br />
La pianificazione del territorio rappresenta una grande occasione per gli Enti territoriali. Attraverso<br />
questo strumento essi possono avviare iniziative mirate alla conservazione della biodiversità,<br />
dei paesaggi e, più in generale, dei processi ecologici. Una delle tante definizioni di pianificazione<br />
territoriale ambientale, che chiarisce bene l’opportunità offerta da questo tipo di azione è la seguente:<br />
la «pianificazione fisica del territorio» (land planning, regional planning) è la «regolamentazione,<br />
mediante la redazione di piani, delle destinazioni del territorio, ossia della distribuzione<br />
spaziale e temporale delle attività entro un’area geografica prestab<strong>il</strong>ita» (Gisotti 2007).<br />
È ampiamente noto come la prima causa di minaccia alle componenti naturali (specie, comunità<br />
ed ecosistemi) e ai processi ecologici (cicli dell’acqua, dei sedimenti, di molti nutrienti, ecc.)<br />
sia rappresentata dall’uomo e dalle sue attività, i cui effetti sono r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i a scale spaziali e temporali<br />
differenti. Le diverse forme di intervento antropico sul territorio possono spesso superare<br />
di molti ordini di grandezza i processi naturali in termini di loro intensità, durata, frequenza<br />
ed estensione (Soulé & Orians 2001).<br />
Proprio attraverso la pianificazione del territorio e la conseguente definizione di ambiti e norme<br />
è possib<strong>il</strong>e pertanto regolamentare e controllare lo sv<strong>il</strong>uppo di molte attività umane e la loro<br />
pressione ed impatto sui “valori” ecologici (specie, comunità, ecosistemi, processi) presenti in<br />
un settore territoriale.<br />
Nel settore ambientale sono molti i Piani previsti per legge che, a scale amministrative differenti<br />
(da comunale a nazionale), intervengono su specifiche componenti ambientali (acque, foreste,<br />
agricoltura, idrogeologia in senso lato, biodiversità). La pianificazione di rete ecologica si basa su<br />
alcuni paradigmi di base dell’ecologia, della biogeografia e della conservazione secondo i quali<br />
l’alterazione della configurazione di paesaggi naturali e seminaturali, la riduzione in superficie e<br />
l’incremento dell’isolamento degli habitat a disposizione per determinate specie, e ancora l’incremento<br />
della superficie sottoposta a disturbo, costituiscono i fattori causali che inducono alterazioni<br />
fisiologiche, ecologiche e comportamentali sugli individui di determinate specie sensib<strong>il</strong>i.<br />
A livello di popolazione tali cambiamenti nella struttura del <strong>paesaggio</strong> possono portare a conseguenze<br />
sul piano genetico e demografico mentre al livello più complesso delle comunità possono<br />
indurre cambiamenti nei rapporti di frequenza tra le specie e a collassi repentini nella loro<br />
struttura e funzionalità (Lindenmayer & Fisher 2006).<br />
Su questo scheletro teorico, afferente a numerose discipline consolidate, già da alcuni anni è nata<br />
la necessità di pianificare <strong>il</strong> territorio in un’ottica di ‘connectivity conservation’ (Crooks & Sanjayan<br />
2006). In Italia <strong>il</strong> f<strong>il</strong>one è stato avviato in modo evidente dagli anni ’90 (APAT 2003) ed ora<br />
ha raggiunto un sufficiente grado di maturità disciplinare molto elevata anche se <strong>il</strong> confronto tra<br />
pianificazione urbanistica e scienze ecologiche, oltre a fornire una eterogeneità di approcci, in al-<br />
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