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Riconquistiamo il paesaggio - ACCA software SpA

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CAPITOLO IV - Paesaggio, territorio e biodiversità<br />

biogeografici, fenomeni evolutivi). Il valore culturale si consolida nelle conoscenze collettive quanto<br />

più estese tra la popolazione sono le informazioni di base ad esso relative. A titolo di esempio<br />

i monumenti di epoca romana, o dell’antico Egitto o delle civ<strong>il</strong>tà precolombiane sono<br />

apprezzab<strong>il</strong>i da larghe fasce di popolazione mondiale a cui questi argomenti vengono somministrati<br />

durante i normali percorsi formativi scolastici. Quando <strong>il</strong> valore culturale si manifesta attraverso<br />

un elemento o sistema di elementi particolarmente integro e dalla conformazione<br />

imponente è possib<strong>il</strong>e riconoscere in esso anche una valenza di carattere estetico-visuale (es. <strong>il</strong><br />

Colosseo o le Piramidi, o i templi di Paestum). All’interno di questa categoria l’apprezzab<strong>il</strong>ità del<br />

valore diviene più complessa se si introducono gli aspetti «identitari», quelli ovvero legati al significato<br />

del <strong>paesaggio</strong> per chi lo vive ed esprime, o ha espresso, su di esso le proprie esperienze<br />

in chiave personale o collettiva. In tal caso <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong> sfugge a qualsiasi controllo «oggettivo»<br />

entrando in una dimensione nella quale le sue qualità sono f<strong>il</strong>trate, sia in positivo che in negativo,<br />

dal vissuto individuale.<br />

2.3. Valore eco-funzionale<br />

È stimab<strong>il</strong>e in base alla efficienza con cui la porzione paesaggistica in esame riesce a supportare<br />

i processi ecosistemici che in essa si svolgono, coerentemente con le capacità biologiche ed<br />

ecologiche espresse. In una interpretazione estesa è chiaro che tali processi possono essere riferiti<br />

anche alle componenti biotiche antropiche e sinantropiche e che, quindi, le città, nelle quali<br />

tali componenti vivono e prosperano, sono riguardab<strong>il</strong>i per esse come paesaggi ad elevato<br />

valore funzionale. Di interesse a questo proposito sono alcuni concetti legati alla “bioregione urbana”<br />

o ai “biomi antropogenici” (Magnaghi 2005, Ellis & Ramankutty 2008). Appare pertanto<br />

evidente che, ogni volta che si parlerà di valore funzionale del <strong>paesaggio</strong>, si dovrà precisare nei<br />

confronti di quali processi questa funzionalità è considerata. È altrettanto evidente che l’efficienza<br />

funzionale non presuppone la compresenza di pregi estetici o culturali – che pure possono<br />

esserci - e che un <strong>paesaggio</strong> naturale, del tutto insulso in termini panoramici, può invece rappresentare<br />

una componente strategica ed irrinunciab<strong>il</strong>e nell’assetto ecosistemico di cui è parte.<br />

Che ci sia una differenza corposa e a volte sostanziale tra i valori culturali-percettivi e quelli ecologico-funzionali<br />

risulta piuttosto evidente dall’esame delle cartografie nazionali che riportano<br />

la distribuzione dei beni ambientali censiti in base alla l.1497/39 e quelli poi individuati in seguito<br />

alla emanazione della Direttiva “Habitat”, Natura 2000, più noti come SIC (Siti di Interesse<br />

Comunitario). I primi sono stati generati da un campionamento territoriale collegato ai valori<br />

classici della bellezza panoramica e della importanza storica, architettonica e culturale; i secondi<br />

derivano forme e localizzazioni dal loro rango ecosistemico e, quindi, basato sulla qualità di<br />

habitat e specie, tanto da essere comunemente designati come gangli della Rete Ecologica Europea.<br />

È vero che sono presenti delle coincidenze spaziali, ma è anche vero che, in moltissimi<br />

casi, le due segnalazioni risultano reciprocamente escludenti a rinforzo della posizione che vede<br />

cultura e natura elementi gestionalmente indipendenti anche se, in Italia, spesso geograficamente<br />

sovrapposti.<br />

L’ultima considerazione porta a pensare che, in una sequenza metodologica “di maniera” finalizzata<br />

alla elaborazione dei piani paesaggistici, nella quale far fluire le fasi dall’indagine conoscitiva,<br />

alla attribuzione dei valori, alle definizioni di vulnerab<strong>il</strong>ità ed all’allestimento delle regole di<br />

tutela e di “valorizzazione”, i tre attributi in precedenza descritti non potrebbero, e non dovrebbero,<br />

essere trattati in forma indifferenziata. Se la vulnerab<strong>il</strong>ità, intesa come funzione di relazione<br />

tra <strong>il</strong> grado della perturbazione/disturbo apportato, la probab<strong>il</strong>ità che <strong>il</strong> disturbo si verifichi<br />

e l’entità dell’impatto sulla integrità dell’i-esimo bene ambientale, è diversa da un bene all’altro,<br />

allora evidentemente diverse e diversamente calibrate dovranno essere le regole mirate al man-

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