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Riconquistiamo il paesaggio - ACCA software SpA

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CAPITOLO IV - Paesaggio, territorio e biodiversità<br />

1. Paesaggio: un problema per la valutazione<br />

Probab<strong>il</strong>mente nel nostro paese, ancor oggi, qualsiasi individuo portatore di sapere comune e<br />

“non esperto” sui temi legati al territorio, invitato da un qualunque punto p di quest’ultimo ad<br />

indicare velocemente un settore di “<strong>paesaggio</strong>” si affannerebbe a cercare <strong>il</strong> primo scorcio visib<strong>il</strong>e<br />

di campagna, o di montagna o, in ogni caso, di un taglio panoramico rurale o naturale. Nel<br />

senso comune del <strong>paesaggio</strong> gli agglomerati urbani appartengono ad esso se osservati in “campo<br />

lungo” e soprattutto se storicamente ed esteticamente integrati nella dimensione percettiva.<br />

Alcuni esperimenti effettuati su gruppi di studenti, non ancora edotti delle pieghe prese dal<br />

dibattito contemporaneo, dimostrano che al concetto comune di <strong>paesaggio</strong> è collegato pregiudizialmente<br />

un senso di positività valutativa, considerando quella parte del quadro visuale che,<br />

almeno comparativamente, detiene dei caratteri di qualità legati alle armonie cromatiche e formali.<br />

In altre parole si può affermare che la cultura di base corrente non è cambiata moltissimo<br />

da quella che nel 1939 ha condotto alla legge n. 1497.<br />

La capacità di cogliere ed interpretare valenze tematiche più sofisticate, quali <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong> urbano,<br />

quello industriale, quello infrastrutturale, rurale o le diverse forme di quello naturale, attribuendo<br />

al termine un significato “laico” di quadro selettivo di osservazione e di valutazione, è<br />

propria solamente del ristretto quartiere scientifico/divulgativo che da diversi anni ormai si confronta<br />

con le m<strong>il</strong>le sfaccettature di una entità già definita disciplinarmente “contesa” e quanto<br />

mai culturalmente ostica e tipologicamente variegata.<br />

Per comprendere quanto l’oggetto “<strong>paesaggio</strong>” sia plurimo nelle relazioni e nelle interpretazioni,<br />

senza ricorrere nuovamente all’abusato richiamo dello sterminato numero delle voci rastrellab<strong>il</strong>i<br />

con un qualunque motore di ricerca Internet, è sufficiente guardare una interessante<br />

rassegna proposta dal Touring Club Italiano nel 2000 (<strong>il</strong> Paesaggio Italiano appunto) che raccoglie<br />

punti di vista e posizioni di alcuni tra i più autorevoli nomi che l’argomento ha attirato negli<br />

ultimi vent’anni. Personalità scientifiche e politiche del calibro di Giuseppe Galasso, Eugenio<br />

Turri, Giacomo Corna Pellegrini, Ulderico Bernardi e Alberto Clementi, con <strong>il</strong> supporto delle<br />

suggestioni create da grandi fotografi tra cui Gianni Berengo Gardin e Fulvio Roiter, forniscono<br />

una multiforme realtà di <strong>paesaggio</strong> che è insieme naturale, storico, agrario, artistico e letterario,<br />

ma anche persistente, trasformato e identitario e segna, in sostanza, la memoria e l’esperienza<br />

di ognuno tra <strong>il</strong> passato e <strong>il</strong> futuro della propria esistenza (TCI 2000).<br />

Per quanto affascinante, e anche convincente, lo spettro multiplo sommariamente descritto del<br />

<strong>paesaggio</strong> non è tranqu<strong>il</strong>izzante per chi si occupa di valutazione e, quindi, è alla continua ricerca<br />

di oggettività da tradurre prima in parametri analitici e, poi, in linee di indirizzo, norme e regole.<br />

Che ciò sia necessario per gli addetti ai lavori è fin troppo noto. Tutte le normative nazionali<br />

riferite al <strong>paesaggio</strong> hanno sempre previsto un’interfaccia di pianificazione tra i valori, l’esigenza<br />

di conservazione e le pressioni trasformative. La già citata legge 29 giugno 1939, n.1497 (Protezione<br />

delle bellezze naturali) prevedeva un Piano Territoriale Paesistico nel suo art. 5 “…al fine<br />

di impedire che le aree individuate siano ut<strong>il</strong>izzate in modo pregiudizievole alla bellezza panoramica”.<br />

Spostandosi di più sul versante della caratura naturalistica dei beni considerati fa lo stesso la di<br />

molto successiva l. 8 agosto 1985 nota come “Legge Galasso” che, nell’art. 1 bis sostiene che:<br />

[…] le regioni sottopongono a specifica normativa d’uso e di valorizzazione ambientale <strong>il</strong> relativo<br />

territorio mediante la redazione di piani paesistici o di piani urbanistico-territoriali con specifica considerazione<br />

dei valori paesistici e ambientali […]”.<br />

La stessa Convenzione Europea del Paesaggio, all’art. 6, punto c, sostiene l’esigenza di:<br />

valutare i paesaggi identificati,tenendo conto dei valori specifici che sono loro attributi dai soggetti e<br />

dalle popolazioni interessate.

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