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Riconquistiamo il paesaggio - ACCA software SpA

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Riconquistare <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong><br />

to arbitrario, calpestando valori e risorse irrecuperab<strong>il</strong>i o diffic<strong>il</strong>mente recuperab<strong>il</strong>i”.<br />

È la visione integrata ed ecologica del <strong>paesaggio</strong> a dare senso a questa nuova concezione dinamica<br />

della conservazione della biodiversità 1 .<br />

Perché la conservazione possa dare i migliori risultati è quindi necessario porre al centro della<br />

pianificazione una gestione dei sistemi ambientali supportata dalla conoscenza scientifica dei processi<br />

ambientali e da un’intensa azione di monitoraggio. Una gestione che, in alcuni casi, possa<br />

anche prevedere la riduzione e l’abbandono della fruizione per lasciare spazio alla dinamica naturale.<br />

Sono queste le premesse perché <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong> sia considerato <strong>il</strong> punto di riferimento di una pianificazione<br />

integrata attenta alla funzionalità e all’efficienza dei sistemi ambientali.<br />

La conoscenza di un territorio sottintende infatti che si sappia dare un significato a ciascuno degli<br />

elementi antropici e naturali, riconoscerne le valenze storiche, culturali, fisiche e ambientali, in<br />

modo che ogni azione o nuovo intervento, si saldino armonicamente e funzionalmente con <strong>il</strong><br />

contesto sia preesistente che potenziale. Da questo punto di vista è quindi giusto considerare<br />

<strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong> come <strong>il</strong> “vestimento storico di un territorio che vive e si invecchia con gli uomini” (Turri,<br />

2002).<br />

In un Paese come <strong>il</strong> nostro, così modificato dall’azione dell’uomo, è indispensab<strong>il</strong>e pertanto saper<br />

riconoscere i modelli territoriali omogenei per caratteri fisici e biologici (Unità Ambientali).<br />

Questi modelli sono <strong>il</strong> risultato dell’integrazione in ambito GIS di cartografie relative al clima, alla<br />

litologia, alla morfologia, alla vegetazione e all’uso del suolo (Ba<strong>il</strong>ey, 2005; Blasi et al., 2000a, b).<br />

La definizione tipologica e la spazializzazione di questi modelli permettono di riconoscere e confrontare<br />

l’eterogeneità reale con quella potenziale definita mediante <strong>il</strong> riconoscimento delle UA.<br />

Sostanzialmente diverse sono le Unità di Paesaggio dato che in questo caso l’omogeneità territoriale<br />

tende in prima istanza a priv<strong>il</strong>egiare l’informazione morfologica (Blasi et al., in press a,<br />

2000b, 2004, 2005b).<br />

In questo quadro di riferimento culturale e scientifico si presenta un’esperienza realizzata nell’ambito<br />

del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Roma (PTCP). L’esperienza<br />

è particolarmente interessante in quanto la classificazione gerarchica del territorio, la valutazione<br />

dello stato di conservazione e la definizione della Rete Ecologica Territoriale hanno trovato<br />

ampio spazio sia nella individuazione della gerarchia territoriale che nella fase più propriamente<br />

pianificatoria. In particolare la RET è parte integrante del Piano anche in termini prescrittivi.<br />

3. Pianificazione d’area vasta e classificazione gerarchica del territorio<br />

Le finalità di una piano d’area vasta, quale è appunto <strong>il</strong> PTC della Provincia di Roma, richiedono<br />

una profonda ed articolata conoscenza del territorio per riuscire ad integrare gli obiettivi della<br />

pianificazione tradizionale con quelli della conservazione della biodiversità definiti a scala locale<br />

e internazionale (CBD e Direttiva Habitat). Questa integrazione è particolarmente complessa<br />

in quanto nella Direttiva Habitat si è dato ampio spazio anche ai sistemi seminaturali ed antropizzati.<br />

Spesso infatti questi sistemi ambientali contengono ancora al loro interno popolazioni e<br />

comunità di interesse conservazionistico. In particolare è bene ricordare che la Direttiva privi-<br />

1 “Saper riconoscere la biodiversità è parte di un problema ancora più generale dato che si è persa la capacità di considerare<br />

la “diversità” come bene primario. I modelli culturali ci portano verso una monotona, ma rassicurante esistenza.<br />

Siamo essenzialmente timorosi del diverso, abbiamo persino perso la capacità di conoscere ciò che usualmente<br />

non fa parte del nostro vivere quotidiano….. Le rare volte che apprezziamo la diversità è quando si fa ritorno alla propria<br />

terra di origine, al paese natale. In questo caso sì che sappiamo valutare positivamente <strong>il</strong> ricordo, la memoria, i profumi,<br />

i sapori, i dialetti, le abitudini senza mai riflettere sul fatto che stiamo apprezzando contemporaneamente la diversità<br />

biologica e culturale” (da C:Blasi “Scoprire la biodiversità” in “Paesaggi della Biodiversità”, 2003a).<br />

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