Riconquistiamo il paesaggio - ACCA software SpA
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Riconquistare <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong><br />
mo di suolo), che indiretto (maggior consumo di combustib<strong>il</strong>e, impatto sui trasporti, ecc.) (Liu<br />
et al. 2003). In questo caso risulta ancor più evidente <strong>il</strong> peso della progressiva trasformazione<br />
del Capitale Naturale anche Critico, la trasformazione della matrice del Paesaggio e la perdita<br />
di funzioni e servizi ecosistemici.<br />
I dati riportati in Fig. 3A) (Liu et al. 2003 modificati da Gibelli 2003) sono eloquenti: la crescita<br />
demografica non è più proporzionale alla crescita delle unità abitative (in Italia tre stanze a<br />
testa), conseguenza dello sprawl ed<strong>il</strong>izio legato alle seconde case ed alla scelta di dare all’ed<strong>il</strong>izia<br />
una funzione trainante per l’economia, indipendentemente dal consumo delle risorse del<br />
Capitale Naturale e dalle reali esigenze di abitazioni. Inoltre, attraverso <strong>il</strong> confronto tra la crescita<br />
demografica e la crescita in percentuale delle unità abitative, viene messo in luce (Liu et al.<br />
2003) come i paesi ricchi a rischio di perdita di biodiversità, abbiano una crescita di unità abitative<br />
fortemente più alta della crescita demografica. Questi dati inducono a considerare <strong>il</strong> fatto<br />
che non sia l’incremento demografico la causa unica e principale della perdita di biodiversità,<br />
bensì gli st<strong>il</strong>i di vita, come affermato anche da Gibelli (2003, 2007)<br />
Questo è un esempio di come la somma dei fenomeni a scala locale produca nel tempo, ai livelli<br />
superiori di scala, effetti estremamente diffic<strong>il</strong>i e imprevedib<strong>il</strong>i se non si tiene conto dei rapporti<br />
gerarchici che intercorrono tra le scale (Gibelli 2003). Tale affermazione è quanto mai<br />
valida se si esamina <strong>il</strong> processo di urbanizzazione avvenuto a scala locale nel Comune di Rimini<br />
e soprattutto se riferita alla progressiva perdita di funzioni e di servizi eco sistemici: <strong>il</strong> processo<br />
di urbanizzazione e le trasformazioni avvenute nel tempo hanno prodotto una interazione<br />
con <strong>il</strong> capitale naturale che copre <strong>il</strong> 52% del territorio.<br />
La Fig. 4 mostra <strong>il</strong> rapporto tra la superficie occupata dall’ambito urbanizzato ed <strong>il</strong> buffer di interferenza<br />
che determina <strong>il</strong> peso dell’addensamento dell’urbanizzazione del territorio analizzato.<br />
Confrontando i risultati, tra le soglie storiche, dei rapporti tra la superficie di interferenza e<br />
la superficie occupata dall’urbano civ<strong>il</strong>e e industriale e le strade, si possono osservare valori che<br />
vanno dal 2,4 nel 1955 (distribuzione lassa dell’urbanizzato), all’1,2 nel 1976, fino allo 0,9 nel<br />
2003 (valori tendenti allo 0 corrispondono ad un addensamento più elevato in cui <strong>il</strong> buffer assume<br />
la dimensione minore) (Fossi 2008).<br />
La perdita d’informazione è evidente nella trasformazione del <strong>paesaggio</strong> dal 1955 al 2003. Processo<br />
questo irrispettoso dei caratteri originari che avevano guidato e “informato” nel tempo<br />
l’evoluzione di quel <strong>paesaggio</strong> di cui non sono state considerate minimamente le caratteristiche<br />
funzionali del Capitale Naturale, sia rispetto alla risorsa suolo (Fig. 4) che rispetto alla risorsa<br />
acqua. I risultati delle analisi chimiche dimostrano infatti, come <strong>il</strong> territorio riminese sia<br />
sottoposto al fenomeno dell'inquinamento da nitrati causato in gran parte dall’elevato impiego<br />
di fert<strong>il</strong>izzanti azotati ut<strong>il</strong>izzati per le concimazioni del terreno adibito in gran parte ad orticoltura<br />
intensiva soprattutto nella porzione settentrionale caratterizzata dalla conoide fluviale.<br />
L'aumento dei nitrati si è manifestato in particolare a carico dell’acquifero r<strong>il</strong>evato nel 47% dei<br />
pozzi ut<strong>il</strong>izzati per alimentare la rete idrica cittadina con livelli di nitrati superiori al limite di 50<br />
mg/L. (Legnani et al. 1997). Il prelievo complessivo di risorsa (per usi civ<strong>il</strong>i, industriali e irrigui)<br />
nel bacino del Marecchia è stimato in circa 30-32 Mm3/anno incidendo per circa 1/3 del volume<br />
complessivo della falda (90 Mln m3, Toni e Zaghini 1988). Inoltre, esistono circa 20.000 pozzi<br />
che in parte, prelevano acqua in maniera non controllata per gli usi più disparati (domestico,<br />
irriguo ecc.), per cui risulta quanto mai evidente <strong>il</strong> livello di criticità che presenta <strong>il</strong> Capitale Naturale<br />
nella componente acqua da un punto di vista quali-quantitativo, soprattutto per un territorio<br />
con indirizzo turistico non stagionale con 12 mln di presenze annue (10% delle presenze<br />
alberghiere sono invernali) e 20 mln considerando le seconde case.<br />
D’altro canto esistono paesaggi tradizionali agricoli e non solo rurali, che hanno nella loro strut-<br />
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