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Riconquistiamo il paesaggio - ACCA software SpA

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Riconquistare <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong><br />

Da un lato è quindi necessario lasciare intatte le potenzialità dell'ambiente di produrre benessere,<br />

dall’altro occorre invece mantenere la capacità rigenerativa del capitale naturale rinnovab<strong>il</strong>e<br />

attraverso la conservazione della porzione critica di capitale stesso che deve rimanere intatta<br />

perché determinante per <strong>il</strong> funzionamento e la stab<strong>il</strong>ità dei servizi e per evitare, come invece<br />

sta succedendo, che l’entità e la velocità dell’uso delle risorse esaurisca e degradi <strong>il</strong> capitale naturale<br />

nel suo complesso.<br />

3. Distrofia del sistema ecologico<br />

Come abbiamo avuto modo di constatare, un <strong>paesaggio</strong> si basa su relazioni che si intrecciano<br />

sullo stesso livello e a diversi livelli di scala, quindi la funzionalità del sistema complesso è legata<br />

alle informazioni che si trasmettono da un elemento all’altro, o da un sistema all’altro in relazione<br />

al livello di connettività e/o di frammentazione del sistema. Considerando l’informazione<br />

come “la capacità di organizzare un sistema” e dal momento che l’informazione è alla base della<br />

possib<strong>il</strong>ità di costruire relazioni, è anche alla base dell’organizzazione di qualsiasi sistema che,<br />

se organizzato, determina un ordine di vario tipo che è manifestazione dell’organizzazione. (Farina,<br />

2004).<br />

L’informazione può guidare le scelte del sistema, e l’energia ne permette l’attuazione come avviene<br />

nei sistemi organizzati autopoietici, cioè in quella parte di capitale in cui gli equ<strong>il</strong>ibri tra<br />

l'azione di fattori naturali e/o umani e le loro interrelazioni determinano equ<strong>il</strong>ibri dinamici propri<br />

degli ecosistemi naturali ma, appunto, non solo.<br />

Al contrario, l’energia impiegata dall’Uomo in modo “ignorante” nell’organizzazione del sistema<br />

(Gibelli 2007), tende a cancellarne l’informazione, aumentando disordine ed entropia: è <strong>il</strong> caso<br />

in cui <strong>il</strong> sistema tende a destrutturarsi e/o degradarsi ed a guadagnare un nuovo equ<strong>il</strong>ibrio che<br />

spesso impiega molto tempo per riconquistare una stab<strong>il</strong>ità di res<strong>il</strong>ienza. Questo processo determina<br />

una perdita di servizi, quindi di qualità ecosistemica.<br />

Parliamo infatti di distrofia ecosistemica, cioè di quel fenomeno misurato sulla capacità delle funzioni<br />

ecosistemiche e sulla qualità dei rispettivi servizi ecosistemici. Quando un elemento dell’ecotessuto<br />

si degenera progressivamente, perdendo la sua ricchezza di elementi (es. diversità<br />

biologica e/o strutturale), al seguito di un’azione generalmente antropica diretta o indiretta, ciò<br />

si riflette in una riduzione di funzioni e quindi di servizi che conducono <strong>il</strong> sistema a banalizzarsi,<br />

perdendo quella innata plurifunzionalità ed aumentando la sua vulnerab<strong>il</strong>ità.<br />

Esempio classico a riguardo, sono gli ecosistemi fluviali. Essi hanno funzioni articolate e precise,<br />

con una grande capacità di intrecciare relazioni con sistemi limitrofi con scambio di informazioni<br />

e di energia sintetizzate dalla struttura pluridimensionale descritta da Ward (1989). Questo<br />

scambio determina una organizzazione definita, in parte conosciuta, che caratterizza in modo<br />

funzionale le parti del sistema fluviale come una successione di ecosistemi (river continuum concept,<br />

Vannote et al. 1980). Questi elementi strutturali costituiscono i vari tratti fluviali in relazione<br />

a fattori geomeorfologici ed ecologici che sv<strong>il</strong>uppano funzioni e servizi, alcuni dei quali<br />

rappresentati dall’erosione e dal deposito (trasporto solido), dalla “pulizia” del bacino idrografico<br />

(trasporto nutrienti), dal trasporto e distribuzione dell’acqua (ricarica delle falde) e dalla<br />

distribuzione nutrienti, dal riequ<strong>il</strong>ibrio degli apporti di materiale e nutrienti, dal determinare la<br />

diversità del <strong>paesaggio</strong>, dall’incremento della biodiversità ecc. Al contrario, l’apporto di “energia<br />

ignorante” determinata dalla “messa in sicurezza” di un tratto del fiume attraverso, ad esempio,<br />

la sua “semplice” rettificazione, innesca effetti che sono fortemente in contrasto con le funzioni<br />

proprie del fiume appena ricordate.<br />

La rettificazione di un’ansa comporta un accorciamento del percorso, un aumento della pen-<br />

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