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Riconquistiamo il paesaggio - ACCA software SpA

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CAPITOLO IV - Paesaggio, territorio e biodiversità<br />

saggi culturali <strong>il</strong> significato culturale che tutti i paesaggi, nella diversità dei caratteri e del grado<br />

di integrità, presentano per comunità più o meno ampie, locali e sovra-locali. Da questo punto<br />

di vista i parchi possono essere riguardati non solo e non tanto come paesaggi naturali o culturali<br />

di particolare pregio (nella logica tradizionale delle “bellezze naturali”) ma piuttosto come<br />

ambiti territoriali nei quali si rinsalda emblematicamente <strong>il</strong> rapporto tra la gente e i luoghi,<br />

tra cultura e natura, tra processi culturali e processi naturali.<br />

4. Strategie conservative e interpretazioni strutturali<br />

La conservazione del <strong>paesaggio</strong> e della natura nel senso sopra evocato definisce l’attuale orizzonte<br />

della pianificazione territoriale. Se si accetta l’idea che <strong>il</strong> compito di questa sia quello di<br />

guidare le trasformazioni del territorio verso obiettivi “di qualità” complessiva (dando significato<br />

concreto e localmente verificab<strong>il</strong>e alla “sostenib<strong>il</strong>ità” dello sv<strong>il</strong>uppo), la conservazione del <strong>paesaggio</strong><br />

e della natura, più in generale del patrimonio di valori incorporati nel territorio, rappresenta<br />

la sua base insostituib<strong>il</strong>e d’appoggio. “Sono nel patrimonio le radici del futuro” (De Varine, 2002).<br />

Questa convinzione pervade un gran numero di dichiarazioni, accordi e convenzioni internazionali<br />

ed ispira sempre più le politiche territoriali ed urbanistiche, sebbene non si possa evitare<br />

di constatare che molte pratiche di intervento nelle città e nel territorio hanno effetti devastanti<br />

e distruttivi sul patrimonio culturale e sul <strong>paesaggio</strong>.<br />

In realtà, la crescente importanza dell’eredità nei processi di sv<strong>il</strong>uppo ha motivazioni diverse,<br />

non prive di reciproche contraddizioni. Essa riflette ovviamente, soprattutto ma non solo nei<br />

paesi europei, l’aumento quantitativo dei depositi materiali generati dalle vicende umane del<br />

passato più o meno recente: depositi sempre più “ingombranti”, fisicamente ed economicamente,<br />

in rapporto agli impulsi di crescita e trasformazione. Il peso “inerziale” di questi depositi<br />

– grazie anche ai meccanismi delle rendite immob<strong>il</strong>iari – è spesso tale da condizionare<br />

duramente ogni ipotesi trasformativa e da priv<strong>il</strong>egiare lo sfruttamento speculativo delle risorse<br />

ereditarie. Il peso dell’eredità è accentuato spesso dalla redistribuzione dei valori urbani, particolarmente<br />

nelle grandi aree metropolitane, dove interi vecchi quartieri o fabbriche importanti<br />

sorti in quelle che erano in passato aree periferiche o aperta campagna, si trovano ora inglobati<br />

nelle aree urbane più centrali, con potenzialità inedite di riuso e rivalorizzazione. Questa<br />

transizione è stata negli ultimi decenni propiziata dalla diffusione degli insediamenti e delle reti<br />

infrastrutturali, che, d<strong>il</strong>atando in forme disperse lo spazio urbano – o se si preferisce dissolvendo<br />

la città nelle reti territoriali - ha ulteriormente rafforzato i vantaggi relativi delle aree di vecchio<br />

insediamento.<br />

La crescita incessante e <strong>il</strong> ri-posizionamento strategico delle risorse ereditarie non bastano tuttavia<br />

a spiegare <strong>il</strong> rafforzamento del loro ruolo. Per tentare di comprenderlo pienamente, è necessario<br />

prendere in considerazione un’ampia gamma di aspetti culturali, quali si manifestano<br />

ad esempio nella rivalutazione del “capitale simbolico” ereditato dal passato (monumenti artistici,<br />

centri storici, specificità culturali, immagini tradizionali, memorie collettive, ecc.), non solo<br />

nella promozione turistica e immob<strong>il</strong>iare, ma anche nelle strategie più complesse di marketing<br />

territoriale con cui città e regioni tentano di affrontare le sfide competitive, o nella “vendita” di<br />

paesaggi tipici legati a produzioni di celebrata qualità, come i grandi vini italiani o francesi, o, anche<br />

e ancor più, nella gelosa difesa dei propri valori identitari da parte delle comunità locali più<br />

pesantemente minacciate dagli effetti perversi della globalizzazione. È grazie a questi processi<br />

culturali che i sedimenti ereditari entrano a pieno titolo a far parte del “capitale territoriale”,<br />

ossia del capitale collettivo incorporato nel territorio, che può essere ut<strong>il</strong>izzato dalle comunità<br />

locali per i propri disegni di sv<strong>il</strong>uppo. È grazie a questi processi che gli oggetti materiali e im-

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