Riconquistiamo il paesaggio - ACCA software SpA
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CAPITOLO IV - Paesaggio, territorio e biodiversità<br />
metodi e strumenti, la promozione di scambi o esperienze e la loro messa in rete, l’adozione<br />
di dichiarazioni formali anche in ordine all’integrazione delle aree protette e altre forme di conservazione<br />
nel contesto paesistico, <strong>il</strong> sostegno all’approccio paesistico nelle politiche nazionali<br />
e internazionali, ecc..<br />
La Risoluzione si inquadra in un ripensamento che, pur in sostanziale continuità con la linea consolidata<br />
dell’IUCN, ha comportato e comporta cambiamenti importanti negli orientamenti dell’Unione<br />
(uno shift in focus per usare l’espressione del suo Direttore) e la proposta di “nuovi<br />
paradigmi” (Ph<strong>il</strong>lips, 2001) nelle politiche delle aree protette e più in generale della conservazione<br />
della natura. I nuovi paradigmi richiamano l’attenzione sulla dimensione “territoriale” della<br />
conservazione (e quindi in particolare sull’esigenza di “integrare” le aree protette nei più ampi<br />
contesti regionali o subregionali, diffondendone i benefici “al di là delle frontiere” e contrastando<br />
con opportuni sistemi di connnessioni la frammentazione ecosistemica che minaccia la biodiversità:<br />
IUCN 2003); e sulla sua dimensione “socio-culturale”, che obbliga a prendere in<br />
considerazione <strong>il</strong> ruolo cooperativo, i bisogni, le percezioni ed i problemi delle comunità locali.<br />
Sotto entrambi i prof<strong>il</strong>i, <strong>il</strong> contributo del <strong>paesaggio</strong> è cruciale: sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o territoriale, in quanto<br />
la tutela del <strong>paesaggio</strong> può estendere e rafforzare le politiche di conservazione (<strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong><br />
come “tessuto connettivo”); e sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o socioculturale in quanto la tutela e la valorizzazione<br />
del <strong>paesaggio</strong> chiamano in causa i rapporti di appropriazione e identificazione dei luoghi<br />
con le popolazioni che li abitano. Non sorprende quindi che l’attenzione per <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong>, e più<br />
precisamente per <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong> “culturale” caratterizzi sempre più numerose esperienze applicative.<br />
Particolarmente significativo è in questo senso l’interesse crescente del National Park Service<br />
americano, sia nell’estendere l’istanza conservativa a tipologie di parchi con valenza<br />
squisitamente culturale (come i Memorial Sites), sia nel tentare di cogliere e tutelare <strong>il</strong> significato<br />
paesistico-culturale dei grandi parchi naturali (Gambino, 2003, Di Bello, 2003, Bray, 2003).<br />
L’attenzione crescente per i paesaggi culturali da parte dei movimenti per la protezione della<br />
natura ha trovato nell’ultimo ventennio quasi simmetrico riscontro in quella che viene loro accordata<br />
dagli organismi e dai movimenti impegnati nella difesa del patrimonio culturale, in primo<br />
luogo l’UNESCO. Dal 1992 questo organismo ha formalmente aperto la lista dei Siti<br />
considerati parte del Patrimonio Mondiale dell’Umanità ai paesaggi culturali, in tre diverse categorie<br />
(ICCROM 1998):<br />
a) paesaggi progettati o creati intenzionalmente dall’uomo (come parchi o giardini),<br />
b) paesaggi organicamente evoluti a partire da un iniziale imperativo sociale, economico, amministrativo<br />
e/o religioso (paesaggi relitti o foss<strong>il</strong>i o “continuativi”),<br />
c) paesaggi culturali “associativi”, caratterizzati da potenti associazioni od elementi religiosi, artistici,<br />
culturali o naturali.<br />
E dal 1992 un numero crescente di Siti appartenenti ad una o più delle suddette categorie, fra<br />
cui grandi parchi naturali (come <strong>il</strong> Parco Nazionale del C<strong>il</strong>ento, coi suoi più di 180.000 ettari)<br />
è stato inserito nella lista, mentre molti altri sono in lista d’attesa. Sebbene i Siti esplicitamente<br />
riconosciuti come “paesaggi culturali” siano per ora soltanto una ventina sul totale di 851, ad<br />
essi si accostano altri Siti, <strong>il</strong> cui pregio è definito dalla r<strong>il</strong>evanza e dall’integrità paesistica, come<br />
tipicamente i “paesaggi urbani storici”, segnalati enfaticamente dal Memorandum di Vienna del<br />
2005 per la loro capacità di attrarre non solo turisti, ma anche capitali ed abitanti (UNESCO,<br />
2005) o i distretti minerari o i paesaggi industriali. Peraltro, la stessa distinzione tra Siti naturali<br />
(166, più 25 “misti”) e tutti gli altri facenti parte del patrimonio mondiale è sempre più evanescente:<br />
com’è stato osservato, <strong>il</strong> riconoscimento di tale appartenenza per un Sito “naturale”<br />
comporta comunque un apprezzamento “culturale” che non può non guidarne la tutela e la<br />
gestione.