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Riconquistiamo il paesaggio - ACCA software SpA

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CAPITOLO III - Paesaggi d’Italia<br />

8. Il <strong>paesaggio</strong> vegetale e la foresta<br />

La foresta costituisce <strong>il</strong> termine di riferimento per <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong> vegetale, sia che essa sia presente,<br />

sia che non esista più; sappiamo che ogni tipo di foresta appartiene ad un dato sigmeto e che<br />

essa, quando viene eliminata, viene sostituita da associazioni vegetali secondarie e da tipi di colture<br />

agricole differenti, a seconda dell’ambiente e del clima che caratterizza quel dato sigmeto.<br />

Ogni associazione secondaria tenderà sempre e comunque a ritornare alla sua condizione più<br />

prossima alla vegetazione climax, tramite le varie fasi delle successioni secondarie fino a quella<br />

più matura.<br />

Pertanto, dato che l’Italia è un paese “potenzialmente” forestale, verranno ora esaminati alcuni<br />

aspetti relativi alla biologia e all’ecologia della foresta, quale componente essenziale del <strong>paesaggio</strong><br />

vegetale dell’Italia.<br />

Quando la foresta ha raggiunto lo stadio più evoluto possib<strong>il</strong>e, che nel linguaggio tecnico si chiama<br />

climax, non si evolve ulteriormente nel senso che – se le condizioni climatiche si mantengono<br />

stab<strong>il</strong>i - si mantiene sempre la stessa associazione; all’interno di essa avvengono però continui<br />

piccoli cambiamenti relativi alla dinamica demografica delle singole popolazioni, come sv<strong>il</strong>uppo<br />

di nuovi alberi, caduta degli alberi più vecchi e così via. Si dice che la foresta è in «fluttuazione»,<br />

come avviene in pochi e ridotti casi in Italia. Nelle foreste di questo tipo si compie <strong>il</strong> ciclo completo<br />

del legno, dalla germinazione del seme allo sv<strong>il</strong>uppo della plantula e dell’albero fino alla<br />

sua caduta sul suolo e conseguente demolizione ad opera di organismi vegetali ed animali. Di<br />

conseguenza tali foreste sono ricche del cosiddetto «legno morto», di grande importanza per<br />

la biologia della foresta ed <strong>il</strong> mantenimento della ricchezza funzionale (Vallauri et al., 2005).<br />

In Italia oggi foreste di questo tipo non fanno più parte del nostro <strong>paesaggio</strong> vegetale (con poche<br />

eccezioni come l’abieti-faggeto di Sasso Fratino nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi)<br />

a causa dei ripetuti e continui interventi antropici, mentre sarebbe auspicab<strong>il</strong>e tentarne<br />

una riformazione per lo meno all’interno delle aree protette, anche perché per ritornare ad esse<br />

è relativamente fac<strong>il</strong>e, non dovendo fare altro che “conservare e attendere”. Tale politica forestale<br />

dovrebbe essere applicata per lo meno all’interno delle aree protette, per <strong>il</strong> miglioramento<br />

qualitativo del <strong>paesaggio</strong> vegetale; in tale prospettiva, non per niente Pignatti (1994) afferma che<br />

“le aree destinate a rimanere in condizioni naturali vanno portate al livello di massimo ordine<br />

ambientale”.<br />

Quando l’uomo interviene nella foresta, produce sempre dei cambiamenti in senso negativo<br />

(Carbiener, 1993), che si possono ricondurre a processi di degenerazione; la degenerazione della<br />

foresta consiste in un processo di alterazione secondo due modalità principali: la modificazione<br />

delle specie che compongono lo strato erbaceo, arbustivo e arboreo e l’alterazione della struttura,<br />

consistente generalmente in una semplificazione della stratificazione generale e una diminuzione<br />

del grado di copertura degli alberi. Quasi tutte le foreste italiane sono interessate oggi<br />

da processi di degenerazione, soprattutto sugli Appennini e nelle grandi isole, che è qui impossib<strong>il</strong>e<br />

ricordare in dettaglio.<br />

La vegetazione è una risorsa rinnovab<strong>il</strong>e per cui al processo di degenerazione può far seguito<br />

dopo periodi di tempo variab<strong>il</strong>i quello della rigenerazione, purché l’uomo lo permetta, cioè dandovi<br />

<strong>il</strong> tempo dovuto. Tale processo interessa tutti i boschi sottoposti a prelevamenti, compresi<br />

i boschi cedui; nel caso di questi ultimi si tratta di una forma di rigenerazione vegetativa che viene<br />

interrotta con i tagli periodici, per poi riprendere nuovamente, a meno che non si tratti di ceduazioni<br />

eseguite con turni molto brevi e in condizioni ambientali diffic<strong>il</strong>i, perché in tal caso possono<br />

innestarsi processi di regressione molto pericolosi come quelli della desertificazione e le<br />

conseguenti catastrofi idrogeologiche. Nel Parco Nazionale d’Abruzzo <strong>il</strong> processo della rigene-

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