Riconquistiamo il paesaggio - ACCA software SpA
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Riconquistare <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong><br />
le che lo ha prodotto, dal momento che quest’ultimo è scomparso da tempo; o meglio, che una<br />
forma di controllo/equ<strong>il</strong>ibrio non esista più è abbastanza evidente, ma non in maniera esplicita.<br />
Oggi prevalgono largamente le due monocolture del vigneto e dell’oliveto, mentre altre economicamente<br />
importanti fino ai primi decenni del secolo scorso (agrumeto, frutteto, castagneto,<br />
orti) sono del tutto scomparse o sopravvivono solo a livello di piccoli appezzamenti di valore<br />
economico trascurab<strong>il</strong>e. È scomparso anche un altro tipo di uso del suolo, e più in generale delle<br />
risorse vegetali che, a partire dal XIX secolo, non si usa includere nelle colture per quanto<br />
richieda anch’esso cure colturali diverse: si tratta delle superfici dedicate al pascolo che nei secoli<br />
precedenti costituivano un elemento chiave dell’economia locale. Ma ciò che è scomparso<br />
non ha lasciato vuoti, anzi le aree abbandonate dalle colture e dal pascolo sono state<br />
rapidamente occupate da aspetti vari di vegetazione spontanea (soprattutto macchia mediterranea<br />
e pineta di Pino marittimo). In qualche misura, poi, si è cercato di introdurre nuovi tipi di<br />
colture specializzate (piante aromatiche, zafferano, bas<strong>il</strong>ico, peperoni, lavanda…) nel tentativo<br />
di risollevare l’agricoltura di terrazza.<br />
Nell’ambito di un progetto p<strong>il</strong>ota promosso dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e<br />
per <strong>il</strong> Paesaggio della Liguria per <strong>il</strong> recupero ambientale del Parco Nazionale delle Cinque Terre<br />
(AA.VV. 2003, Maggi et al. 2006) sono stati svolti dal L.A.S.A. saggi su alcuni siti di interesse<br />
storico-ambientale del comune di Riomaggiore <strong>il</strong> cui studio ha dimostrato l’interesse di impiegare<br />
fonti storiche diverse per individuare le pratiche di produzione e di attivazione della copertura<br />
vegetale, ricostruendo i paesaggi colturali pregressi e le loro dinamiche negli ultimi<br />
quattro secoli. Un tema classico della geografia dei paesaggi rurali, quello della dimora rurale e<br />
dei suoi annessi è stato studiato, per la stessa area, da una diversa équipe della Facoltà di Architettura<br />
che ha prodotto un inventario del patrimonio ed<strong>il</strong>izio del Parco. È mancata, però, la<br />
possib<strong>il</strong>ità di effettuare parallele indagini archeologiche sull’edificato rurale e di archeologia ambientale<br />
sui terrazzamenti ed i sistemi di controllo delle acque: in sintesi, gli studi di ecologia storica<br />
si sono articolati in:<br />
– valutazione e analisi di fonti documentarie (cartografia storica e recente, mappe catastali,<br />
testi, iconografia, toponomastica);<br />
– produzione e analisi di fonti osservazionali (flora, vegetazione, dendrologia);<br />
– produzione e analisi di fonti sedimentarie (stratigrafie polliniche nei suoli).<br />
Partendo dalla situazione ambientale attuale (approccio regressivo), si sono confrontati risultati<br />
di queste diverse fonti riguardo alla copertura vegetale, alle destinazioni colturali ed al tipo<br />
di economia viti-vinicola locale ottenendo l’immagine di un sistema, attivo sino alla prima metà<br />
del XIX secolo, ben più complesso rispetto a quello presente o sub contemporaneo (prima<br />
metà del XX secolo) e documentando la scomparsa del <strong>paesaggio</strong> precedente, in seguito ad<br />
abbandono di una componente probab<strong>il</strong>mente fondamentale della economia locale che era la<br />
transumanza ovina, cioè <strong>il</strong> transito e lo stazionamento nei mesi invernali di grandi greggi (migliaia<br />
di capi) soprattutto di pecore e capre. Ciò era possib<strong>il</strong>e per la presenza di spazi erbosi relativamente<br />
ampi, mantenuti specialmente lungo i crinali e i margini delle colture dedicati al<br />
pascolo, al pascolo negli oliveti e grazie allo sfruttamento anche del foraggio di foglie (alberi a<br />
capitozza, foglie di vite e di fico). Nonostante la prossimità del mare, anche specie mesof<strong>il</strong>e come<br />
<strong>il</strong> castagno erano coltivate sia per <strong>il</strong> legno sia per <strong>il</strong> frutto sia perché non sottraevano spazio<br />
all’allevamento.<br />
Il confronto di cartografia storica (r<strong>il</strong>ievi di terreno preparatori della Gran Carta degli Stati Sardi<br />
di Terraferma datab<strong>il</strong>i attorno <strong>il</strong> 1820) e carte topografiche più recenti (fino alle carte tematiche<br />
regionali attuali) hanno prodotto un’immagine dinamica della copertura vegetale nel corso<br />
degli ultimi due secoli. Si è trattato di una lettura specialistica di questi documenti, per ricavar-<br />
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