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Riconquistiamo il paesaggio - ACCA software SpA

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Riconquistare <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong><br />

cuni a vantaggio di altri può portare ad interpretazioni assolutamente lontane dalla realtà. E su<br />

una interpretazione sbagliata è fatale che si impostino criteri di previsione e di gestione sbagliati,<br />

con gli effetti che sono sotto gli occhi di tutti. Oggi, ad esempio, dovendo ridefinire i criteri<br />

di gestione territoriale in generale (Piani paesaggistici) e delle aree protette in particolare,<br />

si riconosce realisticamente che quelli di tipo esclusivamente protezionistico e conservazionistico<br />

adottati negli anni 1970 si sono rivelati perdenti sia sul piano del consenso sociale (ost<strong>il</strong>ità<br />

dei residenti), sia rispetto alla conservazione e valorizzazione proprio di quei beni che si<br />

volevano proteggere (perdita di valori naturalistici). Questo è accaduto perché <strong>il</strong> paradigma naturalistico<br />

attribuiva esclusivamente ai fattori naturali l’esistenza di valori ambientali che, invece,<br />

si sono rivelati in larga parte legati a pratiche di gestione delle risorse ambientali ed alla loro<br />

storia. L’effetto più evidente di tutto ciò è proprio la rapida modificazione dei paesaggi agrari<br />

cui veniva a mancare, prima per cause socio-economiche (abbandono delle aree rurali) e poi<br />

per politiche di gestione ambientale (aree protette “naturali” di vario genere), <strong>il</strong> fattore che li<br />

aveva modellati e mantenuti per generazioni: complessi sistemi e pratiche agro-s<strong>il</strong>vo-pastorali.<br />

È curioso, se non inquietante, che questo aspetto tanto determinante non sia stato tenuto nel<br />

debito conto da coloro che degli ecosistemi sono gli specialisti.<br />

Ma forse ancora più sorprendente è constatare che in realtà non esistono contrapposizioni tra<br />

i diversi approcci e che anzi, al contrario, la collaborazione tra discipline considerate tradizionalmente<br />

“umanistiche” (es. storia, archeologia) e “scientifiche” (es. ecologia) è praticab<strong>il</strong>e e assolutamente<br />

auspicab<strong>il</strong>e. Per di più, questo non comporta la rinuncia ai metodi di studio consolidati<br />

di ciascuna, perché essi sono perfettamente adeguati agli obiettivi: si tratta semplicemente di<br />

applicarli con una diversa mentalità e disponib<strong>il</strong>ità, in un quadro che sia veramente di livello ecosistemico<br />

e non limitato a qualche componente soltanto. È necessaria una scala spaziale e temporale<br />

microanalitica per svelare, riscoprire, quei rapporti storici tra società e risorse che le<br />

forme del <strong>paesaggio</strong> rurale - ma ancor più la percezione che ne hanno acquisito le società urbane<br />

- spesso velano, oscurano.<br />

Questi sono i presupposti che hanno determinato la nascita nei primi anni 1990 e guidato in<br />

seguito l’attività del Laboratorio di Archeologia e Storia Ambientale (L.A.S.A.) dell’Università di<br />

Genova. Più che di una struttura fisica fac<strong>il</strong>mente individuab<strong>il</strong>e, si tratta di un insieme di ricercatori<br />

(storici, geografi, naturalisti, archeologi, geologi) che, riuniti da un nuovo corso di laurea<br />

all'origine ampiamente interdisciplinare (Conservazione dei Beni Culturali, 1993-94), hanno svolto<br />

numerose attività didattico-scientifiche in questo senso. Non è casuale poi che sia la Liguria<br />

tra le pochissime regioni italiane ad aver sperimentato un approccio geografico-storico allo studio<br />

dei suoi paesaggi agrari in continuità con la stagione degli studi di Em<strong>il</strong>io Sereni (cfr. Quaini<br />

1973). Oggi <strong>il</strong> LASA è di supporto alle attività di uno specifico Dottorato di ricerca dedicato a<br />

“Geografia e storia per la valorizzazione del patrimonio storico-ambientale”: alcuni dei risultati<br />

raggiunti saranno presentati come esempi dei metodi e delle fonti per la storia dei paesaggi<br />

rurali (v. par.3)<br />

Nella Fig. 1 sono riassunti schematicamente i rapporti tra dimensione cronologica dei processi<br />

che hanno dato forma ai paesaggi rurali e approcci di studio pertinenti, affiancati dalle categorie<br />

principali di fonti disponib<strong>il</strong>i che vengono più dettagliatamente elencate nella Fig. 2.<br />

Un punto fondamentale riguarda la scala di studio: come accennato, l’ecologia storica procede,<br />

con criterio regressivo, dall’osservazione degli assetti ambientali attuali a quelli che li hanno preceduti<br />

e, quindi, anche determinati. Dispone perciò della gamma più ampia di documenti che<br />

spaziano dalle testimonianze degli ultimi produttori (fonti orali) alle osservazioni di campagna<br />

a quelle di archivio (fonti archivistiche, testuali), a quelle ricavab<strong>il</strong>i da tracce minerali e biologiche<br />

conservatesi in sedimenti e suoli (fonti sedimentarie). Scelta un’area di studio, procedendo<br />

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