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Riconquistiamo il paesaggio - ACCA software SpA

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Riconquistare <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong><br />

nere, contraddistingue le iniziative di conservazione del WWF Italia.<br />

Il successo si è concretizzato nel piacevole inconveniente di dover gestire un numero di contributi<br />

scritti notevolmente superiore a quello preventivato; per questo, <strong>il</strong> volume che inizialmente<br />

doveva sv<strong>il</strong>upparsi in circa 200 pagine nella sua versione definitiva supera le 350, evidente<br />

segnale dell’eterogeneo e multidisciplinare desiderio di esprimersi su un tema più che mai attuale<br />

come quello del <strong>paesaggio</strong>.<br />

Fra i tanti, abbiamo avuto anche la possib<strong>il</strong>ità di coinvolgere esperti che da tempo collaborano<br />

professionalmente con atenei ed enti di ricerca stranieri e che quindi hanno preferito fornire <strong>il</strong><br />

loro contributo in lingua inglese; questo aspetto ci ha stimolato rispetto alla produzione di un<br />

volume che potesse essere fruib<strong>il</strong>e, almeno parzialmente, anche dai quei lettori non in grado di<br />

leggere la nostra lingua. Per tale motivo tutti i contributi sono introdotti anche da un breve riassunto<br />

in inglese.<br />

D’altra parte, l’uso della lingua anglosassone si è reso indispensab<strong>il</strong>e anche per la diffusione stessa<br />

della Convenzione Europea, infatti essa è stata formulata nel suo testo ufficiale esclusivamente<br />

in lingua inglese e francese e, benché la legge nazionale di recepimento ne riporti in appendice<br />

la versione in lingua italiana, questa non ne costituisce la traduzione ufficiale. Per tale motivo, nella<br />

lettura dei vari capitoli, sebbene molte citazioni riportino stralci del testo della Convenzione<br />

in italiano, è bene fare riferimento al testo inglese della Convenzione riportato integralmente<br />

nel primo capitolo.<br />

Il risultato di questo complicato ed avvincente processo è, ora, nelle mani dei lettori; solo <strong>il</strong> loro<br />

giudizio e la fortuna critica che accompagnerà questo libro saprà dare risposte alla nostra<br />

ambiziosa sfida iniziale: <strong>il</strong> traguardo è stato, almeno parzialmente, raggiunto?<br />

A nostro avviso <strong>il</strong> successo è tangib<strong>il</strong>e, <strong>il</strong> prodotto finale è infatti un compendio piuttosto completo<br />

di informazioni, cultura, metodi di analisi e gestione forse unico nel suo genere e su questo<br />

argomento.<br />

Il volume può essere considerato un manuale (anche se non è stato costruito con questo scopo)<br />

attraverso <strong>il</strong> quale imparare e raccogliere le esperienze relative alle metodologie più idonee<br />

sperimentate per la pianificazione, per la programmazione a scala vasta, per l’analisi della<br />

componente umana e storica, per l’individuazione di specie o indicatori sensib<strong>il</strong>i, per la valutazione<br />

ambientale, per l’analisi delle minacce, per <strong>il</strong> coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini,<br />

per la comunicazione sociale per la promozione territoriale e turistica, per la gestione di<br />

sistemi di <strong>paesaggio</strong>, per la interpretazione delle implicazioni normative. Un strumento quindi<br />

che, nelle mani di persone di buona volontà, potrà divenire un ut<strong>il</strong>e vademecum per la gestione<br />

e conservazione del “bene” <strong>paesaggio</strong>.<br />

Ma, abbiamo detto in apertura, questo volume vuole anche una provocazione e se, da un lato,<br />

può essere incerto <strong>il</strong> raggiungimento del traguardo di far emergere, e quindi consolidare, un’idea<br />

di <strong>paesaggio</strong> condivisa e coordinata, c’è un elemento che chiaramente emerge dalle pagine del<br />

volume.<br />

Ripartiamo dalle parole di Antonio Cederna, che si chiede: “Quando finisce l’Italia?”, cui fa da<br />

controparte negativa e terrib<strong>il</strong>e l’idea che invece vede come equivalente, se non superiore per<br />

funzioni e valore, la sostituzione del <strong>paesaggio</strong> naturale con quello costituito e la trasformazione<br />

del capitale naturale, del quale tutti hanno o dovrebbero avere diritto di godere, in capitale<br />

economico, i cui guadagni e benefici sono ad esclusivo appannaggio di pochi speculatori, che<br />

spesso hanno anche <strong>il</strong> coraggio di ergersi a paladini della civ<strong>il</strong>tà, a portatori di un finto e quanto<br />

mai superato concetto di modernità, che si misura in cubature o infrastrutture, piuttosto che<br />

in sv<strong>il</strong>uppo di pratiche sostenib<strong>il</strong>i e in rispetto del patrimonio naturale. Ed <strong>il</strong> paradosso perverso<br />

degli speculatori è quello di vedere quanto c’è di verde nel <strong>paesaggio</strong> trasformab<strong>il</strong>e intera-<br />

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