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Riconquistiamo il paesaggio - ACCA software SpA

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perture appaiano realizzate in “lòse” (lastre di pietra naturalmente sfaldab<strong>il</strong>i). E in ogni altra opera<br />

umana la pietra, disponib<strong>il</strong>e in quantità <strong>il</strong>limitate anche perché tolta dai pascoli per renderli<br />

più produttivi, a secco o legata con malta magra o in molti casi superficialmente intonacata, la<br />

fa da padrone.<br />

Nel versante valdostano invece, ove le foreste coprono una maggiore percentuale del territorio,<br />

le strutture lignee in tronchi rozzamente lavorati appaiono molto più ampiamente diffuse.<br />

Una presenza, quella del legno, che nel Parco Nazionale dello Stelvio, dove la copertura forestale<br />

è assai estesa, diviene maggioritaria, con magnifici masi, malghe, fien<strong>il</strong>i, stalle e baite in cui<br />

esso predomina, spesso su basi in pietra locale.<br />

In queste valli, <strong>il</strong> rivestimento dei tetti grazie all’ampia disponib<strong>il</strong>ità di legno, è quasi sempre costituito<br />

da “scandole” di larice.<br />

Nel resto d’Italia, un paese in cui la presenza di foreste ad alto fusto è sempre stata piuttosto<br />

esigua, <strong>il</strong> legname nelle pareti esterne degli edifici è praticamente assente.<br />

Oltre al già citato fenomeno delle “case di terra” abruzzesi e delle architetture tradizionali dell’arco<br />

alpino, le strutture portanti di casali, cascine, masserie, fattorie di tutta Italia possono essere<br />

suddivise in due grandi settori: la pietra e <strong>il</strong> cotto.<br />

4. La pietra<br />

Riconquistare <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong><br />

Là dove le condizioni economiche sono più modeste e meno disponib<strong>il</strong>e (per mancanza di pietra<br />

calcarea) la calcina con la quale formare, in unione con sabbia o pozzolana, la malta, le costruzioni<br />

rurali sono edificate con pietra rozzamente sbozzata lasciata a faccia vista. In molti casi,<br />

i giunti e le fessure che restano tra i conci sono addirittura tamponati con impasti di fango, <strong>il</strong><br />

che rende gli edifici, soprattutto in zone sismiche, particolarmente frag<strong>il</strong>i.<br />

A partire dall’Alto Medioevo, dopo <strong>il</strong> crollo dell’Impero Romano e delle sue perfezionate tecniche<br />

costruttive, i muri esterni sono realizzati con esigui elementi di pietre disponib<strong>il</strong>i sul posto.<br />

In gran parte dell’Appennino (specialmente in quello Tosco-Em<strong>il</strong>iano, in corrispondenza di pendici<br />

in cui emergono le rocce arenaceo marnose e impera <strong>il</strong> castagneto) la pietra arenaria, nelle<br />

sue accezioni più note di “macigno” e “pietra serena”, domina nelle costruzioni montane e<br />

rurali. Esempi interessanti si possono cogliere ad esempio, oltre che nei casolari rurali,negli edifici<br />

adibiti all’essiccazione delle castagne.<br />

Nel settore delle varie pietre da costruzione di cui abbiamo già parlato, è piuttosto interessante<br />

osservare come le diverse situazioni geografiche influenzino, anche in territori di non vasta<br />

estensione, i muri delle case. Un esempio particolarmente significativo a sostegno di quanto si<br />

espone, può essere trovato nei due versanti della Valle del Tevere, ai confini tra <strong>il</strong> Lazio e l’Umbria.<br />

Sulla sponda destra, le ignimbriti e le lave fuoriuscite dai Monti Vulsini, Cimini e Sabatini hanno<br />

prodotto materiali in cui nelle costruzioni (casolari, torri, castelli, chiese isolate) i colori caldi dei<br />

tufi piroclastici si uniscono al grigio della pietra lavica, del peperino e della leucitite.<br />

Mentre poco più in là, oltre la Valle del Tevere, domina incontrastato <strong>il</strong> chiaro del pietrame calcareo,<br />

con sfumature cromatiche che vanno dal bianco assoluto al rosato della pietra d’Assisi,<br />

sia lavorata ad “opera incerta” sia in conci ricavati da ab<strong>il</strong>i scalpellini locali.<br />

Sono tutte murature che presentano, ad esempio nel caso del tufo vulcanico, infinite variazioni<br />

di tessuto: si pensi ai “tozzetti” malamente legati dalla malta dei casolari più antichi (estreme derivazioni<br />

del magnifico “opus reticulatum” delle architetture imperiali), ai perfetti conci di tufo<br />

“lionato” con giunti sott<strong>il</strong>issimi delle costruzioni più auliche di Orvieto, al pietrame “a sacco” o<br />

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