Riconquistiamo il paesaggio - ACCA software SpA
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1. Introduzione<br />
Riconquistare <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong><br />
In un territorio come <strong>il</strong> nostro - che conosce (e soffre) la presenza umana da decine di migliaia<br />
di anni e da almeno diecim<strong>il</strong>a è stato coltivato, diboscato, pascolato, urbanizzato, abitato, incendiato<br />
- chi affronta <strong>il</strong> tema del <strong>paesaggio</strong> non può assolutamente prescindere dall’opera<br />
dell’uomo.<br />
Ad iniziare dai 30.000/50.000 abitanti, quanti ne contava in totale <strong>il</strong> nostro Paese diecim<strong>il</strong>a anni<br />
fa, alla fine del Neolitico, fino a giungere agli oltre 60 m<strong>il</strong>ioni di oggi (195 persone a ch<strong>il</strong>ometro<br />
quadrato) i segni della presenza antropica si sono pesantemente sovrapposti all’originario<br />
<strong>paesaggio</strong> naturale, che era costituto in massima parte da foreste, salvo i monti al disopra dei<br />
2000 metri e le lagune salmastre.<br />
Foreste di latifoglie sempreverdi (lecci, sughere, essenze della macchia mediterranea) alle altitudini<br />
minori, pioppi, tigli, farnie, frassini, ontani nelle pianure più interne ed umide, foreste caducifoglie<br />
(roverelle, castagni, faggi) ad altitudini intermedie, foreste di conifere (abeti, pini, larici,<br />
cembri, mughi) fin verso i 2000 metri, ai limiti della vegetazione arborea.<br />
Il vocabolo “<strong>paesaggio</strong>”, che deriva dal termine tardo latino pagus = v<strong>il</strong>laggio (ben diverso dall’anglosassone<br />
landscape che richiama territori aperti e naturali, “lande”), fa ben comprendere<br />
l’atteggiamento, comune a tutti gli italiani, di considerare <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong> naturale qualcosa di estraneo.<br />
Il termine di “foresta”, derivante dal tardo latino foreste(m) - derivante a sua volta dall’avverbio<br />
foris “fuori” - al posto del più antico s<strong>il</strong>vam, è piuttosto indicativo a tal proposito.<br />
Dai primi sentieri in terra battuta e dai tratturi erbosi che portavano le greggi delle genti neolitiche<br />
dagli Appennini e dalle Alpi ai pascoli invernali lungo le pianure costiere, e dai dolmen e<br />
menhir della prima Età del Bronzo alle basi di capanne dell’Età del Ferro, castellieri e sepolcreti,<br />
<strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong> naturale è infarcito delle tracce della presenza umana che si sono moltiplicate e<br />
diffuse fin da molti secoli prima di Cristo. E ancora pochi decenni fa, in molte parti d’Italia (come<br />
ad esempio la Pianura Pontina prima delle bonifiche degli anni ’30 dello scorso secolo) si<br />
potevano osservare le tipiche capanne coniche“a tolos” identiche a quelle del periodo neolitico,<br />
fatte di frasche su una base di terra battuta, a volte con uno o due giri di pietrame. Per non<br />
parlare di capanne sull’esatto modello di quelle del periodo V<strong>il</strong>lanoviano (come si desume dalle<br />
urne cinerarie della prima Età del Ferro) ancora visib<strong>il</strong>i in molte parti d’Italia agli inizi del ‘900.<br />
Un esempio della sopravvivenza di queste arcaiche abitazioni si può vedere in un acquerello di<br />
Enrico Coleman (1846-1911) intitolato “La capanna dei contadini nella Campagna”.<br />
Masserie fortificate, cascinali isolati, abbazie e monasteri, torri costiere, castelli e fortezze, stazioni<br />
di posta e ponti, stalle e fien<strong>il</strong>i, malghe e masi, baite e stazzi, blockhaus contro i briganti ottocenteschi<br />
e ricoveri per <strong>il</strong> bestiame, muretti a secco e basolati, moli e attracchi, cantine e<br />
magazzini, s<strong>il</strong>os e capanne, staccionate e pagliai, edicole sacre e cappelle votive, mulini e fornaci<br />
per la produzione di calce viva, rappresentano gli immob<strong>il</strong>i e multiformi sig<strong>il</strong>li creati dall’uomo<br />
per marcare <strong>il</strong> suo dominio sul territorio e sull’ambiente naturale, spesso infesto e temuto.<br />
In tutta questa moltitudine di oggetti fisici, una parte preponderante la svolge l’uso dei materiali<br />
reperib<strong>il</strong>i in loco.<br />
Penso che una disamina attenta di quanto questo settore abbia influito sull’inserimento o meno<br />
dei prodotti antropici nella modellazione del <strong>paesaggio</strong>, dai tempi più antichi ad oggi, possa<br />
servire ad orientare coloro (ingegneri, architetti, geometri, urbanisti, pianificatori, soprintendenti<br />
ai monumenti) incaricati di proporre o esaminare interventi di restauro o di edificazione nel<br />
delicato e prezioso <strong>paesaggio</strong> italico.<br />
Un <strong>paesaggio</strong> nato, come si è visto, da una perfetta compenetrazione tra l’opera dell’uomo e<br />
quella della natura.<br />
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