Riconquistiamo il paesaggio - ACCA software SpA
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Riconquistare <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong><br />
Abbiamo detto nei punti precedenti che per intercettare le risorse sono necessari dei riconoscimenti<br />
di configurazioni; ebbene l’eco-field può essere definito come quella determinata configurazione<br />
spaziale portatrice di significato tale da permettere ad un organismo di individuare<br />
la specifica risorsa. L’eco-field è quindi l’interfaccia semiotica tra l’organismo e la risorsa. Senza<br />
questa interfaccia non sarebbe possib<strong>il</strong>e identificare la risorsa che come abbiamo già avuto modo<br />
di dire si presenta in forme criptiche, sfugge la predazione, è distribuita in modo eterogeneo<br />
ed effimero nello spazio e nel tempo.<br />
La sostanziale differenza tra <strong>il</strong> concetto di Umwelt e di eco-field risiede nello stretto legame tra<br />
la specifica funzione, la configurazione spaziale richiesta e la specifica risorsa. In altre parole, ad<br />
ogni funzione è associato un template cognitivo che discrimina in maniera specifica l’intorno e<br />
coglie quella parte della complessità necessaria all’individuazione della risorsa. Pertanto <strong>il</strong> meccanismo<br />
in atto in un processo di significazione prende l’avvio da una memoria genetica a cui<br />
può associarsi anche una memoria ecologica, che insieme attuano una rappresentazione cognitiva<br />
che successivamente sarà ricercata nell’intorno al fine di localizzare una specifica risorsa.<br />
In tal modo la percezione dell’intorno viene finalizzata a quella specifica risorsa e la configurazione<br />
spaziale ricercata sarà determinata dal template cognitivo richiesto. Questa teoria trova<br />
ampie possib<strong>il</strong>ità per una sua verifica ed applicazione in un amplissimo settore del monitoraggio<br />
biologico e della progettazione ambientale, come avremo modo di sottolineare più avanti.<br />
Se ad ogni funzione è associato uno specifico eco-field da accoppiarsi ad un template cognitivo<br />
che ut<strong>il</strong>izza una memoria genetica o una memoria ecologica, o entrambe, si potrebbe concludere<br />
che l’insieme degli eco-field rappresenti <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong> cognitivo per quella specie. Di fatto<br />
tornando al concetto di observer-based landscape, l’eco-field rientra in pieno in questo dominio<br />
epistemologico e quindi con l’espandersi delle funzioni e delle associate risorse si avrà una obbligata<br />
comparsa di nuovi eco-field, cioè di nuove configurazioni portatrici di significato.<br />
Il <strong>paesaggio</strong> diventa quindi l’insieme degli eco-field ed <strong>il</strong> suo carattere specie-specifico viene ulteriormente<br />
distinto in sotto-distinzioni funzione-specifiche.<br />
Questo ragionare sembra una complicazione di aspetti già di per sé complessi, ma è vero l’opposto.<br />
Proviamo a fare alcune alcuni esempi. Proviamo ad analizzare alcuni eco-field del pettirosso<br />
(Erithacus rubecula), un piccolo turdide assai comune in giardini e parchi durante <strong>il</strong> periodo<br />
invernale.<br />
Questa specie cerca la risorsa alimentare in zone limitrofe a rifugi costituito da alberelli e cespugli.<br />
Prendiamo ora in considerazione l’eco-field alimentare: questo è rappresentato da coperture<br />
erbacee a erbe basse dove <strong>il</strong> pettirosso cerca gli artropodi che ermergono dal suolo.<br />
Le zone di caccia sono però limitate alle adiacenze ai rifugi e pertanto <strong>il</strong> suo eco-field alimentare<br />
va a sovrapporsi all’eco-field antipredatorio. Il b<strong>il</strong>ancio tra necessità di raccogliere cibo e<br />
necessità di sfuggire ai predatori (falchi), quindi non allontanarsi troppo dai rifugi, porta <strong>il</strong> pettirosso<br />
a non poter mai ut<strong>il</strong>izzare in misura ottimale l’eco-field alimentare se non in casi estremi:<br />
la mattina presto e la sera tardi quando la luminosità è bassa ed i falchi hanno interrotto la caccia.<br />
Una ulteriore eccezione è rappresentata da temperature notturne molto basse che inducono<br />
l’animale ad assumere <strong>il</strong> giorno successivo risorse in misura maggiore per compensare <strong>il</strong><br />
dispendio notturno.<br />
Da questo antagonismo, tra l’altro verificato sperimentalmente (Farina & Morri, in prep.), ne deriva<br />
la constatazione che ogni funzione non viene soddisfatta pienamente se non raramente.<br />
Infatti se l’eco-field antipredatorio fosse del tutto soddisfatto <strong>il</strong> pettirosso non avrebbe mai accesso<br />
alle risorse alimentari e quindi rischierebbe di morire di fame. E, all’opposto, se ignorasse<br />
sempre <strong>il</strong> controllo antipredatorio sarebbe fac<strong>il</strong>e preda dei falchi. Alla fine possiamo concludere<br />
che la scelta che una specie fa di un territorio in cui vivere risulta come compromesso nel tro-<br />
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