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Area forestale: Val Chisone e Germanasca ... - Sistema Piemonte

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<strong>Area</strong> <strong>forestale</strong>: <strong>Val</strong> <strong>Chisone</strong> e <strong>Germanasca</strong><br />

Piano Forestale Territoriale


Rilievi, cartografie tematiche e relazioni tecniche<br />

Gruppo di lavoro: Marcello Miozzo (Coordinamento), DREAM Italia Scarl<br />

Metodologia, assistenza tecnica, controllo<br />

I.P.L.A. S.p.A.<br />

Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente<br />

Settore Vegetazione e Fauna<br />

Settore Cartografia ed Informatica<br />

Settore Suolo<br />

Coordinamento generale<br />

Regione <strong>Piemonte</strong><br />

Direzione Economia montana e Foreste<br />

Settore Politiche forestali<br />

Torino – luglio 2001


Indice<br />

0.0. Integrazioni metodologiche 1<br />

PARTE PRIMA: INQUADRAMENTO DELL’AMBIENTE E DEL<br />

TERRITORIO<br />

1. AMBIENTE FISICO<br />

1.0.1. Ubicazione, estensione,confini, inquadramento amministrativo e idrografico. 5<br />

1.1. Aspetti climatici 9<br />

1.2. Caratteri geologici, geomorfologici e pedologici 21<br />

2. ASSETTO TERRITORIALE<br />

2.0. Suddivisione del territorio in tipi di occupazione del suolo 25<br />

2.1. Individuazione e caratterizzazione dei boschi secondo i tipi forestali: composizione, governo,<br />

trattamento passato e attuale. 30<br />

2.1.1. I popolamenti forestali 30<br />

2.1.1.1. LC Lariceti e cembrete 36<br />

2.1.1.2. FG Faggete 53<br />

2.1.1.3. CA Castagneti 64<br />

2.1.1.4. PS Pinete di pino silvestre 71<br />

2.1.1.5. AF Acero-tiglio-frassineti 78<br />

2.1.1.6. AB Abetine 84<br />

2.1.1.7. QV Querceti di rovere 89<br />

2.2. Individuazione e descrizione delle Unità di Terre 92<br />

2.2.1. Raccolta e preparazione del materiale di base 92<br />

2.2.2. Metodologia di identificazione delle Unità di Terre 93<br />

2.2.3. Classificazione e descrizione delle U.d.T. 94<br />

3. PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E ASPETTI SOCIO-ECONOMICI 112<br />

3.0. Strumenti di Pianificazione territoriale esistenti (urbanistici comunali o sovracomunali, piani di<br />

sviluppo di Comunità Montana, piani paesistici, di aree protette, piani zonali di sviluppo agricolo<br />

ecc.) 112<br />

3.0.1. Parchi naturali 112<br />

3.0.1.1. Biotopi 113<br />

3.0.2. Piani di Assestamento Forestale 115


3.0.3. Altre pianificazioni in essere 115<br />

3.1. Vincoli territoriali esistenti, sviluppo urbanistico e tutela ambientale 116<br />

3.2. Analisi demografica e principali attività socio-economiche – aziende di utilizzazione e<br />

trasformazione presenti – mercato dei prodotti. 119<br />

3.2.1. Cenni storici sull’utilizzazione delle risorse silvo-pastorali 126<br />

3.3. Consistenza e regime patrimoniale (aspetti catastali, proprietà pubbliche e private, usi civici,<br />

Servitù) 128<br />

PARTE SECONDA: DESTINAZIONI – OBIETTIVI SELVICOLTURALI<br />

4. ASPETTI POLIFUNZIONALI DEGLI AMBIENTI FORESTALI<br />

4.0. Destinazioni e obiettivi selvicolturali (per tipo di destinazione) 149<br />

4.0.1. Destinazione Produttiva 153<br />

4.0.2. Destinazione Produttivo-Protettiva 154<br />

4.0.3 Destinazione Protettiva 160<br />

4.0.4. Destinazione Naturalistica 164<br />

4.0.5. Destinazione alla fruizione 167<br />

4.0.6. Cenosi in libera evoluzione (senza esplicita definizione) o a evoluzione naturale 170<br />

4.1. Problemi fitosanitari ed emergenze 171<br />

4.2. Incendi 172<br />

4.3. Aspetti faunistici e venatori 174<br />

4.3.1. Metodologia 174<br />

4.3.2. Le presenze faunistiche 174<br />

4.3.2.1. Invertebrati 174<br />

4.3.2.2 Rettili e anfibi 176<br />

4.3.2.3 Uccelli 178<br />

4.3.2.4. Mammiferi 185<br />

4.3.3. Istituti faunistici 196<br />

4.3.3.1. Istituti faunistico venatori 196<br />

4.3.4. Ringraziamenti 197<br />

5. COMPARTIMENTAZIONE DEI BOSCHI 198<br />

5.0. Suddivisione in Settori 198


PARTE TERZA: PIANIFICAZIONE E PROGRAMMAZIONE DEGLI<br />

INTERVENTI<br />

6. VALORIZZAZIONE MULTIFUNZIONALE DEL PATRIMONIO FORESTALE :<br />

INTRODUZIONE 200<br />

6.0. Taglio a scelta colturale 201<br />

6.1. Diradamento e conversione 207<br />

6.2. Ceduazione 212<br />

6.3. Tagli successivi adattati 214<br />

6.4. Diradamento 219<br />

6.5.Taglio a buche, a strisce, a fessura 222<br />

6.6. Conversione attiva 225<br />

6.7. Cure colturali 228<br />

6.8. Evoluzione controllata 230<br />

6.9. Evoluzione naturale 233<br />

7. IL PIANO PASTORALE 237<br />

7.0. Considerazioni generali 237<br />

7.0.1. Obiettivi del piano 238<br />

7.0.2. Cenni metodologici 239<br />

7.0.2.1. Indagini preliminari 239<br />

7.0.2.2. Rilievi in campo 241<br />

7.0.2.3. Stima del potenziale foraggero 242<br />

7.0.2.4. Elaborazione dei dati 243<br />

7.0.3. Cenni storici sull’uso del patrimonio <strong>forestale</strong> 244<br />

7.1. Analisi dello stato attuale 246<br />

7.1.1. Comprensori di pascolo esistenti 246<br />

7.1.1.1 Comprensori di pascolo 246<br />

7.1.1.2. Comprensorio di Gran Puy (1) 247<br />

7.1.1.3. Comprensorio di Chezal (2) 247<br />

7.1.1.4. Comprensorio di Leval (3) 248<br />

7.1.1.5. Comprensorio di Meis (4) 248<br />

7.1.1.6. Comprensorio di Pradamon (5) 248


7.1.1.7. Comprensorio di Lauson (6) 249<br />

7.1.1.8. Comprensorio di Ghinivert (7) 249<br />

7.1.1.9. Comprensorio di Troncea (8) 249<br />

7.1.1.10. Comprensorio di Salza (9) 250<br />

7.1.1.11. Comprensorio di Balma (10) 250<br />

7.1.1.12. Comprensorio di Monte Selletta (11) 250<br />

7.1.1.13. Comprensorio di Gran Queyron (12) 250<br />

7.1.1.14. Comprensorio di Monte Giulian (13) 251<br />

7.1.1.15. Comprensorio di Sapatlè (14) 251<br />

7.1.1.16. Comprensorio di Punta Muret (15) 251<br />

7.1.1.17. Comprensorio di Lauson (16) 252<br />

7.1.1.18. Comprensorio di Cerogne (17) 252<br />

7.1.1.19. Comprensorio di Pian dell’Alpe (18) 252<br />

7.1.1.20. Comprensorio di Albergian (19) 253<br />

7.1.1.21. Comprensorio di Crestove (20) 253<br />

7.1.1.22. Comprensorio di Pequerel (21) 253<br />

7.1.1.23. Comprensorio di Bourcet (22) 254<br />

7.1.1.24. Comprensorio di Monte Orsiera (23) 254<br />

7.1.1.25. Comprensorio di <strong>Val</strong>lone Rouen (24) 254<br />

7.1.1.26. Comprensorio di Lazzarà (25) 254<br />

7.1.1.27. Comprensorio di Pralamar (26) 255<br />

7.1.2. Fabbricati, infrastrutture 255<br />

7.1.3. Viabilità 256<br />

7.2. Condizione e produttività dei pascoli 256<br />

7.2.1. Descrizione delle principali tipologie 257<br />

7.2.2. <strong>Val</strong>utazione della produttività 258<br />

7.3. Capi monticati 259<br />

7.3.1. Confronto fra carico reale e carico stimato ammissibile 261<br />

7.4. Proposte di Piano 263<br />

7.4.1. Comprensori di pascolo 263<br />

7.4.1.1. Destinazioni 263<br />

7.4.1.2. Interventi 264<br />

7.4.2. Ipotesi di sistemi foraggeri 267<br />

7.4.3. Fabbricati e strutture 268


7.4.4. Produzione e commercializzazione 270<br />

7.4.5. Conservazione dell’ambiente e del paesaggio 271<br />

7.4.6. Quadro economico degli interventi 271<br />

7.4.7. Documenti di piano 272<br />

8. FENOMENI DI DISSESTO, ASSETTO DELLE BASSE SPONDE E INDICAZIONI DI<br />

INTERVENTO 273<br />

8.0. Aspetti generali e tipologie prevalenti del dissesto in riferimento alle U.d.T. 273<br />

8.0.1. U.d.T. ritenute critiche 273<br />

8.1. Interventi sulle basse sponde 278<br />

8.2. Descrizione dei boschi di protezione 280<br />

8.3. Interventi ed opere di sistemazione esistenti e loro grado di efficienza e conservazione 281<br />

8.4. Interventi previsti e priorità 282<br />

9. VIABILITÀ SILVO-PASTORALE POLIFUNZIONALE E SISTEMI DI ESBOSCO 286<br />

9.0. Premessa 286<br />

9.1. Richiami metodologici 287<br />

9.2. Descrizione della situazione attuale 289<br />

9.2.1. Sviluppo e funzioni della rete viabile 289<br />

9.2.2. Regime di proprietà e regolamentazione 295<br />

9.2.3. Caratteristiche costruttive e stato di manutenzione 296<br />

9.2.4. Stabilità delle scarpate ed aspetti idrogeologici 299<br />

9.3. Accessibilità attuale e sistemi di esbosco 300<br />

9.4. Proposte operative 305<br />

9.4.1. Indirizzi programmatici per il miglioramento della rete stradale <strong>forestale</strong> 305<br />

9.4.2. Interventi sulla viabilità esistente 306<br />

9.4.2.1. Interventi di manutenzione 306<br />

9.4.2.2. Interventi di ripristino 311<br />

9.4.2.3. Interventi di adeguamento 313<br />

9.5. Realizzazione di nuovi tracciati. 318<br />

9.6. Dati riepilogativi 336<br />

10. QUADRO ECONOMICO ED ORGANIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI PREVISTI 337<br />

11. BIBLIOGRAFIA 342


0.0. INTEGRAZIONI METODOLOGICHE<br />

Per quanto riguarda la metodologia generale e le specifiche inerenti ciascun settore di<br />

indagine il lavoro eseguito ha utilizzato come fonte primaria le norme tecniche di<br />

pianificazione, la pubblicazione delle Tipologie Forestali del <strong>Piemonte</strong>, le specifiche emanate<br />

dall’I.P.L.A. quale Ufficio di Piano (UP) in corso d’opera, che non andassero ad aggravare gli<br />

oneri fissati nel contratto.<br />

Il gruppo di studio della D.R.E.AM. Italia ha operato una scelta di partenza individuando<br />

come luogo di emanazione dell’informazione sull’<strong>Area</strong> Forestale 26 un <strong>Sistema</strong> Informativo<br />

Geografico Territoriale appositamente definito per accogliere le informazioni cartografiche<br />

esistenti e strutturato in modo da fornire sempre e in tempo reale i dati nella condizione più<br />

aggiornata.<br />

Tale scelta oltre ad essere uno standard aziendale, è stata particolarmente sentita poiché la<br />

Comunità Montana delle <strong>Val</strong>li <strong>Chisone</strong> e <strong>Germanasca</strong>, ha già un ricco catalogo informativo<br />

geocodificato e implementato su ArcView ed inoltre è stata sede sperimentale<br />

dell’applicazione del <strong>Sistema</strong> Informativo della Montagna.<br />

Il sistema che è stato costruito dal gruppo di studio è invece basato su SW G.I.S. MapInfo ver.<br />

5 che per altro si presenta con comprovate capacità di interscambio anche con ArcView.<br />

La Banca dati geografica della Comunità Montana è stata gentilmente fornita da parte<br />

dell’ufficio pianificazione territoriale ed in particolare dall’Arch. Alberti che ci ha fornito:<br />

a) basi catastali in formato vector - fonte mappe catastali del Catasto di Torino;<br />

b) confini comunali in formato vector – fonte CTR 1:10.000;<br />

c) edificato in formato vector – fonte PRG comunali<br />

d) idrografia in formato vector – fonte CTR 1:10.000;<br />

e) viabilità principale in formato vector – fonte CTR 1:10.000;<br />

f) volo aerofotogrammetrico del 1986 a colori in formato fotografico;<br />

g) carta dei dissesti in scala 1:25.000 in formato cartaceo – fonte studio geomorfologico<br />

della bassa <strong>Val</strong> <strong>Chisone</strong>;<br />

h) carta delle aree a rischio valanghe in scala 1:25.000 in formato cartaceo – fonte studio<br />

geomorfologico della bassa <strong>Val</strong> <strong>Chisone</strong>;<br />

1


Non è stato invece possibile acquisire le basi dati del SIM poiché sono in formati non<br />

interscambiabili e utilizzabili quindi soltanto con il SW messo a disposizione da parte del<br />

MIPA.<br />

Oltre alle informazioni forniteci dalla Comunità Montana, sono state implementate nel<br />

sistema le seguenti Banche Dati:<br />

i) Base topografica in scala 1:10.000 in formato raster completa su tutto il territorio (in<br />

parte acquisita dall’UP e in parte acquistata dalla D.R.E.AM. presso il Servizio<br />

Cartografico Regionale);<br />

j) Base ortofotografica in scala 1:10.000 in formato raster completa su tutto il territorio (in<br />

parte acquisita dall’UP e in parte acquistata dalla D.R.E.AM. presso il Servizio<br />

Cartografico Regionale);<br />

Le due serie sono state ottenute attraverso la scansione a definizione di 400 dpi in scala di 256<br />

livelli di grigi; successiva geocodifica e correzione delle deformazioni. Successivamente<br />

ciascuna tavola è stata inserita nell’atlante cartografico del progetto.<br />

k) Carta dei dissesti dell’alta <strong>Val</strong> <strong>Chisone</strong> in scala 1:25.000 formato cartaceo – fonte C.S.I.<br />

di Torino;<br />

l) Particellari dei Piani di Assestamento Forestale con archivio descrittivo collegato,<br />

effettuati dalla SCAF (oggi D.R.E.AM. Italia) di Poppi alla scala 1:10.000 in formato<br />

vector – fonte D.R.E.AM. Italia;<br />

m) Grigliato a passo di 50 metri dell’altimetria in formato vector – fonte UP;<br />

n) Quadri di unione delle cartografie CTR alla scala 1:10.000 in formato vector – fonte UP.<br />

Le principali elaborazioni realizzate a servizio dello studio sono state le seguenti:<br />

o) Realizzazione di un Modello Digitale del Terreno con cella con passo di 10 metri in<br />

formato raster. Tale elaborato è servito per realizzare alcune correlazioni, ad esempio<br />

tra tipologia <strong>forestale</strong> e quota di vegetazione (si veda 2.0., ove è stata realizzata<br />

un’elaborazione che traccia il limite altitudinale della vegetazione arborea su tutto il<br />

territorio).<br />

p) Realizzazione delle carte derivate dal DEM delle pendenze e dell’esposizione dei<br />

versanti; in formato raster a cella con passo di 10 metri. Per quanto riguarda la carta<br />

2


delle pendenze sul taglio delle CTR in scala 1:10.000, per ciascun elemento è stata<br />

realizzata anche una copertura per classi a poligono in formato vector.<br />

q) Realizzazione della rappresentazione in 3D del territorio in esame.<br />

r) Realizzazione della mappa dell’intervisibilità per la dislocazione di punti di<br />

avvistamento incendi.<br />

s) Digitalizzazione delle carte acquisite presso vari enti e consorzi in formato cartaceo.<br />

t) Realizzazione della copertura totale della carta geolitologica in scala 1:25.000 e in<br />

formato vector – fonte nostra elaborazione a partire dalla Carta Geologica Nazionale e<br />

dall’elenco delle tipologie litologiche fornite dall’UP.<br />

Il presente studio è stato realizzato dalla seguente equipe di tecnici e professionisti:<br />

Coordinatore: si è occupato di mantenere il coordinamento del progetto, curare i rapporti con<br />

il committente, con gli Enti locali con l’UP e con la Commissione Tecnica.<br />

Marcello Miozzo, Dottore Forestale – ruolo coordinatore del progetto, allestimento GIS e<br />

stesura del Piano<br />

Gruppo <strong>forestale</strong>: si è occupato della realizzazione della carta dell’uso del suolo, della carta<br />

delle categorie forestali, dei rilievi inventariali, rilievi delle tipologie forestali, segnalazione<br />

dei dissesti, segnalazione della viabilità non presente in carta.<br />

Piero Chioccioli, Dottore Forestale – ruolo analisi pianificazioni passate<br />

Patrizia Rossi, Dottore Forestale – ruolo fotointerpretazione e riporto a video<br />

Fiamma Rocchi, Dottore Forestale – ruolo fotointerpretazione e riporto a video<br />

Laura Piaggi, Fitosociologa – ruolo raccolta bibliografica e studio dei settori<br />

Margherita Quaglia, Dottore <strong>forestale</strong> – ruolo caposquadra<br />

Nadia Frizerio, Dottore <strong>forestale</strong> – ruolo caposquadra<br />

Carlo Biorcio, Dottore <strong>forestale</strong> - ruolo caposquadra<br />

Luigi Gallina, Dottore <strong>forestale</strong> - ruolo caposquadra<br />

Alessandra Santoro, Dottore <strong>forestale</strong> - ruolo caposquadra<br />

Tiziana Bologna, Dottore <strong>forestale</strong> - ruolo caposquadra<br />

Gruppo Pascoli e Fauna: si è occupato del rilievo delle superfici a pascolo, della<br />

delimitazione dei comprensori d’alpe e in parte nella stesura del Piano Pastorale.<br />

3


Danilo Bo, Dottore <strong>forestale</strong> – ruolo responsabile piano pastorale<br />

Stefania Gualazzi, Naturalista – ruolo analisi delle caratteristiche faunistiche del territorio<br />

Gruppo dissesti e Unità delle Terre: si è occupato della redazione della Carta delle Unità di<br />

Terre, della descrizione delle U.d.T., del rilievo dei dissesti.<br />

Stefano Bracciotti, Dottore Forestale pedologo – ruolo di responsabile per le unità di terre<br />

Mauro Chessa, Dottore Geologo – fotointerprete geomorfologo – ruolo fotointerpretazione<br />

forme per carta U.d.T. e dissesti<br />

Annamaria Masi, Dottore Forestale pedologo – ruolo rilievi a terra<br />

Claudia Pontenani, Dottore Forestale pedologo – ruolo rilievi a terra<br />

Gruppo Proprietà e Viabilità: si è occupato del rilievo della viabilità con rilievo GPS e<br />

dell’indagine patrimoniale<br />

Michela Parri, Dottore Forestale – ruolo indagine usi civici e proprietà e rilievo a terra<br />

viabilità<br />

Marco Niccolini, Dottore Forestale – ruolo rilievo a terra viabilità;<br />

Servizi vari: si è occupato degli inserimenti di archivio e della digitalizzazione delle carte, del<br />

supporto alle correzioni, ecc.<br />

Stefano Goretti, Forestale – correzione Banche Dati<br />

Paola Bassi – inserimenti e digitalizzazione cartografia.<br />

4


PARTE PRIMA: INQUADRAMENTO DELL’AMBIENTE E DEL TERRITORIO<br />

1. AMBIENTE FISICO<br />

1.0.1. Ubicazione, estensione,confini, inquadramento amministrativo e idrografico.<br />

L’area <strong>forestale</strong> 26 è ubicata sul versante orientale della Regione <strong>Piemonte</strong> e si estende per<br />

una superficie complessiva di 55.750 ettari. (si veda in proposito la Figura 1 e l’allegato 1).<br />

Figura 1 Ubicazione e ripartizione dei limiti amministrativi comunali.<br />

Situata in Provincia di Torino comprende al suo interno 16 comuni e ricade interamente nel<br />

perimetro della Comunità Montana <strong>Val</strong>li <strong>Chisone</strong> e <strong>Germanasca</strong>, il solo Comune di Pragelato<br />

per quanto riguarda la pianificazione urbanistica ha una gestione separata con Piano paesistico<br />

specifico.<br />

Nella cartografia di Figura 1 sono riportate le perimetrazioni dei 16 comuni.<br />

5


L’area <strong>forestale</strong> 26 “<strong>Val</strong>li <strong>Chisone</strong> e <strong>Germanasca</strong>” è caratterizzata da un territorio a impronta<br />

fortemente montana. Nella Figura 2 (e si veda l’allegato 1) si può notare come gran parte<br />

dell’area sia occupata da rilievi montuosi di tipo alpino.<br />

Figura 2: Rappresentazione morfologica del territorio dell’area <strong>forestale</strong> 26<br />

Come accennato gran parte del territorio è situato in area montana risultando il valore medio<br />

di quota di ciascun comune (si veda la Tabella 1) quasi sempre al di sopra dei 1.000 metri e in<br />

alcuni casi al di sopra dei 2.000.<br />

Questo aspetto non è assolutamente da trascurare poiché costituisce una delle caratterizzazioni<br />

più significative di questa area <strong>forestale</strong>; infatti sono evidenti molti indicatori comuni al<br />

territorio montano italiano sia connessi alle infrastrutture, ovvero scarsa rete di<br />

comunicazione con conseguente isolamento, che agli aspetti socio economici, ovvero scarsa<br />

iniziativa imprenditoriale.<br />

Tabella 1: Altimetria nei territori dei comuni della <strong>Area</strong> Forestale 26<br />

CODICE ISTAT COMUNE AREA (ha) Quota minima Quota massima Quota media<br />

1281 Usseaux 3.841,14 1.204,12 2.980,96 1.973,69<br />

1201 Pragelato 8.922,31 1.427,92 3.207,96 2.189,93<br />

1227 Roreto <strong>Chisone</strong> 5.907,66 737,88 2.880,91 1.684,10<br />

1103 Fenestrelle 4.926,54 974,74 3.035,06 1.863,03<br />

1184 Perosa Argentina 2.636,04 568,52 2.203,83 1.221,19<br />

6


CODICE ISTAT COMUNE AREA (ha) Quota minima Quota massima Quota media<br />

1190 Pinasca 3.470,08 502,97 2.096,84 1.092,95<br />

1145 Massello 3.839,67 1.009,96 3.035,97 2.076,98<br />

1186 Perrero 6.327,95 630,97 2.855,98 1.532,85<br />

1198 Pomaretto 839,76 568,83 1.677,75 982,71<br />

1234 Salza di Pinerolo 1.603,43 976,94 2.860,95 1.842,66<br />

1122 Inverso Pinasca 797,65 495,54 1.663,92 884,74<br />

1307 Villar Perosa 1.153,90 447,61 1.218,34 731,79<br />

1202 Prali 7.232,58 1.096,95 3.007,32 2.105,28<br />

1204 Pramollo 2.254,92 578,94 2.222,37 1.272,43<br />

1242 San Germano <strong>Chisone</strong> 1.578,89 421,21 1.518,67 780,45<br />

1200 Porte 452,37 401,98 1.020,98 684,12<br />

Medesima analisi riguarda il dato della acclività che si presenta con parametri piuttosto elevati<br />

come è evidenziato nella Tabella 2.<br />

Tabella 2: Acclività nei territori dei comuni dell’<strong>Area</strong> Forestale 26<br />

Comune Pendenza media (%)<br />

Fenestrelle 45<br />

Inverso Pinasca 44<br />

Massello 51<br />

Perosa Argentina 45<br />

Perrero 47<br />

Pinasca 40<br />

Pomaretto 44<br />

Porte 32<br />

Pragelato 39<br />

Prali 44<br />

Pramollo 42<br />

Roreto <strong>Chisone</strong> 47<br />

Salza di Pinerolo 54<br />

San Germano<br />

41<br />

<strong>Chisone</strong><br />

Usseaux 44<br />

Villar Perosa 27<br />

Un interessante ultimo fattore riguarda l’orientamento delle valli in particolare modo per<br />

quanto riguarda la <strong>Val</strong> <strong>Chisone</strong>. Si hanno infatti valli ad orientamento Ovest - Est con versanti<br />

quindi orientati a Nord e a Sud.<br />

Nella carta delle esposizioni elaborata si può agevolmente notare questa caratteristica: colori<br />

tendenti al rosso → esposizioni a mezzogiorno, colori tendenti al blu → esposizioni a bacìo<br />

(vedi Figura 3 e allegato 1).<br />

7


Questo aspetto orografico ha influenzato anche il tipo di assetto di uso del suolo che, come si<br />

vedrà più avanti con maggior dettaglio (cfr. 2.0.), ha visto lo sviluppo sui versanti a<br />

mezzogiorno di attività agricole e pastorali, mentre sui versanti più freddi ha favorito il<br />

perpetuarsi del bosco.<br />

Figura 1: Carta delle esposizioni (anche in allegato 1)<br />

Per quanto attiene all’idrografia all’interno dell’<strong>Area</strong> Forestale 26 si ha uno sviluppo<br />

complessivo di 1.568 Km e sono presenti due principali assi idrografiche rappresentate la<br />

prima, più vasta (26.250 ha), del Torrente <strong>Chisone</strong> e la seconda del Torrente <strong>Germanasca</strong><br />

(19.620 ha). In allegato è riportata la mappa dell’idrografia che è anche rappresentata a scala<br />

sinottica in Figura 4.<br />

8


Figura 4: Carta dei sottobacini e del reticolo idrografico dell’<strong>Area</strong> Forestale 26<br />

1.1. Aspetti climatici<br />

Per quanto attiene ai dati climatici si è fatto riferimento alle recenti pubblicazioni redatte dalla<br />

Direzione Regionale Servizi Tecnici di Prevenzione - Settore Meteoidrografico e Reti di<br />

Monitoraggio, in particolare modo sono stati acquisiti i dati su supporto informatico relativi a:<br />

Cd-Rom “Precipitazioni e temperature” che fornisce su tutto il territorio regionale dati<br />

climatici rielaborati spazialmente; questa Banca dati fornisce i dati su serie storiche<br />

significative.<br />

Cd-Rom “Banca Dati Meteorologica 1990-1997” fornisce i dati disarticolati per ciascuna<br />

stazione di rilievo e da essa è possibile derivare informazioni recenti sull’andamento dei<br />

singoli parametri. Nel caso presente sono stati utilizzati tali dati per costruire alcune<br />

cartografie tematiche inerenti le precipitazioni e le temperature.<br />

9


Nelle figure successive sono riportate alcune elaborazioni cartografiche realizzate basandosi<br />

sui dati giornalieri delle stazioni di Pragelato, Salbertrand, Coazze, Sauze d’Oulx, Prali,<br />

Pinerolo e Bobbio Pellice.<br />

Figura 5: Localizzazione delle stazioni termopluviometriche e data di validità<br />

10


Tabella 3: Dati aggregati di precipitazione (mm) e temperatura (°C)<br />

CODSTA DATA VALIDITÀ QUOTA DENOMINAZIONE LOCALITÀ PRECIPITAZIONE (mm) Media<br />

Media<br />

Massima<br />

TMIN<br />

TMAX (°C) TMAX (°C)<br />

(°C)<br />

Minima<br />

TMIN<br />

(°C)<br />

T Massima T Minima<br />

delle medie delle<br />

giornaliere medie<br />

(°C) giornaliere<br />

(°C)<br />

8 21-ott-88 2320 SAUZE D'OULX LAGO PILONE 530,08 15,51 22,70 -7,37 -21,10 10,93 -3,86<br />

19 26-lug-91 1950 SALBERTRAND LE SELLE 711,34 17,08 23,80 -4,85 -19,80 12,83 -1,39<br />

260 15-lug-93 1130 COAZZE RUATA 1375,84 20,85 27,90 -1,46 -14,40 17,59 1,40<br />

261 12-set-96 2150 PRAGELATO CLOT DELLA SOMA 554,20 16,39 21,10 -6,49 -20,30 11,88 -3,27<br />

264 27-lug-93 1385 PRALI VILLA 1026,48 20,04 27,50 -7,31 -20,30 14,00 -2,87<br />

268 13-nov-96 776 PINEROLO TALUCCO 726,48 26,41 32,40 0,49 -12,10 21,40 2,91<br />

417 15-mar-91 486 PINEROLO<br />

418 28-giu-90 478 LUSERNA SAN GIOVANNI<br />

3 25-set-87 2294 BOBBIO PELLICE<br />

402 02-feb-93 2105 OULX<br />

150 15-nov-90 1010 SALBERTRAND<br />

CHISONE A SAN<br />

726,48 26,41 32,40 0,49 -12,10<br />

MARTINO<br />

PELLICE A<br />

1230,18 26,70 17,40 -2,91 -16,20<br />

LUSERNA S.G.<br />

BOBBIO PELLICE -<br />

887,40 13,89 20,40 -6,93 -20,50<br />

GIARDINO<br />

OULX - DORA<br />

579,23 23,70 31,00 -5,32 -20,20<br />

RIPARIA A OU<br />

SALBERTRAND -<br />

667,53 23,09 31,40 -5,12 -21,20<br />

GRAVIERE -<br />

11<br />

21,40 2,91<br />

20,33 0,86<br />

10,29 -3,86<br />

17,30 -0,54<br />

16,99 -0,73


Come si può osservare da questa prima tabella di dati le serie di dati disponibili nell’archivio<br />

regionale non superano i 7 anni di archiviazione (in genere 1990-97). Tale periodo può essere<br />

però considerato significativo per valutazioni di tipo climatico.<br />

All’interno di tutta l’area sono ben distinguibili tre principali comportamenti di temperatura e<br />

precipitazione. Il primo riguarda il fondovalle, il secondo la media valle ed il terzo l’alta<br />

montagna.<br />

Se si osservano la Figura 6, Figura 7 e Figura 8 si può notare un gradiente che dal fondovalle<br />

con varie leggi e modalità risale verso la parte alta delle valli. La media valle si colloca in<br />

posizione mediana rispetto ai limiti posti dagli estremi.<br />

L’area montana presenta un ulteriore caratterizzazione che è data dalle precipitazioni nevose.<br />

Per queste sono stati raccolti i dati disponibili nelle pubblicazioni sopra citate e riguardano le<br />

sole tre stazioni di Pragelato, Salbertrand e Sauze d’Oulx.<br />

Riportiamo nella Tabella 4 i dati relativi alle precipitazioni nevose.<br />

Tabella 4: Dati relativi alle precipitazioni nevose per mese (dati espressi in cm)<br />

DENOMINAZIONE GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC TOTALE<br />

SAUZE D'OULX 75,93 89,35 96,38 91,68 48,52 0,73 0,00 0,00 0,30 9,91 29,92 55,58 498,30<br />

SALBERTRAND 62,55 72,09 71,06 36,76 4,64 0,00 0,00 0,00 0,00 2,72 11,69 29,53 291,05<br />

PRAGELATO 157,81 136,54 90,68 14,57 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 33,08 82,44 515,11<br />

Il deficit di precipitazioni che si osserva nella Figura 6 e nella Tabella 3 sono compensati<br />

dalle precipitazione nevose.<br />

12


Figura 6: Carta delle isoiete annuali<br />

Figura 7: Isoterme del valore massimo delle Temperature Massime Giornaliere<br />

13


Figura 8: Isoterme della media delle temperature minime (rosso) e della media delle temperature massime<br />

(nero)<br />

Figura 9: Isonivometriche<br />

14


Per quanto attiene alle caratteristiche climatiche sono stati rielaborati i dati forniti nel CD<br />

“Precipitazioni e Temperatura” che forniscono diagrammi climatici interpolati tra le stazioni<br />

termopluviometriche disponibili. In sostanza i dati interpolati sono assegnati su una cella di<br />

lato 1 Km e sono interrogabili con una certa facilità. Sono stati pertanto scelti 5 siti ritenuti<br />

significativi e rappresentativi situati rispettivamente nell’alta, media e bassa valle.<br />

Figura 10: Localizzazione dei siti da cui sono stati interpolati i dati climatici<br />

Il regime climatico dell’area può essere così descritto:<br />

Bassa valle, dal <strong>Chisone</strong> alla confluenza con <strong>Germanasca</strong> e risalendo per ciascun ramo lungo<br />

il fondovalle: regime pluviometrico di tipo prealpino, con assenza di mesi secchi, con<br />

temperature medie annue comprese tra 9 e 11°C e 4-5 mesi freddi.<br />

Fondo valle interno, si sviluppa lungo i rami del <strong>Chisone</strong> e della <strong>Germanasca</strong> fino all’area<br />

montana (Perosa Argentina per il <strong>Chisone</strong> e Massello per la <strong>Germanasca</strong>): regime<br />

pluviometrico di tipo prealpino, con assenza di mesi secchi, con temperature medie annue<br />

comprese tra 7 e 9°C e 4-5 mesi freddi.<br />

Montagna interna, tutte le aree superiori al fondo valle interno esclusi i rilievi alpini: regime<br />

pluviometrico di tipo prealpino, con assenza di mesi secchi, con temperature medie annue<br />

comprese tra 4 e 7°C e 6-7 mesi freddi. In questa fascia si verificano le condizioni endalpiche<br />

15


tipiche delle valli circondate da rilievi molto alti e orientati in modo da fare schermo<br />

all’afflusso delle perturbazioni atlantiche.<br />

Rilievi alpini: regime pluviometrico di tipo prealpino, con assenza di mesi secchi, con<br />

temperature medie annue comprese tra 0 e 4°C e 6-9 mesi freddi.<br />

1 Pragelato<br />

Coordinata EST (m) 337,227<br />

Coordinata Nord (m) 4,982,299<br />

Altezza sul Mare (m) 1.751<br />

Piovosità media annua (mm) 894,9<br />

Temperatura media annua (°C) 4,4<br />

Num. annuo medio. di gg con gelo n.d.<br />

Temperatura dei suoli Cryic<br />

umidità dei suoli Udic<br />

Thornthwaite B4C2'rb2'<br />

REGIONE Axerico freddo<br />

SOTTOREGIONE mediamente freddo (oroigroterico)<br />

Sommatoria termica in base 6 °C n.d.<br />

Sommatoria termica in base 10 °C n.d.<br />

2xTemperatura (°C)<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

-10<br />

GEN<br />

FEB<br />

MAR<br />

APR<br />

MAG<br />

GIU<br />

LUG<br />

16<br />

AGO<br />

SET<br />

OTT<br />

NOV<br />

DIC<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

-20<br />

-40<br />

-60<br />

-80<br />

-100<br />

-120<br />

Precipitazioni (mm)


2 Prali<br />

Coordinata EST (m) 346,431<br />

Coordinata Nord (m) 4,973,094<br />

Altezza sul Mare (m) 1.523<br />

Piovosità media annua (mm) 1.110,5<br />

Anni di osservazione<br />

Temperatura media annua (°C) 5,9<br />

Num. annuo medio. di gg con gelo n.d.<br />

Temperatura dei suoli Cryic<br />

umidità dei suoli Udic<br />

Thornthwaite B4C2'rb2'<br />

REGIONE Axerico freddo<br />

SOTTOREGIONE temperato freddo<br />

Sommatoria termica in base 6 °C n.d.<br />

Sommatoria termica in base 10 °C n.d.<br />

2xTemperatura (°C)<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

-10<br />

GEN<br />

FEB<br />

MAR<br />

APR<br />

MAG<br />

GIU<br />

LUG<br />

17<br />

AGO<br />

SET<br />

OTT<br />

NOV<br />

DIC<br />

160<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

-20<br />

-40<br />

-60<br />

-80<br />

-100<br />

-120<br />

Precipitazioni (mm)


3 Roreto <strong>Chisone</strong><br />

Coordinata EST (m) 350,974<br />

Coordinata Nord (m) 4,984,211<br />

Altezza sul Mare (m) 1.793<br />

Piovosità media annua (mm) 1.030,6<br />

Anni di osservazione<br />

Temperatura media annua (°C) 4,2<br />

Num. annuo medio. di gg con gelo n.d.<br />

Temperatura dei suoli Cryic<br />

umidità dei suoli Udic<br />

Thornthwaite B4C2'rb2'<br />

REGIONE Axerico freddo<br />

SOTTOREGIONE mediamente freddo (oroigroterico)<br />

Sommatoria termica in base 6 °C n.d.<br />

Sommatoria termica in base 10 °C n.d.<br />

2xTemperatura (°C)<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

-10<br />

GEN<br />

FEB<br />

MAR<br />

APR<br />

MAG<br />

GIU<br />

LUG<br />

18<br />

AGO<br />

SET<br />

OTT<br />

NOV<br />

DIC<br />

160<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

-20<br />

-40<br />

-60<br />

-80<br />

-100<br />

-120<br />

Precipitazioni (mm)


4 Perrero<br />

Coordinata EST (m) 354,679<br />

Coordinata Nord (m) 4,976,919<br />

Altezza sul Mare (m) 1.198<br />

Piovosità media annua (mm) 1.149,6<br />

Temperatura media annua (°C) 7,7<br />

Num. annuo medio. di gg con gelo 111<br />

Temperatura dei suoli Mesic<br />

umidità dei suoli Udic<br />

Thornthwaite B4C2'rb2'<br />

REGIONE Axerico freddo<br />

SOTTOREGIONE temperato freddo<br />

Sommatoria termica in base 6 °C 1477<br />

Sommatoria termica in base 10 °C 876<br />

2xTemperatura (°C)<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

-10<br />

GEN<br />

FEB<br />

MAR<br />

APR<br />

MAG<br />

GIU<br />

LUG<br />

19<br />

AGO<br />

SET<br />

OTT<br />

NOV<br />

DIC<br />

180<br />

160<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

-20<br />

-40<br />

-60<br />

-80<br />

-100<br />

-120<br />

Precipitazioni (mm)


5 S. Germano <strong>Chisone</strong><br />

Coordinata EST (m) 361,732<br />

Coordinata Nord (m) 4,971,659<br />

Altezza sul Mare (m) 732<br />

Piovosità media annua (mm) 1.209<br />

Temperatura media annua (°C) 10,2<br />

Num. annuo medio. di gg con gelo 77<br />

Temperatura dei suoli Mesic<br />

umidità dei suoli Udic<br />

Thornthwaite B4B1'rb3'<br />

REGIONE Mesaxerico<br />

SOTTOREGIONE ipomesaxerico<br />

Sommatoria termica in base 6 °C 2009<br />

Sommatoria termica in base 10 °C 1336<br />

2xTemperatura (°C)<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

-10<br />

GEN<br />

FEB<br />

MAR<br />

APR<br />

MAG<br />

GIU<br />

LUG<br />

20<br />

AGO<br />

SET<br />

OTT<br />

NOV<br />

DIC<br />

200<br />

180<br />

160<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

-20<br />

-40<br />

-60<br />

-80<br />

-100<br />

-120<br />

Precipitazioni (mm)


1.2. Caratteri geologici, geomorfologici e pedologici<br />

Il territorio oggetto della presente indagine fa parte del gruppo montuoso delle Alpi Cozie: per<br />

la descrizione della situazione geologica si è fatto riferimento alla Carta Geologica d’Italia,<br />

Fogli n. 54 (Oulx), 55 (Susa), 66 (Cesana Torinese) e 67 (Pinerolo).<br />

In questo paragrafo vengono forniti un quadro generale delle principali caratteristiche<br />

geomorfologiche del territorio e cenni sui tipi litologici più frequenti: la descrizione delle<br />

forme di paesaggio e dei caratteri geologici, insieme ad una valutazione delle caratteristiche<br />

pedologiche, servirà ad evidenziare quali fattori, oltre a quelli climatici, abbiano influito più<br />

profondamente sullo sviluppo delle forme di dissesto rilevate.<br />

Per eventuali approfondimenti sulle varie formazioni litologiche si rimanda alla consultazione<br />

della Carta Geologica d’Italia ed alle relative note illustrative.<br />

Il territorio studiato è interessato dai bacini idrografici del Torrente <strong>Chisone</strong>, affluente del<br />

T. Pellice a sua volta affluente di sinistra del Fiume Po, e del T. <strong>Germanasca</strong>, affluente del<br />

T. <strong>Chisone</strong>. Il reticolo idrografico è, nel complesso, di tipo misto, per la presenza di rocce di<br />

varia natura e quindi con diversa resistenza all’erosione: questo permette lo sviluppo di<br />

pattern del drenaggio di tipo dendritico o subdendritico nelle aree con affioramenti rocciosi di<br />

tipo intrusivo, di tipo subparallelo sugli affioramenti di rocce effusive, infine di tipo<br />

dendritico quando ad affiorare sono le rocce metamorfiche come gli scisti cristallini, dove le<br />

forme di drenaggio sono legate alla scistosità ed ai sistemi di fratture.<br />

La morfologia di tutta l’area è legata alle vicende tettoniche dovute all’orogenesi alpina ed è<br />

caratterizzata da un susseguirsi di valli strette e pianure alluvionali di limitata estensione, e<br />

versanti acclivi e fortemente incisi, con una orientazione della pendenza generalmente<br />

degradante verso ESE (Pinerolo): le quote massime infatti si osservano nella parte a NO<br />

dell’area (Monte Albergian, 3.013 m s.l.m.).<br />

Il T. <strong>Chisone</strong> e il T. <strong>Germanasca</strong> formano due strette piane di sedimentazione, costituite<br />

essenzialmente da depositi alluvionali recenti, e piccoli terrazzi costituiti da sedimenti recenti<br />

o meno recenti, come i depositi fluviali degli alti terrazzi nei pressi di Villar Perosa. Sono<br />

piuttosto frequenti i conoidi di deiezione allo sbocco di corsi d’acqua laterali, soprattutto a<br />

contatto con la piana alluvionale del T. <strong>Chisone</strong> dove la rottura di pendenza ne determina la<br />

formazione. I sedimenti sono incoerenti, a permeabilità primaria elevata, ad esclusione delle<br />

aree in cui i suoli sono soggetti ad argillificazione. I suoli sono mediamente fertili, da<br />

21


lievemente ondulati a moderatamente acclivi, a profondità variabile, non particolarmente<br />

soggetti a fenomeni erosivi attuali. Le limitazioni d’uso sono relative alla possibilità di<br />

inondazioni e all’umidità eccessiva.<br />

Ai margini delle formazioni alluvionali, sugli apparati di sbocco in pianura e sui versanti,<br />

sono presenti lembi di depositi morenici incoerenti del Würmiano e, in alcuni casi, come nei<br />

dintorni di Perosa Argentina, risalenti a periodi antecedenti. I basamenti rocciosi sono spesso<br />

ricoperti da una coltre di materiale detritico (detrito di falda) proveniente dalla disgregazione<br />

delle rocce sovrastanti. Le pareti caratterizzate da stretti canaloni convogliano i frammenti<br />

rocciosi a formare ammassi a forma di cono, affiancati ai piedi delle pareti stesse. Tutti questi<br />

tipi di sedimenti presentano un’elevata erodibilità e permeabilità, forti pendenze, superficialità<br />

del suolo, bassa capacità di ritenzione idrica.<br />

Per quanto riguarda l’ambiente montuoso, in esso sono state distinte le seguenti formazioni<br />

litologiche: ofioliti e pietre verdi (Trias e Giura, serie a facies piemontese – zona delle pietre<br />

verdi di Gastaldi), rocce effusive basiche (Pretriassico – serie del massiccio Dora-<strong>Val</strong> Maira),<br />

rocce metamorfiche acide (Pretriassico e Carbonifero – serie grafitica delle Alpi Cozie),<br />

conglomerati (Carbonifero) e rocce magmatiche acide.<br />

La morfologia dei rilievi montuosi è, come già ricordato, da ricondursi ai fenomeni<br />

orogenetici alpini, più che alla loro natura litologica: grande importanza assumono, perciò, i<br />

fattori climatici relativi all’altimetria sullo sviluppo dei suoli e sulla loro utilizzazione.<br />

Le rocce ignee basiche (ofioliti) e i loro derivati metamorfici (pietre verdi), affioranti nel<br />

complesso dei calcescisti ofiolitiferi, danno origine a rilievi con caratteristiche forme<br />

piramidali nel caso di litotipi come diabasi, anfiboliti e serpentiniti, compatti e poco erodibili,<br />

mentre la prevalenza di rocce tipo serpentinosciti e cloritoscisti contribuisce alla formazione<br />

di una topografia dalle forme dolci e arrotondate. Su questi rilievi, in generale, si hanno<br />

frequenti affioramenti rocciosi e la vegetazione è spesso assente anche in conseguenza della<br />

bassa fertilità dei suoli che vi si sviluppano.<br />

22


Figura 11: Carta geolitologica (la codifica dei gruppi litologici del <strong>Piemonte</strong> è riportata in allegato 3 alle<br />

norme tecniche)<br />

Tabella 5: Ripartizione gruppi geolitologici nell’area Forestale 26<br />

GRUPPO DECODIFICA SUPERF.(ha)<br />

1 Depositi superficiali incoerenti grossolani. 10.354,07<br />

2 Depositi superficiali incoerenti medio-fini. 409,01<br />

3 Depositi morenici. 4.545,75<br />

4 Depositi superficiali argilloso-limosi 121,21<br />

5 Conglomerati, brecce e arenarie molto cementate 878,88<br />

12 Calcari, calcari dolomitici e dolomie massicci o stratificati in grossi banchi. 107,88<br />

13 Rocce metamorfiche carbonatiche a tessitura scistosa, calcari in strati sottili o medi. 17.097,56<br />

16 Rocce ignee acide o intermedie, graniti a tessitura gneissica. 1.245,21<br />

18 Rocce ignee basiche ed ultrabasiche e loro derivati metamorfici. 2.226,43<br />

19 Rocce metamorfiche acide a tessitura scistosa. 16.285,32<br />

20 Rocce metamorfiche acide a tessitura massiccia 3.774,25<br />

23


• Le rocce effusive basiche sono rappresentate dal gruppo delle prasiniti ed anfiboliti, che<br />

affiorano limitatamente ad alcune piccole aree: Sono rocce poco permeabili, ma sono<br />

soggette a fratturazioni per cui possono dar luogo a coltri detritiche.<br />

• Le formazioni delle rocce metamorfiche acide sono distinte in due gruppi litologici: rocce<br />

a tessitura scistosa e rocce a tessitura massiccia: del primo gruppo fanno parte i micascisti<br />

e gli gneiss minuti che in condizioni di clima umido danno generalmente morfologie<br />

piuttosto dolci e arrotondate; al secondo gruppo appartengono gli gneiss ghiandoni e<br />

granitoidi che danno luogo a morfologie spesso aspre. I suoli presentano forti limitazioni<br />

che ne restringono l’utilizzazione al solo pascolo o al bosco: le limitazioni derivano dalle<br />

forti pendenze, dalla superficialità del suolo, dalle elevate pietrosità e rocciosità.<br />

La formazione dei conglomerati, fortemente cementati in seguito all’azione di fenomeni<br />

metamorfici (cemento gneissico) è legata all’orogenesi alpina: questa formazione, costituita<br />

da materiali con elevata resistenza ai fenomeni erosivi, dà luogo a forme con versanti acclivi e<br />

pareti subverticali. L’uso del suolo è limitato al pascolo e al bosco.<br />

Le formazioni delle rocce magmatiche acide sono rappresentate essenzialmente dalle dioriti<br />

quarzifere, caratterizzate da un aspetto massiccio proprio della loro composizione omogenea.<br />

La resistenza all’erosione è alta, ma sono frequenti i fenomeni di fratturazione per cui i cicli di<br />

gelo e disgelo dell’acqua nelle fessure dei litotipi possono dar luogo a coperture detritiche. Le<br />

limitazioni d’uso dei suoli che vi si sviluppano sono fondamentalmente dovute all’altimetria,<br />

perché in generale questi tipi di rocce danno suoli caratterizzati da una buona fertilità.<br />

24


2. ASSETTO TERRITORIALE<br />

2.0. Suddivisione del territorio in tipi di occupazione del suolo<br />

L’<strong>Area</strong> Forestale 26 si presenta con alcuni usi del suolo dominanti. In primo luogo le superfici<br />

forestali che costituiscono il 47,5% di tutto il territorio. Se si considera che circa il 9% del<br />

territorio è costituito da rocce, l’occupazione <strong>forestale</strong> assume un ruolo di maggiore rilievo.<br />

Non da trascurare comunque la superficie a cotico erboso che costituisce complessivamente il<br />

33,5% di tutto il territorio. Di questa però il 15,8% (cioè quasi la metà) è costituito da<br />

superfici a basso valore foraggiero: cespuglieti pascolabili (1%), praterie rupicole (12,2%) e<br />

praterie non utilizzate (2,7%).<br />

Le due principali coperture, <strong>forestale</strong> ed erbosa, caratterizzano quindi più di ogni altra<br />

componente il territorio delle <strong>Val</strong>li <strong>Chisone</strong> e <strong>Germanasca</strong>. In passato le attività pastorali<br />

erano senz’altro più sviluppate occupando probabilmente una superficie superiore, poiché<br />

erano piuttosto diffusi i pascoli arborati e le praterie cespugliate che oggi si sono rapidamente<br />

trasformate in arbusteti e formazioni boschive di neoformazione.<br />

In particolare modo questo fenomeno si osserva sui versanti montani con orientamento a nord<br />

dove l’attività pastorale ha ceduto il passo in molte occasioni al rinfittimento naturale del<br />

bosco.<br />

SE Seminativi 202,15<br />

Si tratta di colture localizzate sul fondovalle della <strong>Val</strong> <strong>Chisone</strong> spesso in rotazione con<br />

foraggicoltura. Sono presenti colture orticole e piccoli appezzamenti ad uso familiare (orti).<br />

CV Vigneti 2,81<br />

Si tratta di ridotti appezzamenti situati nella bassa <strong>Val</strong>le <strong>Germanasca</strong> su terrazzamenti e su<br />

esposizioni sud.<br />

CB Cespuglieti pascolabili 555,31<br />

PB Praterie non utilizzate 1.497,69<br />

Si tratta di formazioni situate in aree un tempo pascolate ma che per la diminuzione dei capi al<br />

pascolo sono state progressivamente colonizzate da arbusti e da specie arboree. La loro<br />

25


distribuzione sul territorio è localizzata soprattutto sulle parti alte in quota a contatto con<br />

cespuglieti e con aree rocciose.<br />

PT Prati-pascoli 959,10<br />

PL Praterie 8.860,32<br />

PR Praterie rupicole 6.769,88<br />

Si tratta di tre formazioni su cui viene tutt’ora praticato il pascolo e la foraggicoltura. In<br />

particolare modo i PT e i PL sono aree a gestione attiva che costituiscono complessivamente<br />

9.820 ettari di superficie utile. Tale superficie rispetto al censimento dell’agricoltura si<br />

sarebbe ridotta alla metà; la superficie al censimento del 1990 contava infatti 16.252,82. Se si<br />

sommano le classi CB, PB, PT, PL e PR otteniamo il risultato complessivo di 18.642,88. Ciò<br />

indica che buona parte delle superfici che nel 1990 venivano considerate produttive,<br />

attualmente sono in fase di contrazione a favore di coperture del suolo di tipo arbustivo.<br />

Le praterie utilizzate sono tra l’altro collocate (si vedano in proposito la Figura 13 e la Figura 14<br />

alle pagine successive) sulle parti morfologicamente migliori e con maggiore accessibilità.<br />

Le zone a più bassa produttività e situate in aree con minore possibilità di accesso risultano<br />

spesso classificate come PR, CB e PB.<br />

CP Cespuglieti 3.561,58<br />

Analogamente a quanto detto per i CB e PB, si tratta per lo più di ex superfici a pascolo<br />

abbandonate da un numero maggiore di anni e che si presentano oggi colonizzate per lo più<br />

da vaccinieti e rodoreti. La loro localizzazione è soprattutto concentrata nelle parti alte della<br />

montagna e spesso a ridosso di complessi rupestri.<br />

SF Superfici forestali 26.380,23<br />

SP Formazioni riparie 266,45<br />

BS Boscaglie 705,86<br />

Il complesso delle superfici forestali consta di 27.352,54 pari al 49% dell’intera superficie. Si<br />

tratta di una superficie piuttosto estesa e che si concentra soprattutto nella parte centrale<br />

26


dell’<strong>Area</strong> Forestale 26. In particolare modo si registra un indice di copertura maggiore per la<br />

<strong>Val</strong>le <strong>Germanasca</strong> (49%) rispetto alla <strong>Val</strong> <strong>Chisone</strong> (41%), mentre la parte a valle della<br />

confluenza della <strong>Germanasca</strong> con il T. <strong>Chisone</strong>, ha un indice di copertura pari al 73%.<br />

Vedremo poi in maggiore dettaglio le caratteristiche delle componenti dei popolamenti<br />

forestali nel capitolo 2.1.1.<br />

Nelle tabelle grafici e figure successivi sono rappresentate in varie forme le distribuzioni e<br />

entità delle varie tipologie di uso del suolo.<br />

Tabella 6: Ripartizione superfici d’uso del suolo<br />

Codice Descrizione Superficie (ha)<br />

AL Arboricoltura da legno 1,02<br />

AQ Acque 28,90<br />

BS Boscaglie 705,86<br />

CB Cespuglieti pascolabili 555,31<br />

CP Cespuglieti 3.561,58<br />

CV Vigneti 2,81<br />

GR Greti 131,26<br />

PB Praterie non utilizzate 1.497,69<br />

PL Praterie 8.860,32<br />

PR Praterie rupicole 6.769,88<br />

PT Prati-pascoli 959,10<br />

RI Rimboschimenti 0,95<br />

RM Rocce 4.829,47<br />

SE Seminativi 202,15<br />

SF Superfici forestali 26.380,23<br />

SP Formazioni riparie 266,45<br />

UI Aree urbanizzate 796,36<br />

UV Verde urbano 36,85<br />

Totale complessivo 55.586,19<br />

27


Figura 12: Istogramma di distribuzione delle principali forme di uso del suolo (decodifiche riportate in<br />

Tabella 6)<br />

UV<br />

UI<br />

SP<br />

SF<br />

SE<br />

RM<br />

RI<br />

PT<br />

PR<br />

PL<br />

PB<br />

GR<br />

CV<br />

CP<br />

CB<br />

BS<br />

AQ<br />

AL<br />

37<br />

266<br />

131<br />

3<br />

202<br />

1<br />

1<br />

29<br />

796<br />

555<br />

959<br />

706<br />

1498<br />

3479<br />

4829<br />

Figura 13: Cartografia dell’uso del suolo<br />

6770<br />

8860<br />

28<br />

26380


Figura 14: Viste 3D della carta dell’uso del suolo<br />

Bassa <strong>Val</strong>le Alta <strong>Val</strong>le<br />

29


2.1. Individuazione e caratterizzazione dei boschi secondo i tipi forestali: composizione,<br />

governo, trattamento passato e attuale.<br />

Di seguito si illustrano i popolamenti forestali presenti nell’<strong>Area</strong> Forestale 26; la numerosa<br />

presenza di tipologie diverse di soprassuoli forestali (50) ci ha indotti a organizzare la<br />

descrizione a livello di categoria <strong>forestale</strong>, effettuando eventuali approfondimenti per quanto<br />

concerne le caratteristiche dendro-auxometriche per quelle tipologie ritenute importanti da un<br />

punto di vista gestionale. In allegato al Piano comunque, viene riportato per ciascuna tipologia<br />

uno schema descrittivo organizzato per schede e contenente un cartogramma di presenza<br />

sull’area <strong>forestale</strong>, un grafico inerente la composizione specifica.<br />

2.1.1. I popolamenti forestali<br />

I popolamenti forestali incontrati nell’<strong>Area</strong> Forestale 26 sono riportati nella Tabella 7.<br />

Tabella 7: Ripartizione delle categorie forestali su tutta l’<strong>Area</strong> Forestale<br />

Cod. Descrizione Superficie (ha) % (dato inventariale) Sup_inventario<br />

AB Abetine 680,42 3,1 857,69<br />

AF Acero-tiglio-frassineti 1.415,64 11,1 3.071,09<br />

AN Alneti planiziali e montani 0,5 138,34<br />

BS Boscaglie pioniere 912,93 4,7 1.300,37<br />

CA Castagneti 3.640,11 11,4 3.154,09<br />

FG Faggete 4.930,29 19 5.256,81<br />

LC Lariceti e cembrete 11.246,93 33 9.130,26<br />

OV Arbusteti subalpini 307,05 0,7 193,67<br />

PE Peccete 0,2 55,33<br />

PN Pinete di pino montano 74,75 0,5 138,34<br />

PS Pinete di pino silvestre 2.449,29 11,6 3.209,42<br />

QV Querceti di rovere 653,98 2,8 774,69<br />

RB Robinieti 17,91 0,5 138,34<br />

RI Rimboschimenti 179,15 0,7 193,67<br />

SP Formazioni legnose riparie 156,04 0,2 55,33<br />

UM Unità mosaico 1.002,95 0 0<br />

TOTALI 27.667,44 100,00 27.667,44<br />

Come si può notare innanzitutto è stato riportato il confronto tra il dato derivante dalla<br />

cartografia delle tipologie forestali e quello derivante dall’inventario a terra. Il primo<br />

commento che viene in mente chiede quale dei due è il dato giusto. La risposta non può essere<br />

30


che articolata infatti sia il dato cartografico che quello inventariale ci forniscono indicazioni<br />

sulle estensioni dei popolamenti vicine alla realtà. Nel caso del dato cartografico si registra<br />

una buona stima per quanto attiene ai popolamenti poco estesi in quanto sono ben circoscritti<br />

e quindi sono agevolmente classificabili in campo e facilmente collocabili in cartografica.<br />

Figura 2: Ripartizione delle categorie forestali per tutta l’<strong>Area</strong> Forestale<br />

PN<br />

OV<br />

PE<br />

LC<br />

PS<br />

RB<br />

QV<br />

RI<br />

SP<br />

AB<br />

Viceversa nei casi di estesi accorpamenti boscati, la cartografia non sempre fornisce dei dati<br />

sicuri. Ciò è dovuto al fatto che è difficile distinguere all’interno di un bosco le variazioni di<br />

composizione soprattutto se sono sfumate e diventa anche difficile riuscire a cartografare<br />

dette unità con la precisione richiesta. Da parte sua invece l’inventario fornisce dati<br />

abbastanza buoni per accorpamenti forestali estesi e continui e meno buoni per unità forestali<br />

di piccole estensioni.<br />

Detto questo si osservi di nuovo la Tabella 7 e si vedrà che per i popolamenti molto estesi le<br />

due stime convergono, mentre per quelli di piccola estensione si osservano dati molto diversi.<br />

Dunque dobbiamo prendere come dato buono quello cartografico per le unità meno estese e<br />

entrambi per quelle di maggiore estensione. Le differenze di maggior spicco riguardano in<br />

particolare modo gli AF (acero-tiglio-frassineto), gli LC (lariceti e cembreti) e le PS (pinete di<br />

pino silvestre). Il primo caso è spiegabile dal fatto che l’AF tende a presentarsi all’interno del<br />

bosco a macchia di leopardo e che quindi la classificazione puntuale dell’inventario può<br />

essere in contraddizione con la classificazione areale della carta dei tipi. Il secondo e terzo<br />

caso sono compensati dall’introduzione delle UM entro le quali troviamo spesso formazioni<br />

miste con larice e pino silvestre; per quanto attiene agli LC inoltre il campionamento<br />

inventariale ha avuto molte fallanze per aree inaccessibili portando in definitiva ad una<br />

31<br />

FG<br />

AF<br />

AN<br />

BS<br />

CA


densità di campionamento inferiore per questa categoria. Fatte tutte queste considerazioni<br />

generali sulla attendibilità dei dati, nel corso della illustrazione dei popolamenti si terrà<br />

sempre presente il confronto tra le due informazioni ed eventualmente si evidenzieranno le<br />

eventuali combinazioni informative per una migliore lettura del dato. Nelle tabelle seguenti<br />

sono riportati alcuni incroci di dati dedotti dall’inventario <strong>forestale</strong> e riassunti per<br />

popolamento.<br />

Tabella 8: Assetto evolutivo (sup. in ha) nei principali popolamenti forestali dell’AF 26<br />

POPOLAMEN CC CM CS FC FU IN RI SG TOT. %<br />

AB 0 0 0 0 680 0 0 0 680 3%<br />

AF 0 241 0 241 452 452 0 30 1.414 6%<br />

CA 0 2.504 76 986 0 76 0 0 3.644 15%<br />

FG 64 3.205 64 1.297 247 0 0 64 4.940 20%<br />

LC 0 79 0 157 10.842 79 79 0 11.236 45%<br />

PS 0 0 0 500 1.950 0 0 0 2.449 10%<br />

QV 0 490 0 109 54 0 0 0 654 3%<br />

TOT. 64 6.519 141 3.290 14.224 607 79 94 25.017 100%<br />

% 26% 1% 13% 57% 2% 0% 0% 100%<br />

Tabella 9: Ripartizione delle esposizioni per i principali popolamenti dell’AF 26<br />

POPOLAMEN A E N O S TOT. %<br />

AB 0 52 366 210 52 680 3%<br />

AF 29 109 762 436 109 1.445 6%<br />

CA 0 928 1.161 775 695 3.560 14%<br />

FG 0 1.440 1.336 720 1.440 4.935 20%<br />

LC 0 2.249 3.936 3.655 1.406 11.247 45%<br />

PS 0 512 776 828 336 2.452 10%<br />

QV 0 40 67 160 387 654 3%<br />

TOT. 29 5.330 8.405 6.784 4.425 24.973 100%<br />

% 0% 21% 34% 27% 18% 100%<br />

32


Tabella 10: Classi di età per i principali popolamenti dell’AF 26<br />

POPOLAMEN 180 TOT. %<br />

AB 0 104.6346 261.6849 209.3676 104.6346 0 680 3%<br />

AF 60.21368 542.1293 783.0871 30.10684 0 0 1,416 6%<br />

CA 75.81042 1516.713 1820.055 151.6208 75.81042 0 3,640 15%<br />

FG 61.58396 616.3098 3451.147 801.1557 0 0 4,930 20%<br />

LC 80.91172 970.9407 2184.616 5016.627 2346.44 647.2938 11,247 45%<br />

PS 0 599.7808 1149.698 549.8159 149.9957 0 2,449 10%<br />

QV 0 108.9967 544.9833 0 0 0 654 3%<br />

TOT. 279 4,460 10,195 6,759 2,677 647 25,016 100%<br />

% 1% 18% 41% 27% 11% 3% 100%<br />

Tabella 11: Classi di sviluppo per i principali popolamenti dell’AF 26<br />

POPOLAMEN CA CG CI DI FA FS IR PC PE SP TOT. %<br />

AB 0 0 0 314 366 0 0 0 0 0 680 3%<br />

AF 211 61 30 30 91 0 603 0 211 181 1.417 6%<br />

CA 2.199 153 379 0 0 0 910 0 0 0 3.640 15%<br />

FG 927 804 2.283 0 247 0 616 64 0 0 4.940 20%<br />

LC 79 0 0 967 8.334 326 405 0 810 326 11.247 45%<br />

PS 49 0 0 49 1.450 0 451 0 399 49 2.447 10%<br />

QV 436 0 54 0 54 0 109 0 0 0 654 3%<br />

TOT. 3.900 1.017 2.745 1.360 10.541 326 3.094 64 1.420 556 25.025 100%<br />

% 16% 4% 11% 5% 42% 1% 12% 0% 6% 2% 100%<br />

Tabella 12: Ripartizione in numero di ceppaie per ettaro nei principali popolamenti dell’AF 26<br />

POPOLAMEN 500 TOT. %<br />

AB 680 0 0 680 3%<br />

AF 1.040 217 159 1.416 6%<br />

CA 2.290 1.238 113 3.640 15%<br />

FG 2.618 1.509 804 4.930 20%<br />

LC 10.426 0 821 11.247 45%<br />

PS 1.930 0 519 2.449 10%<br />

QV 316 279 60 655 3%<br />

TOT. 19.300 3.242 2.475 25.017 100%<br />

% 77% 13% 10% 100%<br />

33


Tabella 13: Numero di piante morte per ettaro nei principali popolamenti dell’AF 26<br />

POPOLAMEN 500 TOT. %<br />

AB 197 484 0 680 3%<br />

AF 776 490 150 1.416 6%<br />

CA 994 2.646 0 3.640 15%<br />

FG 2.603 1.302 1.030 4.935 20%<br />

LC 3.835 6.804 607 11.247 45%<br />

PS 869 1.580 0 2.449 10%<br />

QV 281 373 0 654 3%<br />

TOT. 9.555 13.679 1.788 25.022 100%<br />

% 38% 55% 7% 100%<br />

Tabella 14: Decine di piante in rinnovazione nei principali popolamenti dell’AF 26<br />

POPOLAMEN 30 TOT. %<br />

AB 262 418 680 3%<br />

AF 270 1.145 1.416 6%<br />

CA 1.423 2.217 3.640 15%<br />

FG 3.934 996 4.930 20%<br />

LC 7.547 3.700 11.247 45%<br />

PS 1.937 512 2.449 10%<br />

QV 101 553 654 3%<br />

TOT. 15.475 9.542 25.017 100%<br />

% 62% 38% 100%<br />

34


Tabella 15: Ripartizione delle superfici per presenza di rinnovazione ripartita per specie<br />

POP AA AC AL AP AT BP CS FE FO FS LD PA PC PM PS PT PV QP QR SU TC TOT %<br />

AB 680 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 680 3%<br />

AF 0 28 57 368 0 0 0 708 0 28 0 0 0 0 0 28 57 0 0 0 127 1.401 6%<br />

CA 109 0 109 400 109 0 582 1.056 0 291 0 0 0 0 0 0 0 0 874 0 182 3.713 15%<br />

FG 1.134 0 197 99 0 0 99 197 0 2.416 99 0 0 0 99 0 0 99 197 99 99 4.832 19%<br />

LC 112 0 1.237 787 0 112 0 450 0 112 4.611 450 2.474 0 225 112 0 112 0 450 0 11.247 45%<br />

PS 0 0 73 0 0 0 196 0 0 196 73 196 0 0 1.127 0 196 0 343 73 0 2.474 10%<br />

QV 0 0 59 59 0 0 59 118 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 360 0 0 654 3%<br />

TOT. 2.036 28 1.733 1.713 109 112 936 2.528 0 3.044 4.783 646 2.474 0 1.450 141 253 211 1.773 622 408 25.001 100%<br />

% 8% 0% 7% 7% 0% 0% 4% 10% 0% 12% 19% 3% 10% 0% 6% 1% 1% 1% 7% 2% 2%<br />

35


Tabella 16: Ripartizione delle superfici per entità dei danni e per popolamento<br />

POPOLAMEN 60% TOT. %<br />

AB 628 52 0 680 3%<br />

AF 1.266 0 150 1.416 6%<br />

CA 2.959 379 302 3.640 15%<br />

FG 4.255 370 311 4.935 20%<br />

LC 10.685 405 157 11.247 45%<br />

PS 2.248 100 100 2.449 10%<br />

QV 545 109 0 654 3%<br />

TOT. 22.586 1.415 1.021 25.022 100%<br />

% 90% 6% 4% 100%<br />

2.1.1.1. LC Lariceti e cembrete<br />

Figura 16: Distribuzione popolamento LC – lariceti e cembrete<br />

Di tratta della formazione dominante che copre una superficie complessiva pari a circa la<br />

metà di tutta la superficie <strong>forestale</strong> dell’AF 26; il lariceto infatti è il primo popolamento in<br />

36


diffusione nel paesaggio subalpino del <strong>Piemonte</strong> soprattutto nelle province di Torino e di<br />

Cuneo. La diffusa presenza del larice, specie spiccatamente eliofila e pioniera, in questo<br />

territorio è il risultato di colonizzazioni pregresse anche su terreni lasciati scoperti dal pascolo<br />

o da forti tagli dove il larice prolunga la sua esistenza grazie alla sua longevità.<br />

Questo popolamento è diffuso in tutta l’area <strong>forestale</strong> ed è stato da sempre la fonte primaria di<br />

legname da opera e per altri usi attraverso modelli di utilizzazioni differenziati a partire dal<br />

boscheggio, modesto prelievo per usi familiari, alle utilizzazioni a raso per vendite di lotti alla<br />

trasformazione.<br />

Il larice costituisce la specie caratterizzante del paesaggio della <strong>Val</strong> <strong>Chisone</strong> e <strong>Germanasca</strong> in<br />

quanto presente un pò ovunque sia in forma pura che associata ad altre specie tra cui il pino<br />

cembro, nelle formazioni di quota e più evolute, il faggio nelle formazioni più basse e in fase<br />

di trasformazione.<br />

Pur essendo un popolamento piuttosto diffuso le zone nelle quali viene effettivamente<br />

coltivato interessano superfici più ridotte: i lariceti di Pragelato e Usseaux appaiono più<br />

dinamici, con un incremento legnoso maggiore e soprattutto sottoposti a interventi<br />

selvicolturali piuttosto costanti.<br />

Gran parte degli altri comuni invece esercitano attività selvicolturali più ridotte volte<br />

soprattutto a soddisfare la domanda locale e in particolare modo quella di fabbisogno<br />

domestico.<br />

La composizione prevalente di questi soprassuoli è data in modo marcato e dominante dal<br />

larice che occupa quasi sempre oltre il 70% del numero di piante e il 91% del volume.<br />

All’interno dei lariceti sono state realizzate 139 aree di saggio inventariali con una densità di<br />

una ads ogni 80 ettari di superficie circa.<br />

L’area basimetrica media complessiva elaborata con i dati inventariali indica un valore di<br />

27,11 m 2 ad ettaro e un volume medio di 212,18 m 3 .<br />

37


Figura 17: curva ipsometrica per i popolamenti LC<br />

Altezze (m)<br />

40<br />

35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

La produttività globale di questi popolamenti appare in linea con quanto descritto in<br />

bibliografia, ovvero soprassuoli situati al di sotto della produttività italiana ed europea che<br />

colloca ad altezze medie di 27,7 e 42,9, con valori corrispondenti di area basimetrica e di<br />

volume pari a 34,7 e 41,9 per G (m 2 /ha) e 394 e 725 per Vol. (m 3 /ha) (Fonte: Tavole<br />

alsometriche svizzere). I valori dei lariceti dell’AF 26 risultano invece ben al di sotto con 15 –<br />

17 metri di altezza media (si osservi la figura), 27,11 m 2 di area basimetrica per ettaro e<br />

212,18 m 3 per ettaro. Secondo Giordano la produttività dei lariceti subalpini piemontesi si<br />

colloca sui seguenti valori: 18-21 m di altezza media, 200-230 m 3 di massa per ettaro.<br />

Pertanto si può affermare che la produttività dei lariceti dell’AF 26 è in linea con questi ultimi<br />

dati e quindi questi si collocano in una fascia di modesta produttività.<br />

Per quanto attiene alla composizione, essa risulta piuttosto variabile in relazione alla tipologia<br />

<strong>forestale</strong> di appartenenza. Nell’allegato Tipologie, si possono osservare i cartogrammi e i<br />

grafici di distribuzione specifica; si rimanda però alle successive pagine del presente capitolo<br />

la evidenziazione delle singole peculiarità.<br />

Le principali caratteristiche della composizione riguardano però un dato che può essere<br />

registrato ora: tutti i lariceti denotano la presenza di specie minori al loro interno e ciò<br />

soprattutto a carico di latifoglie. Questo assume un certo rilievo soprattutto nella fascia<br />

climatica montana interna dove il lariceto appare in molti casi coperto da uno strato inferiore<br />

di nocciolo, maggiociondolo alpino, salicone, ecc. Nell’area climatica dei rilievi alpini invece<br />

le latifoglie quasi scompaiono lasciando il passo al pino cembro.<br />

38<br />

y = 12,997x 0,0458<br />

1 9 17 25 33 41 49 57 65 73 81 89 97 105 113 121 129 137<br />

Diametro DBH (cm)


Osservando la Tabella 17 e la Tabella 18 si può notare come le latifoglie contino a livello di<br />

numero di piante oltre il 18% della composizione totale e invece a livello di massa appena<br />

l’1%. Viceversa le conifere varie (quasi esclusivamente pino cembro), costituiscono il 6% del<br />

numero e il 5% della massa.<br />

Questi dati ci portano a concludere quanto segue:<br />

− si individuano dei lariceti con componente in ingresso di latifoglie minori che però non<br />

determinano una dinamica rapida di invasione e quindi di parziale sostituzione di specie.<br />

Ciò si verifica soprattutto nelle zone impervie della <strong>Val</strong> <strong>Germanasca</strong> (comune di Prali),<br />

nelle fasce alte della <strong>Val</strong> <strong>Chisone</strong> nel comune di Fenestrelle;<br />

− si individuano dei lariceti con componente in ingresso di conifere ed in particolare luogo<br />

di cembro che stanno determinano una dinamica di invasione e quindi di parziale<br />

sostituzione di specie; tali contesti assumono un certo rilievo selvicolturale poiché il<br />

larici-cembreto è l’unico tipo di cenosi dove il larice può avere una certa permanenza o<br />

addirittura prevalenza a causa della lentezza di evoluzioni di alta quota.<br />

39


Tabella 17: Numero di piante per classe diametrica nei popolamenti LC<br />

clas. Diam altre latif. latif. Mesofile Castagno Faggio Conifere varie Pino silvestre Larice Totale %<br />

5 0 0 0 0 0 0 0 0 0.00%<br />

10 439.806 34.108 0 49.043 57.577 1.541 347.622 929.697 14,64%<br />

15 117.474 3.678 0 29.530 38.362 4.278 331.275 524.597 13,95%<br />

20 40.436 3.025 0 19.180 32.548 1.708 324.947 421.844 13,68%<br />

25 4.645 2.245 0 9.121 28.682 7.087 312.599 364.379 13,16%<br />

30 5.762 2.646 0 6.147 15.078 707 277.509 307.849 11,68%<br />

35 0 0 0 0 15.632 1.645 247.024 264.301 10,40%<br />

40 0 0 0 0 7.661 816 212.364 220.841 8,94%<br />

45 0 0 0 0 2.093 937 144.562 147.592 6,09%<br />

50 0 0 0 816 3.946 816 91,913 97.491 3,87%<br />

55 0 0 0 0 0 0 47.863 47.863 2,02%<br />

60 0 0 0 0 780 0 23.531 24.311 0,99%<br />

65 0 0 0 0 780 0 10.669 11.449 0,45%<br />

70 0 0 0 0 0 0 2.407 2.407 0,10%<br />

75 0 0 0 0 1.100 0 834 1.934 0,04%<br />

80 0 0 0 0 0 0 0 0 0,00%<br />

>80 0 0 0 0 0 0 0 0 0,00%<br />

Tot. 608.123 45.702 0 113.837 204.239 19.535 2.375.119 3.366.555 100,00%<br />

% 18% 1% 0% 3% 6% 1% 71%<br />

Tabella 18: Volume (m 3 ) di piante per classe diametrica nei popolamenti LC<br />

clas. Diam altre latif. latif. Mesofile Castagno Faggio Conifere varie Pino silvestre Larice Totale %<br />

5 0 0 0 0 0 0 0 0 0%<br />

10 11.081 582 0 2.118 1.815 46 18.407 34.049 2%<br />

15 8.507 281 0 3.076 3.951 459 33.477 49.751 3%<br />

20 5.947 668 0 4.510 7.887 352 64.307 83.671 6%<br />

25 1.422 628 0 3.324 11.768 2.707 105.946 125.795 9%<br />

30 2.715 1.342 0 2.952 9.092 363 147.750 164.214 11%<br />

35 0 0 0 0 14.048 1.121 187.578 202.747 14%<br />

40 0 0 0 0 8.971 782 220.871 230.624 16%<br />

45 0 0 0 0 3.032 1.209 195.467 199.708 14%<br />

50 0 0 0 1.352 7.464 1.256 158.227 168.299 11%<br />

55 0 0 0 0 0 0 99.916 99.916 7%<br />

60 0 0 0 0 2.085 0 61.234 63.319 4%<br />

65 0 0 0 0 2.753 0 32.254 35.007 2%<br />

70 0 0 0 0 0 0 8.873 8.873 1%<br />

75 0 0 0 0 5.096 0 3.552 8.648 1%<br />

80 0 0 0 0 0 0 0 0 0%<br />

>80 0 0 0 0 0 0 0 0 0%<br />

Tot. 29.672 3.501 0 17.332 77.962 8.295 1.337.859 1.474.621 100%<br />

% 2% 0% 0% 1% 5% 1% 91% 100%<br />

40


Un’ulteriore conferma di quanto è stato sopra affermato si ha dalla lettura della Tabella dove<br />

si osserva che il pino cembro (PC) è presente per il 22% e dove le AL (altre latifoglie)<br />

sommate a AP (acero montano e riccio), BP (betulla), FE (frassino maggiore), FS (faggio),<br />

QP (rovere) e SU (sorbo uccellatori) costituiscono complessivamente il 29% del totale.<br />

Interessante notare inoltre come anche il larice sia presente e soprattutto in posizione sempre<br />

dominante. Questo elemento ci sottolinea come la possibilità di rinnovare questa specie sia<br />

ancora possibile per molte tipologie forestali.<br />

Tabella 19: Rinnovazione in decimi di copertura all’interno dei popolamenti LC<br />

RINNOVAZIONE_SPECIE<br />

Categoria AA AC AL AP AT BP CS FE FO FS LD PA PC PM PS PT PV QP QR SU TC<br />

LC 1 0 11 7 0 1 0 4 0 1 41 4 22 0 2 1 0 1 0 4 0 100<br />

All’interno dei popolamenti a larice sono state individuate 6 distinte tipologie, 8 sottotipi e 2<br />

varianti.<br />

Nella Tabella 20 sono riportate le tipologie incontrate nei lariceti dell’AF 26 e nell’allegato<br />

Tipologie sono riportati in modo completo i cartogrammi e i grafici di composizione<br />

specifica.<br />

Osservando la Tabella 20 si può constatare come la tipologia LC2 ovvero lariceto montano sia<br />

la più diffusa coprendo complessivamente 7.324 ha pari all’65% di tutti i lariceti dell’AF 26.<br />

Il secondo tipo è il LC1 ovvero Lariceto pascolivo con 1.595 ha pari al 15%, quindi l’LC5<br />

Larici-cembreto su rodoreto-vaccinieto con 1.569 ha (14%) e quindi tre tipi con scarsa<br />

superficie (minore di 500 ha) LC6 lariceti di campi di massi, LC8 Lariceto di greto e LC4<br />

Lariceto a megaforbie.<br />

La distribuzione di queste tipologie segnala alcuni peculiarità di un certo significato<br />

ecologico: mentre l’LC1 è presente andantemente su tutto il territorio occupando in pratica<br />

tutti i livelli altitudinali e con qualche arretramento alle quote più elevate a favore dell’LC2,<br />

l’LC4 è localizzato solo in alcune aree molto umide in prossimità di nevai ed in particolare<br />

modo nell’alta <strong>Val</strong> Troncea e nell’alta <strong>Val</strong> <strong>Germanasca</strong> (comuni di Salza di Pinerolo e Prali);<br />

l’LC2 è presente praticamente nella media valle alle quote più elevate; l’LC6 è presente in<br />

un’area localizzata sulla destra idrografica del T. <strong>Chisone</strong> nel territorio del Comune di<br />

Pragelato, si tratta dell’area più estesa e che si diffonde anche all’interno dei tipi LC1, in cui si<br />

trovano con frequenza popolamenti di larice in rinnovazione con pino cembro.<br />

41


Tabella 20: Ripartizione in tipi, sottotipi e varianti dei popolamenti LC<br />

POP TIPO DESCRIZIONE SUP. (ha) %<br />

LC LC52A Larici-cembreto su rodoreto-vaccinieto, st. superiore- Var. a p. unc. prostr. 130 1,15%<br />

LC20X Lariceto montano 7.324 65,12%<br />

LC10X Lariceto pascolivo 1.595 15,07%<br />

LC51D Larici-cembreto su rodoreto-vaccinieto, st. inferiore var. con nocciolo e 1.190 10,58%<br />

latifoglie miste<br />

LC60X Lariceto dei campi di massi 134 1,19%<br />

LC80X Lariceto di greto 48 0,43%<br />

LC40A Lariceto a megaforbie - Var. con abete (rara) 499 4,44%<br />

LC40X Lariceto a megaforbie 80 0,72%<br />

LC52C Larici-cembreto su rodoreto vaccin. st. inferiore var. con pino cembro 63 0,56%<br />

LC52X Larici-cembreto su rodoreto-vaccinieto, st. superiore 186 1,65%<br />

Totale 11.247<br />

I lariceti tipo LC1 e LC2 come già accennato, sono distribuiti in modo uniforme su tutto il<br />

territorio dell’AF 26.<br />

In sostanza si tratta comunque di lariceti che derivano da aree precedentemente occupate da<br />

prateria. Le fasi evolutive una volta cessata l’attività di pascolamento vedono dapprima il<br />

larice insediarsi su erosioni e sugli stradellamenti fino alla trasformazione del pascolo<br />

arborato in lariceto più denso. Nel frattempo il sottobosco ha subito delle modificazioni con il<br />

contatto tra le specie condizionate dal pascolamento e quelle nuove intervenute. Infine, con<br />

l’evoluzione dell’humus <strong>forestale</strong> si insediano successioni a latifoglie montane o, nelle<br />

stazioni più elevate in quota, di ontano verde.<br />

Sono identificabili delle distinzioni fisionomiche corrispondenti presumibilmente a fasi<br />

evolutive diverse: la fisionomia a prateria costituisce lo stadio meno evoluto o per lo meno il<br />

più rallentato (ad esempio ciò in particolare modo si ha nelle stazioni di elevata quota o con<br />

condizioni edafiche limitanti o in soprassuoli ancora sottoposti al pascolamento, come ad<br />

esempio accade per i lariceti in destra idrografica del T. <strong>Chisone</strong> sopra l’abitato di<br />

Fenestrelle); la fisionomia ricca di arbusti (per altro il più diffuso) come stadio evolutivo<br />

intermedio e infine la fisionomia con nocciolo e altre latifoglie come lo stadio più dinamico in<br />

fase di trasformazione.<br />

Il minimo altimetrico a cui si trovano questi due tipi risulta essere 640 m s.l.m. e il valore<br />

massimo 2.600 m s.l.m.. Gran parte della tipologia si colloca sull’asse altimetrico di 1.793 m s.l.m.<br />

I dati dendrometrici elaborati per questi due tipi sono indicati in Tabella 21 ed evidenziano in<br />

modo significativo la maggiore produttività del tipo LC2.<br />

42


Tabella 21: Dati dendrometrici nei Lariceti LC1 e LC2<br />

Tipo N. ADS N. Piante/ha G/ha Vol/ha<br />

LC2 63 471,1 26,07 203,01<br />

LC1 36 440,6 25,39 197,5<br />

Per quanto attiene alle altre tipologie incontrate in Tabella 22 è riportato il confronto per<br />

tipologia escludendo i sottotipi per carenza di aree di saggio.<br />

Tabella 22: Dati dendrometrici nei Lariceti LC8, LC4, LC5 E LC6<br />

Tipo N. ADS N. Piante/ha G/ha Vol/ha<br />

LC8 23 441,7 22,89 177,3<br />

LC4 1 212,3 20,96 175,0<br />

LC5 0 n.d. n.d. n.d.<br />

LC6 6 532,5 38,56 323,9<br />

Come si può notare le aree di saggio disponibili sono poche e quindi anche l’errore standard<br />

di stima è piuttosto elevato. Resta però interessante evidenziare la superiorità significativa del<br />

tipo LC6 situato.<br />

Anche all’osservazione in campo questa tipologia appare piuttosto sviluppata con molta<br />

rinnovazione a terra di pino cembro e con notevoli piante di larice e di cembro.<br />

Del tipo LC5 è stata descritta un’area con variante a pino uncinato. Tale variante è situata in<br />

<strong>Val</strong> Troncea, si tratta di una propaggine del bosco da seme di Inverso Lanal inserito<br />

nell’elenco dei biotopi di interesse nazionale.<br />

Fin qui sono state descritte le caratteristiche fisionomiche e produttive dei popolamenti a<br />

larice; per quanto riguarda gli aspetti selvicolturali e con essi la forma di gestione passata,<br />

bisogna puntualizzare che si deve distinguere tra soprassuoli che ricadono in bacini con<br />

tradizioni orientate alla selvicoltura produttiva, da quei territori dove sì esistono anche<br />

condizioni favorevoli alla produzione, ma dove per tradizione o anche per regime fondiario,<br />

non esiste una gestione selvicolturale attiva.<br />

43


Si distinguono quindi tre principali popolamenti:<br />

− popolamenti di discreto valore produttivo che si alternano a formazioni miste a cembro e<br />

a tratti più impervi con funzione di protezione dalle valanghe (comuni di Pragelato e<br />

Usseaux);<br />

− popolamenti in gran parte a scarsa produttività ma per i quali è possibile ancora prevedere<br />

gestione di selvicoltura attiva con interventi orientati alla preparazione e miglioramento<br />

stazionale (comune di Fenestrelle);<br />

− popolamenti con spiccata funzione protettiva in particolare modo negli alti valloni della<br />

<strong>Val</strong> <strong>Germanasca</strong>, con scarse capacità produttive (comuni della <strong>Val</strong> <strong>Germanasca</strong>, in<br />

particolare modo il comune di Praly)<br />

Come è descritto più in dettaglio nei capitoli 3.2.1. e 3.0., gran parte del territorio dell’AF 26,<br />

almeno per quanto concerne le proprietà comunali è dotato dagli anni ’60 di strumenti di<br />

pianificazione quali i piani di assestamento <strong>forestale</strong>. Gli ultimi piani furono redatti nel<br />

periodo 1982-85 e interessarono tutte le proprietà comunali e, anche se in modo più<br />

ricognitivo, le proprietà private.<br />

La presenza di tali strumenti gestionali ha fornito l’opportunità per tutta l’area di<br />

programmare gli interventi selvicolturali e di sviluppare interventi idonei al mantenimento e<br />

al miglioramento dei soprassuoli.<br />

Nelle tabelle che seguono sono riportati alcuni dati dedotti dai piani di assestamento degli<br />

anni ’80.<br />

Tabella 23: Lariceti del comune di Fenestrelle<br />

Numero di piante ad ettaro n. 205,00<br />

<strong>Area</strong> basimetrica ad ettaro m 2 18,65<br />

Diametro medio del popolamento cm 34,00<br />

Altezza media del popolamento m 20,40<br />

Provvigione media ad ettaro m 3 155,00<br />

44


Tabella 24: Lariceti del comune di Pragelato e Usseaux<br />

<strong>Area</strong> basimetrica media M 2 /ha = 23,96<br />

Diametro medio di area basimetrica media Cm = 33<br />

Altezza media letta nella curva ipsometrica in corrispondenza del diametro medio Mt = 19,7<br />

Vol. Medio/ha (con corteccia) M 3 = 175<br />

I dati che derivavano dai precedenti piani di assestamento <strong>forestale</strong> per il territorio di<br />

proprietà comunale definivano una provvigione media per ettaro inferiore rispetto a quanto<br />

evidenziato nella indagine inventariale attuale.<br />

La stima dell’incremento medio corrente elaborata dal piano di assestamento di Pragelato<br />

fornisce 1,40 m 3 /ha.<br />

I precedenti piani di assestamento <strong>forestale</strong> definirono il trattamento di questi soprassuoli<br />

partendo da alcune considerazioni:<br />

− la constatazione che si tratta di soprassuoli con modeste capacità produttive (incremento<br />

medio compreso tra 1 e 2 m 3 /ha);<br />

− l’osservazione che si tratta di soprassuoli che hanno una struttura per lo più coetaniforme;<br />

− la necessità di mantenere la funzione protettiva di molti lariceti;<br />

− la constatazione che molti soprassuoli hanno da tempo superato la culminazione<br />

dell’incremento medio.<br />

Fatte queste considerazioni i piani di assestamento definivano un prelievo prudenziale, la<br />

necessità di raggiungere in periodi lunghi lo stato di normalità e la necessità di intervenire in<br />

particolare modo per sondare la capacità di rinnovazione di questi soprassuoli.<br />

A titolo esemplificativo si riporta l’estratto della definizione del trattamento definito per il<br />

Piano di Assestamento Forestale di Pragelato:<br />

trattamento<br />

riassumiamo brevemente la situazione generale dei popolamenti in esame:<br />

siamo in presenza di notevoli estensioni a lariceto per lo più puro con interessante<br />

successione di pino cembro in molte particelle del versante destro del <strong>Chisone</strong> da Soucheres<br />

Basses fino a Traverses. a tratti questa successione è già alquanto evidente per la facilità<br />

d'insediamento che il p.cembro ha manifestato sotto la tenue copertura del larice. il larice da<br />

45


parte sua dimostra difficoltà di rinnovazione naturale ad eccezione che sulle aree in genere<br />

degradate ed alterate da eventi eccezionali (valanghe, frane etc.) che hanno portato in<br />

superficie terreno minerale.<br />

tagliate consistenti effettuate nel passato di tipo "alleggerimento laterale" non sempre<br />

hanno fornito i risultati sperati.<br />

occorre infatti un lungo periodo di tempo (circa 15-20 anni) affinché si abbia una<br />

sufficiente evoluzione del terreno infeltrito verso forme più idonee all'insediamento dei semi.<br />

Tale periodo potrebbe essere ridotto solo dietro l'attuazione di periodiche lavorazioni<br />

superficiali. Occorre favorire l'evoluzione del soprassuolo verso formazioni miste (a gruppi o<br />

a piani) con tutti i vantaggi che ciò comporta ai fini della conservazione del bosco e del suo<br />

miglioramento strutturale ed economico.<br />

anche l'introduzione, già intrapresa in certi settori inferiori e più idonei, dell'abete rosso<br />

costituisce un passo in avanti verso questa nuova strutturazione dei boschi di Pragelato.<br />

purtuttavia allo stato attuale il lariceto pressoché puro resta il popolamento tipo già<br />

plasmato sulle condizioni ecologiche ed ambientali locali, e dal quale pretendere ancora la<br />

massima produttività e redditività.<br />

premesso che il larice si rinnova naturalmente solo a determinate condizioni, le scelte<br />

operative si riducono a due:<br />

- si creano le condizioni affinché si abbia la rinnovazione naturale della specie.<br />

- si interviene direttamente con impianti artificiali sulle tagliate a raso.<br />

nel primo caso esistono delle condizioni alquanto sfavorevoli di pratica esecuzione che ne<br />

limitano la realizzazione.<br />

nel secondo caso si garantisce il celere rinnovamento delle tagliate ma ad alti costi<br />

determinati anche dai non sempre confortanti risultati che si sono riscontrati in alcuni<br />

impianti già effettuati nel passato. certamente un soprassuolo di origine naturale fornisce<br />

sempre maggiori garanzie circa la quantità e la qualità dei semenzali insediati.<br />

tuttavia si deve rilevare che il metodo del taglio a raso per "alleggerimento laterale" solo in<br />

rari casi ha fornito i risultati sperati in fatto di insediamento naturale. solo dove era presente<br />

il pino cembro è stata cosa accorta prevedere la conservazione anche delle piante adulte di<br />

questa specie in buono stato poste all'interno delle tagliate.<br />

in tal modo si favorisce una più facile disseminazione per i semi difficilmente trasportabili<br />

date le loro dimensioni. Teoricamente il metodo proposto a suo tempo da giordano è<br />

sicuramente valido in quanto punta decisamente sulla rinnovazione naturale che dovrebbe<br />

riuscire ad insediarsi dopo che si sono create le condizioni pedologiche idonee durante un<br />

certo arco di tempo. Al fine di accelerare questa evoluzione pedologica già allora venivano<br />

previste energiche e periodiche lavorazioni andanti superficiali, ma questi interventi, da<br />

eseguire manualmente, sono altamente onerosi ed in pratica non più proponibili, almeno<br />

nella maggior parte dei casi. Spesso quindi con il passar del tempo si è preferito creare<br />

impianti artificiali sulle buche aperte con le tagliate a raso.<br />

fatte queste brevi considerazioni si possono prospettare per il prossimo futuro queste<br />

tipologie di intervento tendenti a conciliarsi con le varie situazioni reali che di volta in volta<br />

si possono presentare:<br />

- sul versante destro del <strong>Chisone</strong> favorire la successione del pino cembro. Pertanto liberare i<br />

nuclei di rinnovazione e rilasciare durante le tagliate a raso i migliori soggetti portasemi<br />

della specie. Eventuali integrazioni artificiali saranno necessarie in difetto di insediamenti<br />

naturali delle specie.<br />

alle quote più basse è auspicabile ricorrere anche alla picea, non per pedali ma piuttosto<br />

per gruppi, mentre alle quote maggiori il larice rimarrà la specie da prediligere. Pertanto al<br />

momento di intervenire su una particella sarà necessario da parte del personale <strong>forestale</strong><br />

46


fare una ricognizione preliminare ed individuare le aree dove maggiore risulta l'insediamento<br />

del pino cembro e qui dare priorità per aprire le buche con tagliate a raso che dovranno<br />

avere una estensione variabile tra 0,5-0,8 ha a seconda delle condizioni stazionali su cui si<br />

interviene.<br />

dove non si ha rinnovazione sarà necessario prevedere l'impianto artificiale del nuovo<br />

bosco. In qualunque caso è comunque preferibile ricorrere a più specie per avere future<br />

formazioni miste.<br />

- sul versante sinistro dove è presente lariceto pressoché puro sarà indispensabile ricorrere<br />

ad impianti artificiali sulle tagliate a raso. Oltre al larice potranno essere usati anche il pino<br />

cembro, il pino uncinato e l'abete rosso; per queste specie comunque occorrerà verificarne la<br />

favorevole riuscita mancando in tale area impianti passati di questo tipo.<br />

nelle aree più dolci e meno accidentate potrebbero essere sperimentate lavorazioni andanti<br />

superficiali con mezzi meccanici, preferibilmente cingolati, che consentano lo smuovimento<br />

dello strato superficiale infeltrito e contemporanea apertura al seme dell'orizzonte "b" che è<br />

meno evoluto e presenta quindi condizioni più favorevoli alla germinazione. Questa<br />

operazione e ' opportuno praticarla solo dove è possibile intervenire con mezzi meccanici,<br />

per contenerne i costi; tra l'altro potrebbe risultare necessario ripeterla più volte anche<br />

nell'eventualità che in determinati anni non si abbia sufficiente produzione di seme.<br />

riprendendo in esame il trattamento del "taglio a raso per buche" occorre fare ulteriori<br />

precisazioni:<br />

- le tagliate è preferibile realizzarle in forma rettangolare allungata piuttosto che quadrata,<br />

questo consente un migliore insediamento naturale sia che si operi con impianti artificiali sia<br />

che si attuino lavorazioni andanti per smuovere il terreno. É opportuno effettuare tagliate<br />

contigue solo quando sulla prima si è affermata una sufficiente copertura arborea che<br />

consenta già un'adeguata regimazione idrica e difesa ambientale.<br />

comunque non appena si siano realizzate queste situazioni è opportuno provvedere<br />

celermente all'allontanamento dei nuclei maturi ancora presenti all'interno della particella.<br />

- l'estensione delle tagliate potrà arrivare fino a un ettaro sul versante sinistro sussistendo<br />

minori problemi di difesa ambientale rispetto al versante destro dove le buche delle tagliate<br />

dovranno avere invece una estensione di circa 0,5-0,8 ha.<br />

intervenendo su aree già in rinnovazione naturale e praticando, dove possibile, lavorazioni<br />

andanti meccanizzate si dovrebbe riuscire a ridurre se non a dimezzare la superficie da<br />

sottoporre a successivi impianti artificiali. in tal caso verrebbe assicurata la disponibilità<br />

finanziaria direttamente retraibile dai tagli di maturità in quella percentuale da destinare alle<br />

migliorie boschive (circa 20%) senza dover ricorrere ad altri finanziamenti di solito mai<br />

sicuri e lenti nell'arrivare.<br />

concomitante alle tagliate a raso il piano dei tagli prevede spesso anche tagli "a scelta" sul<br />

resto della particella per allontanare piante danneggiate, deperienti ed eccessivamente<br />

invecchiate.<br />

questo intervento si rende opportuno per recuperare una massa legnosa non indifferente<br />

che in breve tempo andrebbe perduta ed in deperimento. si ricorda al riguardo che in molte<br />

particelle non si interviene oramai da decenni e quindi risulta più che mai indispensabile<br />

questa operazione di spurgo e di recupero.<br />

in alcuni casi il taglio a scelta avrà anche funzione di taglio di sgombero a carico di<br />

residue piante stramature presenti all'interno di formazioni giovanili insediatisi<br />

naturalmente.<br />

47


Dal Piano di assestamento di Massello<br />

(…) Il pascolo ha invece favorito la permanenza del larice, il quale venuta a mancare l'azione<br />

degli animali e dell'uomo, che si esplicava soprattutto ai danni del faggio, non trova più<br />

spazio per la rinnovazione totalmente impedita dal vigoroso ricaccio delle ceppaie di faggio e<br />

maggiociondolo. Il larice pertanto è presente unicamente in grossi esemplari, i quali una<br />

volta abbattuti o periti naturalmente, non lasceranno una classe generazionale atta a<br />

succederli. Il faggio quindi è la specie ampiamente dominante come numero di soggetti ed è<br />

verso la faggeta che si sta evolvendo il bosco.<br />

(…) Il lariceto occupa la maggior parte della superficie boscata di questo versante, mentre il<br />

faggio, sotto forma di ceduo invecchiato occupa allo stato puro le parti basse della pendice.<br />

Su tutta la superficie il faggio si rinnova sotto le diverse coperture e tende a formare uno<br />

strato arboreo dominato più o meno compatto, che dimostra come le condizioni edafiche e<br />

stazionali sono abbastanza favorevoli alla formazione del bosco di faggio, se a ciò si<br />

aggiunge l'assenza di rinnovazione di larice e pino silvestre sotto copertura, il tutto fa intuire<br />

che l'evolversi naturale della vegetazione della pendice, tranne le frange ad altitudini più<br />

elevate, vada verso la formazione "climax" della faggeta.<br />

(…) Fustaia di larice e faggio: come già ampiamente illustrato in precedenza questa è un tipo<br />

di foresta in successione, dove il faggio si sta sostituendo naturalmente al larice, il quale non<br />

ha più modo di rinnovarsi a causa delle avverse condizioni del terreno e del microclima del<br />

sottobosco, create dal più o meno fitto piano dominato di faggio. Opporsi all'evoluzione<br />

naturale, in questo caso così vigorosa, sarebbe inutile e oltremodo controproducente; è<br />

necessario pertanto dare via libera al faggio operando una selezione sui polloni, eseguendo<br />

una sorta di avviamento all'alto fusto sotto copertura e contemporaneamente utilizzare<br />

gradualmente il piano dominante di larice in maniera il più uniforme possibile prelevando le<br />

piante più anziane e di maggior diametro.<br />

Dal Piano di assestamento di Roure<br />

(…) Fustaia di larice o a prevalenza di larice: i boschi di larice si presentano come fustaie, il<br />

più delle volte a densità normale, a tratti scarsa, in cui il larice costituisce il piano<br />

dominante, mentre il piano dominato è costituito spesso da ceduo di faggio, a tratti mescolato<br />

con maggiociondolo, ontano verde ed altre latifoglie. La rinnovazione del larice è assente<br />

sotto copertura, mentre permane in modo sporadico al margine dei prati-pascoli confinanti<br />

per diventare più fitta nei tratti di terreno nudo degradato, su frane, rocce affioranti, ecc. in<br />

prossimità dei pascoli alpini invece, il larice si trova sempre allo stato puro, con sottobosco<br />

di graminacee, rododendro e mirtillo. Il larice ha in genere un buon portamento e non<br />

presenta attacchi parassitari, anche se l'accrescimento si dimostra assai lento. Il lariceto in<br />

realtà disetaneo è da considerarsi praticamente coetaneo, in quanto la lunghezza del turno,<br />

la lentezza di accrescimento e la struttura monoplana raggiunta, fanno si che sia considerato<br />

coetaneiforme su ampi gruppi.<br />

(…) I lariceti del versante inverso, costituiti da soggetti generalmente di grosse dimensioni,<br />

sono frequentemente misti a cedui di faggio e latifoglie varie, con fitto sottobosco di<br />

maggiociondolo, nocciolo e altri arbusti. talora il sottobosco prende il sopravvento per<br />

quanto riguarda la densità del soprassuolo che a volte assume più l'aspetto di un ceduo<br />

coniferato che di una fustaia rada. Si possono inoltre distinguere due situazioni ben<br />

differenti: larice "in situ" e larice "per descessum". Mentre nella zona del picetum il larice si<br />

trova "in situ", con sottobosco di arbusti alpini, vaccino-rodoreto, o di ontano, a seguito<br />

48


dell'eccessivo diradamento legato ai tagli a scelta, nella fascia del fagetum il larice si trova<br />

"per descessum" ed è una presenza definibile impropria. Si assiste così alla presenza più o<br />

meno diffusa di larici nell'abetina, sia alla costituzione di soprassuoli coetaneiformi, in<br />

genere saturi di larice con sottostante ceduo di Faggio e latifoglie nobili (zona cleamalvicino).<br />

Questa distinzione si ripercuote sulle scelte selvicolturali, in quanto ove è "per<br />

descessum" non ci si curerà della sua rinnovazione, si valorizzerà invece le altre formazioni<br />

di abete o latifoglie, e si considererà il larice solo come riserva patrimoniale. Dove invece è<br />

"in situ" occorrerà indirizzare le attività selvicolturali alla sua rinnovazione, anche<br />

artificiale.<br />

(…) Di fronte a questa realtà così disforme è abbastanza difficile stabilire le varie fasi<br />

evolutive dei soprassuoli, tanto più che l'intervento antropico e la presenza del pascolo hanno<br />

notevolmente influenzato l'evoluzione; tipico esempio è il trattamento a tagli a scelta del<br />

larice che ha provocato un'involuzione della vegetazione arborea a favore di quella<br />

arbustiva, ma che favorisce attualmente il reingresso del faggio, un tempo limitato dalla<br />

continua ceduazione e dal pascolamento.<br />

(…) Nei lariceti invasi da maggiociondolo o da nocciolo, la questione è più problematica. Si<br />

sa che il piano inferiore migliora il terreno. Ma non si sa quando interverranno specie utili<br />

ad approfittare del miglioramento. Il larice comunque non ha avvenire. Quasi lo stesso<br />

avviene sui lariceti e sui lariceto-pineti su vaccinieto o su sottobosco a brughiera. Nei due<br />

casi si prescrivono tagliate a raso su superfici modeste da 700 m 2 a un ettaro e rinnovazione<br />

artificiale. La diversa natura del piano inferiore può guidare nella scelta della specie. La<br />

presenza del nocciolo rivela buone prospettive sia per le latifoglie a legno pregiato<br />

(soprattutto per il frassino), sia anche per il faggio o per conifere a buona produzione: abete<br />

bianco o abete rosso. La presenza di maggiociondolo limita la scelta al faggio oppure<br />

all'abete bianco. Discrete anche le possibilità dell'abete rosso. Il sottobosco a mirtilli o<br />

comunque a fisionomia di brughiera suggerisce la perpetuazione artificiale del larice oppure<br />

tentativi di introduzione dell'abete rosso. In ogni caso si raccomanda la piantagione rada<br />

cioè a distanze di due metri, dato che sarà molto difficile intervenire poi con i diradamenti. Il<br />

piano dei tagli precisa il dosaggio dei vari interventi nelle singole particelle. Purtroppo lo<br />

schema generale dell'assestamento è quello dei boschi a taglio saltuario; è vero che si<br />

prescrivono tagli di natura diversa, nondimeno non si prescrivono neanche interventi estesi<br />

su tutta la particella. Pertanto la scelta dei tratti su cui eseguirlo sgombro dei larici<br />

sovrastanti popolamenti di latifoglie oppure le tagliate a raso, deve tener conto della<br />

necessità di poter ripetere un intervento analogo sulla particella al ritmo di 10 anni. Si è<br />

perfettamente coscienti che questa discrezionalità verso chi esegue la martellata non<br />

consente un controllo amministrativo univoco salvo la massa asportata, ma in boschi di<br />

questo tipo non è possibile fare altro. La tendenza generale è quella per la costituzione di un<br />

bosco disetaneo per giustapposizione di gruppi coetanei più estesi in presenza di latifoglie,<br />

meno estesi per le conifere da tagliare a raso.<br />

In sintesi gli aspetti selvicolturali evidenziati erano i seguenti:<br />

− necessità di trasformare la composizione del lariceto aumentando la presenza di pino<br />

cembro nelle parti alte e di altre conifere, in particolare abete rosso nelle parti inferiori; le<br />

latifoglie erano da incrementare nelle aree dove si registrava presenza di un piano<br />

dominato di faggio; questa conclusione si basava sull’assunto valido che il lariceto altro<br />

non è che una forma di ricolonizzazione più o meno stabile nel tempo ma che a lungo<br />

49


andare deve per forza lasciare il passo a successioni dinamiche naturali che vedono<br />

comunque il larice presente ma non nella forma dominante attuale.<br />

− Le modalità con cui intervenire erano fissate con il taglio a buche su piccole superfici<br />

(5,000-8,0000 m 2 ) da eseguire soprattutto dove già si registrava una rinnovazione delle<br />

specie auspicate. Inoltre era indicato il taglio raso su piccole superfici con rinnovazione<br />

artificiale posticipata qualora invece la rinnovazione naturale non si insediasse. Il<br />

diradamento per conversione era invece programmato laddove vi fosse un piano dominato<br />

di faggio o di altre latifoglie di pregio, con asportazione delle piante di larice<br />

eventualmente dannose allo sviluppo del piano inferiore.<br />

Tali interventi programmati sono stati eseguiti soltanto in parte e normalmente le modalità di<br />

intervento sono state variate riducendo l’estensione delle buche.<br />

La definizione di questa forma di trattamento, per altro proposta anche per le altre aree di<br />

lariceto dell’AF 26, è stata quindi sancita con i piani di intervento che prevedevano un<br />

prelievo annuo basato su un incremento di 1,40 m 3 /ha che portava alla conclusione dei dati<br />

riportati in Tabella 25.<br />

Tabella 25: Riprese volumetriche previste dai piani di assestamento <strong>forestale</strong> per le classi economiche<br />

Lariceto produttivo<br />

Comune m 3 /anno<br />

Pragelato 1.150<br />

Fenestrelle 742<br />

Usseaux 650<br />

Nella tabella 66 sono riportate le utilizzazioni legnose a carico dei soprassuoli di conifere con<br />

indicata la massa distinta per essenza per tutta l’AF 26 sia per il territorio privato che per<br />

quello di proprietà comunale 1 .<br />

Come possiamo constatare la massa complessiva dell’ultimo quinquennio di piante di larice<br />

ammonta a 4.203 m 3 pari ad una ripresa media per l’intera AF di 840 m 3 . Se si osserva i dati<br />

si scopre che le aree di utilizzazione sono in ordine di importanza nei comuni di Pragelato,<br />

1 Dati gentilmente forniti dal Dott. Diego Noveri responsabile selvicoltura del Coordinamento Provinciale del<br />

Corpo Forestale dello Stato della Provincia di Torino.<br />

50


Roure, Fenestrelle, Massello e Usseaux. La ripresa dendrometrica prevista dai piani era ben<br />

oltre se si pensa che per il solo comune di Pragelato erano previsti oltre 1.000 m 3 annui.<br />

La scarsa quantità conteggiata nelle utilizzazioni ci fa pensare che gli interventi poi<br />

effettivamente eseguiti siano stati lotti molto prudenziali, eseguiti con criterio selettivo.<br />

In conclusione la gestione selvicolturale che attiene ai lariceti ha visto l’esecuzione di<br />

interventi di utilizzazione e di taglio saltuario allineati comunque su un prelievo annuo<br />

alquanto sottodimensionato che porta alla consuetudine segnalata anche nei piani di<br />

assestamento <strong>forestale</strong> ad un prelievo fissato su un terzo dell’effettiva potenzialità di questi<br />

soprassuoli.<br />

Questo aspetto ci induce a pensare che l’attività di utilizzazione sia influenzata più dal<br />

mercato che da esigenze selvicolturali e che si ponga il problema per il trattamento futuro di<br />

definire quali dei soprassuoli di larice siano da destinare ancora alla produzione e quali invece<br />

debbano assolvere a funzioni multiple tra cui sicuramente primarie quella protettiva e quella<br />

naturalistica-paesaggistica.<br />

I criteri che ci hanno guidato la definizione delle destinazioni e dei conseguenti interventi, per<br />

i popolamenti di larice sono stati quindi le capacità produttive, la necessità di intervenire per<br />

favorire dinamiche in atto (vedi soprassuoli con pino cembro e con latifoglie), la necessità di<br />

rispondere alla domanda per altro modesta di rifornimento legnoso per uso domestico. In<br />

ultima analisi per tutti i soprassuoli con spiccata stazionarietà, sono stati previsti comunque<br />

dei tagli saltuari con l’intento di logorare nel tempo la presenza del larice a favore del faggio e<br />

di altre latifoglie.<br />

Pertanto per le destinazioni produttiva-protettiva sono stati definiti interventi di utilizzazione<br />

su piccole superfici volti ad ottenere la rinnovazione nelle classi mature per la predisposizione<br />

alla mescolanza a favore di altre specie per il soprassuolo successivo (pino cembro, abete<br />

bianco, latifoglie mesofile). Le modalità di intervento saranno le stesse che furono proposte<br />

per i piani di assestamento <strong>forestale</strong> ovvero interventi su piccole superfici attraverso il taglio<br />

selettivo associato a interventi preparatori per favorire l’insediamento della rinnovazione nei<br />

soprassuoli che presentano già prerinnovazione o insediamenti lungo i margini con altre<br />

tagliate; interventi di sgombero su piccole superfici (5.000 m 2 ) con rinnovazione posticipata<br />

artificiale anche con l’introduzione di abete bianco, abete rosso e pino cembro laddove invece<br />

non sia possibile ottenere rinnovazione naturale.<br />

51


Per i popolamenti con altre funzioni (naturalistica e protettiva) sono stati definiti interventi<br />

prudenziali volti alla conservazione dell’esistente e alla scelta colturale a breve termine.<br />

Dalle valutazioni sin qui fatte con il presente P.F.T. sono stati previsti le seguenti linee<br />

gestionali:<br />

− Per i popolamenti destinati ad essere sottoposti a gestione attiva si prevede la<br />

realizzazione di interventi ancora rivolti a favorire l’ingresso del pino cembro. Per la<br />

maggior parte però sono stati previsti interventi di minore entità orientandosi verso il<br />

taglio a scelta intendendo per esso l’esecuzione di piccoli interventi di utilizzazione che<br />

vadano soprattutto a carico del soprassuolo dominante (con eccezione per le piante<br />

portaseme), arrivando in taluni casi ad estendersi per piccole superfici (superficie<br />

massima delle buche 4.000 m 2 ). Rilascio sulle aree di intervento dei migliori individui<br />

portaseme di cembro e di larice. Tale modalità di intervento è prevista in particolare per i<br />

lariceti che ricadono nei comuni di Pragelato e Usseaux, con esclusione dei lariceti in<br />

sinistra idrografica del T. <strong>Chisone</strong>.<br />

− Per i popolamenti con una gestione selvicolturale di tipo conservativo (lariceti del<br />

comune di Fenestrelle, Roure e Massello, lariceti dei comuni di Pragelato e Usseaux in<br />

sinistra idrografica del T. <strong>Chisone</strong>) si prevede comunque la tipologia di intervento SC<br />

ovvero taglio a scelta intendendo però con essa un modesto prelievo orientato soprattutto<br />

a rispondere alle necessità di boscheggio, e finalizzato ad interventi di tipo fitosanitario e<br />

di regolarizzazione della struttura. Anche in questo caso gli interventi dovranno<br />

soprattutto partire dai punti con presenza di pino cembro o di altre specie utili.<br />

Per i popolamenti con funzione protettiva si prevede invece l’eventuale asportazione di piante<br />

deperienti per modestissime entità di prelievo.<br />

52


2.1.1.2. FG Faggete<br />

Figura 3: Distribuzione popolamento FG – Faggete<br />

Si tratta della formazione di seconda estensione che copre una superficie complessiva pari a<br />

circa un quinto di tutta la superficie <strong>forestale</strong> dell’AF 26. Il faggeto a differenza del lariceto è<br />

diffuso in particolare modo nell’area montana. I limiti altitudinali entro i quali si colloca sono<br />

per la quota massima, nelle esposizioni a nord 1.450 m s.l.m. e in quelle a sud 1.600 m s.l.m.,<br />

per la quota minima, 550 per le esposizioni fredde e 600 per le esposizioni calde; l’asse<br />

altitudinale entro cui si sviluppa la faggeta è dato dalla quota 1.100 m s.l.m.. Tra le quote dei<br />

900 e dei 1.400 m s.l.m. per le esposizioni sud e le quote 1.000 e 1.400 m s.l.m. per le<br />

esposizioni nord, la categoria assume una composizione quasi in purezza; al di sotto di tali<br />

quote appare il castagno (che aumenta sempre più mano a mano che si scende di quota) e le<br />

altre latifoglie dell’acero frassineto, mentre alle quote superiori si ritrova la presenza del larice<br />

in forma anche di fustaia sopra ceduo.<br />

53


Come si può notare dal cartogramma di Figura 18, si riscontra una distribuzione accorpata per<br />

la media e bassa valle ed un nucleo piuttosto isolato situato nei comuni di Massello e Salza di<br />

Pinerolo.<br />

All’interno delle faggete sono stati eseguiti 80 rilievi inventariali pari ad una densità media di<br />

un rilievo ogni 62 ettari di superficie.<br />

I dati che emergono a livello di categoria indicano un’area basimetrica media di 29,25 m 2 e un<br />

volume medio per ettaro di 209,55 m 3 ; 1.144,2 è invece il numero totale di piante per ettaro.<br />

Nella Tabella 26 e Tabella 27 sono riportati i dati rielaborati dall’indagine inventariale<br />

inerenti il numero e il volume per specie e per classe diametrica nei popolamenti di faggio.<br />

Il commento a queste tabelle può essere così sintetizzato:<br />

− dominanza in numero di piante da parte del faggio (77,43%);<br />

− presenza di molte specie di latifoglie varie (in numero l’11,47%) ma relegate ad una<br />

posizione secondaria (la maggior parte si ferma a 10 cm di DBH) e ciò è riscontrabile<br />

anche nel volume che costituiscono (3,86%);<br />

− importante presenza di larice (il massimo numerico è in classe 30 di DBH) che costituisce<br />

il 13,43% del volume;<br />

− altre conifere e pino silvestre costituiscono oltre il 7% della massa;<br />

− sommando tutte le conifere si può affermare che la presenza di queste nel faggeto supera<br />

il 20% della massa totale.<br />

54


Tabella 26: Numero di piante per classe diametrica nei popolamenti FG<br />

Cl. Diam. altre latif. latif. Mesof. Castagno Faggio Conif. Varie Pino silvestre Larice Totale %<br />

5 0 0 0 0 0 0 0 0 0,00%<br />

10 329.694 32.483 73.457 1.607.333 10.013 11.305 6.981 2.071.266 45,25%<br />

15 140.501 27.701 46.610 870.691 5.592 6.543 12.318 1.109.956 24,25%<br />

20 32.520 7.499 17.481 550.247 8.885 11.452 21.682 649.766 14,20%<br />

25 14.892 8.157 5.954 260.366 2.971 6.375 18.053 316.768 6,92%<br />

30 4.856 0 5.299 148.062 4.426 6.991 30.755 200.389 4,38%<br />

35 2.743 801 1.144 53.246 3.822 6.233 25.173 93.162 2,04%<br />

40 0 801 0 21.806 6.239 15.770 10.444 55.060 1,20%<br />

45 0 0 0 13.122 2.352 2.630 9.750 27.854 0,61%<br />

50 0 0 0 9.450 1.176 0 9.519 20.145 0,44%<br />

55 0 812 0 2.849 4.910 0 8.492 17.063 0,37%<br />

60 0 0 0 2.473 4.441 0 843 7.757 0,17%<br />

65 0 0 0 1.846 0 2.250 1.219 5.315 0,12%<br />

70 0 0 0 825 0 0 0 825 0,02%<br />

75 0 0 0 923 0 0 0 923 0,02%<br />

80 0 0 0 825 0 0 0 825 0,02%<br />

>80 0 0 0 0 0 0 0 0 0,00%<br />

Totali 525.208 78.256 149.947 3.544.069 54.830 69.553 155.235 4.577.074<br />

% 11,47% 1,71% 3,28% 77,43% 1,20% 1,52% 3,39%<br />

Tabella 27: Volume (m 3 ) di piante per classe diametrica nei popolamenti FG<br />

Cl. Diam. altre latif. latif. Mesof. Castagno Faggio Conif. Varie Pino silvestre Larice Totale %<br />

5 0 0 0 0 0 0 0 0 0,00%<br />

10 8.632 747 3.271 67.039 420 456 390 80.955 9,66%<br />

15 9.848 1.917 3.962 94.035 519 671 1.437 112.389 13,41%<br />

20 5.263 1.452 3.673 115.948 2.339 2.467 4.458 135.600 16,18%<br />

25 4.197 2.945 2.349 95.139 1.283 2.400 6.228 114.541 13,67%<br />

30 2.228 0 3.604 80.305 2.719 3.440 16.447 108.743 12,97%<br />

35 2.171 558 1.150 40.505 3.585 4.479 19.074 71.522 8,53%<br />

40 0 882 0 22.472 7.083 15.406 10.750 56.593 6,75%<br />

45 0 0 0 17.977 3.523 3.057 13.000 37.557 4,48%<br />

50 0 0 0 16.972 2.276 0 16.739 35.987 4,29%<br />

55 0 1.928 0 5.987 11.695 0 18.251 37.861 4,52%<br />

60 0 0 0 6.269 12.514 0 2.037 20.820 2,48%<br />

65 0 0 0 5.238 0 6.189 3.793 15.220 1,82%<br />

70 0 0 0 2.926 0 0 0 2.926 0,35%<br />

75 0 0 0 3.577 0 0 0 3.577 0,43%<br />

80 0 0 0 3.876 0 0 0 3.876 0,46%<br />

>80 0 0 0 0 0 0 0 0 0,00%<br />

Totali 32.339 10.429 18.009 578.265 47.956 38.565 112.604 838.167<br />

% 3,86% 1,24% 2,15% 68,99% 5,72% 4,60% 13,43%<br />

55


I dati più significativi da un punto di vista strutturale sono osservabili nella Tabella 28 e<br />

soprattutto in figura 19 dove appaiono evidenti alcuni aspetti:<br />

− scarsa presenza di fustaie (solo il 5%);<br />

− elevata presenza di cedui semplici e composti (91,2%);<br />

− insignificante presenza delle altre tipologie di assetto;<br />

− importante fenomeno di invecchiamento nei cedui (oltre l’87% al di sopra dei 30 anni di<br />

età) pari ad una superficie di 4.304 ettari.<br />

Queste considerazioni ci portano a definire il faggeto come un soprassuolo in fase di<br />

invecchiamento e in fase di conversione naturale.<br />

Figura 19: Forme di sviluppo nei popolamenti di faggio<br />

Superficie (ha)<br />

2.500<br />

2.000<br />

1.500<br />

1.000<br />

500<br />

0<br />

Fustaia giov./adulta<br />

247<br />

Ceduo Giovane<br />

799<br />

Ceduo adulto/maturo<br />

922<br />

Ceduo inv./in conv.<br />

La così alta presenza di soprassuoli invecchiati e irregolari ci impone delle riflessioni sulle<br />

scelte selvicolturali da operare. É vero che una certa parte di questi soprassuoli vegeta in aree<br />

impervie e con scarsa importanza produttiva, ma per quelle situazioni invece che sono situate<br />

in aree più facilmente accessibili, necessita individuare quelle forme di miglioramento che<br />

permetteranno di fare evolvere questi soprassuoli verso forme strutturali più complesse.<br />

Per quanto riguarda la composizione specifica si registra una maggiore variabilità nei faggeti<br />

oligotrofici rispetto a quelli mesotrofici.<br />

56<br />

2.278<br />

Popol. irregolare<br />

616<br />

Popol. collassato<br />

59


Nel faggeto oligotrofico sono presenti infatti alcune componenti di altre latifoglie, betulla,<br />

castagno, rovere, sorbo degli uccellatori e maggiociondolo. La rovere e il castagno sono<br />

presenti prevalentemente al di sotto dei 1.100 m s.l.m.<br />

Nel faggeto mesotrofico invece la composizione è quasi pura di faggio; sono comunque<br />

sempre presenti le specie citate per le oligotrofiche ma in quantità nettamente inferiore.<br />

A titolo esemplificativo si riportano due grafici che rappresentano le composizioni specifiche<br />

delle due tipologie.<br />

Figura 20: Composizione specifica nelle faggete mesotrofiche<br />

1000.00<br />

900.00<br />

800.00<br />

700.00<br />

600.00<br />

500.00<br />

400.00<br />

300.00<br />

200.00<br />

100.00<br />

0.00<br />

G/ha<br />

n/ha<br />

AA AL AP BP CB CS FE FS LD PA PC PM PO PS PT PV QP QR RP SA SU TC<br />

F A50X G/ha 0.93 0.22 0.03 0.06 0.00 0.32 0.13 20.71 0.23 0.00 0.00 0.00 0.00 1.74 0.13 0.11 0.0 0.3 0.0 0.0 0.0 0.1<br />

F A50X n/ha 8.84 25.77 3.30 5.19 0.47 10.46 4.38 906.7 1.06 0.00 0.00 0.00 0.00 15.40 4.27 4.24 0.0 16.3 0.0 0.0 0.9 1.5<br />

57<br />

specie


Figura 21:Composizione specifica nei faggeti oligotrofici<br />

800.00<br />

700.00<br />

600.00<br />

500.00<br />

400.00<br />

300.00<br />

200.00<br />

100.00<br />

0.00<br />

G/ha<br />

n/ha<br />

AA AL AP BP CB CS FE FS LD PA PC PM PO PS PT PV QP QR RP SA SU TC<br />

F A60X G/ha 0.20 0.98 0.07 0.66 0.00 0.67 0.07 18.92 0.24 0.00 0.00 0.00 0.00 0.64 0.00 0.11 0.0 0.3 0.0 0.0 0.0 0.0<br />

F A60X n/ha 2.51 97.72 4.08 35.39 0.00 22.49 4.21 727.7 5.16 0.00 0.00 0.00 0.00 13.64 0.00 8.29 0.0 20.1 0.0 0.7 2.7 2.4<br />

In passato questi soprassuoli venivano utilizzati asportando soltanto i polloni migliori e le<br />

intere ceppaie più sviluppate; il risultato era in sostanza un ceduo disetaneo per gruppi e con<br />

struttura piuttosto disforme. Tale tipo di taglio (in Appennino chiamato “taglio della formica”)<br />

abbassa la stabilità del soprassuolo in quanto vengono regolarmente selezionate le piante più<br />

vigorose a favore di quelle generalmente più deboli e comunque appartenenti ai piani<br />

codominante e dominato. La matricinatura in questi soprassuoli in genere era abbondante<br />

(intorno a 150 piante per ettaro) costituita quasi esclusivamente da faggio con piante a chiome<br />

basse ed espanse.<br />

Esistono delle aree su cui sono state recentemente effettuate delle utilizzazioni boschive<br />

soprattutto su territorio privato. Questi soprassuoli presentano attualmente condizioni<br />

vegetative pessime a causa della scarsa capacità di ricaccio delle ceppaie di faggio tagliate in<br />

fase di avanzato invecchiamento. Sulla base di osservazioni condotte per i precedenti piani di<br />

assestamento, le particelle utilizzate di soprassuoli cedui invecchiati di faggio vengono<br />

rapidamente invasi da densa vegetazione di nocciolo e betulla e, a distanza di 10 anni dal<br />

taglio, ancora i riscoppi delle ceppaie vegetano stentatamente, sia per la scarsa vigoria dei<br />

ricacci che per la concorrenza esercitata dalle specie in insediamento. Tale fenomeno è<br />

descritto sia per faggete oligotrofiche che per faggete vegetanti in condizioni stazionali di<br />

media fertilità.<br />

58<br />

specie


Bisogna sottolineare inoltre che la classificazione dell’assetto individua cedui semplici e<br />

composti e quasi mai forme di sterzo; la mancata classificazione in cedui a sterzo effettuata<br />

durante i rilievi di campo ci induce a credere che la disetaneità per ceppaia sia ormai poco<br />

pronunciata.<br />

Tabella 28: Ripartizione dell’età in funzione dell’assetto evolutivo<br />

Classi di età (superfici e percentuali)<br />

Assetto 5 % 20 % 30 % 40 % 60 % 80 % >80 % Totale %<br />

Fustaia 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 123 2,5 123 2,5 247 5<br />

Ceduo compost 0 0 59 1,2 182 3,7 306 6,2 370 7,5 123 2,5 247 5 1,287 26,2<br />

Ceduo semplice 59 1,2 59 1,2 247 5 799 16,2 1.479 30 370 7,5 182 3,7 3,195 65<br />

Ceduo a sterzo 0 0 0 0 59 1,2 0 0 0 0 0 0 0 0 59 1,2<br />

Ceduo in conversione 0 0 0 0 0 0 59 1,2 0 0 0 0 0 0 59 1,2<br />

Bosco senza gestione 0 0 0 0 0 0 59 1,2 0 0 0 0 0 0 59 1,2<br />

Totale 59 1,2 118 2,5 488 10 1.223 25 1,849 37.5 616 12,5 552 11,2 4,930 100<br />

Nella Tabella 29 sono riportate le tipologie e varianti incontrati nel faggeto. Sono stati censiti<br />

due tipi forestali, la faggeta mesotrofica (superficie 1.782,32 ha) e la faggeta oligotrofica, la<br />

prevalente con 3.382,90 ettari.<br />

La faggeta mesotrofica è situata nei comuni di Salza di Pinerolo, Pramollo e Roreto <strong>Chisone</strong>.<br />

La faggeta oligotrofica interessa invece un’area più vasta e localizzata nelle parti inferiori<br />

delle due valli <strong>Chisone</strong> e <strong>Germanasca</strong>.<br />

Per entrambi i tipi sono stati poi individuati le varianti con Larice e con abete bianco per la<br />

faggeta mesotrofica; con larice e castagno per la faggeta oligotrofica.<br />

La presenza del larice è piuttosto diffusa (1.401,60 ha pari al 27%) collocando questi tipi di<br />

soprassuoli in una fase dinamica di successione alla Faggeta; in questi popolamenti la<br />

struttura è costituita da un piano dominante di larice (si osservi anche la Tabella) un piano<br />

intermedio di faggio e larice, ed un piano dominato di faggio, maggiociondolo e altre<br />

latifoglie.<br />

Interessante è la variante con abete bianco che si ritrova nei comuni di Pramollo e di Salza di<br />

Pinerolo. Ne segnaliamo la presenza in quanto rappresentano formazioni evolute dell’abietifaggeto<br />

dove il faggio ha subito un controllo artificiale attraverso le ripetute ceduazioni,<br />

garantendo così all’abete bianco una permanenza significativa fino al punto da permettergli di<br />

formare compagini di prevalenza specifica. La presenza dell’abete bianco potrebbe essere<br />

59


importante per i soprassuoli di faggio con larice dove si potrebbe instaurare una successione<br />

con esito selvicolturalmente migliore rispetto alla faggeta pura.<br />

Le aree in particolare a cui ci si riferisce riguardano l’intorno dell’abetina del Bacias (comune<br />

di Pramollo) e le aree circostanti l’abetina di Salza.<br />

Tabella 29: Ripartizione in tipi e varianti dei popolamenti FG<br />

POP. TIPO DESCRIZIONE SUP. (ha) %<br />

FG FA50A Faggeta mesotrofica - Var. con abete 190,63 3,69<br />

FA50C Faggeta mesotrofica - Var. con larice 701,80 13,59<br />

FA50X Faggeta mesotrofica 889,89 17,23<br />

FA60B Faggeta oligotrofica - Var. con larice 699,80 13,55<br />

FA60C Faggeta oligotrofica - Var. con castagno 864,44 16,74<br />

FA60X Faggeta oligotrofica 1.818,66 35,21<br />

Totale 5.165,22<br />

Come è stato precedentemente detto, la forma di governo prevalente è il ceduo, caratterizzato,<br />

si sottolinea ancora una volta, da una generalizzata fase di invecchiamento.<br />

Si può anche affermare che questa tipologia ha dei connotati climax e che quindi lo stadio di<br />

attuale invecchiamento agevola, da un punto di vista degli interventi futuri, l’orientamento<br />

alla conversione a fustaia. É quindi necessario sottolineare come il governo a ceduo sia da<br />

abbandonare e oltremodo saranno da evitare in futuro i tagli che sono stati realizzati in alcune<br />

faggete della bassa val <strong>Germanasca</strong>, che hanno perso con l’intervento di utilizzazione le<br />

elevate potenzialità accumulate per oltre un trentennio di invecchiamento.<br />

Osservando la Tabella 30 si può cogliere un dato molto significativo che denota una minore<br />

dinamica nelle Faggete oligotrofiche. In queste è presente circa lo stesso numero medio di<br />

ceppaie per ettaro, ma un numero nettamente inferiore di piante morte. Le piante morte sono<br />

un buon indicatore di quella che viene definita la “stasi vegetativa” del bosco ceduo in fase di<br />

invecchiamento; quella fase cioè che si viene a costituire con la chiusura delle chiome del<br />

piano dominante del bosco e che è prodromo della successiva fase di crescita differenziale del<br />

piano dominante.<br />

La presenza di questo maggiore numero di piante morte sta ad indicare che la fase di<br />

invecchiamento intesa da un punto di vista stadiale e quindi strutturale, è già in corso nelle<br />

faggete mesotrofiche rispetto a quelle oligotrofiche.<br />

60


Tabella 30: Numero delle ceppaie per ettaro e delle piante morte<br />

Tipo n. ceppaie/ha piante morte/ha<br />

FA50 265,14 154,53<br />

FA60 264,66 23,79<br />

Da un punto di vista produttivo sono stati elaborati i dati dendrometrici raccolti con<br />

l’inventario <strong>forestale</strong>.<br />

I dati inventariali sono riportati nella Tabella 31, Tabella 32, Tabella 33 e Tabella 34.<br />

Tabella 31: Numero delle piante nelle faggete mesotrofiche (FA5)<br />

classi DBH altre latif. latif. Mesof. Castagno Faggio Conifere varie Pino silvestre Larice Totale %<br />

35 0 1.613 0 18.547 5.880 16.553 2.077 44.670 3%<br />

>=20 9.074 6.441 8.968 496.994 12.937 26.254 2.077 562.745 43%<br />

Totale 77.437 18.830 12.176 1.156.947 14.112 28.330 2.077 1.309.909 100%<br />

% 6% 1% 1% 88% 1% 2% 0% 100%<br />

Tot/ha 63 14 11 1.040 9 18 1 1.156<br />

G/ha 0,83 0,45 0,34 23,73 0,99 2,17 0,31 28,82<br />

Tabella 32: Volume (m 3 ) per classe diametrica per le faggete mesotrofiche (FA5)<br />

classi DBH altre latif. latif. Mesof. Castagno Faggio Conifere varie Pino silvestre Larice Totale %<br />

35 0 2.810 0 31.401 9.991 20.563 4.099 68.864 26%<br />

>=20 2.761 4.390 3.043 179.963 13.852 24.739 4.099 232.847 89%<br />

Totale 4.589 4.657 3.184 207.613 13.902 24.860 4.099 262.904 100%<br />

% 2% 2% 1% 79% 5% 9% 2% 100%<br />

Tot/ha 4 3 2 168 9 17 3 205<br />

61


Tabella 33: Numero delle piante nelle faggete oligotrofiche (FA6)<br />

Classi DBH altre latif. latif. Mesof. Castagno Faggio Conifere varie Pino silvestre Larice Totale %<br />

35 0 0 0 23.689 1.518 1.727 0 26.934 3%<br />

>=20 18.222 1.349 10.245 289.754 3.037 11.513 5.748 339.868 38%<br />

Totale 139.673 8.921 15.268 694.691 3.036 17.556 5.747 884.892 100%<br />

% 16% 1% 2% 79% 0% 2% 1% 100%<br />

Tot/ha 183 22 26 860 2 16 6 1.115<br />

G/ha 2,31 0,32 0,79 22,71 0,23 0,78 0,29 27,43<br />

Tabella 34: volume (m 3 ) per classe diametrica per le faggete oligotrofiche (FA6)<br />

Classi DBH altre latif. latif. Mesof. Castagno Faggio Conifere varie Pino silvestre Larice Totale %<br />

35 0 0 0 39847 1794 1481 0 43.122 25%<br />

>=20 3812 258 4794 135166 2188 5589 2048 153.855 88%<br />

Totale 7.030 398 5.010 152.341 2.188 5.840 2.047 174.854 100%<br />

% 4% 0% 3% 87% 1% 3% 1% 100%<br />

Tot/ha 10,1 1,4 5,8 166,5 2 5,5 2 193<br />

L’analisi di questi dati indica, come già detto in precedenza, una differenza sia in<br />

composizione, ma anche differenze dendrometriche che possono essere riassunte nello<br />

specchietto sottostante.<br />

Faggeta oligotrofica:<br />

− significativa presenza di latifoglie minori che costituiscono il 16% in numero e il 4% in<br />

massa;<br />

− scarsa incidenza delle conifere che costituiscono il 5% della massa totale;<br />

− elevata frazione di piante con DBH superiore alla soglia di 20 cm (38% in numero e 88%<br />

in massa).<br />

Faggeta mesotrofica:<br />

− significativa presenza di latifoglie mesofile (2% in massa);<br />

− elevata incidenza di conifere (16% in massa);<br />

62


− elevata frazione di piante con DBH superiore alla soglia di 20 cm (43% in numero e 89%<br />

in massa).<br />

Tra le due tipologie si osservano anche altre due differenze: massa dendrometrica e numero<br />

di piante lievemente superiori per le faggete mesotrofiche (1.156 piante ad ha per le FA5<br />

contro 1.115 per le FA6 e 205 m 3 /ha per le FA5 contro 193 m 3 /ha per le FA6).<br />

Nella Figura 22 è riportato il confronto tra le due tipologie relativamente alle curve di<br />

sviluppo delle stature. Si può notare come la curva delle FA5 si mantenga superiore sui<br />

diametri maggiori mentre abbia una significativa inferiorità per i diametri bassi. Se ne può<br />

dedurre che i soprassuoli mesotrofici presentano una più spiccata diversificazione strutturale<br />

anche alla luce del fatto che presentano un maggiore numero di conifere che influenzano la<br />

statura media di tutto il soprassuolo.<br />

Figura 22: Curve ipsometriche a confronto FA5 (blu) FA6 (giallo)<br />

Altezze (m)<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

y = -0.0008x 2 + 0.1674x + 10.284<br />

y = 0.0003x 2 + 0.2775x + 6.457<br />

9 13 13 13 18 18 19 20 21 21 24 25 25 28 30 31 40 45 51<br />

Diametro DBH (cm)<br />

Dalle analisi condotte sulle tipologie nei popolamenti di faggio ne consegue la necessità di<br />

definire dei vincoli forti per le utilizzazioni boschive a ceduo, favorire nelle faggete<br />

mesotrofiche con strutture invecchiate l’avviamento ad alto fusto attraverso interventi di<br />

diradamento selettivo nelle ceppaie.<br />

Tali interventi, come descritto nel Capitolo 6, avranno anche la funzione di regolare la<br />

composizione specifica all’interno della faggeta soprattutto favorendo la diffusione dell’abete<br />

bianco, ove presente, e lo sviluppo dei gruppi di latifoglie mesofile presenti.<br />

63


2.1.1.3. CA Castagneti<br />

Figura 23: Distribuzione popolamento CA – Castagneti<br />

Di tratta della terza formazione in ordine di estensione che copre una superficie complessiva<br />

pari a circa a poco più di un sesto di tutta la superficie <strong>forestale</strong> dell’AF 26. Il castagneto<br />

come si osserva sul cartogramma di Figura 23 è diffuso in particolare modo nell’area<br />

montana, interessando tutti i comuni della bassa AF26 a partire da Roure per la <strong>Val</strong> <strong>Chisone</strong> e<br />

Perrero per la <strong>Val</strong> <strong>Germanasca</strong>. I limiti altitudinali entro i quali si colloca sono per la quota<br />

massima 1.450 m s.l.m. e 420 come limite inferiore. L’asse altitudinale entro cui si sviluppa il<br />

castagneto è dato dalla quota degli 830 m s.l.m.<br />

All’interno dei castagneti sono stati eseguiti 48 rilievi inventariali pari ad una densità media di<br />

un rilievo ogni 75 ettari di superficie.<br />

I dati che emergono a livello di categoria indicano un’area basimetrica media di 32,98 m 2 e un<br />

volume medio per ettaro di 234,62 m 3 ; 1.273 è invece il numero totale di piante per ettaro.<br />

64


Nella Tabella 35 e nella Tabella 36 sono riportati i dati rielaborati dall’indagine inventariale<br />

inerenti il numero e il volume per specie e per classe diametrica nei popolamenti di castagno.<br />

Il commento a queste tabelle può essere così sintetizzato:<br />

− soprassuoli tendenzialmente più misti, la specie dominante, il castagno, rimane sempre<br />

sotto la soglia del 70% sia per il numero (66%) che per il volume (69%).<br />

− presenza di molte specie di latifoglie (in numero il 28% e 18% in volume);<br />

− riduzione del numero di specie di conifere con presenza soltanto di larice e pino silvestre;<br />

queste due specie comunque sono abbastanza presenti costituendo il 7% del numero e il<br />

13% della massa;<br />

− oltre il 91% della massa (solo il 50% del numero) si colloca oltre i 20 cm di diametro,<br />

questo significa che strutturalmente è presente una matrice dominante di poche piante<br />

(467/ha) e moltissime altre (oltre 800 per ettaro) di piccole dimensioni, probabilmente in<br />

insediamento.<br />

Tabella 35: Ripartizione per classi diametriche e per specie del numero delle piante nei CA<br />

Classi DBH altre latif. latif. Mesof. Castagno Faggio Conifere varie Pino silvestre Larice Totale %<br />

35 4.529 1.087 18.671 0 0 2.464 13.322 40.073 2%<br />

>=20 112.801 101.902 740.910 39.038 0 95.943 32.032 1.122.626 50%<br />

Totale 295.805 238.318 1.482.330 91.273 0 105.164 35.229 2.248.119 100%<br />

% 13% 11% 66% 4% 0% 5% 2% 100%<br />

Tot/ha 179 132 841 53 0 53 15 1.273<br />

G/ha 3,83 2,86 21,47 1,13 0 2,27 1,41 32,97<br />

Tabella 36 : Ripartizione per classi diametriche e per specie del volume (m 3 ) per i CA<br />

Classi DBH altre latif. latif. Mesof. Castagno Faggio Conifere varie Pino silvestre Larice Totale %<br />

35 10.409 1.061 65.372 0 0 2.364 18.225 97.431 20%<br />

>=20 35.420 30.935 303.182 13.115 0 35.522 27.393 445.567 91%<br />

Totale 40.399 33.861 337.261 15.157 0 35.809 27.528 490.015 100%<br />

% 8% 7% 69% 3% 0% 7% 6% 100%<br />

Tot/ha 21 16,7 161,6 7,8 0 15,7 11,5 234<br />

65


Per l’ultimo punto delle considerazioni si apre una parentesi di approfondimento per capire<br />

meglio il tipo di fenomeno documentato.<br />

Infatti se si osservano i dati percentuali di numero e volume riportati a confronto nella<br />

Tabella, il 44% della massa è determinato dal 10% delle piante. Questo indica ancor più che<br />

in questi soprassuoli sono già presenti piante di notevoli dimensioni. Inoltre queste piante di<br />

maggiori dimensioni sono in gran parte latifoglie.<br />

Tabella 37: Confronto tra numero e volume delle piante ad ettaro per classe diametrica<br />

classi DBH Latifoglie Conifere % numero % volume<br />

35 79% 21% 2% 20%<br />

>=20 86% 14% 50% 91%<br />

Totale 87% 13% 100% 100%<br />

Questa peculiarità rende i castagneti interessanti anche sotto il profilo produttivo in quanto<br />

risultano piuttosto ricchi di latifoglie nobili (aceri, frassino maggiore, tiglio, rovere) ed inoltre<br />

manifestano una struttura già complessa che potrebbe permettere in tempi brevi l’esecuzione<br />

di conversioni a fustaia. Il popolamento dei castagneti risulta comunque piuttosto vario se si<br />

considera che si tratta di popolamenti che un tempo erano governati per la produzione del<br />

frutto e che per vari motivi, riconducibili spesso a problemi di tipo fitosanitario, ma anche per<br />

l’esodo dalla montagna delle popolazioni locali, hanno subito un abbandono gestionale che<br />

perdura oramai da decenni.<br />

Questi soprassuoli infatti si collocano nella quasi totalità (oltre il 90%) su proprietà privata e<br />

sono quindi anche molto vari sia da un punto di vista fisionomico strutturale che per l’assetto<br />

evolutivo, poiché il mosaico delle proprietà private risulta essere piuttosto frammentato e<br />

frazionato.<br />

66


Figura 24: Ripartizione per classi di età dei soprassuoli del Castagneto<br />

50%<br />

4%<br />

2%<br />

Dalla Figura 24 si può constatare che più del 56% di questi soprassuoli ha un’età piuttosto<br />

avanzata che già li fa rientrare nella categoria dei cedui invecchiati. Va comunque anche detto<br />

che la capacità rigenerativa del castagno è capace di reagire anche a tagli di utilizzazione<br />

eseguiti in età di invecchiamento e pertanto l’età in sé non costituisce un limite fisiologico<br />

come è invece per il faggio.<br />

0%<br />

2%<br />

All’interno dei castagneti sono state distinte due tipologie (CA2, castagneto ceduo e/o a<br />

struttura irregolare e CA3, castagneto ceduo a Teucrium scorodonia), un sottotipo del CA2<br />

(acidofilo con pino silvestre) e 4 varianti per il CA2 e 2 varianti per il CA3.<br />

Tabella 38: Ripartizione in tipi, sottotipi e varianti per il popolamenti CA<br />

42%<br />

POP. TIPO DESCRIZIONE SUP. (ha) %<br />

CA CA20X Castagneto ceduo o/a struttura irregolare 255,13 7%<br />

CA20B Castagneto ceduo e/o a struttura irregolare - Var. con altre latifoglie d'invasione 1.598,52 44%<br />

CA20C Castagneto ceduo e/o a struttura irregolare - Var. con faggio 518,28 14%<br />

CA20D Castagneto ceduo e/o a struttura irregolare - Var. con rovere 665,39 18%<br />

CA20G Castagneto ceduo e/o a struttura irregolare - St. acidofilo con pino silvestre 25,94 1%<br />

CA30A Castagneto ceduo a Teucrium scorodonia - Var. con betulla 89,96 2%<br />

CA30B Castagneto ceduo a Teucrium scorodonia - Var. con pino silvestre 104,38 3%<br />

CA30X Castagneto ceduo a Teucrium scorodonia 382,52 11%<br />

TOTALE 3.640,12 100%<br />

Il tipo prevalente è senz’altro rappresentato dal CA2 che consta di 3.063,26 ha (l’84% del<br />

totale), mentre il CA3 raggiunge soltanto 576,86 ha.<br />

La fondamentale differenza tra i due tipi sta nel fatto che il CA2 risente ancora della struttura<br />

del castagneto da frutto del precedente ciclo colturale e mantiene aspetti dinamici avendo in<br />

67<br />

180


insediamento specie arboree invadenti quali betulla, pioppo tremolo, salicone ed altre<br />

latifoglie nobili quali rovere, frassino maggiore, tiglio cordato e anche faggio.<br />

Il tipo CA3 invece ha subito un maggior numero di ceduazioni e si presenta con una<br />

fisionomia più assimilabile ad un ceduo, pur mantenendo in taluni casi e soprattutto per<br />

gruppi, una mescolanza con le latifoglie di invasione menzionate per il tipo CA2.<br />

Sono stati riportati i dati dendrometrici inerenti le singole tipologie nella Tabella 39, Tabella 40,<br />

Tabella 41 e Tabella 42 ed emerge una differenza piuttosto importante che distingue le due<br />

tipologie: la scarsa presenza di conifere nel CA2 mentre è abbondante nel CA3, l’abbondanza<br />

nel CA2 di latifoglie e in particolare modo mesofile, mentre nel CA3 questa presenza è<br />

piuttosto limitata.<br />

Tabella 39: Numero di piante per classe diametrica e per specie nel la tipologia CA2<br />

Classi DBH altre latif. latif. Mesof. Castagno Faggio Conif. Varie Pino silvestre Larice Totali %<br />

35 1.956 1.087 7.790 0 0 0 0 10.833 1%<br />

>=20 27.880 62.865 291.393 38.221 0 3.712 1.756 425.827 46%<br />

Totali 105.327 159.061 576.526 85.556 0 3.712 1.756 931.938 100%<br />

% 11% 17% 62% 9% 0% 0% 0% 100%<br />

tot./ha 131 183 719 102 0 3 1<br />

Abas/ha 2,54 3,93 18,69 2,24 0 0,15 0,13<br />

Tabella 40: Volumi (m 3 ) per classe diametrica e per specie nella tipologia CA2<br />

Classi DBH altre latif. latif. Mesof. Castagno Faggio Conif. Varie Pino silvestre Larice Totali %<br />

35 3.380 1.061 30.059 0 0 0 0 34.500 18%<br />

>=20 9.971 20.313 126.296 12.812 0 1.071 1.158 171.621 90%<br />

Totali 12.145 22.387 139.297 14.672 0 1.071 1.158 190.730 100%<br />

% 6% 12% 73% 8% 0% 1% 1% 100%<br />

tot./ha 13,6 23 141,8 15,6 0 1 1<br />

68


Tabella 41: Numero di piante per classe diametrica e per specie nella tipologia CA3<br />

Classi DBH altre latif. Latif. Mesof. Castagno Faggio Conif. Varie Pino silvestre Larice Totali %<br />

35 2.572 0 10.881 0 0 2.464 13.322 29.239 2%<br />

>=20 84.920 39,037 449.516 816 0 92.231 30.276 696.796 53%<br />

Totali 190.475 79.257 905.803 5.716 0 101.452 33.472 1.316.175 100%<br />

% 14% 6% 69% 0% 0% 8% 3% 100%<br />

tot./ha 223 85 952 7 0 98 27<br />

Abas/ha 5,02 1,88 24,02 0,11 0 4,23 2,59<br />

Tabella 42: Volumi (m 3 ) per classe diametrica e per specie nella tipologia CA3<br />

Classi DBH altre latif. latif. Mesof. Castagno Faggio Conif. Varie Pino silvestre Larice Totali %<br />

35 7.028 0 35.313 0 0 2.364 18.225 62.930 21%<br />

>=20 25.449 10.622 176.885 302 0 34.451 26.234 273.943 92%<br />

Totali 28.251 11.474 197.964 484 0 34.737 26.370 299.280 100%<br />

% 9% 4% 66% 0% 0% 12% 9% 100%<br />

tot./ha 27,8 10,9 179,8 0,6 0 29,4 21,2<br />

In effetti anche le singole varianti ci indicano la presenza di soprassuoli nei quali è presente il<br />

faggio e in particolare modo si tratta di boschi in transizione con le faggete oligotrofiche;<br />

un’altra variante, la più diffusa (44% in superficie) invece evidenzia la presenza di latifoglie<br />

d’invasione tra le quali come già detto prevalgono betulla, aceri, frassino maggiore.<br />

Questi soprassuoli (CA2) presentano quindi una struttura irregolare non tanto per la<br />

disformità fisionomica ma quanto per lo stato di non gestione che li rende difficilmente<br />

catalogabili. Resta il fatto però che sono soprassuoli ad alto dinamismo anche perché il ruolo<br />

del castagno, reso prevalente per i pregressi condizionamenti antropici, non può che avere<br />

un’importanza secondaria lasciando spazio maggiore alle latifoglie mesofile che possono<br />

insediarsi in tempi anche brevi.<br />

Il destino di questi boschi, pur essendo caratterizzati da un abbandono colturale, potrebbe<br />

essere guidato attraverso la conversione colturale, intervenendo sulla composizione specifica<br />

con diradamenti a favore delle latifoglie mesofile e a detrimento del castagno. Per altro le<br />

discrete caratteristiche volumetriche che vedono la presenza di individui di dimensioni<br />

69


agguardevoli, potrebbe permettere, anche con interventi intercalari, di ritrarre masse<br />

dendrometriche di valore superiore alla normale legna o paleria ricavabili in genere da<br />

soprassuoli di castagno.<br />

Pertanto nella definizione degli interventi relativi a questo tipo <strong>forestale</strong>, sono state<br />

individuate le condizioni stazionali migliori (sia sotto il profilo dello stadio evolutivo del<br />

bosco che della fertilità che del grado di accessibilità) e per queste è stata definita<br />

l’esecuzione di diradamenti e di avviamenti ad alto fusto.<br />

Figura 25: Ripartizione delle classi di età nel tipo CA3<br />

80<br />

(12%)<br />

60<br />

(20%)<br />

>80<br />

(12%)<br />

40<br />

(12%)<br />

5<br />

(4%)<br />

20<br />

(12%)<br />

Per quanto attiene invece al tipo CA3 le caratteristiche fisionomiche si presentano più regolari<br />

e in particolare modo sono presenti già molte situazioni (ad esempio la variante a pino<br />

silvestre) nelle quali vegetano specie d’alto fusto all’interno del soprassuolo. Questa tipologia<br />

presenta l’86% della superficie in fase di invecchiamento (si veda il Figura 25) e pertanto è<br />

necessario per le stazioni più favorevoli procedere alla conversione a fustaia.<br />

Tenendo presente che il popolamento dei castagneti potrebbe diventare una risorsa disponibile<br />

per la filiera foresta-legna per usi energetici, si è cercato di individuare per quanto possibile<br />

soprassuoli ancora sottoponibili al governo a ceduo; nel piano degli interventi è stata<br />

individuata pertanto una superficie pari a 2.184 ettari ancora utilizzabile a ceduo.<br />

70<br />

30<br />

(28%)


2.1.1.4. PS Pinete di pino silvestre<br />

Figura 26: Distribuzione popolamento PS – Pinete di pino silvestre<br />

Si tratta della formazione di quarta importanza per estensione che copre una superficie<br />

complessiva pari a circa un decimo di tutta la superficie <strong>forestale</strong> dell’AF 26. Le pinete di<br />

pino silvestre sono soprattutto diffuse nella <strong>Val</strong> <strong>Chisone</strong>; nella <strong>Val</strong> <strong>Germanasca</strong> troviamo una<br />

concentrazione piuttosto estesa nei comuni di Fenestrelle, Perrero e parte in quello di<br />

Pramollo. I limiti altitudinali entro i quali si colloca sono per la quota massima 1.800 m s.l.m.,<br />

per la quota minima 750; l’asse altitudinale entro cui si sviluppa la pineta di pino silvestre è<br />

dato dalla quota 1.250 m s.l.m.. È interessante fare notare che prevalentemente le pinete di<br />

pino silvestre vegetano su stazioni con esposizione sud, sud-ovest.<br />

Questi popolamenti occupano infatti generalmente stazioni con suoli superficiali ed aridi dove<br />

altre specie possono incontrare problemi nel rifornimento idrico.<br />

Nelle stazioni sud la specie diventa quasi allo stato puro con assenza di latifoglie nel piano<br />

dominato mentre mano a mano che aumenta la freschezza del suolo si ritrova il faggio nelle<br />

esposizioni più fresche, che in alcune stazioni diventa un piano inferiore compatto, e il<br />

castagno più diffusamente negli orizzonti inferiori.<br />

71


All’interno delle pinete di pino silvestre sono stati eseguiti 48 rilievi inventariali pari ad una<br />

densità media di un rilievo ogni 51 ettari.<br />

I dati che emergono a livello di categoria indicano un’area basimetrica di 38,56 m 2 e un 269,6 m 3<br />

per ettaro; il numero medio di piante per ettaro risulta 1.037,6.<br />

All’interno dell’AF 26 sono presenti formazioni a pino silvestre distinguibili per la loro<br />

origine primaria o secondaria. Nel primo caso ci troviamo di fronte a soprassuoli piuttosto<br />

stabili che vegetano in stazioni povere, ricche di affioramenti rocciosi; le pinete di origine<br />

secondaria invece sono frutto dell’insediamento del pino silvestre all’interno di stazioni più<br />

fertili come possono essere ad esempio quelli dell’abieti-faggeto, dove il pino silvestre tende a<br />

mescolarsi in maggiore misura con faggio, rovere, larice e anche abete bianco.<br />

Tabella 43: Numero di piante per classe diametrica nei popolamenti di PS<br />

Classi DBH altre latif. latif. Mesof. Castagno Faggio Conif. Varie Pino silvestre Larice Totali %<br />

35 1.875 0 1.560 1.693 4.387 123.729 28.833 162.077 5%<br />

>=20 58.520 4.886 33.344 27.847 7.087 1.021.575 122.024 1.275.283 37%<br />

Totali 384.899 81.866 180.673 110.796 14.925 2.385.685 272.310 3.431.154 100%<br />

% 11% 2% 5% 3% 0% 70% 8% 100%<br />

tot./ha 156 38 76 45 3 646 69 1.033<br />

Abas/ha 2,3 0,42 1,25 0,85 0,43 29,28 4,03 39<br />

Tabella 44: Volume (m 3 ) di piante per classe diametrica nei popolamenti di PS<br />

Classi DBH altre latif. latif. Mesof. Castagno Faggio Conif. Varie Pino silvestre Larice Totali %<br />

35 1.781 0 2.170 1.902 8.640 158.093 39.678 212.264 17%<br />

>=20 16.447 885 11.561 9.248 10.286 487.616 75.031 611.074 49%<br />

Totali 39.777 3.176 28.373 20.719 20.603 988.425 151.430 1.252.503 100%<br />

% 4% 1% 3% 2% 2% 77% 12% 100%<br />

tot./ha 11 2 8 6 4 207 31 269<br />

72


Figura 27: Curva ipsometrica per l’intero popolamento PS<br />

Altezze (m)<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

y = -4E-05x 2 + 0,1513x + 8,5805<br />

1 4 7 10 13 16 19 22 25 28 31 34 37 40 43 46 49 52 55 58<br />

Diametro DBH (cm)<br />

La provvigione di questi soprassuoli è piuttosto elevata rispetto agli altri popolamenti fin qui<br />

trattati e la distribuzione in classi di età sembra spostata sulle classi intermedie. Quest’ultimo<br />

dato non coincide molto con quanto risultava dai piani di assestamento <strong>forestale</strong> che<br />

denotavano un’accumulazione nelle classi mature. Questo in particolare modo per le pinete<br />

nel comune di Fenestrelle (oltre il 56% con età maggiore di 100 anni), mentre per quelle di<br />

Perrero non venivano evidenziati problemi in quanto le classi di età tendevano ad una<br />

migliore ripartizione.<br />

Figura 28: Distribuzione per classe d’età delle pinete di pino silvestre<br />

Superfici (ha)<br />

1.000<br />

800<br />

600<br />

400<br />

200<br />

0<br />

96<br />

960<br />

576<br />

287 287<br />

20 40 60 80 100 120 140<br />

classi di età (anni)<br />

96<br />

All’interno delle pinete sono state riscontrate due tipologie (PS3 e PS4), due sottotipi per la<br />

PS3 e tre varianti per il sottotipo PS32.<br />

73<br />

142


La tipologia principale in sostanza è la pineta mesalpico-endalpica acidofila che occupa il<br />

99% di tutti i popolamenti PS; la PS4 costituisce una presenza episodica nel comune di<br />

Usseaux. Per altro questa tipologia si presenta piuttosto stabile e non mostra importanza da un<br />

punto di vista selvicolturale.<br />

Focalizzeremo quindi la descrizione delle tipologie sul PS3 che è presente in vari sottotipi e<br />

alcune varianti.<br />

Nella Tabella 43 sono indicate le superfici di tipi e sottotipi ed emergono fondamentalmente<br />

due sottotipi. Quello interno, ovvero chiuso entro la <strong>Val</strong> <strong>Chisone</strong>, e quello esterno al di sotto<br />

dell’abitato di Mentoulles. Del sottotipo esterno sono poi state evidenziate tre varianti sulla<br />

base delle specie forestali consociate che ci indicano nel faggio, rovere e castagno le possibili<br />

combinazioni che possono essere riscontrate. La variante a rovere è scarsamente<br />

rappresentata, mentre piuttosto diffuse le varianti a faggio e in secondo ordine quelle a<br />

castagno.<br />

Tabella 45: R ipartizione dei tipi, sottotipi e varianti nei popolamenti PS<br />

POP. TIPO DESCRIZIONE SUP. (ha) %<br />

PS PS60X Pineta mesalpico acidofila di pino silvestre del <strong>Piemonte</strong> centro-meridionale 1482,67 60%<br />

PS60B Pineta mesalpico acidofila di pino silvestre del <strong>Piemonte</strong> centro-meridionale 561,14<br />

var. con faggio<br />

23%<br />

PS60C Pineta mesalpico acidofila di pino silvestre del <strong>Piemonte</strong> centro-meridionale 69,6<br />

var con rovere<br />

3%<br />

PS60A Pineta mesalpico acidofila di pino silvestre del <strong>Piemonte</strong> centro-meridionale 303,96<br />

var. con castagno<br />

12%<br />

PS40X Pineta endalpica di greto di pino silvestre (a Pragelato, presso bacino di 31,92<br />

Pourrier)<br />

1%<br />

TOT. 2.449,29 100%<br />

La prima variante è distribuita uniformemente all’interno dell’areale dei PS mentre le altre<br />

due sono localizzate, quella a castagno in comune di Perosa Argentina poco sopra agli abitati<br />

di Rio Agrevo e Ciapella, quella a rovere soprattutto concentrate nei comuni di Perosa<br />

Argentina e Pinasca.<br />

Come si osserva dalla Figura 29 la presenza di altre specie in questa tipologia è piuttosto<br />

significativa soprattutto per quanto riguarda il castagno che appare con un’alta percentuale.<br />

Questa caratteristica è confermata anche (si veda Tabella 8) dalla presenza di 500 ettari<br />

classificati come ceduo composto.<br />

74


Figura 29: Composizione specifica nella tipologia PS32X<br />

500,00<br />

450,00<br />

400,00<br />

350,00<br />

300,00<br />

G/ha<br />

250,00<br />

n/ha<br />

200,00<br />

150,00<br />

100,00<br />

50,00<br />

0,00<br />

AA AP CB FE LD PC PO PT QP RP SU (vuote)<br />

specie<br />

Questa elevata presenza del castagno è in parte da attribuire al fatto che tale dato deriva<br />

dall’elaborazione dei rilievi inventariali per i quali non esistono aree di saggio ascritte alla<br />

variante a faggio.<br />

Questa variante quindi presenta la peculiarità di avere una certa variabilità specifica a carico<br />

delle specie accompagnatrici al pino silvestre.<br />

Per quanto riguarda le classi di sviluppo (si veda la Tabella 11) questi popolamenti si<br />

concentrano prevalentemente nelle fustaie adulte (1.450 ha), e secondariamente nelle fustaie<br />

irregolari (451 ha) e nelle perticaie (399 ha). Le fustaie irregolari riguardano in particolare<br />

modo le pinete primarie.<br />

Per quanto riguarda la rinnovazione si registra a livello dell’intero popolamento una<br />

rinnovazione abbondante, costituita per la maggior parte da pino silvestre e con scarsa<br />

presenza da rovere, faggio e altre latifoglie.<br />

75


Per quanto riguarda invece i danni al soprassuolo l’inventario rileva una modesta frazione di<br />

popolamenti con piante danneggiate per oltre il 30% del numero. Tali danni per quanto è stato<br />

rilevato, sono principalmente da attribuire a fenomeni di agenti parassitari e in secondo luogo<br />

per cause meteoriche, anche se non bisogna dimenticare che il pino silvestre in quest’area ha<br />

subito molti danni da incendio.<br />

Sotto il profilo selvicolturale riportiamo alcuni passi ripresi dai piani di assestamento <strong>forestale</strong><br />

dei comuni di Fenestrelle.<br />

(…) Su tutte le particelle è presente una discreta rinnovazione di pino silvestre e questo è<br />

molto importante da un punto di vista selvicolturale in quanto da delle indicazioni ben<br />

precise sul trattamento da effettuare. Da un punto di vista evolutivo, la situazione è piuttosto<br />

stabile anche se le condizioni stazionali sono molto difficili e l’estrema aridità del suolo non<br />

permette l'insediamento di specie che possano portare ad una vegetazione climax tipica.<br />

(…)Anche nella classe economica "fustaia di pino silvestre e larice" si ha una eccedenza di<br />

classi cronologiche mature e benché sia lecito che su di una percentuale della superficie ci<br />

siano piante con età superiore al turno, in quanto il trattamento a tagli successivi prescrive<br />

che rimangano sul terreno, dopo il taglio di sementazione, per circa un trentennio delle<br />

piante portaseme. Tale percentuale però non dovrebbe superare il 10-15% della superficie,<br />

dovendo coesistere si di essa anche la rinnovazione. Preoccupa la quasi totale mancanza di<br />

classi cronologiche intermedie, che dovrebbero essere il 60%, mentre raggiungono appena il<br />

10% della superficie.<br />

(…)Considerato che esiste su gran parte del bosco una rinnovazione spontanea di tale specie,<br />

il trattamento migliore da effettuare è sicuramente quello a tagli successivi. Al momento<br />

dell'utilizzazione, si effettuerà quindi, a seconda dello sviluppo della rinnovazione, un taglio<br />

di sementazione, un taglio secondario o un taglio definitivo. Nei primi due casi si avrà cura di<br />

lasciare le piante più belle e in grado di fornire un'abbondante disseminazione, ciò va anche<br />

a vantaggio del miglioramento genetico nei riguardi della forma e del portamento delle<br />

piante. Nelle aree a prevalenza di larice, ove non sussiste la rinnovazione o dove essa sia<br />

scarsa bisognerà integrare la rinnovazione con impianti artificiali di larice ed eventualmente<br />

pino uncinato.<br />

Perrero<br />

(…)La consociazione pino silvestre-faggio sembra ben riuscita dal punto di vista di<br />

portamento e sviluppo vegetativo, gli unici inconvenienti sono dovuti al fatto che<br />

probabilmente la rinnovazione di pino silvestre e "frenata" dall'ombreggiamento del faggio,<br />

infatti dove esso è presente la rinnovazione del pino è pressoché assente. Del resto va pure<br />

considerato che il faggio migliora il terreno aiutandolo nella sua evoluzione che in queste<br />

zone è molto lenta, per cui è consigliabile per il futuro prevedere un suo ampliamento nelle<br />

zone dove esso è già presente e soprattutto valorizzarlo attraverso avviamenti all'alto fusto<br />

dei nuclei migliori.<br />

(…)In alcune particelle con soprassuolo costituito da fustaie di pino silvestre fino ad oggi<br />

trattate attraverso tagli successivi o a scelta, esistono allo stato attuale dei problemi di<br />

rinnovazione naturale che influenzano la scelta della forma di trattamento da applicare nel<br />

futuro. Infatti venendo a mancare questo importante elemento non ha più senso procedere ai<br />

76


tagli successivi che viceversa presuppongono la rinnovazione naturale. Giocoforza si dovrà<br />

quindi, in certe particelle, intervenire con tagli rasi a buche con rinnovazione artificiale<br />

posticipata. Dove invece il pino silvestre ha rinnovato, anche se non in modo ottimale,<br />

potranno essere proseguiti i tagli successivi che vanno intesi come un qualcosa che corre<br />

dietro alla rinnovazione e che quindi localmente possono assumere vari aspetti a seconda<br />

della reale situazione della rinnovazione naturale.<br />

Per quanto attiene agli interventi passati sia leggendo i dati esposti nelle relazioni dei piani di<br />

assestamento che indicavano un prelievo lievemente al di sotto di quanto indicato dai piani di<br />

assestamento per il periodo 1964 -’78. Dagli anni ottanta generalmente il prelievo 1 , almeno<br />

per quanto riguarda le proprietà comunali, è stato totalmente annullato risultando dai tabulati<br />

citati l’assenza di pino silvestre tra le essenze utilizzate (si veda la Tabella 66).<br />

Questo dato ci indica una totale inapplicazione dei piani di assestamento <strong>forestale</strong> e la<br />

necessità di riprendere le utilizzazioni. In particolare si considera questo popolamento di<br />

modesto interesse economico e quindi gli interventi definiti sono volti alla regolarizzazione<br />

delle strutture, al miglioramento fitosanitario, al proseguimento dei cicli di rinnovazione già<br />

avviati da tempo.<br />

Nello specifico nel presente P.F.T. sono stati previsti i seguenti interventi:<br />

− per le pinete consociate al faggio ovvero con fisionomia a fustaia sopra ceduo si prevede<br />

la realizzazione di diradamenti e conversioni. Tali interventi consistenti in veri e propri<br />

avviamenti ad alto fusto, saranno da modulare in base alla presenza del piano dominato e<br />

soprattutto alla densità del dominante che dovrà essere allontanato progressivamente, per<br />

garantire lo sviluppo di quello inferiore;<br />

− per le pinete già in fase di rinnovazione si prevede la prosecuzione degli interventi di<br />

taglio successivo.<br />

77


2.1.1.5. AF Acero-tiglio-frassineti<br />

Figura 30: Distribuzione popolamento AF – Acero-tiglio-frassineti<br />

Si tratta di popolamenti piuttosto diffusi e situati in particolare modo nelle aree più fresche di<br />

tutto il territorio dell’AF 26. Dal cartogramma di Figura 30 si può osservare come tali<br />

popolamenti siano particolarmente situati nei fondo valle.<br />

Per la maggior parte sono soprassuoli d’invasione che hanno colonizzato aree ex agricole<br />

abbandonate da molti decenni. La loro dinamica è spiccata essendo costituiti da un consorzio<br />

spontaneo e piuttosto ricco di specie arboree.<br />

Dominano in genere il frassino maggiore e gli aceri sia montano che riccio. Quindi si trovano<br />

soprattutto nei tratti più scoscesi e più freschi il tiglio cordato e talvolta il faggio.<br />

Sorbo montano, degli uccellatori e raramente l’olmo montano completano il quadro delle<br />

latifoglie di questa categoria <strong>forestale</strong>.<br />

78


I capisaldi altitudinali entro cui si ritrova questa formazione sono piuttosto ampi: il limite<br />

superiore raggiunge i 1.500 m s.l.m. mentre l’inferiore i 480 m s.l.m.; l’asse altimetrico entro<br />

cui si sviluppano è poco marcato e si colloca sui 1.100 m s.l.m..<br />

Non esiste una particolare preferenza d’esposizione viceversa la stazione tipo è rappresentata<br />

in genere da morfologie d’impluvio spesso in prossimità dei corsi d’acqua.<br />

All’interno di questi soprassuoli sono state eseguite 47 aree di saggio pari ad una densità di<br />

un’area ogni 30 ettari.<br />

Le tipologie che sono state censite (riportate in Tabella 46) riguardano principalmente<br />

tipologie secondarie, d’invasione appunto, mentre gli AF4 di forra risultano poco presenti; si<br />

tratta di una sola formazione situata in un valloncello in comune di Inverso Pinasca sopra<br />

l’abitato di Palazzotto. Viceversa alcune aree di saggio dell’inventario svolto a terra hanno<br />

evidenziato la presenza di AF4 anche in altre zone successivamente non cartografate con la<br />

carta dei tipi forestali. Ciò è dovuto in particolare modo al fatto che gli acero-tiglio-frassineti<br />

di forra sono piuttosto circoscritti e quindi sfuggono spesso alla perimetrazione cartografica.<br />

Tabella 46: Ripartizione in tipi e varianti nei popolamenti AF<br />

POP. TIPO DESCRIZIONE SUP. (ha) %<br />

AF AF40A Acero-frassineto di forra - Var. immatura con ontano bianco 3,58 0%<br />

AF40X Acero-frassineto di forra 222,32 14%<br />

AF50A Acero-tiglio-frassineto d'invasione - Var. a tiglio cordato 11,44 1%<br />

AF50B Acero-tiglio-frassineto d'invasione - Var. a frassino 182,8 11%<br />

AF50X Acero-tiglio-frassineto d'invasione 1206,93 74%<br />

TOT. 1627,07 100%<br />

79


Figura 31: Composizione specifica dell’AF4<br />

G/ha<br />

n/ha<br />

250,00<br />

200,00<br />

150,00<br />

100,00<br />

50,00<br />

0,00<br />

AA AP CB FE LD PC PO PT QP RP SU (vuote)<br />

specie<br />

80


Figura 32: Composizione specifica dell’AF5<br />

300,00<br />

250,00<br />

200,00<br />

G/ha<br />

150,00<br />

n/ha<br />

100,00<br />

50,00<br />

0,00<br />

AA AP CB FE LD PC PO PT QP RP SU (vuote)<br />

specie<br />

Osservando la Figura 31 e la Figura 32 si può ben notare come nel caso dell’AF5 la<br />

complessità specifica risulti nettamente superiore.<br />

Gli aceri montano e riccio sono comunque le specie dominanti quindi il frassino maggiore;<br />

distingue poi le due tipologie la presenza marcata nella AF5 di tiglio che invece nella AF4<br />

risulta essere più scarso. faggio, castagno e rovere impartiscono con la loro presenza una<br />

marcata diversità specifica.<br />

I dati provvigionali sono riportati nella Tabella 47 e nella Tabella 48. Questa formazione<br />

rappresenta un interessante serbatoio di latifoglie mesofile nobili con potenzialità notevoli per<br />

l’impiego nella filiera foresta-legno per usi di falegnamerie locali di tipo artigianale.<br />

81


Tabella 47: Numero delle piante per classe diametrica e per specie nei popolamenti AF<br />

Classi DBH altre latif. latif. Mesof. Castagno Faggio Conif. Varie Pino silvestre Larice Totali %<br />

35 4.107 13.893 7.102 3.254 0 4.320 7.520 40.196 2%<br />

>=20 168.529 420.037 50.464 9.906 3.885 13.101 19.918 685.840 41%<br />

Totali 446.609 1.119.719 67.403 10.791 3.884 13.100 25.185 1.686.691 100%<br />

% 26% 66% 4% 1% 0% 1% 1% 100%<br />

tot./ha 260 647 34 4 1 5 13 964<br />

Abas/ha 5,49 13,88 2,78 0,34 0,1 0,46 1,03 24,08<br />

Tabella 48: Volume (m 3 ) delle piante per specie e per classi diametriche nei popolamenti AF<br />

Classi DBH altre latif. latif. Mesof. Castagno Faggio Conif. Varie Pino silvestre Larice Totali %<br />

35 6.583 17.173 48.631 3.474 0 4.361 11.107 91.329 29%<br />

>=20 48.870 145.671 68.170 6.237 1.801 7.640 18.018 296.407 93%<br />

Totali 56.422 160.138 68.936 6.282 1.800 7.640 18.283 319.501 100%<br />

% 18% 50% 22% 2% 1% 2% 6% 100%<br />

tot./ha 29,8 83 31 2,7 0,8 3,4 8,3 159<br />

Le attuali forme gestionali sono pressoché inesistenti se si eccettuano alcune utilizzazioni a<br />

bosco ceduo, per altro di entità non rilevante. Viceversa sono soprassuoli che sono in fase di<br />

invecchiamento per abbandono colturale e spontaneamente si stanno convertendo all’alto<br />

fusto. Nella Figura 33 si evidenzia come i popolamenti irregolari siano la maggior parte ma<br />

che esistono anche classificazioni a spessina, perticaia e fustaia disetanea.<br />

L’irregolarità dunque è il fattore preminente di questi soprassuoli.<br />

82


Figura 33: Distribuzione delle forme di sviluppo nei popolamenti di AF<br />

600<br />

500<br />

400<br />

300<br />

200<br />

100<br />

0<br />

Spessina<br />

Perticaia<br />

Fustaia giov./adulta<br />

Fust. disetanea<br />

Ceduo Giovane<br />

Ceduo adulto/maturo<br />

Le ipotesi gestionali fatte possono essere così riassunte:<br />

− Intervenire al fine di allevare il soprassuolo per l’alto fusto – questo può essere<br />

realizzato soprattutto per i soprassuoli in fase di perticaia e di spessina, frutto cioè di<br />

insediamenti accelerati su suoli estremamente favorevoli. In questi contesti possono<br />

essere eseguiti da subito degli interventi di sfollo e diradamento al fine di impartire alle<br />

piante del soprassuolo una crescita regolare, una buona conformazione dei fusti e<br />

soprattutto influenzare la composizione a favore delle latifoglie nobili.<br />

− Intervenire con la conversione attiva e con il diradamento e conversione – questo si<br />

applica soprattutto ai soprassuoli che per passate ceduazioni sono oggi rappresentati da<br />

una fisionomia irregolare dove convivono piante da seme e piante di origine agamica.<br />

L’intervento in questo caso si riassume in un diradamento selettivo a favore del piano<br />

dominante ma anche sullo stesso piano nei casi di gruppi di piante o ceppaie dominanti.<br />

− Intervenire sulle fustaie disetanee con tagli a scelta – questo intervento ha lo scopo di<br />

assecondare la struttura di quei soprassuoli ad alta disformità tale da rendere disetaneo<br />

soprattutto per gruppi il soprassuolo. L’intervento può somigliare più ad un diradamento<br />

selettivo che a un vero e proprio taglio a scelta mantenendo in sé anche la possibilità di<br />

eseguire piccole buche. In sostanza si tratta quindi di un intervento che permetterà<br />

all’utilizzatore di garantire il mantenimento del soprassuolo, asportando anche soggetti<br />

con caratteristiche dendrometriche utili all’impiego nelle falegnamerie locali.<br />

83<br />

Ceduo inv./in conv.<br />

Popol. irregolare


2.1.1.6. AB Abetine<br />

Figura 34: Distribuzione popolamento AB – Abetine<br />

Le abetine nell’AF 26 sono piuttosto localizzate e sono presenti in popolamenti piuttosto<br />

circoscritti all’interno dei territori comunali di Roreto <strong>Chisone</strong> (versante inverso, abetina del<br />

Garnier e del Morel), Salza di Pinerolo (versante inverso), Praly (proprietà comunale di<br />

Rodoretto) nuclei sparsi nel comune di Pramollo (abetina del Bacias), Villar Perosa e Perosa<br />

Argentina.<br />

Questi popolamenti prediligono versanti freschi spesso orientati a nord, a quote oscillanti tra i<br />

1.100 e i 1.700 m s.l.m. con un asse altimetrico di vegetazione di 1.420 m s.l.m..<br />

La composizione di questi soprassuoli è prevalentemente a carico di abete bianco e<br />

secondariamente altre latifoglie, larice e pino silvestre. Il faggio è presente sporadicamente<br />

anche se buona parte di questi soprassuoli deriva da formazioni miste con faggio su cui la<br />

selezione antropica ha agito per favorire la purezza dell’abete bianco. Nella Figura 35 è<br />

riportata la distribuzione per numero di piante ad ettaro delle diverse specie nei popolamenti<br />

di AB.<br />

84


G/ha<br />

n/ha<br />

Figura 35: Istogramma di distribuzione delle specie nei popolamenti AB<br />

2500<br />

2000<br />

1500<br />

1000<br />

500<br />

0<br />

AA AP CB FE LD PC PO PT QP RP SU (vuote)<br />

specie<br />

Complessivamente nelle abetine sono stati realizzati 13 rilievi inventariali pari ad una densità<br />

di un’area ogni 52 ettari di superficie.<br />

L’elaborazione dei dati rilevati indica per questo popolamento un’area basimetrica pari a 39,12 m 2<br />

ed un volume ad ettaro pari a 331,13 m 3 ; il numero di piante per ettaro risulta invece 685,4.<br />

Come già si può notare si tratta di popolamenti con produttività superiore alla media degli<br />

altri popolamenti forestali dell’AF 26.<br />

Tabella 49: Ripartizione del numero delle piante ad ettaro per specie nel popolamento AB<br />

Classi DBH altre latif. latif. Mesof. Castagno Faggio Conif. Varie Pino silvestre Larice Totali %<br />

35 0 0 0 0 36.866 1.176 24.182 62.224 20%<br />

>=20 6.107 3.481 0 1.219 123.497 4.704 52.688 191.696 62%<br />

Totali 59.943 5.799 0 3.658 170.634 7.056 60.242 307.332 100%<br />

% 20% 2% 0% 1% 56% 2% 20% 100%<br />

tot./ha 132 12 0 9 393 17 118 681<br />

Abas/ha 1,57 0,28 0 0,14 24,16 1,11 11,86 39,12<br />

85


Tabella 50: Volumi (m 3 ) per classe diametrica e per specie nei popolamenti AB<br />

Classi DBH altre latif. Latif. Mesof. Castagno Faggio Conif. Varie Pino silvestre Larice Totali %<br />

35 0 0 0 0 63.442 2.382 36.425 102.249 61%<br />

>=20 1.385 761 0 209 107.809 3.915 50.923 165.002 98%<br />

Totali 2.857 799 0 337 109.403 4.036 51.298 168.730 100%<br />

% 2% 0% 0% 0% 65% 2% 30% 100%<br />

tot./ha 6,8 1,6 0 0,8 215,4 8,1 98,1 330,8<br />

Nella Tabella 49 e nella Tabella 50 sono riportati i dati inerenti numero e volume delle piante.<br />

Come si può notare dalle tabelle la presenza dell’abete bianco (costituisce quasi il totale delle<br />

Conifere varie) non supera il 65% della massa e il 56% del numero, mostrando la notevole<br />

mescolanza di questi soprassuoli. Importanti le presenze di larice e di pino silvestre che<br />

spesso sono presenti per gruppi specialmente nei tratti di abetina radi.<br />

Riprendendo la descrizione dal piano di assestamento di Salza di Pinerolo relativamente<br />

all’origine dell’Abetina si trova quanto segue:<br />

(…)L'attuale prevalenza dell'abete è forse spiegabile con la seguente successione di eventi di<br />

origine antropica:<br />

1° fase: la faggeta, con abete subordinato, viene trasformata in bosco ceduo. L'abete rimane<br />

allo stato isolato con poco larice.<br />

2° fase: giovani piantine di abete e larice si insediano gradualmente nel ceduo di faggio; le<br />

ceduazioni limitano il potere di concorrenza delle latifoglie.<br />

3° fase: l'abete prende gradualmente il sopravvento e forma boschi per lo più puri. Le<br />

ceppaie di faggio in gran parte periscono per aduggiamento.<br />

La fustaia di abete denota una struttura relativamente disetaneiforme, ma coetaneiforme per<br />

gruppi, con presenza di sparsi (si veda la Figura 36) nuclei in fase di perticaia più o meno<br />

densi. Il larice quando è misto alla Abete svetta su di esso formando dei gruppi biplani.<br />

La rinnovazione in questi soprassuoli oltre il 90% presenta al suo interno un numero di 200<br />

piante di avvenire per ettaro.<br />

86


Figura 36: Frequenze diametriche nei popolamenti di AB divisi per classe di sviluppo<br />

frequenze<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

giovani<br />

adulti<br />

10 20 30 50 70 80<br />

classi DBH<br />

maturi<br />

Tabella 51: Ripartizione in tipi e varianti nei popolamenti AB<br />

POP. TIPO DESCRIZIONE SUP. (ha) %<br />

AB AB10X Abetina eutrofica 121,21 18%<br />

AB20A Abetina mesotrofica – Var. con larice 296,89 44%<br />

AB20B Abetina mesotrofica - Var. con faggio 10,95 2%<br />

AB20X Abetina mesotrofica 81,27 12%<br />

AB30A Abetina oligotrofica - Var. con larice 135,53 20%<br />

AB30X Abetina oligotrofica 34,55 5%<br />

Totale AB 680,4<br />

Nella Tabella 51 sono riportate le tre tipologie e le quattro varianti incontrate nei rilievi della<br />

cartografia dei tipi forestali.<br />

Si sottolinea la presenza di abetina eutrofica (nel versante inverso basso di Salza) con<br />

presenza di faggio, la predominanza di abetine mesotrofiche.<br />

Riportiamo alcune note sul trattamento definito per le abetine di Salza di Pinerolo:<br />

(…) Modesta e localizzata è la rinnovazione dell'abete bianco, assente è quella del larice,<br />

sporadica ma con tendenza ad insediarsi è quella del faggio. Tagliate anche energiche<br />

effettuate nel passato non hanno favorito l'insediamento dell'abete bianco trovando forte<br />

concorrenza nelle erbe nitrofile (lampone, senecio,...) che risultano invadenti non appena il<br />

terreno viene scoperto. L'abete riesce a rinnovarsi solo quando questa esplosione di alta<br />

vegetazione erbacea viene limitata o da altre conifere (abete rosso) che producono humus<br />

meno ricco o da latifoglie che con il loro ombreggiamento possono abbattere il vigore delle<br />

alte erbe. Il problema si aggrava quando si abbia anche densa invasione di maggiociondolo o<br />

87<br />

stramaturi


di ontano verde come qui avviene a tratti. Per favorire la rinnovazione dell'abete<br />

bisognerebbe introdurre altre latifoglie (faggio, acero, sorbo); tutte specie presenti ma che<br />

per ora non sono in condizioni di invadere rapidamente.<br />

(…)l'abete si rinnova nelle stazioni più scadenti, infatti qui i semenzali si insediano grazie<br />

alla mancanza di concorrenza della vegetazione erbacea, però (…) si sviluppano in modo<br />

molto stentato.<br />

(…)si ritiene non opportuno ridurre eccessivamente per lunghi periodi i tagli su estese<br />

superfici, che in definitiva sono anche quelle più produttive. A tal fine si è prevista l'apertura<br />

di un certo numero di buche con tagliate a raso e procedere all'impianto artificiale<br />

posticipato. L'abetina in questione è iscritta nel "libro dei boschi da seme", pertanto nel corso<br />

delle prime utilizzazioni bisognerà procedere alla raccolta del seme per eseguire poi la<br />

successiva rinnovazione artificiale con provenienza locale. Per le piantagioni andranno usate<br />

oltre all'abete bianco anche altre specie come faggio, acero, abete rosso, che serviranno a<br />

costituire soprassuoli misti capaci di formare terreni più idonei all'insediamento naturale<br />

dell'abete bianco. Le tagliate a buche saranno da concentrare con priorità nelle aree<br />

soggette, anche di recente, ad intense tagliate a seguito dei gravi danni verificatisi in seguito<br />

ad avversità meteoriche.<br />

(…)Più in generale gli interventi previsti per il prossimo decennio possono essere riuniti sotto<br />

un'unica dizione: "taglio di curazione".<br />

Quest’ultima definizione è stata seguita anche con il presente P.F.T. indicando per la maggior<br />

parte delle abetine il taglio a scelta colturale.<br />

Tale taglio assume il carattere di taglio secondario a favore della rinnovazione di abete bianco<br />

e faggio dove questa esiste, di un diradamento dal basso piuttosto energico nei tratti di<br />

perticaia densa, di un taglio di sementazione relativamente prudenziale nei tratti di abetina<br />

densa e di un taglio a raso per buche nelle aree a densità molto rada e prive di sufficiente e<br />

promettente rinnovazione naturale.<br />

88


2.1.1.7. QV Querceti di rovere<br />

Figura 37: Distribuzione popolamento QV – Querceti di rovere<br />

I querceti a rovere dell’AF 26 sono localizzati nella parte media del bacino della <strong>Val</strong> <strong>Chisone</strong><br />

e <strong>Germanasca</strong> sui versanti bassi a contatto e frammisti con i castagneti. Sono popolamenti<br />

piuttosto circoscritti all’interno dei territori comunali di Roreto <strong>Chisone</strong> (versante indritto),<br />

Pomaretto, Perrero e Pramollo.<br />

Si tratta di formazioni governate a ceduo con rovere mista principalmente a castagno: la<br />

presenza della rovere è limitata al versante sinistro, a partire dal fondovalle fino ad una quota<br />

di circa 1.200 metri, formando popolamenti quasi in purezza che si alternano a zone di<br />

mescolanza con il castagno, con predominanza ora dell'una ora dell'altra specie. Le altre<br />

latifoglie hanno in queste zone importanza marginale, con predominanza di ciliegio e pioppo<br />

tremolo, mentre può assumere una certa importanza la presenza di pino silvestre. La rovere<br />

caratterizza boschi che si situano nella fascia dove maggiore è stata la pressione antropica,<br />

89


data la quota e l'esposizione a sud, e quindi interessa aree marginali tralasciate dalla<br />

coltivazione per scarsa fertilità ed elevata pendenza. L'ambiente tendenzialmente xeromorfo<br />

ha limitato anche lo sviluppo e l'introduzione del castagno, che non trova favorevoli<br />

condizioni stazionali. Spesso tra questi boschi sono inclusi appezzamenti un tempo coltivati o<br />

pascolati ed ora in via di colonizzazione da parte di specie arboree di invasione, in<br />

competizione con la vegetazione arbustiva. È diffusa la sistemazione con terrazzamenti in<br />

muratura a secco, soprattutto in relazione ad un più intenso sfruttamento passato. La rovere è<br />

generalmente in condizioni vegetative buone; il castagno ha spesso cattivo portamento e i<br />

polloni mostrano un rapido invecchiamento, senza raggiungere le altezze caratteristiche del<br />

ceduo in purezza. L'utilizzazione di questi soprassuoli è attualmente piuttosto scarsa, legata<br />

alla produzione di legna da ardere per uso locale, e può richiedere esboschi laboriosi, in<br />

relazione alla infinità di localizzazioni e alla presenza di salti di roccia; anche la provvigione è<br />

piuttosto variabile, e nel complesso non arriva ai 1.000 q/ha a causa della densità<br />

generalmente scarsa. La matricinatura non è mai abbondante, in prevalenza di rovere,<br />

insufficiente soprattutto per favorire una equilibrata diffusione del bosco sui terreni<br />

abbandonati dalla coltivazione. La rinnovazione di rovere che si incontra è spesso di buona<br />

qualità ma in quantità non soddisfacente, mentre localmente abbondanti e di buon vigore sono<br />

le specie di invasione (ciliegio, frassino, pioppo tremolo).<br />

Questi popolamenti vegetano a quote oscillanti tra i 650 e i 1.200 m s.l.m. con un asse<br />

altimetrico di vegetazione di 850 m s.l.m..<br />

Nel prospetto della Tabella 52 sono riassunte le superfici dei due tipi e delle quattro varianti<br />

incontrate nei QV.<br />

Tabella 52: Ripartizione in tipi e varianti nei popolamenti QV<br />

POP. TIPO DESCRIZIONE SUP. (ha) %<br />

QV QV10A Querceto di rovere a Teucrium scorodonia - Var. con faggio 73,99 11%<br />

QV10B Querceto di rovere a Teucrium scorodonia - Var. con pino silvestre (Pra Martino) 9,11 1%<br />

QV10C Querceto di rovere a Teucrium scorodonia - Var. con castagno 270,31 41%<br />

QV10X Querceto di rovere a Teucrium scorodonia 213,28 33%<br />

QV20A Querco-tiglieto - Var. con castagno 87,27 13%<br />

Totale QV 653,96<br />

90


Predomina il querceto di rovere a Teucrium scorodonia di cui si distinguono varianti per<br />

specie di accompagnamento.<br />

Nei soprassuoli di QV sono state realizzate complessivamente 12 aree di saggio inventariali<br />

per una densità di rilievo pari ad una densità di un’area di saggio ogni 54 ettari.<br />

Il numero di piante medio ad ettaro è risultato di 1.236 individui per un’area basimetrica di<br />

24,4 m 2 e un volume medio di 132,02 m 3 per ettaro. Questi dati ci indicano soprassuoli con<br />

un’alta frazione di piante di piccole dimensioni e con una produttività che per i cedui colloca<br />

la provvigione media sui 1.000 qli per ettaro.<br />

Tabella 53: Ripartizione per classe diametrica del numero delle piante per specie nei popolamenti di QV<br />

Classi DBH altre latif. Latif. Mesof. Castagno Faggio Conif. Varie Pino silvestre Larice Totali %<br />

35 6.103 0 816 0 0 1.563 0 8.482 2%<br />

>=20 152.251 5.727 7.616 0 0 16.727 0 182.321 37%<br />

Totali 380.613 41.474 46.948 1.525 0 27.567 0 498.127 100%<br />

% 76% 8% 9% 0% 0% 6% 0% 100%<br />

tot./ha 947 93 113 3 0 78 2<br />

Abas/ha 19,1 1,29 1,82 0,03 0 2,11 0,04<br />

Tabella 54: Ripartizione per classe diametrica del volume (m 3 ) delle piante per specie nei popolamenti di QV<br />

Classi DBH altre latif. Latif. Mesof. Castagno Faggio Conif. Varie Pino silvestre Larice Totali %<br />

35 6.957 0 1.664 0 0 2.109 0 10.730 18%<br />

>=20 39.501 1.428 3.947 0 0 6.213 0 51.089 84%<br />

Totali 45.949 2.288 5.703 57 0 6.739 0 60.736 100%<br />

% 76% 4% 9% 0% 0% 11% 0% 100%<br />

Le indicazioni di trattamento emerse nel presente P.F.T. sono le seguenti:<br />

− mantenimento del governo a ceduo per la parte dei soprassuoli più regolari e regolarmente<br />

utilizzati;<br />

− evoluzione colturale per i soprassuoli che vegetano su stazioni difficili (aree rocciose, o<br />

fortemente pendenti);<br />

91


− diradamenti e conversioni per i soprassuoli invecchiati che non possono ragionevolmente<br />

essere mantenuti a ceduo.<br />

2.2. Individuazione e descrizione delle Unità di Terre<br />

Per l’individuazione e la classificazione dei dissesti in atto e delle porzioni di territorio<br />

vulnerabili, oltre alla valutazione del grado di stabilità dei versanti e dell’assetto delle basse<br />

sponde, è stato utilizzato, come previsto nel P.F.T., il sistema di suddivisione del territorio in<br />

unità cartografiche omogenee per morfologia, litologia e uso del suolo, denominate “Unità di<br />

Terre”.<br />

Di seguito sono riportati, oltre al materiale cartografico utilizzato, la metodologia di<br />

identificazione delle U.d.T., il sistema di classificazione e la loro descrizione.<br />

2.2.1. Raccolta e preparazione del materiale di base<br />

Per determinare la forma e la distribuzione delle Unità di Terre sul territorio oggetto del<br />

presente lavoro, si è operato sul seguente materiale cartografico:<br />

• Carta Geologica d’Italia in scala 1:100.000, che è stata utilizzata come unica base<br />

litologica;<br />

• Carte delle pendenze e delle esposizioni, fornite dall’ufficio pianificazione sotto forma di<br />

plottaggi in scala 1:25.000, con la delimitazione della CTR che consente la<br />

sovrapposizione del fondo topografico;<br />

• Carta dei Bacini Idrografici (Regione <strong>Piemonte</strong> – Servizio Geologico);<br />

• Carta <strong>forestale</strong> e dell’uso del suolo.<br />

Inoltre, sono stati utilizzati una serie di documenti che si sono rivelati necessari ad ottenere un<br />

prodotto finale il più possibile omogeneo:<br />

• Legenda dell’uso del suolo;<br />

• Legenda litologica semplificata, nella quale sono stati realizzati accorpamenti delle varie<br />

formazioni geologiche.<br />

• Legenda morfologica relativa alle principali forme riconoscibili sul territorio piemontese.<br />

92


2.2.2. Metodologia di identificazione delle Unità di Terre<br />

Il lavoro d’interpretazione delle forme del paesaggio e dei rapporti esistenti fra queste e la<br />

loro posizione all’interno dei bacini idrografici già individuati, l’uso del suolo e la litologia, è<br />

stato eseguito su fondo cartografico in scala 1:25.000, che è la stessa utilizzata per la<br />

presentazione del Piano.<br />

Le U.d.T. sono state individuate essenzialmente sulla base delle seguenti caratteristiche del<br />

territorio:<br />

• Forma del rilievo (secondo i criteri classificativi della legenda morfologica fornita);<br />

• Natura del substrato roccioso (tipo litologico prevalente);<br />

• Collocazione della forma del rilievo all’interno del paesaggio (aree di fondovalle, di<br />

versante collinare o montano, di crinale, conoidi e morene);<br />

• Idrografia di superficie;<br />

• Pendenza ed esposizione dei versanti;<br />

• Uso del suolo.<br />

L’osservazione delle U.d.T. così delimitate ha permesso di constatare una loro buona<br />

omogeneità interna in relazione alle caratteristiche prevalentemente geomorfologiche.<br />

Nella tabella 2 è stato riportato un calcolo per indici di variabilità ottenuti come somma delle<br />

deviazioni standard di quota, esposizione e pendenza all’interno di ciascuna Unità di Terra.<br />

Per tale calcolo si è fatto uso del G.I.S. una volta realizzato il Modello Digitale del Terreno.<br />

Tabella 55: Distribuzione per indici di variabilità delle U.d.T.<br />

Classi di variabilità<br />

Classe A Classe B Classe C Totale<br />

29 177 108 314<br />

Come si può notare dalla tabella oltre la metà delle U.d.T. si colloca entro le prime due<br />

classi con valori di deviazione standard in genere (almeno di un fattore) inferiore a 50.<br />

D’altra parte, l’alta variabilità geologica del territorio ha portato ad una prevedibile<br />

difformità litologica all’interno di ogni Unità; l’utilizzo della legenda litologica semplificata si<br />

è rivelato essenziale per la realizzazione di accorpamenti delle rocce e dei sedimenti in<br />

relazione alle loro caratteristiche litotecniche (dissestabilità potenziale) e pedogenetiche<br />

93


(capacità di dare luogo alla formazione di suoli simili): basandosi su tali accorpamenti, le<br />

U.d.T. risultano sufficientemente omogenee anche in relazione alle caratteristiche sopra citate.<br />

Il successivo lavoro di rilevamento a terra per l’identificazione dei fenomeni di dissesto, ha<br />

permesso il controllo dei limiti provvisori delle Unità, tracciati durante la fase di<br />

interpretazione cartografica in studio; sono state infine individuate n. 314 unità elementari.<br />

La fase successiva ha visto l’operazione di riaggregazione delle unità elementari in Unità di<br />

Terra basandosi su indici di somiglianza secondo il seguente ordine gerarchico:<br />

morfologia → litologia → pendenza → esposizione → uso del suolo.<br />

Sulla base di questa scala gerarchica sono state individuate somiglianze prima per la<br />

morfologia poi, all’interno di unità morfologicamente uguali, per litologia e così via per gli<br />

altri fattori.<br />

Evidentemente per i primi fattori si è cercato di mantenere un criterio rigoroso, mentre via via<br />

che si è scesi nella scala gerarchica sono state fatte delle valutazioni complessive sulla<br />

effettiva necessità di considerazione del parametro per la determinazione di una U.d.T..<br />

2.2.3. Classificazione e descrizione delle U.d.T.<br />

Le U.d.T. individuate sono contrassegnate da una sigla alfanumerica composta dalla lettera T<br />

seguita da un numerazione progressiva; ogni U.d.T. è stata descritta nella tabella seguente<br />

secondo le principali caratteristiche di morfologia, litologia e uso del suolo prevalenti: più<br />

Unità con la stessa codifica sono caratterizzate dallo stesso modello di morfologia, litologia e<br />

uso del suolo.<br />

Classi di pendenza<br />

bassa 0-10%<br />

media 10-35%<br />

medio-alta 35-50%<br />

alta 50-80%<br />

molto alta >80%<br />

94


Tabella 56: Descrizione delle Unità delle Terre<br />

Unità<br />

effettive<br />

Morfologia Litologia Uso del suolo<br />

T1 Circo glaciale, a pendenza media. Depositi<br />

grossolani.<br />

superficiali incoerenti Prati/pascoli.<br />

T10 Conoide formato da corso d'acqua laterale, a Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli.<br />

pendenza bassa ed esposizione verso S-O. grossolani.<br />

T100 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi superficiali incoerenti Praterie rupicole.<br />

pendenza media ed esposizione verso S-O. grossolani.<br />

T101 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli.<br />

pendenza media ed esposizione verso S-O. grossolani.<br />

T102 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Praterie rupicole.<br />

pendenza media ed esposizione verso S-O. massiccia.<br />

T103 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli<br />

pendenza media ed esposizione verso S-O. massiccia.<br />

T104 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Praterie rupicole.<br />

pendenza media ed esposizione verso S-O. scistosa.<br />

T105 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Bosco.<br />

pendenza media ed esposizione verso S-O. tessitura scistosa.<br />

T106 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Praterie rupicole.<br />

pendenza media ed esposizione verso S-O. tessitura scistosa.<br />

T107 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi morenici.<br />

pendenza media ed esposizione verso S-O.<br />

Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche<br />

detritiche.<br />

Prati/pascoli.<br />

T108 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli.<br />

pendenza media ed esposizione verso S-O. tessitura scistosa.<br />

Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche<br />

detritiche.<br />

T109 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco.<br />

pendenza media ed esposizione verso S-O. massiccia.<br />

Presenza<br />

situazioni.<br />

di scariche detritiche in alcune<br />

T11 Conoide formato da corso d'acqua laterale, a Depositi morenici.<br />

pendenza media ed esposizione verso N-E.<br />

Prati/pascoli.<br />

T110 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco.<br />

pendenza media ed esposizione verso S-O. scistosa.<br />

Presenza<br />

situazioni.<br />

di scariche detritiche in alcune<br />

T111 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli.<br />

pendenza media ed esposizione verso S-O. scistosa.<br />

Presenza<br />

situazioni.<br />

di scariche detritiche in alcune<br />

T112 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli.<br />

pendenza media ed esposizione verso S-O. tessitura scistosa.<br />

Presenza<br />

situazioni.<br />

di scariche detritiche in alcune<br />

T113 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi superficiali incoerenti Bosco.<br />

pendenza medio-alta ed esposizione verso N-E. grossolani.<br />

T114 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi superficiali incoerenti Praterie rupicole.<br />

pendenza medio-alta ed esposizione verso N-E. grossolani.<br />

95


Unità<br />

effettive<br />

Morfologia Litologia Uso del suolo<br />

T115 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce ignee acide.<br />

pendenza medio-alta ed esposizione verso N-E.<br />

Bosco.<br />

T116 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco.<br />

pendenza medio-alta ed esposizione verso N-E. massiccia.<br />

T117 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli.<br />

pendenza medio-alta ed esposizione verso N-E. scistosa.<br />

T118 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Bosco.<br />

pendenza medio-alta ed esposizione verso N-E. tessitura scistosa.<br />

T119 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli.<br />

pendenza medio-alta ed esposizione verso N-E. tessitura scistosa.<br />

T12 Conoide formato da corso d'acqua laterale, a Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli.<br />

pendenza media ed esposizione verso N-E. grossolani.<br />

T120 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi<br />

pendenza medio-alta ed esposizione verso N-E. grossolani.<br />

Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche<br />

detritiche.<br />

superficiali incoerenti Bosco.<br />

T121 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco.<br />

pendenza medio-alta ed esposizione verso N-E. scistosa.<br />

Presenza<br />

situazioni.<br />

di scariche detritiche in alcune<br />

T122 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Conglomerati molto cementati.<br />

pendenza medio-alta ed esposizione verso S-O.<br />

Bosco.<br />

T123 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi morenici.<br />

pendenza medio-alta ed esposizione verso S-O.<br />

Bosco.<br />

T124 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi morenici.<br />

pendenza medio-alta ed esposizione verso S-O.<br />

Prati/pascoli.<br />

T125 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi superficiali incoerenti Praterie rupicole.<br />

pendenza medio-alta ed esposizione verso S-O. grossolani.<br />

T126 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli.<br />

pendenza medio-alta ed esposizione verso S-O. grossolani.<br />

T127 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce ignee acide.<br />

pendenza medio-alta ed esposizione verso S-O.<br />

Bosco.<br />

T128 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli.<br />

pendenza medio-alta ed esposizione verso S-O. scistosa.<br />

T129 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Bosco.<br />

pendenza medio-alta ed esposizione verso S-O. tessitura scistosa.<br />

T13 Conoide formato da corso d'acqua laterale, a Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli.<br />

pendenza media ed esposizione verso N-E. medio-fini.<br />

T130 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Praterie rupicole.<br />

pendenza medio-alta ed esposizione verso S-O. tessitura scistosa.<br />

T131 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli.<br />

pendenza medio-alta ed esposizione verso S-O. tessitura scistosa.<br />

T132 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce ignee basiche e loro derivati Prati/pascoli.<br />

pendenza medio-alta ed esposizione verso S-O. metamorfici.<br />

Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche<br />

detritiche.<br />

T133 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli.<br />

pendenza medio-alta ed esposizione verso S-O. scistosa.<br />

Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche<br />

detritiche.<br />

96


Unità<br />

effettive<br />

Morfologia Litologia Uso del suolo<br />

T134 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco.<br />

pendenza medio-alta ed esposizione verso S-O. scistosa.<br />

Presenza<br />

situazioni.<br />

di scariche detritiche in alcune<br />

T135 Versanti complessi con salti di roccia, scarpate ed Depositi<br />

affioramenti rocciosi, a pendenza da alta a molto grossolani.<br />

alta ed esposizione verso N-E.<br />

superficiali incoerenti Bosco.<br />

T136 Versanti complessi con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Praterie rupicole.<br />

affioramenti rocciosi, a pendenza da alta a molto scistosa.<br />

alta ed esposizione verso N-E.<br />

T137 Versanti complessi con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli.<br />

affioramenti rocciosi, a pendenza da alta a molto scistosa.<br />

alta ed esposizione verso N-E.<br />

T138 Versanti complessi con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Bosco.<br />

affioramenti rocciosi, a pendenza da alta a molto tessitura scistosa.<br />

alta ed esposizione verso N-E.<br />

T139 Versanti complessi con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Praterie rupicole.<br />

affioramenti rocciosi, a pendenza da alta a molto tessitura scistosa.<br />

alta ed esposizione verso N-E.<br />

T14 Conoide formato da corso d'acqua laterale, a Depositi morenici.<br />

pendenza media ed esposizione verso S-O.<br />

Prati/pascoli.<br />

T140 Versanti complessi con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco.<br />

affioramenti rocciosi, a pendenza da alta a molto scistosa.<br />

alta ed esposizione verso S-O.<br />

T141 Versanti complessi con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Praterie rupicole.<br />

affioramenti rocciosi, a pendenza da alta a molto scistosa.<br />

alta ed esposizione verso S-O.<br />

T142 Versanti complessi con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Praterie rupicole.<br />

affioramenti rocciosi, a pendenza da alta a molto scistosa.<br />

alta ed esposizione verso S-O.<br />

T143 Versanti complessi con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli.<br />

affioramenti rocciosi, a pendenza da alta a molto scistosa.<br />

alta ed esposizione verso S-O.<br />

T144 Versanti complessi con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Bosco.<br />

affioramenti rocciosi, a pendenza da alta a molto tessitura scistosa.<br />

alta ed esposizione verso S-O.<br />

T145 Versanti complessi con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli.<br />

affioramenti rocciosi, a pendenza da alta a molto tessitura scistosa.<br />

alta ed esposizione verso S-O.<br />

T146 Versanti complessi con salti di roccia, scarpate ed Depositi<br />

affioramenti rocciosi, a pendenza media ed grossolani.<br />

esposizione verso N-E.<br />

superficiali incoerenti Prati/pascoli.<br />

T147 Versanti complessi con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Praterie rupicole.<br />

affioramenti rocciosi, a pendenza medio-alta ed scistosa.<br />

esposizione verso N-E.<br />

T148 Versanti complessi con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Rocce e pietraie.<br />

affioramenti rocciosi, a pendenza medio-alta ed scistosa.<br />

esposizione verso N-E.<br />

T149 Versanti complessi con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Praterie rupicole.<br />

affioramenti rocciosi, a pendenza medio-alta ed tessitura scistosa.<br />

esposizione verso N-E.<br />

97


Unità<br />

effettive<br />

Morfologia Litologia Uso del suolo<br />

T15 Conoide formato da corso d'acqua laterale, a Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli.<br />

pendenza media ed esposizione verso S-O. grossolani.<br />

T150 Versanti complessi con salti di roccia, scarpate ed Depositi<br />

affioramenti rocciosi, a pendenza medio-alta ed grossolani.<br />

esposizione verso S-O.<br />

superficiali incoerenti Bosco.<br />

T151 Versanti complessi con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Praterie rupicole.<br />

affioramenti rocciosi, a pendenza medio-alta ed scistosa.<br />

esposizione verso S-O.<br />

T152 Versanti complessi con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Praterie rupicole.<br />

affioramenti rocciosi, a pendenza medio-alta ed tessitura scistosa.<br />

esposizione verso S-O.<br />

T153 Versanti complessi, a pendenza da alta a molto Depositi morenici.<br />

alta ed esposizione verso N-E. Presenza di<br />

affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche.<br />

Prati/pascoli.<br />

T154 Versanti complessi, a pendenza da alta a molto Rocce ignee acide.<br />

alta ed esposizione verso N-E. Presenza di<br />

affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche.<br />

Bosco.<br />

T155 Versanti complessi, a pendenza da alta a molto Rocce metamorfiche acide a tessitura Praterie rupicole.<br />

alta ed esposizione verso N-E. Presenza di scistosa.<br />

affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche.<br />

T156 Versanti complessi, a pendenza da alta a molto Rocce metamorfiche carbonatiche a Praterie rupicole.<br />

alta ed esposizione verso N-E. Presenza di tessitura scistosa.<br />

affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche.<br />

T157 Versanti complessi, a pendenza da alta a molto Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco.<br />

alta ed esposizione verso N-E. Presenza di massiccia.<br />

scariche detritiche in alcune situazioni.<br />

T158 Versanti complessi, a pendenza da alta a molto Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli.<br />

alta ed esposizione verso N-E. Presenza di scistosa.<br />

scariche detritiche in alcune situazioni.<br />

T159 Versanti complessi, a pendenza da alta a molto Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco.<br />

alta ed esposizione verso S-O. Presenza di massiccia.<br />

affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche.<br />

T16 Cresta con numerosi affioramenti rocciosi, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Praterie rupicole.<br />

pendenza molto alta.<br />

scistosa.<br />

T160 Versanti complessi, a pendenza da alta a molto Rocce metamorfiche acide a tessitura Praterie rupicole.<br />

alta ed esposizione verso S-O. Presenza di massiccia.<br />

affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche.<br />

T161 Versanti complessi, a pendenza da alta a molto Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco.<br />

alta ed esposizione verso S-O. Presenza di scistosa.<br />

affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche.<br />

T162 Versanti complessi, a pendenza da alta a molto Rocce ignee basiche e loro derivati Praterie rupicole.<br />

alta ed esposizione verso S-O. Presenza di metamorfici.<br />

scariche detritiche in alcune situazioni.<br />

T163 Versanti complessi, a pendenza da alta a molto Rocce metamorfiche carbonatiche a Bosco.<br />

alta ed esposizione verso S-O. Presenza di tessitura scistosa.<br />

scariche detritiche in alcune situazioni.<br />

T164 Versanti complessi, a pendenza da alta a molto Rocce metamorfiche carbonatiche a Praterie rupicole.<br />

alta ed esposizione verso S-O. Presenza di tessitura scistosa.<br />

scariche detritiche in alcune situazioni.<br />

98


Unità<br />

effettive<br />

Morfologia Litologia Uso del suolo<br />

T165 Versanti complessi, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Praterie rupicole.<br />

esposizione verso S-O. Presenza di affioramenti scistosa.<br />

rocciosi e/o scariche detritiche.<br />

T167 Versanti uniformi, a pendenza bassa ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli.<br />

esposizione verso N-E.<br />

tessitura scistosa.<br />

T168 Versanti uniformi, a pendenza bassa ed Depositi morenici. Prati/pascoli.<br />

esposizione verso S-O.<br />

T169 Versanti uniformi, a pendenza bassa ed Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli.<br />

esposizione verso S-O.<br />

grossolani.<br />

T17 Cresta con numerosi affioramenti rocciosi, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Praterie rupicole.<br />

pendenza molto alta.<br />

tessitura scistosa.<br />

T170 Versanti uniformi, a pendenza bassa ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli.<br />

esposizione verso S-O.<br />

tessitura scistosa.<br />

T171 Versanti uniformi, a pendenza bassa ed Depositi superficiali incoerenti Bosco.<br />

esposizione verso S-O.<br />

grossolani.<br />

T172 Versanti uniformi, a pendenza bassa ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco.<br />

esposizione verso S-O.<br />

scistosa.<br />

T173 Versanti uniformi, a pendenza da alta a molto alta Conglomerati molto cementati.<br />

ed esposizione verso N-E.<br />

Bosco.<br />

T174 Versanti uniformi, a pendenza da alta a molto alta Depositi morenici.<br />

ed esposizione verso N-E.<br />

Bosco.<br />

T175 Versanti uniformi, a pendenza da alta a molto alta Depositi superficiali incoerenti Bosco.<br />

ed esposizione verso N-E.<br />

grossolani.<br />

T176 Versanti uniformi, a pendenza da alta a molto alta Rocce ignee acide.<br />

ed esposizione verso N-E.<br />

Bosco.<br />

T177 Versanti uniformi, a pendenza da alta a molto alta Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco.<br />

ed esposizione verso N-E.<br />

massiccia.<br />

T178 Versanti uniformi, a pendenza da alta a molto alta Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco.<br />

ed esposizione verso N-E.<br />

scistosa.<br />

T179 Versanti uniformi, a pendenza da alta a molto alta Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli.<br />

ed esposizione verso N-E.<br />

scistosa.<br />

T18 Cresta rocciosa, a pendenza molto alta. Rocce metamorfiche carbonatiche a Rocce e pietraie.<br />

tessitura scistosa.<br />

T180 Versanti uniformi, a pendenza da alta a molto alta Rocce metamorfiche carbonatiche a Bosco.<br />

ed esposizione verso N-E.<br />

tessitura scistosa.<br />

T181 Versanti uniformi, a pendenza da alta a molto alta Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli.<br />

ed esposizione verso N-E.<br />

tessitura scistosa.<br />

T182 Versanti uniformi, a pendenza da alta a molto alta Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco.<br />

ed esposizione verso N-E. Presenza di scariche scistosa.<br />

detritiche in alcune situazioni.<br />

T183 Versanti uniformi, a pendenza da alta a molto alta Depositi morenici.<br />

ed esposizione verso S-O.<br />

Bosco.<br />

T184 Versanti uniformi, a pendenza da alta a molto alta Rocce ignee acide.<br />

ed esposizione verso S-O.<br />

Bosco<br />

T185 Versanti uniformi, a pendenza da alta a molto alta Rocce ignee basiche e loro derivati Praterie rupicole.<br />

ed esposizione verso S-O.<br />

metamorfici.<br />

T186 Versanti uniformi, a pendenza da alta a molto alta Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco.<br />

ed esposizione verso S-O.<br />

scistosa.<br />

T187 Versanti uniformi, a pendenza da alta a molto alta Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli.<br />

ed esposizione verso S-O.<br />

scistosa.<br />

99


Unità<br />

effettive<br />

Morfologia Litologia Uso del suolo<br />

T188 Versanti uniformi, a pendenza da alta a molto alta Rocce metamorfiche carbonatiche a Bosco.<br />

ed esposizione verso S-O.<br />

tessitura scistosa.<br />

T189 Versanti uniformi, a pendenza da alta a molto alta Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli.<br />

ed esposizione verso S-O.<br />

tessitura scistosa.<br />

T19 Fondovalle alluvionali intravallivi, a pendenza Depositi superficiali incoerenti Bosco.<br />

bassa.<br />

grossolani.<br />

T190 Versanti uniformi, a pendenza da alta a molto alta Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco.<br />

ed esposizione verso S-O. Presenza di scariche massiccia.<br />

detritiche in alcune situazioni.<br />

T191 Versanti uniformi, a pendenza media ed Depositi morenici. Bosco.<br />

esposizione verso N-E.<br />

T192 Versanti uniformi, a pendenza media ed Depositi superficiali incoerenti Bosco.<br />

esposizione verso N-E.<br />

grossolani.<br />

T193 Versanti uniformi, a pendenza media ed Depositi superficiali incoerenti Praterie rupicole.<br />

esposizione verso N-E.<br />

grossolani.<br />

T194 Versanti uniformi, a pendenza media ed Rocce ignee basiche e loro derivati Praterie rupicole.<br />

esposizione verso N-E.<br />

metamorfici.<br />

T195 Versanti uniformi, a pendenza media ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco.<br />

esposizione verso N-E.<br />

scistosa.<br />

T196 Versanti uniformi, a pendenza media ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Praterie rupicole.<br />

esposizione verso N-E.<br />

tessitura scistosa.<br />

T197 Versanti uniformi, a pendenza media ed Conglomerati molto cementati. Prati/pascoli.<br />

esposizione verso N-E.<br />

T198 Versanti uniformi, a pendenza media ed Depositi morenici. Prati/pascoli.<br />

esposizione verso N-E.<br />

T199 Versanti uniformi, a pendenza media ed Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli.<br />

esposizione verso N-E.<br />

grossolani.<br />

T2 Circo glaciale, a pendenza media. Rocce ignee basiche e loro derivati Praterie rupicole.<br />

metamorfici.<br />

T20 Fondovalle alluvionali intravallivi, a pendenza Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli.<br />

bassa.<br />

grossolani.<br />

T200 Versanti uniformi, a pendenza media ed Rocce ignee acide. Prati/pascoli.<br />

esposizione verso N-E.<br />

T201 Versanti uniformi, a pendenza media ed Rocce ignee basiche e loro derivati Prati/pascoli.<br />

esposizione verso N-E.<br />

metamorfici.<br />

T202 Versanti uniformi, a pendenza media ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli.<br />

esposizione verso N-E.<br />

massiccia.<br />

T203 Versanti uniformi, a pendenza media ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli.<br />

esposizione verso N-E.<br />

scistosa.<br />

T204 Versanti uniformi, a pendenza media ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli.<br />

esposizione verso N-E. Presenza di scariche tessitura scistosa.<br />

detritiche in alcune situazioni.<br />

T205 Versanti uniformi, a pendenza media ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Bosco.<br />

esposizione verso N-E. Presenza di scariche tessitura scistosa.<br />

detritiche in alcune situazioni.<br />

T206 Versanti uniformi, a pendenza media ed Conglomerati molto cementati. Prati/pascoli.<br />

esposizione verso S-O.<br />

T207 Versanti uniformi, a pendenza media ed Depositi morenici. Bosco.<br />

esposizione verso S-O.<br />

100


Unità<br />

effettive<br />

Morfologia Litologia Uso del suolo<br />

T208 Versanti uniformi, a pendenza media ed Depositi morenici. Prati/pascoli.<br />

esposizione verso S-O.<br />

T209 Versanti uniformi, a pendenza media ed Depositi superficiali incoerenti Bosco.<br />

esposizione verso S-O.<br />

grossolani.<br />

T21 Incisioni dovute ad erosione fluvio-torrentizia, a Depositi morenici.<br />

pendenza media.<br />

Prati/pascoli.<br />

T210 Versanti uniformi, a pendenza media ed Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli.<br />

esposizione verso S-O.<br />

grossolani.<br />

T211 Versanti uniformi, a pendenza media ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco.<br />

esposizione verso S-O.<br />

massiccia.<br />

T212 Versanti uniformi, a pendenza media ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli.<br />

esposizione verso S-O.<br />

massiccia.<br />

T213 Versanti uniformi, a pendenza media ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Praterie rupicole.<br />

esposizione verso S-O.<br />

scistosa.<br />

T214 Versanti uniformi, a pendenza media ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli.<br />

esposizione verso S-O.<br />

scistosa.<br />

T215 Versanti uniformi, a pendenza media ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Praterie rupicole.<br />

esposizione verso S-O.<br />

tessitura scistosa.<br />

T216 Versanti uniformi, a pendenza media ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli.<br />

esposizione verso S-O.<br />

tessitura scistosa.<br />

T217 Versanti uniformi, a pendenza media ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco.<br />

esposizione verso S-O. Presenza di scariche scistosa.<br />

detritiche in alcune situazioni.<br />

T218 Versanti uniformi, a pendenza media ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Bosco.<br />

esposizione verso S-O. Presenza di scariche tessitura scistosa.<br />

detritiche in alcune situazioni.<br />

T219 Versanti uniformi, a pendenza media. Rocce metamorfiche acide a tessitura Praterie rupicole.<br />

scistosa.<br />

T22 Incisioni dovute ad erosione fluvio-torrentizia, a Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli.<br />

pendenza media.<br />

grossolani.<br />

T220 Versanti uniformi, a pendenza media. Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli.<br />

scistosa.<br />

T221 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Conglomerati molto cementati.<br />

esposizione verso N-E.<br />

Bosco.<br />

T222 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Depositi morenici.<br />

esposizione verso N-E.<br />

Bosco.<br />

T223 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Depositi superficiali incoerenti Bosco.<br />

esposizione verso N-E.<br />

grossolani.<br />

T224 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Depositi superficiali incoerenti Praterie rupicole.<br />

esposizione verso N-E.<br />

grossolani.<br />

T225 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Rocce ignee acide.<br />

esposizione verso N-E.<br />

Bosco.<br />

T226 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco.<br />

esposizione verso N-E.<br />

scistosa.<br />

T227 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli.<br />

esposizione verso N-E.<br />

scistosa<br />

T228 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Bosco.<br />

esposizione verso N-E.<br />

tessitura scistosa.<br />

T229 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Praterie rupicole.<br />

esposizione verso N-E.<br />

tessitura scistosa.<br />

101


Unità<br />

effettive<br />

Morfologia Litologia Uso del suolo<br />

T23 Incisioni dovute ad erosione fluvio-torrentizia, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli.<br />

pendenza media.<br />

scistosa.<br />

T230 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli.<br />

esposizione verso N-E.<br />

tessitura scistosa.<br />

T231 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli.<br />

esposizione verso N-E. Presenza di affioramenti tessitura scistosa.<br />

rocciosi.<br />

T232 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Depositi morenici.<br />

esposizione verso S-O.<br />

Bosco.<br />

T233 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Depositi superficiali incoerenti Bosco.<br />

esposizione verso S-O.<br />

grossolani.<br />

T234 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Rocce ignee basiche e loro derivati Bosco.<br />

esposizione verso S-O.<br />

metamorfici.<br />

T235 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Rocce ignee basiche e loro derivati Praterie rupicole.<br />

esposizione verso S-O.<br />

metamorfici.<br />

T236 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Rocce ignee basiche e loro derivati Prati/pascoli.<br />

esposizione verso S-O.<br />

metamorfici.<br />

T237 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco.<br />

esposizione verso S-O.<br />

massiccia.<br />

T238 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli.<br />

esposizione verso S-O.<br />

massiccia.<br />

T239 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco.<br />

esposizione verso S-O.<br />

scistosa.<br />

T24 Incisioni dovute ad erosione fluvio-torrentizia, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli.<br />

pendenza media.<br />

tessitura scistosa.<br />

T240 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli.<br />

esposizione verso S-O.<br />

scistosa.<br />

T241 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Bosco.<br />

esposizione verso S-O.<br />

tessitura scistosa.<br />

T242 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Praterie rupicole.<br />

esposizione verso S-O.<br />

tessitura scistosa.<br />

T25 Pianoro su versante, a pendenza bassa. Depositi<br />

grossolani.<br />

superficiali incoerenti Prati/pascoli.<br />

T26 Pianoro su versante, a pendenza bassa. Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli.<br />

massiccia.<br />

T27 Pianoro su versante, a pendenza bassa. Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco.<br />

scistosa.<br />

T28 Pietraie e macereti, a pendenza alta. Depositi<br />

grossolani.<br />

superficiali incoerenti Rocce e pietraie.<br />

T29 Pietraie e macereti, a pendenza bassa.. Rocce metamorfiche acide a tessitura Rocce e pietraie.<br />

scistosa.<br />

T3 Circo glaciale, a pendenza media. Rocce ignee basiche e loro derivati Prati/pascoli.<br />

metamorfici.<br />

T30 Pietraie e macereti, a pendenza media. Depositi<br />

grossolani.<br />

superficiali incoerenti Rocce e pietraie.<br />

T31 Roccia affiorante, a pendenza da alta a molto alta. Rocce ignee acide. Rocce e pietraie.<br />

T32 Roccia affiorante, a pendenza da alta a molto alta. Rocce ignee basiche e loro derivati Rocce e pietraie.<br />

metamorfici.<br />

T33 Roccia affiorante, a pendenza da alta a molto alta. Rocce metamorfiche acide a tessitura Rocce e pietraie.<br />

massiccia.<br />

102


Unità<br />

effettive<br />

Morfologia Litologia Uso del suolo<br />

T34 Roccia affiorante, a pendenza da alta a molto alta. Rocce metamorfiche acide a tessitura Rocce e pietraie.<br />

scistosa.<br />

T35 Roccia affiorante, a pendenza da alta a molto alta. Rocce metamorfiche carbonatiche a Rocce e pietraie.<br />

tessitura scistosa.<br />

T36 Roccia affiorante, a pendenza media. Depositi morenici. Rocce e pietraie.<br />

T37 Roccia affiorante, a pendenza media. Rocce metamorfiche acide a tessitura Rocce e pietraie.<br />

massiccia.<br />

T38 Roccia affiorante, a pendenza media. Rocce metamorfiche acide a tessitura Rocce e pietraie.<br />

scistosa.<br />

T39 Roccia affiorante, a pendenza media. Rocce metamorfiche carbonatiche a Rocce e pietraie.<br />

tessitura scistosa.<br />

T4 Circo glaciale, a pendenza media. Rocce metamorfiche acide a tessitura Praterie rupicole.<br />

scistosa.<br />

T40 Roccia affiorante, a pendenza medio-alta. Rocce ignee basiche e loro derivati Rocce e pietraie.<br />

metamorfici.<br />

T41 Roccia affiorante, a pendenza medio-alta. Rocce metamorfiche acide a tessitura Rocce e pietraie.<br />

scistosa.<br />

T42 Roccia affiorante, a pendenza medio-alta. Rocce metamorfiche carbonatiche a Rocce e pietraie.<br />

tessitura scistosa.<br />

T43 Terrazzo alluvionale, a pendenza bassa ed Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli.<br />

esposizione verso S-O.<br />

grossolani.<br />

T44 Terrazzo alluvionale, a pendenza media ed Depositi superficiali incoerenti Bosco.<br />

esposizione verso S-O.<br />

grossolani.<br />

T45 Terrazzo alluvionale, a pendenza media ed Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli.<br />

esposizione verso S-O.<br />

grossolani.<br />

T46 Terrazzo antico a superficie uniforme, a pendenza Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli.<br />

bassa ed esposizione verso S-O.<br />

medio-fini.<br />

T47 Terrazzo antico a superficie uniforme, a pendenza Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli.<br />

media ed esposizione verso S-O.<br />

medio-fini.<br />

T48 Terrazzo antico con incisioni, a pendenza media Depositi superficiali incoerenti Bosco.<br />

ed esposizione verso S-O.<br />

medio-fini.<br />

T49 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli.<br />

pendenza bassa ed esposizione verso N-E. tessitura scistosa.<br />

T5 Circo glaciale, a pendenza media. Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli.<br />

scistosa.<br />

T50 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli.<br />

pendenza bassa ed esposizione verso S-O. grossolani.<br />

T51 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Conglomerati molto cementati.<br />

pendenza da alta a molto alta ed esposizione<br />

verso N-E.<br />

Bosco.<br />

T52 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi morenici.<br />

pendenza da alta a molto alta ed esposizione<br />

verso N-E.<br />

Bosco.<br />

T53 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi<br />

pendenza da alta a molto alta ed esposizione grossolani.<br />

verso N-E.<br />

superficiali incoerenti Bosco.<br />

T54 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi<br />

pendenza da alta a molto alta ed esposizione grossolani.<br />

verso N-E.<br />

superficiali incoerenti Prati/pascoli.<br />

103


Unità<br />

effettive<br />

Morfologia Litologia Uso del suolo<br />

T55 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Depositi morenici.<br />

esposizione verso S-O. Presenza di affioramenti<br />

rocciosi e/o scariche detritiche.<br />

Prati/pascoli.<br />

T56 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli.<br />

esposizione verso S-O. Presenza di scariche tessitura scistosa.<br />

detritiche in alcune situazioni.<br />

T57 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce ignee acide.<br />

pendenza da alta a molto alta ed esposizione<br />

verso N-E.<br />

Bosco.<br />

T58 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli.<br />

pendenza da alta a molto alta ed esposizione scistosa.<br />

verso N-E.<br />

T59 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Bosco.<br />

pendenza da alta a molto alta ed esposizione tessitura scistosa.<br />

verso N-E.<br />

T6 Circo glaciale, a pendenza media. Rocce metamorfiche carbonatiche a Praterie rupicole.<br />

tessitura scistosa.<br />

T60 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Praterie rupicole.<br />

pendenza da alta a molto alta ed esposizione tessitura scistosa.<br />

verso N-E.<br />

T61 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli.<br />

pendenza da alta a molto alta ed esposizione tessitura scistosa.<br />

verso N-E.<br />

T62 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi morenici.<br />

pendenza da alta a molto alta ed esposizione<br />

verso N-E. Presenza di affioramenti rocciosi e/o<br />

scariche detritiche.<br />

Bosco.<br />

T63 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Bosco.<br />

pendenza da alta a molto alta ed esposizione tessitura scistosa.<br />

verso N-E. Presenza di affioramenti rocciosi e/o<br />

scariche detritiche.<br />

T64 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli.<br />

pendenza da alta a molto alta ed esposizione tessitura scistosa.<br />

verso N-E. Presenza di affioramenti rocciosi e/o<br />

scariche detritiche.<br />

T65 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco.<br />

pendenza da alta a molto alta ed esposizione massiccia.<br />

verso N-E. Presenza di scariche detritiche in<br />

alcune situazioni.<br />

T66 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli.<br />

pendenza da alta a molto alta ed esposizione massiccia.<br />

verso N-E. Presenza di scariche detritiche in<br />

alcune situazioni.<br />

T67 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco.<br />

pendenza da alta a molto alta ed esposizione scistosa.<br />

verso N-E. Presenza di scariche detritiche in<br />

alcune situazioni.<br />

T68 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli.<br />

pendenza da alta a molto alta ed esposizione scistosa.<br />

verso N-E. Presenza di scariche detritiche in<br />

alcune situazioni.<br />

104


Unità<br />

effettive<br />

Morfologia Litologia Uso del suolo<br />

T69 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli.<br />

pendenza da alta a molto alta ed esposizione tessitura scistosa.<br />

verso N-E. Presenza di scariche detritiche in<br />

alcune situazioni.<br />

T7 Circo glaciale, a pendenza media. Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli.<br />

tessitura scistosa.<br />

T70 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi morenici.<br />

pendenza da alta a molto alta ed esposizione<br />

verso S-O.<br />

Bosco.<br />

T71 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi morenici.<br />

pendenza da alta a molto alta ed esposizione<br />

verso S-O.<br />

Prati/pascoli.<br />

T72 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi<br />

pendenza da alta a molto alta ed esposizione grossolani.<br />

verso S-O.<br />

superficiali incoerenti Prati/pascoli.<br />

T73 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce ignee basiche e loro derivati Praterie rupicole.<br />

pendenza da alta a molto alta ed esposizione metamorfici.<br />

verso S-O.<br />

T74 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Praterie rupicole.<br />

pendenza da alta a molto alta ed esposizione massiccia.<br />

verso S-O.<br />

T75 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco.<br />

pendenza da alta a molto alta ed esposizione scistosa.<br />

verso S-O.<br />

T76 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli.<br />

pendenza da alta a molto alta ed esposizione scistosa.<br />

verso S-O.<br />

T77 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Bosco.<br />

pendenza da alta a molto alta ed esposizione tessitura scistosa.<br />

verso S-O.<br />

T78 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Praterie rupicole.<br />

pendenza da alta a molto alta ed esposizione tessitura scistosa.<br />

verso S-O.<br />

T79 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli.<br />

pendenza da alta a molto alta ed esposizione tessitura scistosa.<br />

verso S-O.<br />

T8 Circo glaciale, a pendenza media. Rocce metamorfiche carbonatiche a Rocce e pietraie.<br />

tessitura scistosa.<br />

T80 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco.<br />

pendenza da alta a molto alta ed esposizione massiccia.<br />

verso S-O. Presenza di affioramenti rocciosi e/o<br />

scariche detritiche.<br />

T81 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli.<br />

pendenza da alta a molto alta ed esposizione massiccia.<br />

verso S-O. Presenza di affioramenti rocciosi e/o<br />

scariche detritiche.<br />

T82 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco.<br />

pendenza da alta a molto alta ed esposizione scistosa.<br />

verso S-O. Presenza di affioramenti rocciosi e/o<br />

scariche detritiche.<br />

105


Unità<br />

effettive<br />

Morfologia Litologia Uso del suolo<br />

T83 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Bosco.<br />

pendenza da alta a molto alta ed esposizione tessitura scistosa.<br />

verso S-O. Presenza di affioramenti rocciosi e/o<br />

scariche detritiche.<br />

T84 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli.<br />

pendenza da alta a molto alta ed esposizione tessitura scistosa.<br />

verso S-O. Presenza di affioramenti rocciosi e/o<br />

scariche detritiche.<br />

T85 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce ignee acide.<br />

pendenza da alta a molto alta ed esposizione<br />

verso S-O. Presenza di scariche detritiche in<br />

alcune situazioni.<br />

Bosco.<br />

T86 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce ignee basiche e loro derivati Bosco.<br />

pendenza da alta a molto alta ed esposizione metamorfici.<br />

verso S-O. Presenza di scariche detritiche in<br />

alcune situazioni.<br />

T87 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli.<br />

pendenza da alta a molto alta ed esposizione massiccia.<br />

verso S-O. Presenza di scariche detritiche in<br />

alcune situazioni.<br />

T88 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi superficiali incoerenti Bosco.<br />

pendenza media ed esposizione verso N-E. grossolani.<br />

T89 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Bosco.<br />

pendenza media ed esposizione verso N-E. tessitura scistosa.<br />

T9 Conoide formato da corso d'acqua laterale, a Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli.<br />

pendenza bassa ed esposizione verso N-E. medio-fini.<br />

T90 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Praterie rupicole.<br />

pendenza media ed esposizione verso N-E. tessitura scistosa.<br />

T91 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi morenici.<br />

pendenza media ed esposizione verso N-E.<br />

Prati/pascoli.<br />

T92 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli.<br />

pendenza media ed esposizione verso N-E. grossolani.<br />

T93 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli.<br />

pendenza media ed esposizione verso N-E. scistosa.<br />

T94 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli.<br />

pendenza media ed esposizione verso N-E. tessitura scistosa.<br />

T95 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi morenici.<br />

pendenza media ed esposizione verso N-E.<br />

Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche<br />

detritiche.<br />

Prati/pascoli.<br />

T96 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi morenici.<br />

pendenza media ed esposizione verso N-E.<br />

Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche<br />

detritiche.<br />

Bosco.<br />

T97 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi morenici.<br />

pendenza media ed esposizione verso N-E.<br />

Bosco.<br />

Presenza<br />

situazioni.<br />

di scariche detritiche in alcune<br />

T98 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi morenici.<br />

pendenza media ed esposizione verso S-O.<br />

Bosco.<br />

106


Unità<br />

effettive<br />

Morfologia Litologia Uso del suolo<br />

T99 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi morenici.<br />

pendenza media ed esposizione verso S-O.<br />

Prati/pascoli.<br />

T166 Versanti uniformi, a pendenza bassa ed Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli.<br />

esposizione verso N-E.<br />

grossolani.<br />

Nelle pagine seguenti sono riportate le figure inerenti la sovrapposizione tra U.d.T. e le varie<br />

fonti cartografiche servite per la loro definizione.<br />

107


Figura 38: Carta delle Unità delle Terre<br />

108


Figura 39: Unità delle Terre su carta delle esposizioni<br />

109


Figura 40: Unità delle Terre su modello digitale del terreno (azzurri quote basse, rosse alte)<br />

110


Figura 41: Unità delle Terre su carta delle pendenze (rossi pendenza alta, azzurri pendenza bassa)<br />

111


3. PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E ASPETTI SOCIO-ECONOMICI<br />

3.0. Strumenti di Pianificazione territoriale esistenti (urbanistici comunali o<br />

sovracomunali, piani di sviluppo di Comunità Montana, piani paesistici, di aree<br />

protette, piani zonali di sviluppo agricolo ecc.)<br />

3.0.1. Parchi naturali<br />

All’interno dei confini dell’<strong>Area</strong> Forestale n. 26 ricadono interamente o per parte della loro<br />

superficie tre Parchi naturali. Nel primo caso si tratta del Parco naturale <strong>Val</strong> Troncea, mentre<br />

nel secondo del Parco naturale Orsiera-Rocciavrè e del Parco naturale del Gran Bosco di<br />

Salbertrand. L’istituzione dei tre Parchi è antecedente l’approvazione della L.R. 22 marzo<br />

1990, n. 12 «Nuove norme in materia di aree protette (Parchi naturali, Riserve naturali, Aree<br />

attrezzate, Zone di preparco, Zone di salvaguardia)», che riordina il sistema delle aree protette<br />

già esistenti e detta le regole per l’istituzione di nuove. Secondo la legge regionale suddetta<br />

ciascuna area istituita a Parco naturale ha l’obbligo di dotarsi di un Piano naturalistico, ovvero<br />

di uno «strumento di previsione, guida ed indirizzo per la gestione delle aree oggetto di<br />

pianificazione […]» (Art. 25 comma 5 della L.R. 12/90). Inoltre, dove previsto dallo specifico<br />

provvedimento istitutivo, debbono essere redatti i Piani d’area e i Piani di assestamento<br />

<strong>forestale</strong>.<br />

Parco naturale <strong>Val</strong> Troncea<br />

Il Parco naturale <strong>Val</strong> Troncea, posto in Comune di Pragelato, si estende su una superficie di<br />

3.280 ha. Occupa buona parte del solco della <strong>Val</strong> Troncea che costituisce la porzione<br />

terminale della <strong>Val</strong> <strong>Chisone</strong>, dove l’omonimo torrente ha le sue sorgenti. Il Parco, i cui limiti<br />

seguono quelli del bacino idrografico del torrente, confina a Ovest con il bacino della Dora<br />

Riparia (<strong>Val</strong>le Argentera) e, in parte, con il bacino dell’ultimo affluente di sinistra del<br />

<strong>Chisone</strong>, il torrente <strong>Chisone</strong>tto, dov’è situato il centro di Sestriere; ad Est il Parco confina con<br />

il bacino del Torrente <strong>Germanasca</strong> che confluisce, molto più a valle, nello stesso <strong>Chisone</strong>. I<br />

confini verso l’imboccatura della <strong>Val</strong>le Troncea seguono linee meno naturali che vanno dalle<br />

pendici del Monte Banchetta al Monte Morefreddo, lasciando appena fuori l’alpeggio di<br />

Seytes (I.P.L.A., 1982).<br />

Quest’area protetta è stata istituita con L.R. 16 maggio 1980, n. 45. Del 1982 è il Piano<br />

naturalistico (I.P.L.A.) e del 1994 il Piano d’area (Regione <strong>Piemonte</strong>), mentre da un punto di<br />

112


vista <strong>forestale</strong> è presente soltanto il vecchio Piano d’assestamento <strong>forestale</strong> redatto nel 1983 e<br />

da tempo scaduto.<br />

Parco naturale Orsiera-Rocciavrè<br />

Il Parco naturale Orsiera-Rocciavrè è stato istituito con L.R. 30 maggio 1980, n. 66. A seguito<br />

di numerose richieste, soprattutto provenienti dall’ambiente scientifico, con L.R. 20 febbraio<br />

1985, n. 13, i confini del Parco sono stati modificati e la superficie protetta è aumentata.<br />

Con l’attuale perimetrazione quest’area protetta si estende per una superficie di 10.928 ha a<br />

cavallo delle <strong>Val</strong>li Susa, Sangone e <strong>Chisone</strong>. Nel versante della <strong>Val</strong> <strong>Chisone</strong> occupa parte dei<br />

territori comunali di Roure, Fenestrelle e Usseaux. Cuore del Parco è un importante nodo<br />

orografico che prende il nome dalle due cime più importanti, il Monte Orsiera e il Monte<br />

Rocciavrè, poste sulla linea spartiacque che separa la <strong>Val</strong>le Susa dalla <strong>Val</strong> <strong>Chisone</strong>. Il confine<br />

inferiore sul lato della <strong>Val</strong> <strong>Chisone</strong> include, anche se limitatamente, gli orizzonti boschivi e<br />

dei prati montani, fino a spingersi sul fondovalle nei pressi di Fenestrelle, includendo il<br />

complesso architettonico militare dei Forti di Fenestrelle (I.P.L.A., 1992).<br />

Questo Parco si è dotato di un Piano d’area nel 1990 (Regione <strong>Piemonte</strong>) e di un Piano<br />

naturalistico nel 1992 (I.P.L.A.). Per quanto attiene al presente P.F.T. va ricordata unicamente<br />

l’indicazione, scaturita dall’indagine ornitologica, di tutelare le formazioni di larice e quelle<br />

miste ad abete-larice-faggio, quali habitat con ricche e diversificate ornitocenosi. In<br />

particolare vengono segnalate l’abetina alle pendici del Monte Cormetto (località Sapei),<br />

classificata nel Piano stesso come Riserva naturale speciale, e, al di fuori dei confini del<br />

Parco, l’area compresa tra Balboutet-Usseaux e Pian dell’Alpe-Prà Catinat che possiede un<br />

grande interesse ornitologico a livello ecologico-biogeografico e di cui si propone<br />

l’inserimento in una zona di salvaguardia da destinare a funzione naturalistica.<br />

3.0.1.1. Biotopi<br />

Sette sono le aree proposte quali “Siti di Interesse Comunitario” (S.I.C.) ai sensi della<br />

Direttiva 92/43/UE “Habitat” che ricadono all’interno dei confini dell’<strong>Area</strong> Forestale oggetto<br />

di questa indagine. Recentemente la Regione ha proposto, con deliberazione n. 37 – 28804 del<br />

29/11/99, i territori del Parco Orsiera-Rocciavré e della <strong>Val</strong> Troncea quali “Zone di<br />

protezione speciale” ai sensi della Direttiva 79/409/UE “Uccelli” al Ministero dell’Ambiente.<br />

Tali aree dovrebbero anche essere recepite quali biotopi ai sensi della L.R. 3/4/95 n. 47. Per<br />

113


maggior chiarezza e facilità di lettura sono state raccolte nella Tabella le principali<br />

caratteristiche e gli eventuali indirizzi gestionali di ciascun biotopo.<br />

Tabella 57: Denominazione e principali caratteristiche dei biotopi ricadenti all’interno dell’<strong>Area</strong> Forestale<br />

n. 26 <strong>Val</strong>li <strong>Chisone</strong> e <strong>Germanasca</strong> (da: Piano regionale delle aree protette, Elenco dei biotopi)<br />

Nome Sup (ha) Interesse specifico<br />

Stazione di muschi<br />

calcarizzanti della <strong>Val</strong><br />

Troncea<br />

8 Rara stazione di muschi<br />

calcarizzanti.<br />

Monte Albergian 1306 Comprende una delle due<br />

popolazioni note di Carabus<br />

cychroides e di Carabus<br />

cenisium fenestrellanus.<br />

<strong>Val</strong>lone di Massello 1490 Colonia di stambecco<br />

(Capra ibex ibex). Presenti<br />

Carabus cychroides e<br />

<strong>Area</strong> boscata del<br />

versante orografico<br />

destro tra loc. Pourrieres<br />

e Laval<br />

Salamandra lanzai.<br />

3510 Popolazione di gallo forcello<br />

(Tetrao tetrix) in costante<br />

riduzione numerica. Boschi<br />

da seme di Larix decidua e<br />

notevoli esemplari di Pinus<br />

cembra. Limitato bosco di<br />

Pinus uncinata su pietre<br />

verdi<br />

490 Presenza di sorgenti di<br />

114<br />

Rischi per la<br />

conservazione<br />

- -<br />

Indirizzi gestionali<br />

Presenza del muflone. Limitazione dei danni<br />

da ungulati alloctoni.<br />

Costruzione di strade<br />

ad uso silvo-pastorale.<br />

Ampliamento degli<br />

impianti di risalita e<br />

apertura di piste ad uso<br />

silvo-pastorale<br />

Limitazione dei danni<br />

da ungulati alloctoni.<br />

Sorgenti e primo tratto<br />

Aumento di captazioni -<br />

del Torrente <strong>Chisone</strong><br />

acque dure<br />

idriche per usi civili<br />

Ribba - 13 laghi 711 Comprende una delle - Limitazione dei danni<br />

principali popolazioni di<br />

da ungulati alloctoni<br />

salamandra di Lanza<br />

Bosco di pino uncinato 85<br />

(Salamandra lanzai)<br />

Bosco da seme di pino Incendi. Danni da -<br />

di inverso Laval<br />

uncinato (Pinus uncinata) e, ungulati sulla<br />

nella parte alta, lariceti con rinnovazione di pino.<br />

pino cembro (Pinus Rotolamento di sassi.<br />

cembra). Presenza di specie<br />

acidofile e basifile in<br />

mescolanza con tipi xerofili<br />

alpini e specie rare o<br />

endemiche. Pineta di tipo<br />

pioniero. Al centro del sito:<br />

antichissima frana in<br />

lentissimo arretramento.<br />

-


3.0.2. Piani di Assestamento Forestale<br />

I Piani di Assestamento Forestale citati spesso nella presente relazione, costituiscono uno dei<br />

rari esempi di pianificazione <strong>forestale</strong> nel <strong>Piemonte</strong>. Altri piani di assestamento <strong>forestale</strong> sono<br />

presenti nell’adiacente alta <strong>Val</strong> di Susa. I piani eseguiti separatamente per ciascun comune,<br />

interessano esclusivamente la proprietà comunale e sono costituiti da una parte descrittiva<br />

ambientale (clima, geologia, vegetazione), la statistica della foresta (aspetti<br />

dendroauxometrici), la definizione del bosco normale, la suddivisione economica della<br />

foresta, la definizione delle destinazioni, il piano delle utilizzazioni e degli interventi di<br />

miglioramento.<br />

Oltre alla compresa <strong>forestale</strong> ciascun piano tratta anche le linee di gestione e gli interventi<br />

necessari per il miglioramento degli alpeggi.<br />

Ciascun piano focalizza per ciascun comune la classe economica più estesa o più importante<br />

da un punto di vista produttivo.<br />

Questo tipo di pianificazione, ormai superata, prevedeva infatti la definizione del bosco<br />

normale ovvero l’assetto che il bosco ottimale dovrebbe avere in distribuzione di classi di età,<br />

in massa dendrometrica, ecc. Tutti gli interventi sono quindi orientati ad una regolarizzazione<br />

del bosco anche se talvolta gli interventi stessi non si renderebbero necessari; un esempio<br />

tipico è la previsione di un surplus di utilizzazioni nei complessi forestali eccedenti in<br />

soprassuoli, al fine di regolarizzare la distribuzione delle età e quindi degli sviluppi.<br />

Pur impostati con metodiche assestamentali classiche, i piani forestali della <strong>Val</strong> <strong>Chisone</strong> e<br />

<strong>Germanasca</strong> costituiscono un importantissimo documentazione conoscitiva poiché tutto il<br />

particellare che fu definito in quei piani fu descritto con minuziosi rilievi di campo tutt’ora<br />

utilissimi per la conoscenza dei soprassuoli.<br />

3.0.3. Altre pianificazioni in essere<br />

− Piano di Bacino dei torrenti <strong>Chisone</strong> e <strong>Germanasca</strong> (in fase di istruttoria);<br />

− Piano di sviluppo socio economico redatto in data dicembre 1998 in fase di approvazione<br />

da parte dei comuni della Comunità Montana;<br />

− Piano Faunistico Provinciale relativo al Comparto Alpino CA TO 1;<br />

− Piani regolatori Urbanistici Intercomunali di 14 comuni con eccezione di Pragelato e<br />

Usseaux.<br />

115


3.1. Vincoli territoriali esistenti, sviluppo urbanistico e tutela ambientale<br />

I vincoli insistenti sull’AF 26 riguardano in primo luogo il vincolo idrogeologico ai sensi del<br />

R.D.L. 3267/23. L’area vincolata riguarda quasi per esteso tutta l’area <strong>forestale</strong> con<br />

l’eccezione dei fondovalle; nella Tabella 58 e nella Figura 42 sono riportati i dati inerenti<br />

questo vincolo.<br />

Tabella 58: Ripartizione delle superfici secondo il vincolo idrogeologico per comune<br />

Comune Non vincolato Vincolato Totale complessivo<br />

Fenestrelle 860 0 860<br />

Inverso Pinasca 217 570 788<br />

Massello 114 3.751 3.865<br />

Perosa Argentina 518 2.106 2.624<br />

Perrero 493 19.531 20.023<br />

Pinasca 671 2.797 3.468<br />

Pomaretto 247 604 851<br />

Porte 28 327 355<br />

Pragelato 1.299 7.654 8.953<br />

Prali 239 239<br />

Pramollo 261 261<br />

Roreto <strong>Chisone</strong> 777 5.176 5.953<br />

Salza di Pinerolo 52 1.543 1.595<br />

San Germano <strong>Chisone</strong> 477 1.195 1.672<br />

Usseaux 830 3.021 3.851<br />

Villar Perosa 391 0 391<br />

Totale complessivo 7.473 48.275 55.747<br />

116


Figura 42: Carta del vincolo idrogeologico (in verde la zona vincolata, in rosso non vincolata)<br />

Attualmente sono in corso i preparativi per le olimpiadi invernali del 2006 per i quali il<br />

Comune di Pragelato sta definendo gli interventi necessari. Un aspetto molto importante<br />

riguarderà l'allargamento delle attuali piste da sci con la realizzazione di nuovi impianti. La<br />

zona attualmente occupata dagli impianti sciistici è stata debitamente rilevata in cartografia e i<br />

soprassuoli ricadenti in essa sono stati destinati a funzione turistico-ricreativa.<br />

Al fine di considerare eventuali zone di espansione degli impianti per le olimpiadi, si è<br />

definita un’area di pertinenza che parte dagli attuali impianti e si collega al confine dell’AF 26<br />

nella direzione del Sestriere.<br />

Per quanto attiene al vincolo paesistico “Legge Galasso” nella Figura 43 e nella Tabella 59<br />

risultano oltre 32.000 ettari situati al di sopra dei 1.600 metri e ben 9.186 in pertinenze<br />

fluviali e lacustri.<br />

117


Figura 43: Suddivisione del territorio secondo la quota dei 1600 m sl.m (sx), pertinenze fluviali e laghi (dx).<br />

Tabella 59: Superficie ricadente al di sopra della quota 1.600 e in pertinenze fluviali e lacustri<br />

Superf. Sopra 1.600<br />

Comune Non compresa Compresa Pertinenze fluviali<br />

Fenestrelle 1.672,95 3.225,79 658,06<br />

Inverso Pinasca 783,55 4,11 1.764,58<br />

Massello 785,19 3.079,55 490,84<br />

Perosa Argentina 2.101,90 518,40 347,72<br />

Perrero 3.662,89 2.609,19 726,10<br />

Pinasca 3.129,28 325,50 442,19<br />

Pomaretto 0 13,14 0,01<br />

Porte 439,24 0 53,58<br />

Pragelato 469,86 8.457,55 995,95<br />

Prali 780,88 6.420,58 1.036,28<br />

Pramollo 1.934,54 290,39 262,22<br />

Roreto <strong>Chisone</strong> 2,693.15 3.247,90 1.191,51<br />

Salza di Pinerolo 572,84 1.022,06 201,39<br />

San Germano <strong>Chisone</strong> 1.574,29 0 230,42<br />

Usseaux 767,56 3.074,68 505,01<br />

Villar Perosa 1.138,56 0 280,48<br />

Totale complessivo 22.506,76 32.288,89 9.186,34<br />

Per quanto attiene alle aree protette si rimanda a quanto già scritto nel capitolo 3.0.1.<br />

118


3.2. Analisi demografica e principali attività socio-economiche – aziende di utilizzazione<br />

e trasformazione presenti – mercato dei prodotti.<br />

I dati che sono stati rielaborati per lo sviluppo di questo paragrafo derivano dalle seguenti<br />

fonti:<br />

− 7° Censimento generale dell’industria e dei servizi (ISTAT, 1995)., organizzato in una<br />

base dati regionale a livello comunale georeferenziata.<br />

− Censimento generale dell’agricoltura (ISTAT 1992) organizzato in una base dati<br />

regionale a livello comunale georeferenziata.<br />

− Censimento generale della popolazione (ISTAT 1991 e 1981) organizzato in una base<br />

dati regionale a livello comunale georeferenziata.<br />

Il primo dato che rendiamo evidente è la popolazione residente di tutta l’AF 26 stato al<br />

censimento del 1991 e confronto con quello del 1981. Si osservano alcuni dati estremamente<br />

significativi:<br />

− diminuzione del 5% della popolazione negli ultimi 10 anni;<br />

− diminuzione molto elevata della popolazione operante in agricoltura.<br />

119


Tabella 60: Dati inerenti la popolazione residente a confronto 1991 e 1981 per comune<br />

Comune<br />

Cod. ISTAT<br />

Codice del comune<br />

Maschi residenti<br />

120<br />

Femmine residenti<br />

1981 1991<br />

FENESTRELLE 1103 393 416 395 811 78 335 343 678 17 -133 -61<br />

INVERSO PINASCA 1122 329 331 320 651 190 320 335 655 4 4 -186<br />

MASSELLO 1145 59 56 57 113 14 45 43 88 4 -25 -10<br />

PEROSA ARGENTINA 1184 2058 2266 2003 4269 1078 1848 2081 3929 26 -340 -1052<br />

PERRERO 1186 542 516 527 1043 236 459 443 902 12 -141 -224<br />

PINASCA 1190 1409 1452 1371 2823 740 1391 1445 2836 31 13 -709<br />

POMARETTO 1198 589 654 628 1282 309 538 590 1128 10 -154 -299<br />

PORTE 1200 464 492 459 951 246 444 492 936 6 -15 -240<br />

PRAGELATO 1201 253 232 224 456 49 236 218 454 10 -2 -39<br />

PRALI 1202 215 199 211 410 73 180 170 350 18 -60 -55<br />

PRAMOLLO 1204 192 166 191 357 85 152 133 285 8 -72 -77<br />

ROURE 1227 538 581 535 1116 256 496 523 1019 9 -97 -247<br />

SALZA DI PINEROLO 1234 57 47 51 98 24 46 46 92 6 -6 -18<br />

SAN GERMANO CHISONE 1242 880 916 864 1780 411 825 885 1710 40 -70 -371<br />

USSEAUX 1281 139 116 126 242 25 122 109 231 17 -11 -8<br />

VILLAR PEROSA 1307 2106 2131 2057 4188 1172 2125 2116 4241 19 53 -1153<br />

Osservando i dati di Tabella 60 si nota che tale diminuzione è quasi totalmente a carico di sei<br />

comuni e cioè: Fenestrelle (19%), Massello (28%), Perrero (16%), Pomaretto (14%), Prali<br />

(17%) e Pramollo (25%).<br />

Per lo più si tratta di comuni di area montana; quattro su sei presentano un denominatore<br />

comune, appartengono cioè al territorio della <strong>Val</strong> <strong>Germanasca</strong>. Questo fatto sottolinea, come<br />

si può anche notare dalla Figura 44, come tutta la zona del T. <strong>Germanasca</strong> risulti piuttosto in<br />

fase di abbandono e di diminuzione delle attività economiche.<br />

Per quanto attiene agli aspetti economici sono stati presi in considerazione i dati inerenti le<br />

Unità Locali (centri di attività dell’impresa) censite sul territorio dei sedici comuni dell’AF 26.<br />

Complessivamente sono presenti 1.295 UL censite che si distribuiscono tra i comuni con una<br />

certa concentrazione in quelli di fondo valle rispetto a quelli ubicati sulla montagna.<br />

Totale residenti<br />

Agricoltura<br />

Maschi residenti<br />

Femmine residenti<br />

Totale residenti<br />

Agricoltura<br />

Delta residenti<br />

Delta Agricol.


Nella Figura 44 è evidenziata la distribuzione del totale delle UL. Con il perimetro rosso si<br />

sottolineano le due unità territoriali principali dell’AF 26 che sono appunto i bacini idrografici<br />

della <strong>Val</strong>le <strong>Chisone</strong> e della <strong>Val</strong>le <strong>Germanasca</strong>.<br />

Figura 44: Distribuzione delle UL nei comuni dell’AF 26<br />

In tutto sono presenti 1.295 imprese per un totale di addetti pari a 6.093.<br />

In particolare si posso notare i seguenti aspetti:<br />

1. concentrazione delle imprese nei comuni di fondo valle;<br />

2. benefica influenza sulle UL da parte dell’area turistica del comune di Pragelato che<br />

presenta il suo picco nel comune medesimo, ma fa risentire della sua azione su tutti i<br />

comuni della <strong>Val</strong>le <strong>Chisone</strong>;<br />

3. scarsa presenza di UL nella <strong>Val</strong>le <strong>Germanasca</strong>.<br />

Analizzando singolarmente questi aspetti si può senz’altro confermare che la prima<br />

emergenza è data dal fatto che la concentrazione delle principali attività industriali risiede nel<br />

fondovalle dell’AF 26 e che tale presenza attrae a sé gran parte degli occupati nel settore<br />

industriale e servizi.<br />

Nella Tabella 61 si evidenzia che la concentrazione delle UL del settore industriale e del<br />

relativo terziario è concentrata nei comuni di Villar Perosa, Perosa Argentina e Pinasca.<br />

121


Tabella 61: Occupati distinti per settore agricolo, industriale, turistico e altro nell’AF 26<br />

AGRICOLO COMMERCIO EDILIZIA INDUSTRIA SERVIZI TURISMO ALTRO TOTALE<br />

FENESTRELLE 9 21 8 2 8 12 13 73<br />

INVERSO PINASCA 1 5 6 5 5 3 6 31<br />

MASSELLO 1 0 0 0 0 1 1 3<br />

PEROSA ARGENTINA 11 78 38 23 68 12 39 269<br />

PERRERO 1 14 3 4 13 3 4 42<br />

PINASCA 2 44 34 5 30 6 15 136<br />

POMARETTO 1 11 6 8 14 6 14 60<br />

PORTE 2 12 15 8 9 2 11 59<br />

PRAGELATO 3 23 12 2 6 16 16 78<br />

PRALI 3 7 5 4 8 10 8 45<br />

PRAMOLLO 0 3 2 1 1 1 2 10<br />

ROURE 3 15 22 3 16 9 15 83<br />

SALZA DI PINEROLO 0 0 1 0 0 3 5 9<br />

SAN GERMANO CHISONE 7 29 19 9 18 5 15 102<br />

USSEAUX 3 5 2 0 2 7 2 21<br />

VILLAR PEROSA 4 92 41 25 65 10 37 274<br />

TOTALE 51 359 214 99 263 106 203 1.295<br />

Per quanto concerne la tipologia più rappresentata 2 commercio e servizi detengono il primato<br />

importanti anche le attività nel campo dell’edilizia (sono qui comprese anche le produzioni<br />

industriali di materiali) e “altro” che contiene istruzione, amministrazioni pubbliche, ecc.<br />

Di scarsa rilevanza le unità imprenditoriali nel settore agricolo e <strong>forestale</strong> (3,9% sul totale<br />

delle UL). Tale dato non si discosta in modo significativo né dalla situazione regionale, né da<br />

quella nazionale (4,1% delle imprese ve 3,65% degli addetti).<br />

Per quanto attiene alle UL nel settore turistico questa si concentra nella <strong>Val</strong> <strong>Chisone</strong> e in<br />

particolare modo nei comuni di Pragelato, Fenestrelle e Perosa Argentina.<br />

Per quanto riguarda la “filiera foresta-legno” si evidenzia uno scarso numero di occupati pari<br />

a 91 UL.<br />

Con il termine “Filiera foresta-legno” vengono indicate tutte quelle attività che vanno dalla<br />

utilizzazione del legname, alla sua trasformazione di prodotti semilavorati, per poi arrivare<br />

alla produzione del prodotto finito e alla sua commercializzazione.<br />

2 Si tenga presente che i dati ISTAT forniscono una classificazione delle attività in oltre 220 tipologie e quindi è<br />

stata fatta una riaggregazione per grandi categorie che può fornire alcune lievi distorsioni interpretative.<br />

122


Tabella 62: UL del settore <strong>forestale</strong><br />

ISUtilizzazione<br />

Issegherie<br />

Issemilavorati<br />

ISMobilifici<br />

Issemilavorati<br />

123<br />

ISAltri<br />

Totale<br />

FENESTRELLE 10 0 0 6 0 2 18<br />

INVERSO PINASCA 0 0 0 1 0 0 1<br />

MASSELLO 0 0 0 0 0 2 2<br />

PEROSA ARGENTINA 0 0 0 5 0 11 16<br />

PERRERO 0 2 0 0 0 0 2<br />

PINASCA 0 0 0 0 0 3 3<br />

POMARETTO 1 0 0 0 0 0 1<br />

PORTE 0 0 0 0 0 1 1<br />

PRAGELATO 0 0 0 4 0 0 4<br />

PRALI 0 0 0 13 0 2 15<br />

PRAMOLLO 0 0 0 0 0 0 0<br />

ROURE 0 0 0 2 0 3 5<br />

SALZA DI PINEROLO 0 0 0 0 0 0 0<br />

S. GERMANO 6 1 0 4 0 1 12<br />

USSEAUX 0 0 0 2 0 3 5<br />

VILLAR PEROSA 0 0 0 0 0 6 6<br />

Totale 17 3 0 37 0 34 91<br />

Sempre nel settore del legno il numero di addetti è riportato nella Tabella 63.


Tabella 63: Addetti del settore <strong>forestale</strong> ripartiti per comune<br />

Isutilizzazione<br />

Issegherie<br />

FENESTRELLE 5 0 0 16 32 53 193 27%<br />

INVERSO PINASCA 0 0 0 0 0 0 162 0%<br />

MASSELLO 0 0 0 0 0 0 4 0%<br />

PEROSA ARGENTINA 0 0 0 0 0 0 1.197 0%<br />

PERRERO 0 82 0 0 0 82 93 89%<br />

PINASCA 0 0 0 0 0 0 308 0%<br />

POMARETTO 8 0 0 0 0 8 356 2%<br />

PORTE 0 0 0 0 1 1 264 1%<br />

PRAGELATO 0 0 0 19 0 19 152 13%<br />

PRALI 0 0 0 13 0 13 255 5%<br />

PRAMOLLO 0 0 0 0 0 0 15 0%<br />

ROURE 0 0 0 3 0 3 119 3%<br />

SALZA DI PINEROLO 0 0 0 0 0 0 10 0%<br />

SAN GERMANO CHISONE 8 7 0 2 0 18 178 10%<br />

USSEAUX 0 0 0 10 0 10 239 4%<br />

VILLAR PEROSA 0 0 0 0 0 0 2.548 0%<br />

Totale 21 90 0 64 33 208 6.093 3%<br />

Issemilavorati<br />

ISMobilifici<br />

Dalla Tabella 63 si può osservare un interessante fenomeno: in alcuni comuni la percentuale<br />

di addetti del settore <strong>forestale</strong> raggiunge valori piuttosto elevati. Questo denota una certa<br />

attività di settore particolarmente sviluppata e probabilmente ben radicata al territorio.<br />

I comuni di Perrero, Fenestrelle, Pragelato e S. Germano <strong>Chisone</strong> emergono in modo<br />

significativo e ad essi fa riferimento un numero di addetti pari a 172 che costituisce l’82% di<br />

tutta l’occupazione <strong>forestale</strong> dell’area.<br />

Dall’analisi i settori di lavorazione più significativi sono risultati essere le imprese di<br />

trasformazione (segherie) e i mobilifici. Per le segherie sono censite 3 UL di cui 2 localizzate<br />

nel comune di Perrero che contano insieme 82 addetti. Si tratta di imprese che senza dubbio<br />

124<br />

ISAltri<br />

Totali addetti settore<br />

Totale addetti tutti i settori<br />

Incidenza settore for.


impiegano materiale standard di elevato valore qualitativo, probabilmente materiale<br />

certificato e rifornito in modo continuo.<br />

Indicativo invece il rapporto tra addetti delle imprese di utilizzazione e quelli operanti nella<br />

trasformazione. Il fatto che le UL di utilizzazione boschiva siano 17 e gli addetti risultino 21,<br />

lascia intendere che ci troviamo di fronte a piccole imprese con un unico operatore<br />

l’imprenditore stesso. In alternativa a questa valutazione possiamo invece credere che<br />

l’impresa tipo sia costituita dall’imprenditore e da manodopera non registrata, che<br />

stagionalmente viene impiegata per le attività di utilizzazione boschiva. Se quanto supposto<br />

corrispondesse a vero, cosa che trova ampia conferma su gran parte del territorio nazionale, il<br />

numero degli addetti potrebbe essere più ragionevolmente stimato in un valore oscillante tra le<br />

40 e le 100 unità 3 . Ne deriverebbe inoltre la necessità di cominciare a costituire imprese più<br />

strutturate e più professionalizzate.<br />

Un buon esempio di microfiliera del legno viene evidenziata dal comune di S. germano<br />

<strong>Chisone</strong> che presenta coperti tutti i settori a partire dall’utilizzazione per terminare al mobile.<br />

Ma la lettura conclusiva che vogliamo fare dei dati fin qui esposti è la seguente:<br />

− esiste un’attività di settore <strong>forestale</strong> presente e radicata;<br />

− la filiera locale del legno è sbilanciata a favore della trasformazione, esistono cioè molte<br />

imprese di trasformazione e poche di utilizzazione.<br />

Lo sbilanciamento è probabilmente dovuto a:<br />

1. presenza di segherie di medie dimensioni con fabbisogno di materiale standard e<br />

certificato facilmente reperibile sul mercato estero;<br />

2. mancanza di piccole imprese di falegnameria artigianale capaci di utilizzare materiale<br />

qualitativamente inferiore.<br />

Da ciò si deduce che essendo l’<strong>Area</strong> Forestale 26 piuttosto ricca di risorse legnose si debbano<br />

seguire i seguenti sviluppi:<br />

• far crescere imprese di utilizzazione capaci di rispondere alla domanda delle segherie di<br />

medie dimensioni attraverso l’aumento della professionalità della manodopera e lo<br />

sviluppo di assistenza tecnica per la certificazione del prodotto; tale attività si adatterebbe<br />

bene ai soprassuoli di larice, pino silvestre e abete bianco.<br />

125


• Incentivare la creazione di piccole imprese artigianali capaci di verticalizzare la propria<br />

attività trasformando il materiale legnoso in prodotto finito; tali imprese richiederebbero<br />

materiale legnoso anche non certificato, in buona parte potrebbero utilizzare essenze<br />

nobili di latifoglie generando quindi la crescita di domanda su assortimentazioni ottenibili<br />

da soprassuoli di latifoglie in conversione.<br />

Dai risultati emersi sembra quindi che la valorizzazione delle risorse forestali locali debba<br />

orientarsi in parte verso la produzione legnosa qualitativamente elevata e con un certa<br />

continuità di fornitura, in parte verso produzioni di nicchia volte ad un mercato locale in<br />

stretto collegamento con le politiche di trasformazione del bosco ceduo in alto fusto. La<br />

promozione di tali strategie di nicchia è legata alle particolari caratteristiche tecnologiche del<br />

materiale legnoso presenti in valle (ad es. abete bianco, latifoglie nobili, larice).<br />

3.2.1. Cenni storici sull’utilizzazione delle risorse silvo-pastorali<br />

Tabella 64: Superfici a fustaia utilizzate nei soprassuoli di proprietà pubblica nell’AF 26<br />

COMUNE 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 Totale<br />

FENESTRELLE 0,00 0,00 8,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 5,24 0,00 3,00 1,50 3,00 20,74<br />

MASSELLO 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,10 23,00 0,00 23,10<br />

PERRERO 0,00 49,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,50 0,00 0,00 49,50<br />

POMARETTO 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 24,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 24,00<br />

PRAGELATO 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,70 2,00 0,00 14,80 3,00 20,50<br />

PRAMOLLO 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 3,00 0,00 0,00 0,00 0,00 3,00<br />

ROURE 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 2,55 3,77 0,54 0,75 3,20 0,00 10,81<br />

SALZA DI PINEROLO 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 38,00 0,00 0,00 1,00 39,00<br />

USSEAUX 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 1,00 0,00 0,00 0,00 9,50 10,50<br />

VILLAR PEROSA 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 1,12 0,80 1,92<br />

Totale 0,00 49,00 8,00 0,00 0,00 0,00 24,00 2,55 13,71 40,54 4,35 43,61 17,30 203,06<br />

3<br />

Si stima infatti che il rapporto tra imprenditore e manodopera sia di almeno 1 a 4 e considerando la stagionalità<br />

anche di 1 a 10.<br />

126


Tabella 65: Masse legnose ricavate da utilizzazioni nei boschi di conifere nel periodo 1995-1999 nelle<br />

proprietà private ripartite per comune<br />

COMUNE 1995 1996 1997 1998 1999 Totale complessivo<br />

FENESTRELLE 51 35 25 0 0 111<br />

INVERSO PINASCA 0 12 15 0 0 27<br />

MASSELLO 25 49 0 0 0 74<br />

PEROSA ARGENTINA 0 7 15 0 0 22<br />

PERRERO 560 6 0 0 0 566<br />

PINASCA 137 51 151 0 0 339<br />

POMARETTO 28 0 0 0 0 28<br />

PORTE 62 10 0 0 37 109<br />

PRAGELATO 8 8 0 0 0 16<br />

PRALY 24 51 39 6 0 120<br />

PRAMOLLO 0 0 3 0 0 3<br />

ROURE 39 0 0 0 10 49<br />

SALZA DI PINEROLO 0 0 0 10 0 10<br />

SAN GERMANO CHISONE 0 11 0 0 0 11<br />

USSEAUX 1.030 12 0 0 0 1.042<br />

VILLAR PEROSA 35 0 0 0 0 35<br />

TOTALE 1.999 252 248 16 47 2.562<br />

Tabella 66: Masse utilizzate nelle proprietà comunali dell’AF 26 distinte per essenza periodo 1995-1999<br />

COMUNE<br />

ABETE BIANCO<br />

ABETE ROSSO<br />

CASTAGNO<br />

CONIFERE<br />

FAGGIO<br />

127<br />

LARICE<br />

LARICE-FAGGIO<br />

LATIFOGLIE<br />

MISTE<br />

PINO SILVESTRE<br />

PINO STROBO<br />

PIOPPO<br />

QUERCIA<br />

FENESTRELLE -- 10 -- 1.092 -- 646 -- -- -- -- -- -- -- -- 1.748<br />

PERRERO -- -- -- 2.438 10 -- -- -- -- -- -- -- -- -- 2.448<br />

POMARETTO -- -- -- -- -- -- -- -- 1.345 -- -- -- -- -- 1.345<br />

PRAGELATO -- -- -- 9 -- 1.411 -- -- -- -- -- -- -- -- 1.420<br />

PRAMOLLO -- -- -- -- -- -- -- 186 76 -- -- -- -- -- 262<br />

ROURE -- -- -- -- 936 940 -- 146 -- -- -- -- -- -- 2.022<br />

SALZA DI PINEROLO 2.899 -- -- 40 -- -- -- -- 1.503 -- -- -- -- -- 4.442<br />

USSEAUX -- -- -- -- -- 602 -- -- -- -- -- -- -- -- 602<br />

VILLAR PEROSA -- -- -- -- -- -- -- 45 23 -- -- -- -- -- 68<br />

MASSELLO -- -- -- 1.025 83 605 -- -- -- -- -- -- -- -- 1.713<br />

Totale 2.899 10 0 4.604 1.029 4.203 0 377 2.947 0 0 0 0 0 16.069<br />

ROBINIA<br />

Totale complessivo


3.3. Consistenza e regime patrimoniale (aspetti catastali, proprietà pubbliche e private,<br />

usi civici, Servitù)<br />

Le proprietà pubbliche presenti nell’AF 26 sono per la maggior parte di tipo comunale; sono<br />

presenti infatti per quanto attiene agli usi civici questi corrispondono per la maggior parte ad<br />

una parte delle stesse proprietà comunali.<br />

Tabella 67: Ripartizione delle proprietà per comune nell’AF 26 (sup. in ha)<br />

COMUNE Descrizione<br />

Altre<br />

Privata<br />

Totale<br />

Comunale Statale Regionale<br />

proprietà rilevata complessivo<br />

001103 Fenestrelle 1.894,19 2.990,03 29,42 4.913,64<br />

001122 Inverso Pinasca 490,49 304,82 795,31<br />

001145 Massello 2.891,08 811,89 131,05 3.834,02<br />

001184 Perosa Argentina 1.324,49 1.287,84 2.612,33<br />

001186 Perrero 5.475,71 720,15 112,56 6.308,41<br />

001190 Pinasca 3.268,15 196,93 3.465,07<br />

001198 Pomaretto 590,18 236,74 24,50 851,42<br />

001200 Porte 449,14 449,14<br />

001201 Pragelato 2.557,08 6.367,09 51,09 8.975,26<br />

001202 Prali 6.036,72 429,88 774,22 7.240,82<br />

001204 Pramollo 1.048,08 1.174,65 2.222,73<br />

001227 Roreto <strong>Chisone</strong> 1.626,02 4.316,64 5.942,66<br />

001234 Salza di Pinerolo 923,44 673,87 0,02 1.597,34<br />

001242 San Germano <strong>Chisone</strong> 1.122,34 438,39 1.560,73<br />

001281 Usseaux 1.068,29 2.745,53 3.813,82<br />

001307 Villar Perosa 988,92 175,88 1.164,81<br />

Totale complessivo 31.754,31 22.870,34 29,42 1.042,35 51,09 55.747,51<br />

Come si può notare una notevole superficie è rappresentata da proprietà comunale (quasi il<br />

50%) che tra l’altro occupa le parti più interessanti del patrimonio <strong>forestale</strong>.<br />

La proprietà regionale è invece limitata ad un’area nel comune di Pragelato e la proprietà<br />

Statale ad alcune particelle nel comune di Fenestrelle (area del Castello di Fenestrelle).<br />

Per le proprietà private rilevate si tratta invece di superfici soprattutto localizzate nella <strong>Val</strong><br />

<strong>Germanasca</strong> e in particolare nel territorio del comune di Prali intestate a società minerarie.<br />

Gli usi civici gravano come già detto sulle proprietà comunali e consistono principalmente in<br />

uso di legnatico con il quale le popolazioni locali hanno da sempre usufruito di una certa<br />

quantità di legname per il proprio fabbisogno. Tale pratica sembrava destinata a scomparire<br />

con l'avvento dei prodotti petroliferi che risultavano molto più convenienti rispetto alla legna.<br />

128


Va evidenziato che questo fenomeno in passato a causa di questa contingenza economica,<br />

veniva addirittura auspicato per ottenere lo scopo di ripulire il bosco; attualmente la situazione<br />

è mutata e la richiesta di legname è in aumento; si calcola che per alcuni comuni tale richiesta<br />

sia di circa 200-300 m 3 di legna annui.<br />

Figura 45: Carta delle proprietà (in retinato i territori gravati da uso civico)<br />

Per l’indagine patrimoniale si è proceduto implementando nella base informativa territoriale<br />

del P.F.T. gli elenchi delle particelle catastali intestate alle partite dei comuni dell’AF 26,<br />

riportati nei precedenti Piani di Assestamento Forestale degli anni 1982-85 (si veda capitolo<br />

3.0.2.).<br />

Pertanto, una volta acquisiti gli elenchi e le delimitazioni cartografiche, si è proceduto alla<br />

verifica delle variazioni intercorse (compravendite) negli ultimi 15 anni.<br />

Si è proceduto alla verifica delle particelle catastali di proprietà comunale mediante contatto<br />

diretto per via telefonica e telefax, con i responsabili del settore dei singoli comuni.<br />

129


A tale scopo sono stati contattati:<br />

− per i Comuni di Fenestrelle e di Usseaux la signora Raffaella De Pretis,<br />

− per il Comune di Inverso Pinasca i signori Alessandro Coucorde e Giovanni Badariotti,<br />

− per i Comuni di Perrero e Prali con il signor Sergio Griglio,<br />

− per i Comuni di San Germano e Pramollo il signor Claudio Richiardone,<br />

− per il Comune di Massello con il signor Giovannino Tron,<br />

− per il Comune di Perosa Argentina con il signor Roberto Baral,<br />

− per il Comune di Pinasca il signor Walter Calliero,<br />

− per il Comune di Pomaretto con la signora Silvia Pasero,<br />

− per il Comune di Porte con il signor Claudio Anselmetti,<br />

− per il Comune di Pragelato il signor Federico Rol,<br />

− per il Comune di Roreto <strong>Chisone</strong> con la signora Donatella Bonin,<br />

− per il Comune di Salza di Pinerolo con il sindaco signor Bruno Breuza,<br />

− per il Comune di Villar Perosa il signor Giovanni Lerda;<br />

sono state oggetto di ricerca solo particelle catastali aventi superficie maggiore o uguale a<br />

5.000 m 2 .<br />

Il risultato delle indagini così effettuate ha evidenziato 11 comuni (Pinasca, Perosa Argentina,<br />

Massello, Perrero, Prali, Pomaretto, Villar Perosa, Pramollo, Usseaux, Fenestrelle e Porte) nei<br />

quali non è avvenuta nessuna variazione patrimoniale dal 1981 per le particelle aventi le<br />

caratteristiche sopra indicate; nei rimanenti comuni si sono verificate delle compravendite di<br />

varia entità.<br />

Nell’allegato “Prospetto particelle catastali” sono riportate le particelle catastali di proprietà<br />

comunale aventi superficie maggiore o uguale a 5.000 m 2 suddivise per singoli comuni.<br />

Per quanto attiene alle variazioni patrimoniali, in Tabella 68 si riporta l’elenco delle particelle<br />

aventi superficie maggiore o uguale a 5.000 m 2 interessate da operazioni di compravendita<br />

Il Comune che ha registrato una maggiore attività di compravendita Pragelato, per i rimanenti<br />

comuni sono state interessate superfici di limitata estensione.<br />

130


Tabella 68: Elenco delle particelle aventi superficie maggiore o uguale a 5.000 m 2 interessate da operazioni<br />

di compravendita<br />

COMUNE Foglio catastale Particella catastale Operazione patrimoniale effettuata<br />

PRAGELATO 9 31 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 24 25 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 24 138 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 24 263 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 25 61 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 25 364 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 26 145 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 26 147 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 32 57 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 32 69 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 33 11 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 44 402 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 46 10 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 49 293 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 54 41 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 57 33 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 58 20 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 59 23 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 59 32 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 62 14 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 68 245 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 78 97 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 84 55 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 85 119 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 86 168 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 89 103 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 91 34 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 92 22 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 92 95 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 92 114 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 106 11 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 108 65 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 110 5 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 114 1 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 114 182 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 115 11 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 119 32 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 128 59 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 128 92 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 130 10 ACQUISIZIONE<br />

PRAGELATO 1 1 VENDITA<br />

PRAGELATO 1 2 VENDITA<br />

131


COMUNE Foglio catastale Particella catastale Operazione patrimoniale effettuata<br />

PRAGELATO 1 3 VENDITA<br />

PRAGELATO 1 6 VENDITA<br />

PRAGELATO 1 10 VENDITA<br />

PRAGELATO 1 11 VENDITA<br />

PRAGELATO 9 1 VENDITA<br />

PRAGELATO 9 63 VENDITA<br />

PRAGELATO 9 66 VENDITA<br />

PRAGELATO 12 24 VENDITA<br />

PRAGELATO 14 6 VENDITA<br />

PRAGELATO 14 25 VENDITA<br />

PRAGELATO 14 32 VENDITA<br />

PRAGELATO 14 38 VENDITA<br />

PRAGELATO 39 336 VENDITA<br />

PRAGELATO 44 70 VENDITA<br />

PRAGELATO 51 245 VENDITA<br />

PRAGELATO 112 34 VENDITA<br />

PRAGELATO 130 2 VENDITA<br />

RORETO CHISONE 35 1 ACQUISIZIONE<br />

SALZA DI PINEROLO 3 405 VENDITA<br />

Nel comune di San Germano <strong>Chisone</strong> è stato effettuato un frazionamento della particella n. 3<br />

del Foglio n. 2. Da tale particella sono derivate la 236 di 134.117 m 2 , di proprietà comunale e<br />

la particella n. 237 di 33.967 m 2 passata a proprietà privata.<br />

Verifica Dei Diritti Di Uso Civico<br />

La verifica dei diritti di Uso Civico è stata effettuata mediante la consultazione degli elenchi<br />

disponibili presso il Commissariato Usi Civici della Regione <strong>Piemonte</strong> o tramite gli elenchi<br />

disponibili presso i comuni in esame, qualora questi non fossero riportati negli elenchi<br />

regionali.<br />

Gli Usi Civici accertati appartengono alla categoria di Bosco, la superficie minima esaminata<br />

è pari a 10.000 m 2 .<br />

Per ciascun elenco sono riportati gli estremi degli atti di approvazione relativi.<br />

COMUNE DI FENESTRELLE<br />

Atti di approvazione:<br />

− DECRETO COMMISSARIALE ASSEGNAZIONE A CATEGORIA 01/08/1934,<br />

− DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 04/101935,<br />

− DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 31/10/1937,<br />

132


− DECRETO COMMISSARIALE CHIUSURA OPERAZIONI 12/03/1941,<br />

− DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 26/07/1948,<br />

− DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 02/02/1956,<br />

− DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 14/12/1956,<br />

− DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 18/06/1957,<br />

− DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 13/05/1959.<br />

COMUNE Foglio catastale Particella catastale<br />

Fenestrelle 10M 135<br />

Fenestrelle 10M 152<br />

Fenestrelle 14F 44<br />

Fenestrelle 14F 239<br />

Fenestrelle 16F 204<br />

Fenestrelle 17F 3<br />

Fenestrelle 17F 4<br />

Fenestrelle 17F 6<br />

Fenestrelle 17F 7<br />

Fenestrelle 18M 143<br />

Fenestrelle 1M 2<br />

Fenestrelle 1M 4<br />

Fenestrelle 1M 6<br />

Fenestrelle 1M 7<br />

Fenestrelle 1M 8<br />

Fenestrelle 1M 9<br />

Fenestrelle 1M 10<br />

Fenestrelle 1M 10<br />

Fenestrelle 1M 11<br />

Fenestrelle 1M 12<br />

Fenestrelle 1M 13<br />

Fenestrelle 28F 1<br />

Fenestrelle 28F 40<br />

Fenestrelle 28F 41<br />

Fenestrelle 28F 115<br />

Fenestrelle 29M 1<br />

Fenestrelle 29M 3<br />

Fenestrelle 29M 5<br />

Fenestrelle 29M 13<br />

Fenestrelle 29M 17<br />

Fenestrelle 2F 58<br />

Fenestrelle 36F 96<br />

Fenestrelle 38F 1<br />

Fenestrelle 38F 3<br />

Fenestrelle 4F 211<br />

133


COMUNE DI INVERSO PINASCA<br />

Atti di approvazione:<br />

− ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE<br />

08/03/1933,<br />

− ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE<br />

08/03/1938,<br />

− SITUAZIONE DA DEFINIRE 01/03/1994.<br />

COMUNE Foglio Catastale Particella catastale<br />

Inverso 13 79<br />

Inverso 20 68<br />

Inverso 20 104<br />

COMUNE DI MASSELLO<br />

Atti di approvazione:<br />

− SITUAZIONE DA DEFINIRE 01/03/1994.<br />

COMUNE Foglio Catastale Particella catastale<br />

Massello 4 175<br />

Massello 11 20<br />

Massello 11 22<br />

Massello 11 24<br />

Massello 11 26<br />

Massello 11 36<br />

Massello 12 209<br />

Massello 12 260<br />

Massello 14 37<br />

Massello 15 75<br />

Massello 16 78<br />

Massello 18 10<br />

Massello 18 50<br />

Massello 18 119<br />

Massello 18 120<br />

Massello 18 132<br />

Massello 20 1<br />

Massello 23 326<br />

Massello 26 55<br />

Massello 29 145<br />

Massello 30 5<br />

134


COMUNE Foglio Catastale Particella catastale<br />

Massello 30 6<br />

Massello 30 7<br />

Massello 30 8<br />

Massello 30 9<br />

Massello 30 14<br />

Massello 30 15<br />

COMUNE DI PEROSA ARGENTINA<br />

Atti di approvazione:<br />

− ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE<br />

17/12/1931,<br />

− ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE<br />

18/12/1931,<br />

− ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE<br />

19/12/1931,<br />

− DECRETO COMMISSARIALE ASSEGNAZIONE A CATEGORIA 27/11/1934,<br />

− DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 26/12/1934,<br />

− DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 12/10/1935,<br />

− DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 31/10/1936,<br />

− ORDINANANZA<br />

10/09/1937,<br />

COMMISSARIALE RETTIFICA ERRORE MATERIALE<br />

− DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 22/02/1938,<br />

− DECRETO MINISTERIALE AUT. SVINCOLO SOMME 26/02/1938,<br />

− DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 22/08/1940,<br />

− DECRETO MINISTERIALE CHIUSURA OPERAZIONI 04/04/1941,<br />

− DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 25/11/1943,<br />

− DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 26/11/1943,<br />

− ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) CONCILIAZIONE<br />

20/02/1976,<br />

− ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) CONCILIAZIONE<br />

22/07/1976,<br />

135


− ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) CONCILIAZIONE<br />

09/05/1975,<br />

− DELIBERA G.R. AUT. PERMUTA TERRENI 31/05/1998.<br />

Comune Foglio Catastale Particella catastale<br />

Perosa 12M 3<br />

Perosa 12M 8<br />

Perosa 12M 11<br />

Perosa 12M 12<br />

Perosa 13M 8<br />

Perosa 13M 9<br />

Perosa 13M 10<br />

Perosa 13M 11<br />

Perosa 13M 12<br />

Perosa 13M 13<br />

Perosa 13M 14<br />

Perosa 13M 15<br />

Perosa 17M 1<br />

Perosa 1M 58<br />

Perosa 1M 60<br />

Perosa 1M 68<br />

Perosa 1M 96<br />

Perosa 1P 79<br />

Perosa 1P 163<br />

Perosa 1P 164<br />

Perosa 1P 165<br />

Perosa 1P 166<br />

Perosa 1P 169<br />

Perosa 1P 182<br />

Perosa 2P 45<br />

Perosa 2P 45<br />

Perosa 2P 65<br />

Perosa 2P 74<br />

Perosa 2P 75<br />

Perosa 2P 76<br />

Perosa 3P 1<br />

Perosa 3P 2<br />

Perosa 3P 3<br />

Perosa 3P 5<br />

Perosa 3P 7<br />

Perosa 3P 8<br />

Perosa 3P 9<br />

Perosa 3P 18<br />

Perosa 3P 21<br />

Perosa 4P 104<br />

136


Comune Foglio Catastale Particella catastale<br />

Perosa 4P 133<br />

Perosa 4P 134<br />

COMUNE DI PERRERO<br />

Atti di approvazione:<br />

− DECRETO COMMISSARIALE ASSEGNAZIONE A CATEGORIA 17/01/1935,<br />

− DECRETO COMMISSARIALE ASSEGNAZIONE A CATEGORIA 18/01/1935,<br />

DECRETO COMMISSARIALE CHIUSURA OPERAZIONI 07/04/1941.<br />

COMUNE Foglio Catastale Particella catastale<br />

Perrero 11P 2<br />

Perrero 11P 136<br />

Perrero 11P 139<br />

Perrero 11P 140<br />

Perrero 1B 9<br />

Perrero 1B 10<br />

Perrero 1C 44<br />

Perrero 1C 45<br />

Perrero 1C 46<br />

Perrero 1C 47<br />

Perrero 1M 71<br />

Perrero 1M 72<br />

Perrero 1M 108<br />

Perrero 1S 23<br />

Perrero 1S 47<br />

Perrero 1T 107<br />

Perrero 1T 113<br />

Perrero 1T 125<br />

Perrero 1T 128<br />

Perrero 2M 142<br />

Perrero 2M 158<br />

Perrero 2M 186<br />

Perrero 2M 241<br />

Perrero 2M 242<br />

Perrero 2M 300<br />

Perrero 2M 302<br />

Perrero 2M 308<br />

Perrero 2M 352<br />

Perrero 2M 354<br />

Perrero 2S 422<br />

Perrero 3C 91<br />

137


COMUNE Foglio Catastale Particella catastale<br />

Perrero 8M 9<br />

Perrero 8P 16<br />

Perrero 9B 1<br />

Perrero 9B 1<br />

COMUNE DI PINASCA<br />

Atti di approvazione:<br />

− ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE<br />

08/03/1933,<br />

− ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE<br />

09/03/1933,<br />

− ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE<br />

09/11/1933,<br />

− DECRETO COMMISSARIALE ASSEGNAZIONE A CATEGORIA 26/05/1935,<br />

− DECRETO COMMISSARIALE ASSEGNAZIONE A CATEGORIA 29/05/1935,<br />

− DECRETO MINISTERIALE UT. DESTINAZIONE SOMME 18/04/1938.<br />

COMUNE Foglio Catastale Particella catastale<br />

Pinasca 2 232<br />

Pinasca 2 235<br />

Pinasca 2 253<br />

Pinasca 12 46<br />

Pinasca 13 55<br />

COMUNE DI POMARETTO<br />

Atti di approvazione:<br />

− ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOL. VRB. DI) CONCILIAZIONE<br />

29/08/1974,<br />

COMUNE Foglio Catastale Particella catastale<br />

Pomaretto 28 41<br />

Pomaretto 28 50<br />

Pomaretto 28 51<br />

Pomaretto 28 52<br />

Pomaretto 28 53<br />

138


COMUNE DI PRAGELATO<br />

Atti di approvazione:<br />

− DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 21/06/1932,<br />

DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 26/11/1932,<br />

− DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 16/05/1933,<br />

− DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 02/11/1933,<br />

− DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 21/05/1934,<br />

− DECRETO COMMISSARIALE ASSEGNAZIONE A CATEGOIA 17/10/1934,<br />

− DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 14/08/1935,<br />

− SENTENZA COMMISSARIALE QUALITÀ DEMANIALE TERR. USO CIVICO<br />

05/03/1936,<br />

− DECRETO MINISTERIALE AUT. SVINCOLO SOMME 29/04/1938,<br />

− ORDINANZA COMMISSARIALE SCIOGLIMENTO PROMISCUITÀ 09/10/1939,<br />

− ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) CONCILIAZIONE 22/04/1952,<br />

− DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 28/10/1954,<br />

− DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 02/07/1957,<br />

− ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) CONCILIAZIONE<br />

22/08/1957,<br />

− ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) CONCILIAZIONE<br />

23/08/1957,<br />

− ORDINANZA COMMISSARIALE RETTIFICA ERRORE MATERIALE 18/09/1959.<br />

COMUNE Foglio Catastale Particella catastale<br />

Pragelato 8 10<br />

Pragelato 9 24<br />

Pragelato 15 39<br />

Pragelato 16 2<br />

Pragelato 17 1<br />

Pragelato 18 1<br />

Pragelato 23 95<br />

Pragelato 27 183<br />

Pragelato 30 4<br />

Pragelato 33 2<br />

Pragelato 33 4<br />

Pragelato 33 6<br />

Pragelato 33 7<br />

139


COMUNE Foglio Catastale Particella catastale<br />

Pragelato 34 96<br />

Pragelato 36 1<br />

Pragelato 36 8<br />

Pragelato 37 48<br />

Pragelato 38 255<br />

Pragelato 41 61<br />

Pragelato 42 4<br />

Pragelato 42 5<br />

Pragelato 42 25<br />

Pragelato 43 7<br />

Pragelato 44 232<br />

Pragelato 53 114<br />

Pragelato 61 2<br />

Pragelato 62 53<br />

Pragelato 69 1<br />

Pragelato 70 67<br />

Pragelato 71 55<br />

Pragelato 72 1<br />

Pragelato 72 3<br />

Pragelato 72 4<br />

Pragelato 73 7<br />

Pragelato 74 41<br />

Pragelato 74 112<br />

Pragelato 75 89<br />

Pragelato 79 7<br />

Pragelato 88 2<br />

Pragelato 106 1<br />

Pragelato 106 2<br />

Pragelato 106 5<br />

Pragelato 106 7<br />

Pragelato 111 1<br />

Pragelato 111 3<br />

Pragelato 113 62<br />

Pragelato 116 79<br />

Pragelato 117 95<br />

Pragelato 118 130<br />

Pragelato 120 44<br />

Pragelato 121 3<br />

Pragelato 121 11<br />

Pragelato 122 1<br />

Pragelato 123 24<br />

Pragelato 123 46<br />

Pragelato 128 104<br />

Pragelato 130 1<br />

Pragelato 131 3<br />

Pragelato 131 22<br />

140


COMUNE DI PRALY<br />

Atti di approvazione:<br />

− ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE<br />

02/12/1931,<br />

− SENTENZA COMMISSARIALE REINTEGRA TERRENI 24/12/1931,<br />

− ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE<br />

06/10/1934,<br />

− ORDINANZA COMMISSARIALE ASSEGNAZIONE A CATEGORIA 25/04/1941,<br />

− DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 21/08/1955.<br />

COMUNE Foglio Catastale Particella catastale<br />

Prali 2 3<br />

Prali 2 7<br />

Prali 2 8<br />

Prali 2 9<br />

Prali 24 59<br />

Prali 30 113<br />

Prali 46 165<br />

COMUNE DI PRAMOLLO<br />

Atti di approvazione:<br />

− ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE<br />

27/03/1933,<br />

− ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE<br />

28/03/1933,<br />

− SENTENZA COMMISSARIALE REINTEGRA TERRENI 31/03/1933,<br />

− ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE<br />

30/01/1934.<br />

COMUNE Foglio Catastale Particella catastale<br />

Pramollo 9 115<br />

Pramollo 21 2<br />

Pramollo 21 4<br />

Pramollo 22 2<br />

Pramollo 22 3<br />

Pramollo 23 191<br />

141


COMUNE Foglio Catastale Particella catastale<br />

Pramollo 24 24<br />

Pramollo 25 3<br />

Pramollo 25 5<br />

Pramollo 26 1<br />

Pramollo 26 2<br />

Pramollo 26 3<br />

Pramollo 26 4<br />

Pramollo 27 124<br />

Pramollo 27 139<br />

Pramollo 27 140<br />

Pramollo 29 125<br />

Pramollo 30 34<br />

Pramollo 31 76<br />

Pramollo 31 201<br />

Pramollo 32 361<br />

COMUNE DI RORETO CHISONE<br />

Atti di approvazione:<br />

− GLI ATTI REALITIVI NON CI SONO PERVENUTI<br />

COMUNE Foglio Catastale Particella catastale<br />

Roure 1 1<br />

Roure 1 2<br />

Roure 1 3<br />

Roure 1 5<br />

Roure 1 6<br />

Roure 1 7<br />

Roure 1 8<br />

Roure 1 9<br />

Roure 1 10<br />

Roure 1 11<br />

Roure 1 12<br />

Roure 1 13<br />

Roure 1 14<br />

Roure 1 16<br />

Roure 1 17<br />

Roure 1 19<br />

Roure 1 20<br />

Roure 1 21<br />

Roure 1 22<br />

Roure 1 23<br />

Roure 1 24<br />

142


COMUNE Foglio Catastale Particella catastale<br />

Roure 1 25<br />

Roure 1 26<br />

Roure 1 42<br />

Roure 1 44<br />

Roure 1 45<br />

Roure 1 46<br />

Roure 1 47<br />

Roure 1 48<br />

Roure 1 49<br />

Roure 1 50<br />

Roure 1 51<br />

Roure 3 271<br />

Roure 4 1<br />

Roure 4 2<br />

Roure 4 3<br />

Roure 4 4<br />

Roure 4 5<br />

Roure 4 6<br />

Roure 4 7<br />

Roure 4 8<br />

Roure 4 9<br />

Roure 4 42<br />

Roure 4 47<br />

Roure 4 53<br />

Roure 5 1<br />

Roure 5 2<br />

Roure 5 3<br />

Roure 5 4<br />

Roure 5 5<br />

Roure 5 6<br />

Roure 5 7<br />

Roure 8 68<br />

Roure 11 1<br />

Roure 20 1<br />

Roure 20 26<br />

Roure 20 27<br />

Roure 20 28<br />

Roure 20 29<br />

Roure 20 30<br />

Roure 20 31<br />

Roure 20 32<br />

Roure 20 35<br />

Roure 20 36<br />

Roure 20 37<br />

Roure 22 125<br />

Roure 22 342<br />

143


COMUNE Foglio Catastale Particella catastale<br />

Roure 23 100<br />

Roure 23 102<br />

Roure 25 514<br />

Roure 25 671<br />

Roure 26 31<br />

Roure 31 393<br />

Roure 32 1<br />

Roure 32 5<br />

Roure 32 8<br />

Roure 33 127<br />

Roure 33 263<br />

Roure 34 1<br />

Roure 34 9<br />

Roure 35 1<br />

Roure 43 6<br />

Roure 43 7<br />

Roure 43 8<br />

Roure 43 9<br />

Roure 43 10<br />

Roure 43 11<br />

Roure 45 566<br />

Roure 52 1<br />

Roure 52 2<br />

Roure 52 3<br />

Roure 52 4<br />

Roure 52 5<br />

Roure 52 6<br />

Roure 52 7<br />

Roure 52 8<br />

Roure 52 9<br />

Roure 52 11<br />

Roure 52 12<br />

Roure 52 13<br />

Roure 52 14<br />

Roure 52 15<br />

Roure 52 16<br />

Roure 52 17<br />

Roure 53 535<br />

Roure 58 290<br />

Roure 59 201<br />

Roure 63 1<br />

Roure 63 2<br />

Roure 63 3<br />

Roure 63 5<br />

Roure 63 6<br />

Roure 63 7<br />

144


COMUNE Foglio Catastale Particella catastale<br />

Roure 63 8<br />

Roure 63 10<br />

Roure 63 11<br />

Roure 63 12<br />

Roure 63 13<br />

Roure 63 14<br />

Roure 63 18<br />

Roure 63 19<br />

Roure 80 547<br />

Roure 83 52<br />

Roure 83 53<br />

Roure 83 54<br />

Roure 83 55<br />

Roure 83 56<br />

Roure 83 57<br />

Roure 83 58<br />

Roure 83 59<br />

Roure 83 61<br />

Roure 83 62<br />

Roure 83 63<br />

Roure 83 64<br />

Roure 83 65<br />

Roure 83 66<br />

COMUNE DI SALSA DI PINEROLO<br />

Atti di approvazione:<br />

− SITUAZIONE DA DEFINIRE 01/03/1994.<br />

COMUNE Foglio Catastale Particella catastale<br />

Salsa 1 7<br />

Salsa 2 5<br />

Salsa 2 14<br />

Salsa 2 15<br />

Salsa 2 16<br />

Salsa 2 17<br />

Salsa 2 18<br />

Salsa 2 19<br />

Salsa 2 20<br />

Salsa 2 23<br />

Salsa 2 24<br />

Salsa 2 26<br />

Salsa 2 27<br />

Salsa 5 80<br />

Salsa 17 33<br />

145


COMUNE DI SAN GERMANO CHISONE<br />

Atti di approvazione:<br />

− ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE<br />

29/03/1932,<br />

− DECRETO MINISTERIALE AUT. DESTINAZIONE SOMME 26/11/1932,<br />

− ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE<br />

27/03/1933,<br />

− ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE<br />

28/03/1933,<br />

− ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE<br />

30/01/1934,<br />

− DECRETO COMMISSARIALE ASSEGNAZIONE A CATEGORIA 29/05/1935,<br />

− DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 16/01/1939,<br />

− DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 06/06/1940,<br />

− DECRETO COMMISSARIALE CHIUSURA OPERAZIONI01/04/1941.<br />

COMUNE Foglio Catastale Particella catastale<br />

San Germano 1 1<br />

San Germano 1 2<br />

San Germano 1 15<br />

San Germano 2 21<br />

San Germano 3 233<br />

San Germano 4 138<br />

San Germano 4 164<br />

San Germano 5 5<br />

San Germano 5 6<br />

San Germano 5 99<br />

San Germano 6 5<br />

San Germano 6 7<br />

San Germano 7 11<br />

San Germano 7 12<br />

San Germano 7 26<br />

San Germano 8 161<br />

San Germano 8 162<br />

San Germano 9 14<br />

San Germano 9 141<br />

San Germano 10 3<br />

San Germano 11 190<br />

San Germano 13 219<br />

San Germano 13 220<br />

146


COMUNE DI USSEAUX<br />

Atti di approvazione:<br />

− DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 22/01/1964,<br />

− DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 22/10/1973,<br />

− ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) REINTEGRA<br />

08/01/1976,<br />

− ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE<br />

28/03/1933,<br />

− ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) CONCILIAZIONE<br />

08/05/1976,<br />

− SENTENZA COMMISSARIALE QUALITÀ DEMANIALE TERR. USO CIVICO<br />

05/06/1989.<br />

COMUNE Foglio Catastale Particella catastale<br />

Usseaux 1 7<br />

Usseaux 1 11<br />

Usseaux 1 12<br />

Usseaux 2 12<br />

Usseaux 13 4<br />

Usseaux 17 11<br />

Usseaux 18 13<br />

Usseaux 19 17<br />

Usseaux 31 22<br />

Usseaux 31 23<br />

Usseaux 31 27<br />

Usseaux 31 29<br />

Usseaux 31 30<br />

Usseaux 31 31<br />

Usseaux 31 34<br />

Usseaux 40 73<br />

Usseaux 51 201<br />

Usseaux 54 90<br />

Usseaux 55 98<br />

147


COMUNE DI VILLAR PEROSA<br />

Atti di approvazione:<br />

− ORDINANZA COMMISSARIALE LIQUIDAZIONE USO CIVICO 20/05/1930,<br />

− SENTENZA COMMISSARIALE RICONOSCIMENTO DI PROPRIETÀ PRIVATA<br />

23/05/1930,<br />

− ORDINANZA COMMISSARIALE LIQUIDAZIONE USO CIVICO 13/06/1930,<br />

− ORDINANZA COMMISSARIALE LIQUIDAZIONE USO CIVICO 25/06/1930,<br />

− DECRETO COMMISSARIALE ASSEGNAZIONE A CATEGORIA 25/11/1934,<br />

− DECRETO COMMISSARIALE ASSEGNAZIONE A CATEGORIA 26/11/1934,<br />

− ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) CONCILIAZIONE<br />

02/12/1939.<br />

COMUNE Foglio Catastale Particella catastale<br />

Villar Perosa 3 1<br />

Villar Perosa 3 12<br />

Villar Perosa 19 221<br />

Villar Perosa 21 338<br />

Villar Perosa 22 7<br />

COMUNE DI PORTE<br />

Il Comune di Porte non presenta terreni sottoposti ad Uso Civico che rientrino nei parametri<br />

di estensione stabiliti per questo lavoro.<br />

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