Interazioni idrofobiche e assemblaggio di macromolecole
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Queste funzioni possono essere interpretate come la probabilità <strong>di</strong> trovare ad una <strong>di</strong>stanza R dal<br />
centro <strong>di</strong> un atomo, un altro atomo (il secondo riportato in pe<strong>di</strong>ce).<br />
Per la definizione <strong>di</strong> funzione <strong>di</strong> correlazione rimando all’appen<strong>di</strong>ce.<br />
Guardando i massimi delle tre funzioni <strong>di</strong> correlazione si deduce che le <strong>di</strong>stanze su cui<br />
interagiscono gli atomi <strong>di</strong> molecole d’acqua <strong>di</strong>stinte siano tra<br />
gli 0,3 e gli 0,5 nm all’incirca.<br />
Dopo il secondo picco la g(R) tenderà a 1, avendo l’atomo sicuramente qualche altro atomo nel suo<br />
intorno sferico <strong>di</strong> raggio R >> 0,<br />
5nm<br />
.<br />
Per l’interpretazione dei due picchi <strong>di</strong> massimo, possiamo pensare che solo fino alle prime shell si<br />
può considerare ancora or<strong>di</strong>nata la struttura del liquido intorno alla molecola presa come origine;<br />
allontanandosi dal centro <strong>di</strong> quest’ultima le forze esercitate<br />
dalle molecole esterne saranno sempre<br />
più schermate da quelle appartenenti alle prime shell e quin<strong>di</strong><br />
si andrà verso una densità <strong>di</strong> particelle<br />
che tende a quella <strong>di</strong> un liquido ideale, ovvero costante.<br />
Trovate quin<strong>di</strong> le <strong>di</strong>stanze su cui si esercitano le interazioni tra molecole d’acqua vicine,<br />
possiamo dedurne che, cavità con raggi inferiori agli 0,5 nm, non costringono le molecole d’acqua<br />
<strong>di</strong> idratazione ad allontanarsi troppo l’una dall’altra, ma procurano solo<br />
una <strong>di</strong>storsione della rete <strong>di</strong><br />
legami idrogeno.<br />
Questo comporterà soprattutto un cambiamento d’entropia del sistema, come vedremo nella<br />
trattazione termo<strong>di</strong>namica, dal momento che aumenta il grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne della rete <strong>di</strong> legami<br />
idrogeno.<br />
Nel caso della solvatazione <strong>di</strong> un grande soluto è necessario creare nel liquido una cavità con una<br />
superficie con bassa curvatura che, come già detto, si estenda su un’area <strong>di</strong> raggio maggiore <strong>di</strong> 1<br />
nm: ciò comporta la necessità <strong>di</strong> spezzare sicuramente parte dei legami idrogeno nelle vicinanze<br />
della cavità.<br />
Per minimizzare tali per<strong>di</strong>te l’acqua si allontana dalla superficie della cavità, ovvero dal soluto.<br />
Questo allontanamento genera un’interfaccia tra la cavità ed il solvente dalle caratteristiche<br />
simili a<br />
quelle riscontrate per un’interfaccia tra liquido e vapore.<br />
Ricor<strong>di</strong>amo che, quando due fasi come quella liquida e <strong>di</strong> vapore sono in equilibrio, la pressione<br />
parziale <strong>di</strong> quest’ultimo raggiunge il valore della cosiddetta tensione <strong>di</strong> vapore γ per quella data<br />
temperatura.<br />
Questo parametro ci sarà utile per determinare l’energia libera <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssoluzione.<br />
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