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NOTIZIA SETTE NOTE BOMBA BUDELLONI ALLA RISCOSSA Da quando mia figlia Chiara si è sposata ed ha trovato casa in zona, sono diventato peretolaio (peretolese – peretolino?) anch’io. Mi sono addentrato nei vicoli di quello che ha ancora sapore di paese, di borgo. Negozietti caratteristici con sacchetti di immondizia vicino. Etnie diverse, piccoli tabernacoli ed immagini sacre (ce ne sono molte). Stazione dei carabinieri, sede delle ambulanze, solo il gran casotto degli aeroplani in decollo od in atterraggio mi diceva che ero parte di una realtà più grande. Cercavo i due cinema (Roma e Vespucci se non ricordo male) con i quali lavoravo quando ero alla distribuzione delle pellicole cinematografiche. Niente! Chiusi o non li ho visti, poi sono entrato nella piazza e Garibaldi mi ha indicato a colpo la chiesa: Santa Maria a Peretola! La prima volta non era aperta e mi sono dovuto accontentare di osservare il loggiato e poco più. Quando sono tornato il bel portone ligneo era aperto: entrato, ho notato un ambiente che sa di antico, molto ben curato, con molti fiori di stagione e ci sta pure l’organo a canne!! (Poi sarà una mezza delusione perché il sopra, le canne appunto, è tutto finto, forse non lo dovevo dire non tutti lo sapranno ma ormai l’ho scritto!). Una preghiera al Santissimo e, nel mentre, si affaccia da una porta laterale il DonPa. Lo avevo conosciuto quando ha celebrato il matrimonio dei miei ragazzi ma due parole e poco più. Quel pomeriggio invece fu una lunga chiacchierata e da allora ho iniziato a frequentare la parrocchia ed alla fine, spinto anche da pressanti richieste, memori dei miei enormi trascorsi canori (come no!), sono approdato al coro. Gran bella voce, dicono, ma la mia ignoranza circa le sette note è totale. Mi inquadrano nei bassi (come altezza fisica ci siamo!). 14 E’ dunque un an- Alessandro Gallotta netto che canto nel coro e tra un sol e un do di petto (spesso di stomaco) mi sono integrato al meglio. Ho conosciuto Cip e Ciop, Brontolo (per brevità non posso nominare tutti) e si è instaurato un bel rapporto. Chissà se avrò già un nomignolo anche io (sembra di si: insieme ad Alberto, altro ex sancopino, Tom e Jerry) Udite! Siamo stati anche all’estero (leggi don Stefano): canti alla Messa e mangiata. Grazie di nuovo a chi ha preparato il tutto e anche se la fatica spesso si fa sentire (caldo, freddo ed auto da S. Jacopino ogni mercoledì per le prove) sono contento che si possa dare un piccolo contributo alla Liturgia ed alla vita della Parrocchia che non è la mia, ma voglio essere franco (“o un tu eri Alessandro tene !) mi ha accolto in modo amichevole. A proposito di amicizia, domandiamo ad amici e conoscenti la disponibilità ad entrare a far parte del coro per aumentarne la consistenza. Forse scopro l’acqua calda ed in molti l’avranno già fatto ma tant’è! Riprovare non costa molto. Ho letto in un articolo di questo giornalino scritto da Umberto una frase di Papa Giovanni Paolo II nella lettera agli artisti: “ Per trasmettere il messaggio salvifico affidatoLe da Cristo, la Chiesa ha bisogno dell’arte” Ora la nostra non sarà arte con la a maiuscola ma è risaputo che cantare è pregare due volte. Una preghiera per il DonPa che abita sopra la chiesa e ad ogni prova sopporta i nostri strillozzi: “Reggi e non ci rovesciare il pitale addosso!”. Mentre dico grazie ai maestri che hanno messo in cantiere un pezzo di Benedetto Marcello, la via della chiesa di S. Jacopino, e mi fanno ricordare venti e più anni fa quando stonavo come oggi, ero fuori tempo comere per sempre maggior gloria a Dio! CONTROLUCE E’ ANCHE ON-LINE!!! Su www.parrocchiadiperetola.com troverai questa e le vecchie uscite di Controluce a colori, comodamente scaricabili sul tuo computer!!!!!!! Potrai inoltre commentare gli articoli e scambiare opinioni con gli altri lettori sul forum dedicato a Controluce!
NOTIZIA ULTIMI GIORNI DI UN CANE BOMBA BUDELLONI ALLA RISCOSSA Circa un mese fa, su L’Espresso mi è capitato sotto gli occhi un articolo di uno scrittore polacco, una riflessione etica interessante. Andrzey Stasiuk descrive l’agonia della sua vecchia cagna (sedici anni), ormai priva di vista, udito, olfatto. La vecchiaia l’ha ridotta a non muoversi più dal suo giaciglio di coperte sporche, poiché, non riuscendo più ad alzare le zampe paralizzate, vomita e fa i suoi bisogni lì dove si trova. Ogni tanto abbaia fioca, forse ai suoi sogni o ai suoi ricordi. Dorme quasi ininterrottamente e mangia vorace ciò che le viene messo sotto al naso: l’appetito è l’unico degli istinti canini che le è rimasto. Quante volte il padrone ha percorso le campagne intorno per cercarla, dopo che era fuggita dietro a qualche altro cane compagno di scorribande, e tornata con il carico di qualche cucciolo nel ventre: tutti venuti su come lei, pelo giallo, muso furbo, vitalità e tenacia tipiche dei bastardini…eppure Stasiuk dice:” Ora a volte persino mi irrita. Come se fosse contro di noi che è diventata vecchia e inetta, come se lo avesse fatto per dispetto…ci sono momenti in cui sento pungermi l’impazienza. Così come se insieme alla sua vita si fossero raffreddati in me i buoni sentimenti nei suoi confronti. E’ una sorta di crudeltà involontaria. Mi chino e la carezzo. Ciò che un tempo era istintivo ora è diventato un’azione premeditata.” Tipico dell’essere umano cedere a pensieri di indifferenza (quando questa non si trasforma in sopraffazione), verso i propri simili schiacciati dall’esistenza. In casi come questi, con gli animali domestici, il consiglio che ci si sente rivolgere più spesso da veterinari o conoscenti è che una semplice iniezione risparmierebbe tanti problemi al padrone, tante sofferenze alla bestiola. Strano poi notare la “delicatezza linguistica” per definire certe pratiche (eutanasia = “dolce morte”): non si parla di Ylenia Petrini “uccidere”, ma di “addormentare”: in fondo la cagna di Stasiuk ormai fa solo questo, dormire. Sopprimerla non sarebbe altro che un prolungamento del suo sonno pesante. Ma lui no. Ha scelto di tenerla con sé fino alla fine. Impossibile non pensare a quanti posti esistano nel mondo, adibiti all’attesa della morte. Posti in cui persone in camice e guanti vengono pagate per assistere malati terminali o infermi non più autosufficienti, nel loro lento processo di spegnimento; pagate per cambiare loro il pannolino, le lenzuola, per portar via i loro escrementi, per respirare quell’odore di morte che noi, invece, tentiamo di evitare o di rimandare il più possibile. Un tempo, lasciar morire i propri cari lontani dal loro letto era considerato riprovevole, quasi un disonore. Ora, strutture para-ospedaliere sono occupate da anziani che non possono essere assistiti dai parenti: il tempo, la società odierna non ce lo permettono. L’aspettativa di vita si è allungata, siamo al sicuro contro molte brutte malattie, ci proteggiamo dalla morte, ma di fronte a lei non sappiamo come comportarci. Non sappiamo più come gestirla. Inseguiamo un’immortalità che altro non è se non una solitudine più lunga. Ma sempre più grande e costosa. “ Di cosa parlerebbe un immortale con un mortale che non possa permettersi l’immortalità?” I bambini non vengono portati al funerale del nonno, per non impressionarli; i cortei e i riti funebri sono frettolosi e imbarazzati. E visto che nell’ultimo secolo siamo diventati capaci di manipolare la vita, diamoci pure il diritto di deciderne la fine. Di stabilire, tra le varie forme di esistenza, quale è inutile e quale no, quale gravidanza portare a termine e quale no, quale cuore far cessare di battere e quale no. www.parrocchiadiperetola.com Il sito della parrocchia è completamente rinnovato, attivo e sempre più funzionale!!! Visita anche tu il sito, tieniti aggiornato con le news e gli avvisi parrocchiali e partecipa al forum per dire la tua! 15
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