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1^ CORTE DI ASSISE DI APPELLO DI TORINO N. 2/12 ... - LeggiOggi

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Vediamo ora le spiegazioni che ESPENHAHN ha dato delle sue decisioni di far slittare gli<br />

stanziamenti antincendio che riguardavano le linee di Torino (pari a 1,5 milioni di euro) a dopo il<br />

loro trasferimento a Terni: poichè era stato deciso nel 2007 l’accorpamento delle produzioni a<br />

Terni, si era di conseguenza deciso di far confluire lo stanziamento (che sarebbe stato<br />

strutturale/edilizio) di 1,5 milioni di euro in uno maggiore di 2,5 milioni di euro da attuare nel 2008<br />

su quegli stessi impianti trasferiti. Di tali 2,5 milioni di euro, 1.3 milioni erano destinati alla<br />

laminazione a freddo, da 800.000 a 1 milione di euro erano destinati alla APL5 ma solo con<br />

riferimento alla zona di decapaggio e cioè solo per la sostituzione dei coperchi in plastica e<br />

l’installazione di un impianto sprinkler secondo le ultime indicazioni pervenute delle assicurazioni.<br />

La decisione di far slittare tali opere a dopo il trasferimento nasceva anche dal fatto che si trattava di<br />

opere strutturali/edilizie, che necessitavano per essere completate di <strong>12</strong> o più mesi, dunque<br />

incompatibili con la ormai breve permanenza degli impianti a Torino.<br />

L’imputato ESPENHAHN ha anche dichiarato di aver assunto tali decisioni avendo<br />

preventivamente conosciuto e valutato (in base alla propria competenza universitaria e<br />

postuniversitaria nel campo dell’ingegneria dei materiali e in specifico dell’acciaio) i risultati dei<br />

due meeting di Krickebeck e Messico, gli studi e le missive del WGS (RIZZI), tutta la problematica<br />

che nasceva dalla reazione dell’AXA dopo l’incendio di Krefeld con innalzamento delle franchigie<br />

e cioè le varie relazioni che erano state inviate alla TKAST dai vari ct AXA (BRIZZI, WEBER),<br />

infine i problemi che riguardavano ancora la chiusura della procedura amministrativa con il<br />

Comando dei Vigili del Fuoco per il rilascio del certificato di prevenzione incendi dello<br />

stabilimento di Torino.<br />

Ha dichiarato di aver approvato il Documento di valutazione rischi e il Piano di emergenza ed<br />

evacuazione fidandosi della competenza di SALERNO e CAFUERI.<br />

Ha anche dichiarato di conoscere le norme tecniche internazionali e di aver visitato con costanza<br />

(1/2 volte al mese) lo stabilimento di Torino dal marzo 2005 e sino al settembre 2007 e poi di aver<br />

intrattenuto rapporti telefonici giornalieri con SALERNO che gli riferiva degli incendi avvenuti. La<br />

decisione di non recarsi più a Torino dal settembre 2007 era stata da lui presa perché ormai lo<br />

stabilimento aveva ridotto di molto la produzione e non erano attivi più molti impianti. Egli non<br />

aveva alcun elemento di conoscenza per prevedere come possibile un incendio come quello poi<br />

verificatosi, e comunque si fidava della capacità dei suoi collaboratori di Torino.<br />

Ciò che l’imputato e la sua Difesa contestano è che tali decisioni vennero assunte nella<br />

consapevolezza e accettazione di alti e concreti rischi di incendio che potevano avvenire nelle linee<br />

(fra cui la APL5) che continuarono a lavorare a Torino. Infatti, secondo l’imputato, la APL5 era<br />

un impianto sicuro perché era l’unico della TK ad avere la centrale oleodinamica segregata e<br />

protetta da un impianto automatico di rivelazione e spegnimento. Le residue misure che non erano<br />

state ancora realizzate lungo la APL5 non erano quella di installare lungo tutta la linea un sistema di<br />

rilevazione e spegnimento automatico dei punti di rischio (centraline e condotti oleodinamici)<br />

perché questa non era stata prescritta da nessuna delle autorità, articolazioni TKL, WGS, ct AXA<br />

né dai Vigili del Fuoco. Dunque essa non era doverosa. Inoltre, le opere in effetti differite<br />

riguardavano -secondo le ultime condizioni di WEBER- un altro tratto della linea (quella di<br />

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