Girolamo Bianconi opere di Francesco Marchi a Bologna 1824.pdf
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Girol[mo Bi[n]oni<br />
L_ op_r_ ^i Fr[n]_s]o M[r]hi<br />
n_ll[<br />
Bi\liot_][ ]omun[l_ ^i Bologn[.<br />
(1824)<br />
Con l_ \iogr[fi_ F. M@RCHI s]ritt_ ^[ D. L[m\_rini _ C[rlo Promis
DE MARCHI, <strong>Francesco</strong><br />
(<strong>Bologna</strong> 1504 - L'Aquila 1576)<br />
Nato a <strong>Bologna</strong> da famiglia modesta originaria <strong>di</strong> Crema, assistette, forse soldato <strong>di</strong> Carlo V, alla battaglia <strong>di</strong> Pavia (1525) e<br />
all'asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Firenze (1529-30), nel 1542-46 partecipò alla commissione per il progetto della cinta bastionata sulla destra del<br />
Tevere presieduta da Alessandro Vitelli e composta da Castriotto, Montemellino e Alghisi. Lasciata Roma nel 1550 per la rottura<br />
tra il papa e casa Farnese, nel 1551-52 fu commissario d'artiglieria a Parma e nel 1558 lavorò al palazzo ducale <strong>di</strong> Piacenza. Al<br />
servizio dal 1533 <strong>di</strong> Alessandro de' Me<strong>di</strong>ci "Il Moro", poi della vedova Margherita d'Austria, figlia naturale dell'Imperatore e<br />
governatrice delle Fiandre (1559-68) e dell'Aquila, la seguì nei suoi successivi incarichi e nel 1567 redasse sei <strong>di</strong>versi progetti per<br />
la fortificazione <strong>di</strong> Anversa, poi realizzata dal suo amico Paciotto. Stu<strong>di</strong>oso dei Monti Sibillini, nel 1535 tentò <strong>di</strong> recuperare,<br />
protetto da un ru<strong>di</strong>mentale scafandro, le navi <strong>di</strong> Caligola affondate nel Lago <strong>di</strong> Nemi. Inseguito dai corsari a Ponza, naufrago alla<br />
foce del Tevere, testimone <strong>di</strong> un'eruzione nel Golfo <strong>di</strong> Napoli, il 19 agosto 1573, accompagnato da una guida e da due portatori,<br />
ascese al Corno Grande del Gran Sasso assieme al milanese Cesare Schiafinato e da Diomede dell'Aquila ed esplorò alcune<br />
caverne presso Assergi. Morto all'Aquila, fu sepolto a Piazza Palazzo, nella Chiesa <strong>di</strong> San <strong>Francesco</strong>, oggi demolita. Dal 1542<br />
cominciò a scrivere il suo trattato Della Architettura Civile e Militare. Teorico dei sistemi bastionati, dei barbacani e dei<br />
controspalti, prefigurò in una sua tavola, oggi al Museo del Genio <strong>di</strong> Castel Sant'Angelo, un sistema d'attacco alla Vauban. Ercole<br />
Corazzi, L'architettura militare <strong>di</strong> <strong>Francesco</strong> De <strong>Marchi</strong> <strong>di</strong>fesa dalla critica del signor Alano Manesson Mallet, <strong>Bologna</strong>, 1720.<br />
Giovanni Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, <strong>Bologna</strong> 1786, V, pp. 218-233. <strong>Girolamo</strong> <strong>Bianconi</strong>, Del pregio e<br />
dell'importanza degli esemplari a stampa ed a penna delle <strong>opere</strong> del capitano <strong>Francesco</strong> <strong>Marchi</strong> Bolognese i quali ora si<br />
conservano nella biblioteca comunale Magnani <strong>di</strong> <strong>Bologna</strong>, <strong>Bologna</strong>, nella Tipografia fabbri, 1824. Promis, Ing. e scritt. mil.<br />
bolognesi, pp. 56-92. Ciro Robotti, <strong>Francesco</strong> De <strong>Marchi</strong>, ingegnere-trattatista del Rinascimento, pp. 883-892. Id., "<strong>Girolamo</strong><br />
Cataneo, <strong>Francesco</strong> de <strong>Marchi</strong> e Carlo Theti: teorici e progettisti nell'arte nuova <strong>di</strong> fortificare", in Luci tra le Rocce, Atti del<br />
convegno internazionale svoltosi a Salerno il 20-30 aprile 2004, Firenze, Alimnea, 2005, I, pp. 299-311.<br />
Trattato <strong>di</strong> architettura militare. Ms. cart. sec. XVI-XVII, cc. 126, mm. 425x285 [BNCF - II. I. 280 (c. 2r Pianta <strong>di</strong> Firenze)]<br />
Della Architettvra Militare, del Capitanio Franc. de' <strong>Marchi</strong>, Libri Tre. Nelli Qvali Si Descrivono Li Veri Mo<strong>di</strong>, del fortificare, che si<br />
vsa a' tempi moderni con cento sessanta piante <strong>di</strong> città e fortezze. Con vn Breve, Et Vtile Trattato del modo <strong>di</strong> fabricar<br />
l'Artigliaria & la pratica <strong>di</strong> adoperarla, da quelli che hanno carico <strong>di</strong> essa. co<strong>di</strong>ce membranaceo Roma 1546, con 165 tavole,<br />
presso ISCAG. E' la prima versione del trattato in tre esemplari e<strong>di</strong>zione del 1546 (de<strong>di</strong>ca al duca <strong>di</strong> Sessa e "al Magnanimo e<br />
Invittissimo Re", forse Felipe II). (erronea menzione <strong>di</strong> altra e<strong>di</strong>zione in Venezia 1577)<br />
Dell'architettura militare libri tre. Opera novamente data in luce. In Brescia, appresso Comino Presegni. Ad instanza <strong>di</strong> Gasparo<br />
dall'Oglio, 1599 in-fol. pp. 387, tavv. 173. Ed. postuma e, secondo il Promis, parziale della seconda versione del trattato, in 4<br />
libri, omessa la parte relativa all'architettura civile. [Catalogo Floncel I, p. 118, N. 1397.] [BNCF - Palatino 10. 6. 6. 26].<br />
Secondo Promis le e<strong>di</strong>zioni "Comino Presegni 1600", "Appresso Gio. Battista, & Antonio Bozzoli fratelli, 1603" (pp. 680) e<br />
"Appresso Pietro Maria Marchetti, 1609" (pp. 558) sono fittizie, realizzate cioè mutando solo il frontespizio e la de<strong>di</strong>ca sulle<br />
copie avanzate della e<strong>di</strong>zione 1599. Seconda e<strong>di</strong>zione curata e annotata da Luigi Marini In Roma, Nella Stamperia de Romanis,<br />
1810, in-folio, 5 tomi.<br />
Trattato <strong>di</strong> architettura civile e militare in sette libri copia settecentesca nella Biblioteca comunale <strong>di</strong> <strong>Bologna</strong> estratta dall'abate<br />
Calzoni, ultimo <strong>di</strong>scendente in linea femminile <strong>di</strong> De <strong>Marchi</strong>, dal co<strong>di</strong>ce della Magliabechiana <strong>di</strong> Firenze. Secondo il Promis si<br />
tratta della terza e ultima rielaborazione dell'opera <strong>di</strong> De <strong>Marchi</strong>, composta all'Aquila prima in 12 e poi in 7 libri, ed è l'unica<br />
copia completa, perché nel 1790, quando fu rilegato, il co<strong>di</strong>ce fiorentino fu mutilato <strong>di</strong> 95 capitoli dei libri II e III. Da questo<br />
co<strong>di</strong>ce mutilo fu estratta nel 1830 la copia torinese (Saluzziana).<br />
Cento lettere del capitano <strong>Francesco</strong> <strong>Marchi</strong>, bolognese, conservate nell'archivio governativo <strong>di</strong> Parma, ed ora per la prima volte<br />
recate in luce Parma, R. Deputazione <strong>di</strong> storia patria, 1864, pp. 186.
Da Dizionario Biografico degli Italiani<br />
DE DE MARCHI, MARCHI, <strong>Francesco</strong><br />
<strong>Francesco</strong><br />
<strong>di</strong> D. Lamberini<br />
DE MARCHI, <strong>Francesco</strong>. - Figlio <strong>di</strong> Marco, nacque a <strong>Bologna</strong> all'inizio del 1504; <strong>di</strong>scendeva dalla nota famiglia cremasca <strong>di</strong><br />
intarsiatori del legno, venuta a stabilirsi a <strong>Bologna</strong> col bisnonno Domenico, intorno alla metà del sec.XV (Fantuzzi, 1786, pp. 218<br />
s.; Venturi, 1816, pp. 3 s.; Ronchini, 1864, p. XXX nn. 5-6; Ban<strong>di</strong>rali Verga, 1965). Degli anni giovanili passati a <strong>Bologna</strong> nulla<br />
trapela dagli scritti del D. che pure sono ricchi <strong>di</strong> riferimenti autobiografici, né si conoscono le ragioni che lo spinsero giovanissimo,<br />
presumibilmente intorno al 1520, a partire dalla sua città<br />
Sebbene ne restasse lontano tutta la vita, mantenne stretti legami con la sua patria. Sappiamo infatti che, insieme con suo fratello<br />
Alberto, possedeva in città una modesta casetta, male amministrata in sua assenza (Ronchini, 1864, pp. 106s.). Bolognese era anche<br />
la madre dei suoi due figli, Maddalena <strong>di</strong> Friano Neroni, che il D. rifiutò <strong>di</strong> sposare. Il primogenito Marc'Antonio, nato a Parma nel<br />
1555, stu<strong>di</strong>ò e siaddottorò a <strong>Bologna</strong> dove, legittimato dal padre, visse parte della sua vita. Così l'amatissima figlia Cleopatra, che,<br />
dopo aver trascorso vari anni dell'adolescenza in Fiandra insieme al padre, ritornò ancor giovane in patria per finire i suoi giorni in<br />
un convento bolognese. Significativo, infine, è il fatto che nel 1558, quando con il grado <strong>di</strong> "capitano <strong>di</strong> guerra" il D. aveva<br />
raggiunto una certa fama, venne ascritto in patria al ruolo dei citta<strong>di</strong>ni bolognesi, mentre in precedenza era stato un "semplice<br />
abitatore nativo della città" (Venturi, 1816, pp. 10 s.).<br />
A parte spora<strong>di</strong>ci accenni nei suoi scritti che testimoniano la giovanile partecipazione a gran<strong>di</strong> avvenimenti della storia<br />
contemporanea, senza però precisare in quale veste, come nel 1526 la caduta del castello <strong>di</strong> Milano, o, nel 1530, l'ingresso trionfale<br />
dell'imperatore Carlo V a <strong>Bologna</strong> (Venturi, 1816, pp.3 s.), i primi dati certi della lunga e movimentata biografia del D. si hanno<br />
solo proprio a partire dal 1530. Dopo essere stato presente all'asse<strong>di</strong>o degli Imperiali a Firenze, già nel 1531 lo troviamo al servizio<br />
del duca <strong>di</strong> Firenze, Alessandro de' Me<strong>di</strong>ci. Non sappiamo in quale veste servisse il duca. L però da escludere sia che fosse addetto<br />
alle poste, come suggerisce il Rocchi (1901, pp. 609 ss.) interpretando un passo autobiografico del D. troppo alla lettera (cfr. anche<br />
Ronchini, 1864, p., XXX, n. 6); sia che fosse assunto in qualità <strong>di</strong> esperto militare, in quanto tali competenze furono acquisite solo<br />
in seguito. Gli anni trascorsi al servizio dei Me<strong>di</strong>ci furono per lui particolarmente formativi. Come familiare <strong>di</strong> Alessandro, infatti,<br />
ebbe modo <strong>di</strong> viaggiare e seguire da vicino gli avvenimenti dei suo tempo con l'occhio attento del cronista. Fra gli avvenimenti più<br />
importanti da luiregistrati e a cui gli fu dato <strong>di</strong> partecipare fu il matrimonio del duca Alessandro con la figlia dell'imperatore Carlo<br />
V, Margherita d'Austria (29 febbr. 1536). Nel 1535 il D. (Venturi, 1816, p. 5), alle <strong>di</strong>pendenze del duca Alessandro e della mogliebambina,<br />
era a Roma dove rimase se<strong>di</strong>ci anni.<br />
Sempre nel 1535 iniziò lo stu<strong>di</strong>o dell'architettura civile e militare, conoscenza obbligatoria ai suoi tempi per intraprendere la scalata<br />
al successo. L anche del 1535, il 15 luglio, la coraggiosa immersione nel lago <strong>di</strong> Nemi, insieme con L. Bufalini; questa impresa, che<br />
per prima dette notorietà storica al D., fu compiuta con un ru<strong>di</strong>mentale scafandro per stu<strong>di</strong>are, misurare e prelevare pezzi della nave<br />
romana che giaceva nel fondo (l'episo<strong>di</strong>o è dettagliatamente descritto dal D. stesso nel suo trattato a stampa del 1599, libro II, cc.<br />
41v-43v; cfr. anche alla Biblioteca Me<strong>di</strong>cea Laurenziana <strong>di</strong> Firenze una copia ms., sec. XVIII, Ashb. 620: <strong>Marchi</strong>, La barca <strong>di</strong><br />
Trajano;cfr. inoltre Fea, 1790).<br />
Con l'assassinio <strong>di</strong> Alessandro e il matrimonio nel novembre del 1538 della sua giovanissima vedova con Ottavio Farnese, nipote<br />
del papa, il D. passò dal servizio <strong>di</strong> casa Me<strong>di</strong>ci a quello dell'ancor più potente casata papale. Sotto i Farnese, o meglio, alle <strong>di</strong>rette<br />
<strong>di</strong>pendenze <strong>di</strong> Margherita, gli anni romani risultarono i più fruttuosi. Viaggiò molto, in missione o al seguito dei Farnese,<br />
osservando ovunque con acutezza e passione tipica dell'auto<strong>di</strong>datta ogni fatto, e<strong>di</strong>ficio antico o moderno e ogni fenomeno naturale<br />
degno <strong>di</strong> attenzione, annotando ogni cosa per trasferire in seguito tali esperienze e osservazioni personali nel suo enciclope<strong>di</strong>co<br />
trattato. Il suo pensiero riguardo all'architettura civile e militare è chiaramente espresso in alcuni capitoli ine<strong>di</strong>ti del manoscritto II. I.<br />
277-280, nella Biblioteca nazionale <strong>di</strong> Firenze (De <strong>Marchi</strong>, Trattato <strong>di</strong> architettura militare, cc. 3-35,56). Roma fu per lui la più<br />
perfetta palestra <strong>di</strong> allenamento: "sempre cercai <strong>di</strong> vedere anticaglie - scrive - ogni giorno e ogni ora mi era mostrato cose nuove"<br />
(cfr. Venturi, 1816, p. 5).<br />
A Roma il D. conobbe e frequentò gli illustri esponenti <strong>di</strong> quella straor<strong>di</strong>naria folla <strong>di</strong> artisti, intellettuali, scienziati <strong>di</strong> ogni paese, lì<br />
richiamati dai gran<strong>di</strong> cantieri e<strong>di</strong>lizi e urbanistici aperti da papa Paolo III. Nella doppia veste <strong>di</strong> familiare <strong>di</strong> casa Farnese, cronista<br />
curioso delle mode dei suoi tempi, e <strong>di</strong> <strong>di</strong>lettante d'architettura e scienza militare, riuscì a partecipare, tra il '42 e il '48, alle <strong>di</strong>ete dei<br />
militari e architetti riuniti dal papa per decidere la forma più efficace da dare al fronte bastionato che doveva cingere il Borgo <strong>di</strong><br />
Roma. Frequentando il cantiere delle fortificazioni, poté partecipare ai lavori, misurando il bastione sangallesco, fondato fuori porta<br />
S. Sebastiano ed eseguendo una cortina e un baluardo fuori della porta <strong>di</strong> S. Pietro (cfr. la testimonianza dello stesso D. in Della<br />
architettura militare..., Brescia 1599, pp. 11v s.; cfr. anche Promis, 1863, pp. 61 s.). Sempre allo scopo <strong>di</strong> affiancare ai suoi stu<strong>di</strong><br />
architettonici ed ingegneristici la pratica, nello stesso periodo aiutò Leonardo Bufalini a misurare "tutta Roma dentro e fuori", per<br />
<strong>di</strong>segnare la pianta, poi incisa e pubblicata la prima volta a Roma nel 1551. Il D. lavorò col Bufalini "forse sei mesi, per mio piacere<br />
più che per imparare" (De <strong>Marchi</strong>, 1599, p. 42v). Inoltre, intorno al 1543 e dunque al tempo della fondazione, <strong>di</strong>venne membro<br />
dell'Accademia dei Virtuosi al Pantheon (vari riferimenti all'Accademia si trovano nel ms. della Bibl. nazion. <strong>di</strong> Firenze, II. I.277,<br />
c.35, cfr. Venturi, 1816, p. 7 e Lefèvre, 1969, p. 41e n. 10; Parigi, Bibl. nationale, Mss. It. 465, c. 27). Il D. fu impegnato dal 1542,<br />
per tutta la vita, nella stesura <strong>di</strong> un trattato <strong>di</strong> architettura civile e militare che, pure seguendo il modello classico, da Vitruvio<br />
all'Alberti (cfr. Tognetti, 1819, p. 19), doveva essere aggiornato alle esperienze e tecniche costruttive più moderne e, nel campo<br />
dell'architettura militare, offrirsi come una sorta <strong>di</strong> raccolta <strong>di</strong>dattica <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse piante e mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> fortificare alla luce delle più recenti<br />
invenzioni, ma che rimase ine<strong>di</strong>to.<br />
Spronato quin<strong>di</strong> dalla "Congregazione d'uomini che si <strong>di</strong>lettavano <strong>di</strong> fortificare" (Venturi, 1816, p.15), il D. cominciò a <strong>di</strong>segnare,<br />
rozzamente, nuove piante <strong>di</strong> fortificazioni, a costruirne i modellini, a incidere lui stesso (Ronchini, 1864, p. XXXI) e far incidere<br />
quelle proposte che, con ostinata fermezza, definì sempre "le mie invenzioni", <strong>di</strong>fendendole gelosamente contro i veri o presunti
plagi perpetrati a suo danno (fra le varie denunce <strong>di</strong> furto, cfr. in part. De <strong>Marchi</strong>, 1599, libro III, p. 44 e Ronchini, 1864, p.<br />
XXXVII, n. 32), o, più verosimilmente, compiuti da lui stesso a danno degli altri (cfr. a tale proposito le larvate e retoriche<br />
auto<strong>di</strong>fese <strong>di</strong>sseminate dal D. nei suoi scritti, Venturi, 1816, p. 26. Sul problema del plagio cfr. le note conclusive <strong>di</strong> D. Lamberini<br />
[1984], 1988 e Promis, 1863, pp. 68, 91 s.). "L'anno 1545", scrive ancora il D. (1599, p. 44v), "io havevo la maggior parte dell'opera<br />
mia in or<strong>di</strong>ne". Nell'agosto 1546 aveva cominciato a incidere e <strong>di</strong>ffondere sistematicamente le prime tavole (<strong>di</strong>dascalia alla prima<br />
tavola dell'ed. 1597 del trattato, p. 78), in<strong>di</strong>viduabili fra le rozze incisioni in folio piccolo che costituiscono il primo nucleo del<br />
trattato, dato alle stampe postumo nel 1577 (cfr. Architettura militare <strong>di</strong> <strong>Francesco</strong> <strong>Marchi</strong>, capitano, [in Venezia, per <strong>Francesco</strong><br />
Franceschi, 1577]; cfr. Fontanini, 1804, p. 436 e Pistolesi, 1816, che la definisce "e<strong>di</strong>zione nata da furti").<br />
Per tali tavole, nella cui rozzezza risulta chiaramente il livello <strong>di</strong>lettantesco dell'auto<strong>di</strong>datta, ma le cui soluzioni già in<strong>di</strong>cano una<br />
buona assimilazione delle conoscenze teoriche, il D. compose in seguito, ma sempre negli anni romani, i commenti. Questi<br />
costituiscono la base del trattato vero e proprio: testi pesantemente con<strong>di</strong>zionati da schemi mentali e citazioni tratte dai classici<br />
volgarizzati che giravano a quel tempo, ma ricchi <strong>di</strong> <strong>di</strong>gressioni <strong>di</strong> cronaca e preziosi riferimenti ad esperienze moderne e<br />
contemporanee nel campo dell'architettura sia militare sia civile. Anche il suo italiano era faticoso e infarcito <strong>di</strong> termini <strong>di</strong>alettali;<br />
dalla sua prosa emergono - però - lucide le idee, non tanto originali quanto magistralmente filtrate dal contesto culturale nel quale il<br />
D. viveva (emblematico a tale proposito il cap.XXXVIII del libro II del trattato a stampa, intitolato Come gli uomini senza essere<br />
letterati possano scrivere dell'architettura, ed. 1599, p. 29, Guidoni Marino, 1983, pp. 74 s.).<br />
Verso la fine del soggiorno romano (ma non si sa la data esatta) per prerogativa papale fu concesso al D. il titolo <strong>di</strong> "citta<strong>di</strong>no<br />
romano" con tutti i privilegi che esso comportava, fra i quali la possibilità, in seguito largamente usata, <strong>di</strong> fregiarsi dell'appellativo<br />
<strong>di</strong> "gentiluomo romano" (cfr. Tognetti, 1819, p. 13; Lefèvre, 1969, p. 141 e n. 13). Nel 1550 la corte <strong>di</strong> Margherita lasciò Roma, per<br />
seguire Ottavio Farnese, che andava a prendere possesso del Ducato <strong>di</strong> Parma. Il D. seguì la sua padrona, gratificato <strong>di</strong> lì a poco dal<br />
conferimento del titolo <strong>di</strong> capitano (cfr. l'atto ducale del 16 giugno 1551 in Venturi, 1816, p. XXXII, n. 13), primo riconoscimento<br />
ufficiale delle conoscenze acquisite nel campo delle fortificazioni. Come "commissario sopra l'artiglieria" (Ronchini, 1864, p. 171;<br />
Venturi, 1816, p. 9; Rocchi, 1901 p. 618), rilevò il perimetro <strong>di</strong> Parma, cinta d'asse<strong>di</strong>o, e fornì consigli per le <strong>opere</strong> <strong>di</strong>fensive.<br />
Il <strong>di</strong>segno, del 1552 (Parigi, Bibl. nat., Mss. It. 465, cc. 58-60v), è pubblicato fra le tavole e<strong>di</strong>te nel 1577 (cfr. tav. XXIX, c. 30) e, in<br />
una versione molto più elegante, nel trattato del 1597 (libro III, cap. XXIX). Oltre a ciò, la mansione principale del D. fu quella <strong>di</strong><br />
prendersi "carico sopra la fonderia" dei cannoni ducali (Venturi, 1816, p. 9). Sulla base dell'esperienza acquisita, egli poté scrivere<br />
in quegli anni "uno libro che tratta <strong>di</strong> arteleria" (Ronchini, 1864, p.XXXII n. 16), corrispondente al "breve et utile trattato, nel quale<br />
si mostrano li mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> fabricar l'Artigliaria et la pratica <strong>di</strong> adoperarla, da quelli che hanno carico <strong>di</strong> essa" (inserito come libro IV<br />
nella e<strong>di</strong>zione postuma del suo trattato pubblicato a Brescia nel 1599, dopo la p. 279, c. 22rv). Una versione quasi identica è quella<br />
del ms. Magliabechiano (Firenze, Bibl. naz., II.I.277, cc.184-210). Una <strong>di</strong>fferente stesura manoscritta e autografa, completa dei<br />
<strong>di</strong>segni che mancano alla e<strong>di</strong>zione a stampa è a Parigi (Bibl. nat., Mss. It. 465, cc. 65-72v); l'originalità del trattato fu riconosciuta<br />
solo dal Borgatti (in Enc. Ital., XII, p. 576; cfr. anche Venturi, 1816, p. 22, e Rocchi, 1901, p. 617).<br />
Nel 1554, al seguito dei Farnese nella missione <strong>di</strong>retta in Inghilterra per le nozze del fratellastro <strong>di</strong> Margherita, Filippo, con Maria<br />
Tudor, aveva offerto al re la prima stesura del suo trattato, "un piccolo libro" com'egli stesso lo definisce (Promis, 1863, pp. 68 ss.).<br />
Filippo II, tenendo l'opera in mano, lo aveva pregato <strong>di</strong> recitarglielo a memoria, il che il D. fece <strong>di</strong>sinvoltamente, meritandosi la<br />
ricompensa reale (Venturi, 1816, pp. 10-17). Tale inusitata procedura fu forse adottata per fugare malevoli sospetti circa l'autentica<br />
paternità del trattato; del resto, anche i versi scritti subito per lui, a lode <strong>di</strong> un "si sublime e peregrino ingegno", e de<strong>di</strong>catigli dal<br />
poeta <strong>di</strong> corte parmense Giulio, detto Ariosto, tra<strong>di</strong>scono un sapore ironico, forse involontario (cfr. Fantuzzi, 1786, p. 225, e<br />
Tiraboschi, 1791, p. 552, che riportano la quartina e Ronchini, 1864, p. XXXIII).<br />
Nel 1558 il D. a Piacenza veniva nominato da Madama "commissario maggiore" del gran palazzo ducale che i Farnese facevano<br />
costruire come loro residenza nella città appena acquistata (Ronchini, 1864, p. XXXIV, n. 22; Rocchi, 1901 p. 618; Adorni, 1982,<br />
pp. 179 e ss.) e partecipò autorevolmente alla scelta del progetto (cfr. Della architettura militare..., 1599, p. 29); l'Adorni (1982, fig.<br />
a p. 178) gli attribuisce anche due <strong>di</strong>segni della cittadella <strong>di</strong> Piacenza, conservati nell'Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Parma (Fabbriche ducali e<br />
fortificazioni, busta 4, fasc. 1, n. 1). Il D. ebbe modo <strong>di</strong> servirsi nel suo cantiere delle conoscenze acquisite nel campo<br />
dell'architettura civile, per trasferire poi l'esperienza nel suo trattato (vari riferimenti nell'e<strong>di</strong>zione a stampa, nel ms. della Bibl. naz.<br />
<strong>di</strong> Firenze, in part. II.I.277, c. 51; e soprattutto nel perduto ms. piacentino, per il quale cfr. Perreau, 1863, e Adorni, 1982, pp. 231<br />
ss.).<br />
Nel 1559 partì per Bruxelles, al seguito <strong>di</strong> Margherita, nominata dal fratello Filippo II, ora re <strong>di</strong> Spagna, reggente dei Paesi Bassi.<br />
Nel corso del viaggio <strong>di</strong> andata tenne un <strong>di</strong>ario, ove annotava usi, costumi e curiosità architettoniche dei paesi attraversati (cfr.<br />
Ronchini, 1864, p. 2). Il <strong>di</strong>ario è perduto ma molte annotazioni interessanti sono confluite nell'enciclope<strong>di</strong>co trattato (in particolare<br />
nel ms. della Bibl. naz. <strong>di</strong> Firenze, II.I.277, le osservazioni sulla Germania, libro II, cc. 115-129 e passim, unite a quelle<br />
sull'Inghilterra del precedente viaggio, c. 54 e passim; cfr. Venturi, 1816, pp. 10-12).<br />
Nelle Fiandre, sconvolte dalle guerre <strong>di</strong> religione, il D. trascorse otto anni, ben documentati dal regolare carteggio con la corte <strong>di</strong><br />
Parma, in particolare nella persona del segretario del duca Ottavio, Giovanni Battista Pico. Tali lunghe missive, per lo più autografe,<br />
ricche <strong>di</strong> informazioni personali e <strong>di</strong> notizie sulla vita e la politica <strong>di</strong> corte, le rivolte dei protestanti e i relativi tentativi governativi<br />
<strong>di</strong> repressione, conservate all'Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Parma (cfr. Ronchini, 1864, che però ingentilì e "tradusse" in buon italiano la<br />
rozza prosa <strong>di</strong>alettale del D.), hanno dato un contributo fondamentale alla conoscenza del personaggio (altre sono state pubblicate da<br />
Fantuzzi, 1786, Marini, 1810, I, e Venturi, 1817. Cfr. inoltre Cauchie, 1892 per il contributo fornito dal D. alla conoscenza delle<br />
lotte <strong>di</strong> religione nei Paesi Bassi).<br />
Sebbene molta letteratura, anche recente, abbia insistito con poche eccezioni (Rocchi, 1901; Lefèvre, 1969) a presentare il D.<br />
esclusivamente come architetto militare, i documenti degli anni fiamminghi e i successivi fino alla morte, <strong>di</strong>mostrano senza ombra<br />
<strong>di</strong> dubbio che questo cavallerizzo, "maestro <strong>di</strong> equitazione del giovane Ranuccio Farnese" (Rocchi, 1901 p. 615), fantasioso<br />
organizzatore <strong>di</strong> feste e giochi, prestante ballerino fino alla più tarda età e fedele cronista dei maggiori avvenimenti mondani della<br />
corte, fu innanzitutto un cortigiano, un familiare <strong>di</strong> Margherita, con uno stipen<strong>di</strong>o tanto misero da permettergli raramente l'acquisto<br />
della carta per scrivere e <strong>di</strong>segnare (Ronchini, 1864, pp.5, 16).<br />
Nelle Fiandre, dove non mancavano le occasioni pey mettere in pratica le sue competenze in campo militare, il capitano D. ebbe il<br />
pacifico titolo <strong>di</strong> "mareschal de logis dell'Altezza <strong>di</strong> Madama", assumendo <strong>di</strong> volta in volta incarichi <strong>di</strong> "coppiere" o "governatore <strong>di</strong><br />
tavola e compagnia" (Ronchini, 1864, pp. XXXV n. 24, 30, 37). "Invano supplicò la Duchessa <strong>di</strong> essere destinato all'artiglieria,
anche come semplice cannoniere o alle fortificazioni" (ibid., n. 24); il suo ruolo rimase relegato a corte e, a parte episo<strong>di</strong> marginali,<br />
come alcuni consigli forniti per varie fortificazioni e "la commissione amplissima" (Venturi, 1817, p. 12, Ronchini, 1864, p. 141 e<br />
passim; Lefèvre, 1969, pp. 144 s.) per il castello <strong>di</strong> Tournai (Doormijk), anche l'unica grande occasione che gli si presentò si risolse<br />
in un fiasco. Nel 1567 infatti, per la costruzione della fortezza <strong>di</strong> Anversa, il D., appoggiato dalla reggente, aveva apprestato un<br />
progetto che era stato spe<strong>di</strong>to in Spagna per essere approvato da Filippo II, ma benché tutto volgesse a suo favore, l'incarico fu<br />
affidato all'architetto <strong>di</strong> fiducia del duca d'Alba, <strong>Francesco</strong> Paciotti, "quella bestia viziosa del Pacchiotto" (Ronchini, 1864, pp. XI. n<br />
. 48, 144 s .; Van den Huevel [1984-85], 1989, pp. 168 ss.).<br />
Quasi tutti sulla carta o a livello <strong>di</strong> esercitazioni teoriche rimasero i piccoli progetti ingegneristici, come mulini e cartiere (Ronchini,<br />
pp. 161 s., 165 s.) e ingegnose invenzioni da tavolino, come i labirinti che <strong>di</strong>segnò nel 1565 per il duca <strong>di</strong> Parma e che troviamo<br />
pubblicati nel trattato <strong>di</strong> sole tavole del 1577 (rispettivamente cc. 31 e 32 e Ronchini, 1864, pp. 42, 54). Grande successo aveva<br />
ottenuto invece un cocchio da lui inventato e costruito in occasione delle sontuose feste allestite a Bruxelles nel 1565-66 per il<br />
matrimonio del figlio <strong>di</strong> Margherita, Alessandro Farnese, con Maria del Portogallo. Il "Carro dei Sole", tutto dorato e arricchito <strong>di</strong><br />
statue e ornati, contribuì a introdurre nel Belgio la moda dei carri all'italiana (Fantuzzi, 1786, p. 222, riporta l'epitalamio latino <strong>di</strong><br />
Pietro Mamerano con le lo<strong>di</strong> al cocchio del D.; Ronchini, 1864, pp. XXXV n. 26, 19 s., 45).<br />
Tipico prodotto della sua attività <strong>di</strong> cortigiano sono tutti gli scritti del D. pubblicati coevi. In occasione dei festeggiamenti delle<br />
nozze <strong>di</strong> Alessandro Farnese compose anche una cronaca particolareggiata <strong>di</strong> tutti gli avvenimenti, Narratione particolare ... delle<br />
gran feste e trionfifatti in Portogallo e Fiandra nello sposalitio dell'illustrissimo ... sig. Alessandro Farnese ... e ... donna Maria del<br />
Portogallo, opuscolo stampato a <strong>Bologna</strong> "appresso Alessandro Benacci" nel 1566, che risultò, a detta dell'autore, tanto emendato e<br />
pieno <strong>di</strong> lacune da provocargli non poche noie a corte (Ronchini, 1864, pp. 64 s.).<br />
Va inoltre ricordata la lettera stampata nel 1559, e oggi introvabile, che descrive la fastosa cerimonia dell'assegnazione ad Ottavio<br />
Farnese dell'Or<strong>di</strong>ne del Toson d'oro (Ronchini, 1864, p. XXXV n. 25). Segue l'Aviso mandato dal magn. capitan <strong>Francesco</strong> de<br />
<strong>Marchi</strong>, ... dove narra ... le pompose livree et scaramuzze <strong>di</strong> cavalli et fanti, archi trionfali et superbi apparati et feste fatte nelle<br />
nozze del... Re ... <strong>di</strong> Spagna et de la ser. Regina ... nelle nobili città <strong>di</strong> Guadalagia et <strong>di</strong> Madrid dell'anno presente, con li nomi <strong>di</strong><br />
tutti l'illustri principi et signori et madame intervenuti... in <strong>Bologna</strong>, per Pellegrino Bonardo, 1560 (in quarto). Infine, nell'ultima<br />
<strong>opere</strong>tta che fa la cronaca della visita ufficiale a Margherita del giovane fratello, don Giovanni (Breve trattato del capitan<br />
<strong>Francesco</strong> De <strong>Marchi</strong> gentilhuomo dell'Altezza <strong>di</strong> Madama nella venuta che fece la prima volta all'Aquila il serenissimo Don<br />
Giovanni d'Austria..., stampata a L'Aquila, "appresso Gioseffo Cecchio", nel 1576 in quarto) troviamo questo significativo accenno<br />
autobiografico: "mentre si ballava ... Madama fece chiamare il capitano <strong>Francesco</strong> <strong>Marchi</strong>, suo antiquo servitore e gli comandò che<br />
dovesse ballare e guidare alcune sorte <strong>di</strong> balli, il quale in atto riverente ubedì ... et misse in campo altri balli et giuochi mantenendo<br />
sempre in festa a tutta quella brigata".<br />
Il D. rientrò in Italia nel 1568, seguendo Madama che, lasciato il pesante governo dei Paesi Bassi, dopo una breve sosta a Piacenza,<br />
era andata ad isolarsi nei suoi feu<strong>di</strong> abruzzesi. Le ultime lettere spe<strong>di</strong>te da Leonessa, Cittaducale e L'Aquila ci mostrano l'anziano<br />
cortigiano insofferente <strong>di</strong> tale "esilio". "lo vorria - scrive - stampare l'opera mia [il trattato] e stare in loco che vedessi mia figliola e<br />
amici" (Ronchini, 1864, pp. 165 s.).<br />
Il suo cruccio maggiore era quello <strong>di</strong> non poter ritornare a Roma, "solamente a godere la bella vista <strong>di</strong> quelle anticaglie" (Venturi,<br />
1816, p. 12; Ronchini, 1864, p. 68). Ma in Abruzzo non rimase inattivo. E del 1573, per es., la scalata al monte Corno, sul Gran<br />
Sasso d'Italia, della quale lasciò una dettagliata relazione (riportata dal Venturi, 1816, pp. 38-40). Tutte le sue esperienze personali,<br />
le osservazioni <strong>di</strong>rette confluirono nell'enciclope<strong>di</strong>co trattato a cui il D. lavorò per ventiquattro anni, senza poterlo vedere stampato.<br />
Morì a L'Aquila il 15 febbr. 1576, avendo servito fedelmente Margherita "42 anni, 6 mesi e 16 giorni" ed essendo <strong>di</strong>venuto "in Arte<br />
fortificationum excellens et perspicuus", secondo la lapide, fatta incidere dal figlio Marc'Antonio sulla tomba nella chiesa aquilana<br />
<strong>di</strong> S. <strong>Francesco</strong>, oggi demolita (la lapide, perduta, fu riscoperta e pubblicata dal Leosini, 1848, pp. 110 s.).<br />
Ad un anno dalla morte del D. uscì a Venezia dalla tipografia <strong>di</strong> <strong>Francesco</strong> Franceschi l'Architettura militare <strong>di</strong> <strong>Francesco</strong> <strong>Marchi</strong><br />
capitano (tutti i commentatori concordano nel definirla senza data né luogo, ad eccezione <strong>di</strong> Orlan<strong>di</strong>, 1714, e Fontanini, 1804, p.<br />
436; cfr. anche Fantuzzi, 1876, p.226). Si tratta, come s'è detto, delle "ventinove figure <strong>di</strong> fortificazione in ventotto tavole"<br />
(<strong>Bianconi</strong>, 1824, p. 4), le prime fatte intagliare dal D., a cui furono unite le incisioni dei due labirinti e il ritratto dell'autore,<br />
attribuito a G. Bonasoni (Pistolesi, 1816, p. 4). Quest'opera, senza testi scritti, è definita dal Venturi "le XXX piccole tavole"<br />
(Venturi, 1816, p. 18): è infatti un album in folio piccolo per un totale <strong>di</strong> 32 pagine e costituisce il nucleo primitivo del trattato,<br />
quello che, secondo il Venturi, fu recitato davanti al futuro Filippo II (Venturi, 1816, riporta in frontespizio il ritratto del D. inciso).<br />
Vent'anni dopo, il bolognese Gaspare Dall'Oglio dava alle stampe una ricchissima opera intitolata Novam hanc sexaginta et ultra<br />
<strong>di</strong>versarum arcium, urbium, oppidorum ... delineationem ... quam olim militum dux Franciscus de <strong>Marchi</strong>s typis aereis incisam<br />
reliquit..., Brixiae, Gaspar Lolius formis, MDIIIC. In folio reale, è composta da 166 tavole <strong>di</strong> fortificazioni, finemente incise e un<br />
frontespizio, <strong>di</strong>segnato da Leon Palavicino, recante la de<strong>di</strong>ca in latino dell'e<strong>di</strong>tore a Vincenzo Gonzaga, duca <strong>di</strong> Mantova, per un<br />
totale <strong>di</strong> 139 pagine. Queste "Tavole <strong>di</strong> architettura militare" (M. d'Ayala, Bibliografia militare antica e moderna, Torino 1854, pp.<br />
106 s. e passim), prive dei commenti e messe alla rinfusa con i primitivi numeri dei capitoli abrasi, sono "<strong>di</strong> prima freschezza"<br />
(Pistolesi, 1816, p. 4). Il Dall'Oglio infatti era riuscito a trovare i rami originali che, incisi ad Anversa, il D. aveva riportato con sé in<br />
Italia nella speranza <strong>di</strong> stampare infine la sua opera, ma non il testo. Un paio <strong>di</strong> anni più tar<strong>di</strong>, venuto in possesso <strong>di</strong> uno dei<br />
manoscritti, il Dall'Oglio lo unì alla meglio alle tavole e pubblicò l'intero trattato malamente ricucito coi titolo: Della architettura<br />
militare del capitano <strong>Francesco</strong> De' <strong>Marchi</strong> bolognese gentil'huomo romano, libri tre. Nelli quali si descrivono li vari mo<strong>di</strong> del<br />
fortificare che si usa alli tempi moderni, con un breve et utile trattato nel quale si <strong>di</strong>mostrano li mo<strong>di</strong> del fabricar l'artiglieria et la<br />
prattica <strong>di</strong> adoperarla, opera nuovamente data in luce, in Brescia 1599, appresso Comino Presegni. Il trattato in folio reale, per un<br />
totale <strong>di</strong> 302 pagine, è composto per due terzi dalle 161 tavole con i loro commenti (libro III), mentre nella prima parte si trovano<br />
anche i capitoli attinenti all'architettura civile (libro II). In alcuni esemplari vi è la lettera de<strong>di</strong>catoria alla Signoria <strong>di</strong> Venezia nella<br />
quale l'e<strong>di</strong>tore spiega che la nuova pubblicazione è dovuta al ritrovamento dei testi. Successivamente il Dall'Oglio finse altre<br />
e<strong>di</strong>zioni, ma, com'era uso in quei tempi, in realtà cambiò soltanto il frontespizio e la de<strong>di</strong>ca. Abbiamo cosi, con lastre sempre più<br />
stanche, una Della architettura militare ... libri quattro, in Brescia 1600, de<strong>di</strong>cata al duca <strong>di</strong> Mantova e sempre a Brescia altre due<br />
Della architettura militare ... libri tre, rispettivamente del 1603, "appresso Gio Battista e Antonio Bozzoli fratelli", e 1609, "presso<br />
Pietro Maria Marchetti".<br />
Il manoscritto usato per l'e<strong>di</strong>zione postuma non era né l'unico né l'ultimo. Nei decenni successivi alla presentazione del suo "piccolo
libro" a Filippo Il infatti il D. aveva continuato ad accrescere l'opera, lavorando sia all'architettura civile sia a quella militare. Alla<br />
corte <strong>di</strong> Bruxelles, a fronte del tiepido interesse mostrato da Madama per l'appassionato impegno del suo <strong>di</strong>lettante, trovò il sostegno<br />
aperto e l'incoraggiamento concreto a finire e stampare il trattato da parte <strong>di</strong> alcuni fra i principali membri del Consiglio <strong>di</strong> Stato,<br />
rivelatisi tutti (e non è casuale) fautori più o meno scoperti della riforma protestante e come tali finiti in galera o eliminati<br />
(Ronchini, 1864, pp. 142 s. e passim).<br />
Dopo falliti tentativi per stamparlo ad Anversa e a Piacenza (Ronchini, 1864, passim) ilD., negli anni abruzzesi, continuò a<br />
lavorarci, aggiornando il testo e facendolo copiare e volgere in buon italiano da vari copisti che, come negli anni fiamminghi, si<br />
avvicendarono sui suoi manoscritti (cfr. Promis, 1863; per primo lo in<strong>di</strong>viduò e ne trascrisse alcune parti). Una copia del XIX secolo<br />
si trova alla Bibl. reale <strong>di</strong> Torino, segnata ms. Saluzzo 275.<br />
Un trattato <strong>di</strong> sola architettura civile, composto in 10 libri per complessive 534 carte, databile al 1560 (Ronchini, 1864, P.XXXVII<br />
n.32), il cosiddetto "co<strong>di</strong>ce Perreau", risulta oggi <strong>di</strong>sperso (cfr. Perreau, 1863, che ne pubblica uno stralcio, e Adorni, 1982, pp. 258<br />
ss.). Molti capitoli sull'architettura civile, uniti al trattato <strong>di</strong> architettura militare vero e proprio, si trovano nell'ultimo dei manoscritti<br />
conosciuti (Biblioteca nazionale <strong>di</strong> Firenze), compiuto dal D. intorno al 1571 (Promis, 1841, p. 117). t un co<strong>di</strong>ce cartaceo rilegato in<br />
vacchetta, recentemente restaurato, intitolato Trattato <strong>di</strong> architettura militare e segnato Fondo Nazionale II.I.277-280 (ex Magl., cl.<br />
XVII, cod. 3), composto <strong>di</strong> tre tomi <strong>di</strong> testo, in folio reale (v. Venturi, 1816, pp. 30 ss. per i confronti con l'e<strong>di</strong>zione a stampa) e <strong>di</strong><br />
un quarto pure in folio (280), un atlante che raccoglie le piante acquarellate <strong>di</strong> varie città italiane e straniere. Stu<strong>di</strong> recenti hanno<br />
<strong>di</strong>mostrato che l'attribuzione dei <strong>di</strong>segni al D. va esclusa (Lamberini, 1980; [1984], 1988), anche se su <strong>di</strong> essi si era basata,<br />
sostanzialmente, la fama dei De <strong>Marchi</strong>. L'atlante viene registrato nella Guardaroba Me<strong>di</strong>cea come Libro <strong>di</strong> fortificazioni del<br />
capitano <strong>Francesco</strong> <strong>Marchi</strong>... ma ciò in<strong>di</strong>ca che era <strong>di</strong> proprietà e non <strong>di</strong>segnato dal D. (Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Firenze, Guardaroba<br />
Me<strong>di</strong>cea, f.79, c. 201; f. 97, c. 262). In realtà le tavole sono <strong>di</strong> mano <strong>di</strong> G. B. Belluzzi (cfr. Diz. biogr. d. Italiani, ad vocem, e<br />
Lamberini, 1980, p. 388) mentre quelle dell'altro co<strong>di</strong>ce II. I. 281, attualmente attribuito al D., Piante <strong>di</strong> fortezze italiane e straniere,<br />
sono invece attribuibili al pisano Matteo Neroni che compì il lavoro nel 1602 a Roma (cfr. Vari den Huevel [1984-85], 1989;<br />
Lamberini [1984], 1988; Collezionismo e patronato..., 1989).<br />
Tra il 1788 e il '93 l'intera opera conosciuta del D. fu fatta copiare "a spese del sacerdote <strong>Francesco</strong> Calzoni", bolognese, ultimo<br />
<strong>di</strong>scendente per linea femminile della famiglia De <strong>Marchi</strong>. Il lavoro <strong>di</strong> eccellente fattura, composto <strong>di</strong> quattro volumi <strong>di</strong> testo e un<br />
atlante, è conservato presso la Biblioteca comunale dell'Archiginnasio a <strong>Bologna</strong>. I primi tre tomi <strong>di</strong> testo, in folio reale, segnati B<br />
1563-1565 (ex 17.0.I.2-4), sono copia fedele dell'e<strong>di</strong>zione a stampa del 1599. Il quarto tomo, in folio segnato B 1566 (ex 17.0.I.5),<br />
<strong>di</strong> complessive 215 cc., è la copia del co<strong>di</strong>ce della Magliabechiana fiorentina che, per un lapsus calami, e detta Laurenziana, a<br />
esclusione delle parti stampate; inoltre dalla c. 68 alla fine è riportato un Trattato <strong>di</strong> architettura militare attribuito al D., ma che<br />
risulta invece essere il Trattato delle fortificazioni <strong>di</strong> terra <strong>di</strong> Giovanni Battista Belluzzi, semplicemente posseduto dal D. e quin<strong>di</strong><br />
recante la sua firma (Lamberini, 1980, pp. 487 s. e passim). Infine, l'atlante, segnato B 4363 (ex B 1566 II, ex 17. QF . I.7),<br />
<strong>di</strong>segnato a penna con rara maestria "dall'egregio giovine Giuseppe Maria Stanzani, muto", cartaceo in folio oblungo <strong>di</strong> 205 cc.,<br />
riporta, oltre alle 161 tavole del trattato a stampa nell'e<strong>di</strong>zione del 1599, le 28 tavole del piccolo trattato del 1577 con i due labirinti<br />
e il ritratto del De <strong>Marchi</strong>. La copia or<strong>di</strong>nata dal Calzoni risulta particolarmente preziosa in quanto, essendo andati perduti in una<br />
rilegatura della fine del Settecento gli ultimi 31 capitoli del libro II e i primi 63 del libro III del co<strong>di</strong>ce Magliabechiano, troviamo<br />
ricopiate queste parti nel ms. B 1566, cc. 160v e ss.<br />
Infine, a testimonianza <strong>di</strong> una crescente fortuna e per porre rime<strong>di</strong>o a una presunta carenza <strong>di</strong> copie (la rarità era stata, secondo i<br />
sostenitori sette-ottocenteschi del D., prodotta ad arte dagli oltramontani che, per nascondere i loro plagi, avevano cercato <strong>di</strong> far<br />
sparire dal mercato quante più copie potevano dell'opera), nel 1810 l'architetto L. Marini aveva curato una ristampa del trattato,<br />
e<strong>di</strong>ta a Roma presso Mariano De Romanis e figli, in cinque volumi in folio reale dal formato gigante, che furono naturalmente<br />
de<strong>di</strong>cati "alla Maestà <strong>di</strong> Napoleone I". L'opera risultò degna <strong>di</strong> tale personaggio, soprattutto le tavole, magnificamente incise alla<br />
moderna da G. B. Cipriani e P. Ruga fra il 1805 e il 1808; ma, non avendo voluto tener conto il Marini del manoscritto appena<br />
ricopiato, offertogli dall'abate Calzoni, risulta meno completa <strong>di</strong> quanto avrebbe potuto essere.<br />
La pubblicazione del trattato dei D. a oltre un ventennio dalla morte, quando erano ormai ovvie o superate le più moderne<br />
"invenzioni" lì raccolte, passò sotto silenzio anche per il suo contenuto essenzialmente teorico, e la scarsa possibilità <strong>di</strong> rendere<br />
esecutivi i <strong>di</strong>segni, bellissimi, ma tutti a grande scala e sprovvisti <strong>di</strong> particolari costruttivi. Manoscritto e <strong>di</strong>segni, sfuggiti al loro<br />
autore, avevano influenzato più o meno pesantemente vari ingegneri militari, soprattutto nordeuropei. Per il trattato <strong>di</strong> Giovanni van<br />
Schille, per es., pubblicato ad Anversa nel 1580, si può parlare <strong>di</strong> scoperto plagio (Marini, 1810, I, p. 31). Più interessante ancora è<br />
il caso <strong>di</strong> Daniel Specklin (1536-1589), il fondatore della fortificazione alla moderna nei paesi <strong>di</strong> lingua tedesca. Lo sta a <strong>di</strong>mostrare<br />
un gruppo <strong>di</strong> 39 <strong>di</strong>segni, conservati alla Wúrttembergische Landesbibliothek <strong>di</strong> Stoccarda, recanti l'iscrizione "Franciscus de<br />
<strong>Marchi</strong>s Bononiensis Author Danieli Specklini Arg [entiniensis] Faciebat" (Neumann, 1984-85, p. 65): l'ambiguità della de<strong>di</strong>ca<br />
latina può far supporre che si tratti <strong>di</strong> copie <strong>di</strong> <strong>di</strong>segni del D. eseguite dallo Specklin.<br />
Fonti e Bibl.: P. A. Orlan<strong>di</strong>, Notizie degli scrittori bolognesi..., <strong>Bologna</strong> 1714, p. 120;E. Corazzi, Archit. militare <strong>di</strong> F. <strong>Marchi</strong>...<br />
<strong>di</strong>fesa dalla critica del sig. Allano Manesson Mallet parigino, <strong>Bologna</strong> 1720; S. Maffei, Verona illustrata, parte II..., Verona 1731,<br />
coll. 111-114, 121-124;G. Da Via, Dissertazione su la militare architettura..., Modena 1764, pp. 16 s.; G. Targioni Tozzetti,<br />
Relazioni <strong>di</strong> alcuni viaggi fatti in <strong>di</strong>verse parti della Toscana, Firenze 1768, II, p. 362; IX, ibid. 1786, pp. 312, 319-331;G. Fantuzzi,<br />
Notizie sugli scrittori bolognesi, <strong>Bologna</strong> 1786, V, pp. 218-233; IX, ibid. 1794, p. 146;C. Fea, Descriz. della barca antica che<br />
trovasi affondata nel lago <strong>di</strong> Nemi, tratta dall'Architettura militare <strong>di</strong> F. D., libro II capo 82, in Miscell. filologica e critica<br />
antiquaria..., Roma 1790, I, pp. CCLXXIV-CCLXXXI; G. Tiraboschi, Storia della letter. ital., Modena 1791, VII, 1, pp. 552-<br />
555;L. Marini, Saggio istor. e algebrico su i bastioni..., Roma 1801, pp. 33-77; P.E. Guarnieri, Breve bibl. <strong>di</strong> architettura militare,<br />
Milano 1803, pp. 20, 45 s., 57, 71-74;G. Fontanini, Bibl. dell'eloquenza italiana ... con le annotazioni del sig. Apostolo Zeno, Parma<br />
1804, II, pp. 436 s.; L. Marini, Bibl. istorico critica <strong>di</strong> fortificazione permanente, Roma 1810, pp.30 s., 214 ss. e passim;V. Lancetti,<br />
Vita <strong>di</strong> F. D. ..., in Vite e ritratti <strong>di</strong> illustri italiani, Padova 1812, I, n. XXII; [F. Pistolesi] Sulle antiche e<strong>di</strong>z. dell'architettura<br />
militare del capitano F. D., [Livorno] 1816;G.B. Venturi, Memoria intorno alla vita e alle <strong>opere</strong> del capitano F. <strong>Marchi</strong>, Milano<br />
1816;Id., Lettera del cav. G. B. Venturi sopra IV lettere ined. del <strong>Marchi</strong>, in Biblioteca italiana ossia Giornale <strong>di</strong> letter., scienze ed<br />
arti, V (1817), pp. 550-559, Id., Appen<strong>di</strong>ce alle due memorie intorno al capitano F. <strong>Marchi</strong> e sull'origine e i primi progressi delle<br />
moderne artiglierie, Milano 1817, pp. 3-18;P.-L. Ginguené, Histoire littéraire d'Italie, VII, Paris 1819, pp. 189-193;F. Tognetti,
Elogio <strong>di</strong> F. D. bolognese architetto militare, in Opuscoli letterari, <strong>Bologna</strong> 1819, II, pp. 67-86;G. Piacenza, Dissertazioni note e<br />
aggiunte, in F. Bal<strong>di</strong>nucci, Notizie dei professori del <strong>di</strong>segno..., VI, Torino 1820, pp.331-337;G. <strong>Bianconi</strong>, Del pregio e<br />
dell'importanza degli esemplari a stampa ed a penna delle <strong>opere</strong> del capitano F. <strong>Marchi</strong> bolognese, i quali ora si conservano nella<br />
biblioteca Magnani a <strong>Bologna</strong>, <strong>Bologna</strong> 1824;G. Roncagli, Cenotafio del celebre capitano F. D. nel cimitero <strong>di</strong> <strong>Bologna</strong>, in Eletta<br />
dei Monumenti, [<strong>Bologna</strong>] s.d. [ma 1835], pp. 1-4;A. Bolognini Amorini, Vite dei pittori e artefici bolognesi, <strong>Bologna</strong> 1841, II, pp.<br />
190-200;G. Libri, Histoire des sciences mathématiques en Italie, Paris 1841, IV, pp. 61-68;C. Promis, Della vita e delle <strong>opere</strong><br />
degl'Italiani scrittori <strong>di</strong> artiglieria, architettura e meccanica militare da E. Colonna a F. <strong>Marchi</strong>..., in Trattato <strong>di</strong> archit. civile e<br />
militare <strong>di</strong> <strong>Francesco</strong> <strong>di</strong> Giorgio Martini, a cura <strong>di</strong> C. Saluzzo, Torino 1841, II, pp. 116-119e passim;G. F. Rambelli, Lettere ...<br />
intorno a invenzioni e scoperte ital., Modena 1844, pp. 26-30, 335;A. Leosini, Monumenti storici artistici della città <strong>di</strong> Aquila e<br />
suoi contorni, Aquila 1848, pp. 110 s., n. 1; G. A. Perreau, Trattato sull'architettura civile..., in IlPiacentino istruito ... per l'anno<br />
1863, XL (1863), pp. 4-8; C. Promis, Gl'ingegneri e gli scrittori militari bolognesi del XV e XVI secolo, in Miscellanea <strong>di</strong> storia<br />
ital., IV, Torino 1863, pp. 632-668; C. Ravioli, Notizie sui lavori <strong>di</strong> architettura militare ... suinove da Sangallo, Roma 1863, pp.13<br />
ss. e passim;A. Ronchini, Cento lettere del capitano F. <strong>Marchi</strong> bolognese, Parma 1864; M. d'Ayala, Degli ingegneri militari italiani<br />
dal sec. XIII al XVIII, in Arch. stor. ital., s. 3, XII (1869), 2, p. 101; A. Guglielmotti, Storia delle fortificazioni della spiaggia<br />
romana, Roma 1880, ad In<strong>di</strong>cem;A. Bertolotti, Artisti bolognesi, ferraresi ed alcuni altri ... in Roma nei secc. XV, XVI e XVII,<br />
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A. Cauchie, Episodes de l'histoire de la ville d'Anvers ... Correspondance de Daniel <strong>di</strong> Bomalès avec François <strong>di</strong> <strong>Marchi</strong>, in<br />
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fortificazione del secolo XVI e l'arte <strong>di</strong>fensiva moderna, in Riv. militare ital., XLVI (1901), pp. 609-638; Id., Le fonti storiche<br />
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ra<strong>di</strong>al city plan in Sixteenth Century Italy, in Art Bulletin, XLII (1960), pp. 272-289 e passim;M. Ban<strong>di</strong>rali Verga, Una famiglia<br />
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Manierismo nel Cinquecento europeo, Roma 1966, pp. 225, 231-234; R. Lefèvre, Ilcapitano F. D. "Ingegnere" del '500. Notizie per<br />
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of fortificated towns by F. D. selected from the 175 such drawings in his sketchbook Ms. II.I.281. Florence, Stiching Menno Van<br />
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Conforti, Le mura <strong>di</strong> Parma, I, Dalle origini alle soglie del Ducato, Parma 1979, pp. 137 s.; II, Dai Farnese alle demolizioni, Parma<br />
1980, pp. 25 ss. e passim;D. Lamberini, G. B. Belluzzi. Il trattato delle fortificazioni <strong>di</strong> terra, in Il <strong>di</strong>segno interrotto. Trattati<br />
me<strong>di</strong>cei <strong>di</strong> architettura, Firenze 1980, I, pp. 406 s., 487 s.; B. Adorni, L'architettura farnesiana a Piacenza 1545-1600, Parma 1982,<br />
ad In<strong>di</strong>cem;H.-W. Kruft, Reflexe auf <strong>di</strong>e Turkenbelagerung Maltas (1565) in der Festungsliteratur des 16. Jahrhunderts, in<br />
Architectura. Zeitschrift für Geschichte der Baukunst, XII (1982), 1, pp. 34-40; A. Guidoni Marino, L'architetto e la fortezza:<br />
qualità artistiche e tecniche militari nel '500, in Storia dell'arte ital. Einau<strong>di</strong>, Torino 1983, XII, pp. 74 s., 82 s., 92; G. Cantino<br />
Wataghin, Archeologia e "archeologie". Il rapporto con l'antico fra mito, arte e ricerca, in Memoria dell'antico nell'arte italiana, a<br />
cura <strong>di</strong> S. Settis, Torino 1984, I, pp. 197 s.; A. Bezzi, Un uomo d'arme della casa Farnese nella Fiandra sconvolta da una guerra <strong>di</strong><br />
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Lamberini, Funzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>segni e rilievi delle fortificazioni nel Cinquecento, in L'archit. militare veneta del Cinquecento, Atti del<br />
Centro A. Palla<strong>di</strong>o [Vicenza 1984], Milano 1988, pp. 48-61; C. Van den Huevel, Ilproblema della cittadella: Anversa [1984-85], in<br />
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patronato dei Me<strong>di</strong>ci a Firenze nell'opera <strong>di</strong> Matteo Neroni, "cosmografò del granduca", in Il<strong>di</strong>segno <strong>di</strong> architettura, Atti del<br />
Convegno, febbr. 1988, a cura <strong>di</strong> P. Carpeggiani-L. Patetta, Milano 1989, pp. 33-38; Id., F. D. ou Pherbe du plagiat dans le jar<strong>di</strong>n<br />
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Bibliografia universale antica e moderna, XXXV, Venezia 1827, ad vocem); Nouvelle Biographie générale, XXXIII, coll. 493-494<br />
(ad vocem De <strong>Marchi</strong>, <strong>Francesco</strong>).<br />
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Society, 1986, pp. 101-139 (http://melita_historica.t35.com/hw/hw19846.html)<br />
AL COSPETTO DELLA VETTA<br />
DEL GRAN SASSO D'ITALIA<br />
M. 2912 S.L.M.<br />
LA SEZIONE DELL'AQUILA<br />
DEL CLUB ALPINO ITALIANO<br />
VOLLE RICORDARE<br />
IL QUARTO CENTENARIO DELLA PRIMA ASCENSIONE<br />
AD OPERA DI<br />
FRANCESCO DE MARCHI<br />
INGEGNERE MILITARE DA BOLOGNA<br />
E<br />
FRANCESCO DI DOMENICO<br />
CACCIATORE DI CAMOSCI DA ASSERGI DI AQUILA<br />
1573 1973