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iva da un paio di pescatori,<br />
la barca si allontana da riva<br />
fino ad una distanza di circa<br />
100 mt. od anche più dove,<br />
sempre da poppa, viene<br />
calato il primo braccio<br />
della sciabica, quindi la<br />
sacca centrale e per ultimo<br />
il secondo braccio. La<br />
barca cerca poi di stendere<br />
circolarmente la rete e rientra<br />
più velocemente possibile<br />
verso riva riportando l’altra<br />
estremità della fune con<br />
la quale viene effettuato il<br />
recupero.<br />
A questo punto i due gruppi<br />
di “sciabegotti”, 5 per<br />
parte, con movimenti lenti e<br />
cadenzati tirano la rete fino a<br />
che la sacca non arriva vicino<br />
a riva, così che il tirare diventa<br />
convulso e coinvolgente.<br />
Non di rado anche gli<br />
spettatori, galvanizzati dal<br />
momento ed affascinati dal<br />
pesce guizzante, aiutano i<br />
pescatori a tirare.<br />
Rivive così un’antica<br />
tradizione che porta la mente<br />
dei pescatori più anziani<br />
a ricordare quando alcuni<br />
decenni or sono la pesca era<br />
ottima e spesso venivano<br />
riempiti numerosi cesti di<br />
pesce.<br />
Precisa e reale è la<br />
descrizione fatta da Giorgio<br />
Burattini nel suo libro “La<br />
riviera del Conero” laddove<br />
descrive testualmente che<br />
“la spiaggia s’animava, con<br />
le donne dei pescatori pronte<br />
a pulire, dividere e mettere il<br />
pesce nelle cassette. E poi,<br />
via, con ceste e bilance, su<br />
per la Costarella fino in piazza<br />
e a Sirolo a bussare, porta a<br />
porta, al grido di “è vivo, è<br />
vivoo, è vivoooo!”<br />
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