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28 <strong>Panorama</strong> Reportage Tradizioni del popolo più antico dell’arco alpino in funzione del turismo Noza da Paur: il matrimonio ladino Dei ladini che popolano l’Arco Alpino poco si sa, ma i circa 30.000 appartenenti a questa minoranza sono fi eri della loro parlata e delle loro tradizioni e dal 2004 hanno ben pensato di rievocare il tradizionale matrimonio ladino in funzione del turismo. Così dopo lunghi preparativi in Alta Badia, a febbraio, quando cioè c’è il maggior numero di turisti sciatori, viene rifatto l’antico matrimonio. Ma vediamo la storia vera e propria. Una volta nei paesi di montagna il matrimonio era una grande festa per tutto il paese. Essendo la buona stagione dedicata ai lavori agricoli, si usava celebrare i matrimoni durante il periodo invernale, preferibilmente nel periodo di Carnevale. Era vietato dalla chiesa sposarsi durante la quaresima e l’avvento. Quando due giovani avevano intenzione di sposarsi, lo sposo veniva invitato a casa della sposa a mangiare le “fortaies” (pastella fruitta con marmellata di mirtilli e spolverizzata con zucchero a velo). In questa occasione ve- La corona di fi ori in plastica che contraddistingue lo sposo niva decisa la data del matrimonio e il giovane chiedeva al padre della sposa la mano della fi glia. C’era anche l’usanza che i giovani del paese, spesso amici dello sposo o della sposa, entravano in casa a rubare le “fortaies” prima che arrivassero sul tavolo degli sposi. Il corteo nuziale con le slitte trainate dei cavalli un tempo faceva il giro del Paese per arrivare alla chiesa, oggi il giro è più corto ma comunque si fa. In originale il seguitov eniva spesso sabarrato da mattacchioni che rappresentavano degli sketch ri- guardante la vita degli sposi. Perchè il corteo potesse proseguire il compare della sposa doveva pagare un “pedaggio”. Si seguiva un ordine preciso secondo l’importanza dei partecipanti: prima la slitta con la sposa, che si riconosceva dalla corona di fi ori bianchi di cera che le cingeva il capo, i suoi genitori, il compare e la ciamarita (la madrina di battesimo) il cui compito era di provvedere alle candele che accendeva sull’altare, poi la slitta con lo sposo, che si riconosceva dalla fascia di fi ori in cera che portava intorno al braccio sinistro, i suoi genitori ed il compare, ultimi i familiari, parenti, amici e vicini su slitte o a piedi. Tra i vari carri c’era pure quello con la dote della sposa, che veniva portata a casa defl i sposi dal vicino o dal fratello della sposa qualche giorno prima o anche dopo il matrimonio, secondo la tradizione del paese.Questi portano tutti una piccola composizione di fi ori puntata al petto sulla destra o sulla sinistra secondo lo stato civile, mentre fratelli e amici degli sposi fanno bella mostra di cappelli ornati di piume e fi ori metallici. I giovani ci mettevano grande impegno ad ornare i loro cappelli e gli amici più stretti degli sposi si distinguevano con i cappelli più belli degli altri. I giovani con i cappelli piumati erano chiamati “sonsì” e le ragaz- I parenti sulla slitta seguono gli sposi ze, parenti degli sposi erano chiamate “sonseles”. Il primo “sonsel” e la prima “sonsela” erano il fratello e la sorella più grandi degli sposi. Dopo la cerimonia in chiesa e il giro del paese con slitte c’era il pranzo nuziale che doveva terminare entro l’ora dell’Ave Maria. Arrivati sul posto gli sposi venivano accolti dall’oste che porgeva allo sposo un bichiere di vino e alla sposa un pentolino di “jufa” (una mousse fatta con latte e farina) come augurio di prosperità. Al centro del tavolo si sedevano i due sposi e i loro parenti ed gli invitati si sedeveno separatamente, solo dopo l’apertura delle danze potevano sedersi insieme. Il pranzo nuziale veniva animato da divertenti interruzioni, una di queste è la “ciora mula”, che era una capra senza corna che veniva portata come beffa ai fratelli più grandi degli sposi e non ancora sposati. Questi erano praticamente costretti ad acquistarla trattanto il prezzo fi nchè riuscivano a mettersi d’accordo. Terminato il pranzo gli invitati ballavano assieme agli sposi. Il ballo veniva aperto dal primo “sonsel” e della prima “sonsela”. Da rilevare infi ne che ancora oggi durante i matrimoni in Alta Badia esiste la tradizione dei giovani che fanno scherzi alla sposa una volta usciti dalla chiesa. ●
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