Panorama Impos - Prima - Ultima.indd - Edit

Panorama Impos - Prima - Ultima.indd - Edit Panorama Impos - Prima - Ultima.indd - Edit

10.06.2013 Views

si fi nisce per cadere nella trappola dei luoghi comuni che sono duri a morire. Oggi sicuramente esiste un livello di riconoscimento dei diritti molto più elevato che nel passato, ci sono molte discriminazioni in meno, più rifl essione critica, maggiori possibilità di superare dei pregiudizi. Non direi, dunque, che siamo in una fase di decadimento dei valori, ma in un momento di crisi di alcuni principi. Perché stiamo scoprendo che abbiamo avuto a lungo dei pregiudizi a danno di minoranze, nel rapporto con una maggioranza discriminata come le donne, tabù nei confronti di gruppi minoritari sessuali, di stranieri immigrati, di popoli lontani. Anche le disuguaglianze sociali sono un fenomeno che, pur ancora presente, è sensibilmente ridotto rispetto ai decenni precedenti”. Tuttavia assistiamo a delle recrudescenze, con situazioni di grande disagio e aggressività nei confronti dei più deboli, immigrati, donne, bambini, per cui sembra che la società stia tornando indietro... ”Indubbiamente si manifestano ancora dei preoccupanti segnali di discriminazione, non lo nego, però l’andamento generale è in progresso. Purtroppo sussistono dei sintomi di reazione, per cui gli stessi che oggi in Italia detestano l’extracomunitario un tempo disprezzavano il meridionale. E oggi succede che ci sono anche dei meridionali che se la prendono con l’extracomunitario. Comunque, negli ultimi decenni si è consolidata un’etica pubblica che si oppone fortemente a questi fenomeni. Anche se la situazione non è certo idilliaca, non vedo motivi per un eccessivo pessimismo, in quanto, lo ribadisco, a mio avviso oggi possiamo pensare ai valori basilari della società in termini diversi e a livelli più elevati di apertura rispetto al passato”. Pluralismo e questioni bioetiche ci portano a rifl ettere ed a pronunciarci anche su temi come l’aborto e l’eutanasia, cioè il diritto alla vita e il diritto alla morte, emersi prepotentemente con il caso di Eluana Englaro, manipolato a tutti i livelli. ”Concretamente sul caso di Eluana concordo pienamente con il con- 12 Panorama Intervista Le Università anglosassoni unici punti di riferimento Quali sono, oggi, le maggiori autorità nel campo del pensiero fi losofi co, quelle che apprezza maggiormente e sente di poter condividere? ”Esistono delle sedi universitarie dove si fa fi losofi a, ad esempio in Germania e Francia, nelle quali operano autorevoli ricercatori, anche molto apprezzati. Eppure, secondo il mio parere, il loro pensiero rappresenta una degenerazione della fi losofi a. Non condivido quello che da decenni sta succedendo nei due grandi Paesi europei, disapprovo le loro rifl essioni e resto dell’opinione che le cose migliori ci arrivano dalle Università del Regno Unito e degli USA. Tra queste sedi accademiche e il resto del mondo il divario è abissale. Esistono alcune Università che si impegnano a sviluppare e sostenere attività di ricerca, tra cui c’è anche la nostra Facoltà di Filosofi a di Fiume. Anzi, abbiamo ricevuto pure dei riconoscimenti, ma siamo appena al primo stadio. Ci ha confortato l’opinione del grande fi losofo di Oxford, Timothy Williamson, che nel corso di una con- tenuto dello striscione che ha esposto la Curva nord allo stadio Meazza di Milano, in occasione del recente derby, e che riportava la scritta Politici e giornalisti sciacalli, silenzio, Eluana riposi in pace! Purtroppo, attorno a questo caso si è fatto uno spettacolo di politica spicciola veramente disgustoso e non si è avuto il minimo senso di pietà umana. Né per Eluana, che ormai da un quindicennio non era più in grado di sentire niente di quello che succedeva attorno a lei, né per la famiglia, e pochi si sono chiesti quanto questo nucleo familiare abbia sofferto. Indubbiamente gli Englaro si sarebbero meritati una solidarietà più discreta anche da parte di quanti hanno manifestato sensibilità e comprensione, e un minimo di pietà umana da chi non li ha capiti, non ha appezzato o addirittura ha condannato versazione a Fiume, quando è stato nostro ospite, mi disse che il nostro è già un buon livello, perché siete in grado di importare fi losofi a. Ora dovete cercare di crescere ulteriormente per riuscire ad esportarla, la fi losofi a. Ciò signifi ca che siamo capaci di capire qualcosa di importante, di dialogare con interlocutori che contano. Però siamo consci che le sole idee originali e valide stanno nascendo negli USA e in Gran Bretagna, tutti gli altri hanno ancora parecchio da lavorare per avvicinare la loro acutezza e profondità di pensiero”. ● le loro azioni. Comunque, parlando in generale sia per l’aborto, sia per l’eutanasia, non credo nell’intervento della normativa pubblica. Una frase di Bill Clinton riproduce bene quello che penso a proposito dell’aborto: ce ne dovrebbero essere pochi e dovrebbero essere sicuri. Non è bene avere un’etica pubblica che riconosca l’aborto come metodo contraccettivo, però non è accettabile nemmeno una normativa pubblica che lo criminalizzi. Allo stesso modo va regolamentata la fi ne della vita delle persone, perché con le nuove tecnologie il prolungamento dell’esistenza umana effettivamente richiede una nuova rifl essione etica e un nuovo rispetto per la scelta delle persone, che hanno diritto a rifl ettere e decidere su come vivere e su come concludere la propria vita”. ●

Intervista La riforma degli studi deve andare avanti Nella sua veste di preside e docente di etica alla Facoltà di Lettere e Filosofi a di Fiume, è a stretto contatto con il mondo dei giovani. Quanto è infl uenzato dalla subcultura l’ambiente studentesco? ”Non so che cosa si possa considerare oggi subcultura, perché ogni fenomeno così etichettato molto presto diventa moda e cessa di essere subcultura. Esiste una capacità industriale grandissima di assorbire qualsiasi prodotto e di trasformarlo in moda. Comunque, nella natura delle università, e così pure nella mia Facoltà di Lettere e Filosofi a, esiste una notevole tradizione di pensiero indipendente, che preferisco defi nire così invece di qualifi carlo come subcultura. Sotto questo aspetto c’è una tradizione che si è mantenuta anche tra le nuove generazioni di universitari. La vivacità di pensiero si manifesta in forme di reazione, di prese di posizione o di critica di fronte alle più diverse articolazioni della vita sociale, ai fenomeni più eclatanti, più interessanti, più coinvolgenti per la popolazione giovanile”. La protesta studentesca è ancora d’attualità: crede che abbia raggiunto l’intensità massima oppure possiamo attenderci nuove manifestazioni, con risvolti più seri? In che cosa hanno ragione e che cosa potrebbe cambiare nel mondo universitario? Elvio Baccarini con la consorte Andrea Blagojević (a destra), attrice del Teatro “Ivan de Zajc” di Fiume ”La protesta studentesca interessa tutta l’Europa e la Croazia non ne poteva restare fuori. Credo che sostanzialmente siano tre i motivi scatenanti. Il primo, specifi - co, è legato alla riforma del sistema universitario in corso in Europa, un processo senza dubbio positivo. Come ogni riorganizzazione ha bisogno di un consolidamento e come ogni novità è accolta con diffi denza, contrarietà, obiezioni, sia tra i docenti, sia tra gli studenti. Rispetto a qualche anno fa è cambiato il metodo di insegnamento e si è creata una situazione nuova alla quale qualcuno si adatta prima, qualcuno più lentamente. Per molti è diffi - cile capire che nel processo di insegnamento va abbandonato l’accumulo indistinto di nozioni, per procedere all’acquisizione più ragionata dei contenuti e per favorire un processo di apprendimento basato maggiormente sulla qualità, l’approfondimento, e sulla necessità di mantenere la continuità dello studio anche a laurea già conseguita. Dobbiamo capire che l’antica prassi di far leggere tante cose per una conoscenza enciclopedica, anche ragionata - non dico solo enciclopedica, nozionistica - è ormai superata. Praticamente siamo destinati a studiare per tutta la vita e se una volta la laurea voleva dire la fi ne degli studi, oggi è soltanto una tappa importante nel lungo processo di apprendimento. Tutto ciò crea problemi nello studio, nell’insegnamento e anche nella verifi ca del sapere. Ora si sta tentando di ottimizzare il sistema, nel senso che ogni riforma va fatta, quindi anche questa, fi ssando un obiettivo. Poi, se strada facendo ci si accorge che ci sono degli ostacoli, il progetto va rivisto e corretto con nuove norme, fi no ad arrivare a una stesura defi - nitiva soddisfacente. È comprensibile che durante il periodo di transizione si debbano affrontare tanti imprevisti. Ad esempio, attualmente nella nostra Università per tre generazioni diverse di studenti sono in uso altrettanti modelli di regolamento degli studi, e ciò crea una situazione di disagio sia tra il corpo docente, sia tra gli studenti. La riforma è sicuramente giustifi cata e credo che la direzione intrapresa per portarla a termine sia quella giusta. Molto è già stato fatto, ma altrettanto resta ancora da fare”. Ma il mondo universitario è chiamato a far fronte anche ad altre diffi coltà, che appartengono piuttosto alla sfera esistenziale, quella del privato... “Esiste un problema generale, ed è di natura fi nanziaria, presente in tutta Europa. C’è la minaccia di un taglio dei fondi per l’università. La riforma, inoltre, prevede più insegnanti rispetto al passato, perché il lavoro con gli allievi dei singoli corsi deve essere più individualizzato. Inoltre, non va trascurato il fatto che il numero degli anni di studio è salito da quattro a cinque e sappiamo che pochi studenti si accontenteranno della laurea del triennio. Quello dei fi nanziamenti è un problema che investe sia i professori, sia gli studenti, con la differenza che quest’ultimi si fanno sentire di più in pubblico con l’ondata di protesta. Ma il malessere è avvertito, eccome, anche dal corpo docente. Il Ministero ci sta supportando abbastanza bene ed ha concesso l’apertura di un buon numero di nuovi posti di lavoro. Comunque, siamo di fronte a un processo che è ancora nella sua fase evolutiva. Al terzo posto tra le ragioni della contestazione studentesca, ma certamente non ultimo per importanza, metterei l’accentuarsi dell’indigenza sociale, risultato della crisi economica di cui abbiamo già parlato e che contribuisce ad accentuare le diseguaglianze già presenti nella nostra realtà”.● Panorama 13

Intervista<br />

La riforma degli studi deve andare avanti<br />

Nella sua veste di preside e docente di etica alla<br />

Facoltà di Lettere e Filosofi a di Fiume, è a stretto<br />

contatto con il mondo dei giovani. Quanto è infl<br />

uenzato dalla subcultura l’ambiente studentesco?<br />

”Non so che cosa si possa considerare oggi subcultura,<br />

perché ogni fenomeno così etichettato molto presto<br />

diventa moda e cessa di essere subcultura. Esiste una capacità<br />

industriale grandissima di assorbire qualsiasi prodotto<br />

e di trasformarlo in moda. Comunque, nella natura<br />

delle università, e così pure nella mia Facoltà di Lettere<br />

e Filosofi a, esiste una notevole tradizione di pensiero indipendente,<br />

che preferisco defi nire così invece di qualifi<br />

carlo come subcultura. Sotto questo aspetto c’è una<br />

tradizione che si è mantenuta anche tra le nuove generazioni<br />

di universitari. La vivacità di pensiero si manifesta<br />

in forme di reazione, di prese di posizione o di critica di<br />

fronte alle più diverse articolazioni della vita sociale, ai<br />

fenomeni più eclatanti, più interessanti, più coinvolgenti<br />

per la popolazione giovanile”.<br />

La protesta studentesca è ancora d’attualità: crede<br />

che abbia raggiunto l’intensità massima oppure<br />

possiamo attenderci nuove manifestazioni, con risvolti<br />

più seri? In che cosa hanno ragione e che cosa<br />

potrebbe cambiare nel mondo universitario?<br />

Elvio Baccarini con la consorte Andrea Blagojević (a<br />

destra), attrice del Teatro “Ivan de Zajc” di Fiume<br />

”La protesta studentesca interessa tutta l’Europa e la<br />

Croazia non ne poteva restare fuori. Credo che sostanzialmente<br />

siano tre i motivi scatenanti. Il primo, specifi -<br />

co, è legato alla riforma del sistema universitario in corso<br />

in Europa, un processo senza dubbio positivo. Come<br />

ogni riorganizzazione ha bisogno di un consolidamento<br />

e come ogni novità è accolta con diffi denza, contrarietà,<br />

obiezioni, sia tra i docenti, sia tra gli studenti. Rispetto a<br />

qualche anno fa è cambiato il metodo di insegnamento<br />

e si è creata una situazione nuova alla quale qualcuno si<br />

adatta prima, qualcuno più lentamente. Per molti è diffi -<br />

cile capire che nel processo di insegnamento va abbandonato<br />

l’accumulo indistinto di nozioni, per procedere<br />

all’acquisizione più ragionata dei contenuti e per favorire<br />

un processo di apprendimento basato maggiormente sulla<br />

qualità, l’approfondimento, e sulla necessità di mantenere<br />

la continuità dello studio anche a laurea già conseguita.<br />

Dobbiamo capire che l’antica prassi di far leggere<br />

tante cose per una conoscenza enciclopedica, anche ragionata<br />

- non dico solo enciclopedica, nozionistica - è<br />

ormai superata. Praticamente siamo destinati a studiare<br />

per tutta la vita e se una volta la laurea voleva dire la<br />

fi ne degli studi, oggi è soltanto una tappa importante nel<br />

lungo processo di apprendimento. Tutto ciò crea problemi<br />

nello studio, nell’insegnamento e anche nella verifi ca<br />

del sapere. Ora si sta tentando di ottimizzare il sistema,<br />

nel senso che ogni riforma va fatta, quindi anche questa,<br />

fi ssando un obiettivo. Poi, se strada facendo ci si accorge<br />

che ci sono degli ostacoli, il progetto va rivisto e corretto<br />

con nuove norme, fi no ad arrivare a una stesura defi -<br />

nitiva soddisfacente. È comprensibile che durante il periodo<br />

di transizione si debbano affrontare tanti imprevisti.<br />

Ad esempio, attualmente nella nostra Università per<br />

tre generazioni diverse di studenti sono in uso altrettanti<br />

modelli di regolamento degli studi, e ciò crea una situazione<br />

di disagio sia tra il corpo docente, sia tra gli studenti.<br />

La riforma è sicuramente giustifi cata e credo che<br />

la direzione intrapresa per portarla a termine sia quella<br />

giusta. Molto è già stato fatto, ma altrettanto resta ancora<br />

da fare”.<br />

Ma il mondo universitario è chiamato a far fronte<br />

anche ad altre diffi coltà, che appartengono piuttosto<br />

alla sfera esistenziale, quella del privato...<br />

“Esiste un problema generale, ed è di natura fi nanziaria,<br />

presente in tutta Europa. C’è la minaccia di un taglio<br />

dei fondi per l’università. La riforma, inoltre, prevede più<br />

insegnanti rispetto al passato, perché il lavoro con gli allievi<br />

dei singoli corsi deve essere più individualizzato.<br />

Inoltre, non va trascurato il fatto che il numero degli anni<br />

di studio è salito da quattro a cinque e sappiamo che pochi<br />

studenti si accontenteranno della laurea del triennio.<br />

Quello dei fi nanziamenti è un problema che investe sia i<br />

professori, sia gli studenti, con la differenza che quest’ultimi<br />

si fanno sentire di più in pubblico con l’ondata di<br />

protesta. Ma il malessere è avvertito, eccome, anche dal<br />

corpo docente. Il Ministero ci sta supportando abbastanza<br />

bene ed ha concesso l’apertura di un buon numero di<br />

nuovi posti di lavoro. Comunque, siamo di fronte a un<br />

processo che è ancora nella sua fase evolutiva.<br />

Al terzo posto tra le ragioni della contestazione studentesca,<br />

ma certamente non ultimo per importanza,<br />

metterei l’accentuarsi dell’indigenza sociale, risultato<br />

della crisi economica di cui abbiamo già parlato e che<br />

contribuisce ad accentuare le diseguaglianze già presenti<br />

nella nostra realtà”.●<br />

<strong>Panorama</strong> 13

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!