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FX MACRO ECONOMIA<br />
identica a quella del Dollaro, con<br />
il cambio Usd/Jpy praticamente<br />
immutato nei tre mesi e un range<br />
(93,50 – 101,50) tutto sommato<br />
tranquillo rispetto alla folle volatilità<br />
degli ultimi due anni.<br />
La debolezza del dollaro<br />
Sicuramente parlare <strong>di</strong> Dollaro<br />
debole è tornato d’attualità dopo<br />
il rafforzamento durato mesi in<br />
concomitanza con la parte più<br />
violenta della crisi economicofinanziaria<br />
e il de-leveraging che ne<br />
è stato una conseguenza evidente. La<br />
correlazione inversa tra la sua forza e<br />
l’andamento dei ‘risky assets’ è stata<br />
quin<strong>di</strong> ulteriormente confermata.<br />
Altri fattori hanno <strong>per</strong>ò contribuito<br />
a concentrare l’attenzione dei<br />
mercati sulla debolezza attuale e<br />
prospettica della mo<strong>net</strong>a americana.<br />
La politica particolarmente<br />
aggressiva e tempestiva della Federal<br />
Reserve nell’abbassare i tassi e nel<br />
FX TRADER MAGAZINE Luglio - Settembre 2009<br />
<strong>per</strong>seguire il Quantitative Easing si<br />
è accompagnata a uno sforzo fiscale<br />
significativo nel tentativo <strong>di</strong> evitare<br />
la spirale deflazionistica. Questo<br />
ha portato il mercato a mettere in<br />
<strong>di</strong>scussione la sostenibilità futura<br />
del debito U.S.A o ad<strong>di</strong>rittura ad<br />
accusare la Fed <strong>di</strong> voler, mo<strong>net</strong>izzando<br />
il debito (i.e. comprando Treasuries<br />
senza sterilizzazione), spostarne<br />
il costo sulle spalle dei cre<strong>di</strong>tori<br />
grazie ad un importante aumento<br />
dell’inflazione.<br />
Un debito considerato poco<br />
sostenibile (anche se siamo ben<br />
lontani dal rapporto debito/GDP <strong>di</strong><br />
alcuni paesi europei o del Giappone<br />
si è parlato <strong>di</strong> possibile downgrade<br />
futuri delle società <strong>di</strong> rating <strong>per</strong><br />
il debito governativo in Dollari)<br />
e, peggio ancora, scenari <strong>di</strong> i<strong>per</strong>inflazione<br />
vanno ovviamente <strong>di</strong> pari<br />
passo con una marcata debolezza<br />
della valuta coinvolta.<br />
Molto risalto è stato dato alla voce<br />
dei principali detentori <strong>di</strong> riserve in<br />
Dollari (Cina, Giappone, Russia,<br />
Corea, paesi del Golfo). Sono<br />
<strong>di</strong>chiarazioni che vanno seguite con<br />
attenzione visto che nelle loro mani<br />
sono concentrati circa 2.750 miliar<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> riserve in valuta estera e che<br />
cambiamenti nell’allocazione anche<br />
lievi possono generare flussi enormi.<br />
E’ emersa spesso preoccupazione<br />
che la politica fiscale-mo<strong>net</strong>aria<br />
statunitense possa generare instabilità<br />
al Dollaro e al suo status <strong>di</strong> valuta <strong>di</strong><br />
riserva mon<strong>di</strong>ale. Ad<strong>di</strong>rittura sono<br />
affiorati minacciosi avvertimenti sulla<br />
volontà/necessità <strong>di</strong> allontanamento<br />
graduale dal Dollaro come strumento<br />
principale <strong>di</strong> commercio e riserva<br />
mon<strong>di</strong>ale.<br />
Difficile comunque leggere le<br />
<strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> banchieri centrali <strong>di</strong><br />
paesi con immense riserve in dollari<br />
in maniera letterale e trasparente: