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spedizione in ap-70%-milano - Urban

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SPEDIZIONE IN A.P.-<strong>70%</strong>-MILANO<br />

LA CITTà COME NON L’AVETE MAI VISTa - 03.02.03 - EURO zero<br />

istruzioni per l’uso! una guida straord<strong>in</strong>aria per <strong>milano</strong>, roma, bologna e tor<strong>in</strong>o<br />

#15<br />

SALDI PER SPIE<br />

BASTA CON I SOLITI GADGET! REGALATE UN VISORE NOTTURNO<br />

MUSICI & SELVAGGI<br />

INCREDIBILE: QUANTO È POP LA MUSICA CONTEMPORANEA<br />

OCCHI DI DONNA<br />

MONICA TIMPERI, STORIE E RACCONTI DI UNA REGISTA HARD


SOMMARIO|FEBBRAIO<br />

11URBAN VOCI<br />

12 VOCE DI FIAMMA<br />

14 FRONTE DEL PORNO<br />

18ZERO-ZERO-SHOPPING<br />

22 ROMA, LA GUERRA IN CIELO<br />

24MUSICI & SELVAGGI<br />

27 THEURBANSLEEPERS<br />

35 URBAN GUIDA<br />

MUSICA 36<br />

LIBRI 39<br />

69 LIA CELI: IL MORBO DELLA ZUCCA PAZZA FILM 40<br />

TEATRO 42<br />

63 TRAPPOLE PER LIBRI<br />

URBAN Mensile - Anno 2, Numero 15 - 03.02.03<br />

direttore responsabile: ALESSANDRO ROBECCHI<br />

alessandro@urbanmagaz<strong>in</strong>e.it<br />

art direction: ALDO BUSCALFERRI<br />

aldo@urbanmagaz<strong>in</strong>e.it<br />

c<strong>ap</strong>oredattore: ANDREA DAMBROSIO<br />

andrea@urbanmagaz<strong>in</strong>e.it<br />

segreteria di redazione: DARIA PANDOLFI<br />

daria@urbanmagaz<strong>in</strong>e.it<br />

Registrazione Tribunale di Milano: n.286, 11.05.01<br />

presidente: SIMONA TEGELOF<br />

general manager: MARCO BOLANDRINA<br />

sales manager Italia: AUGUSTA ASCOLESE<br />

traffic: PAOLA MARTINI<br />

key account: ALFONSO PALMIERE<br />

Stampa: CSQ (centro stampa quotidiani),<br />

via dell’<strong>in</strong>dustria 6, Erbusco (Bs)<br />

Fotolito: Body&Type,<br />

via San Calocero 22, 20123 Milano<br />

Visioni molto urbane: il profilo della casa scomparsa<br />

e la massa critica delle biciclette che si mette <strong>in</strong> mostra.<br />

La città e le sue voci. Anzi, la città e le sue immag<strong>in</strong>i<br />

Per solutori più che abili: il folk e l’elettronica, la piva<br />

emiliana e il computer. E dentro-sopra-attraverso,<br />

una voce contad<strong>in</strong>a e moderna, antica e nuovissima.<br />

Fiamma, signor<strong>in</strong>a cantante. Eccola raccontata qui<br />

Monica Timperi sta dietro la macch<strong>in</strong>a da presa.<br />

Davanti, <strong>in</strong>vece, stanno uom<strong>in</strong>i e donne che fanno<br />

i numeri a colori, <strong>in</strong>tesi come sesso. Già, Monica<br />

fa la regista. Del tipo hard. E ci spiega come si fa<br />

Basta con la solita cravatta! Se proprio dovete fare un<br />

regalo, sceglietelo bene. Che ne dite di un grimaldello?<br />

E di un visore notturno? Tutte cose che possono servire,<br />

specie se per hobby fate la spia o l’<strong>in</strong>vestigatore<br />

privato. <strong>Urban</strong> va a fare la spesa, come James Bond<br />

Il gioco si fa duro, ragazzi. Un concerto di musica<br />

contemporanea non è un pranzo di gala, bisogna avere<br />

le orecchie attaccate al cervello. Ecco qualcuno che vi<br />

può aiutare: Sentieri Selvaggi cavalca proprio da quelle<br />

parti. E si diverte parecchio. Provate pure voi<br />

Dormire. Sì, con il ron-ron della città. Con il dolce<br />

rollìo dei mezzi pubblici. Con Parigi tutta <strong>in</strong>torno,<br />

come una coperta calda. La moda assopita <strong>in</strong> una<br />

città che non dorme mai. Reportage a occhi chiusi<br />

ARTE 45<br />

SHOPPING 47<br />

CLUB 48<br />

Editore: URBAN ITALIA srl<br />

via Tortona 27, 20144 Milano<br />

telefono 02/42292141 - fax 02/47716084<br />

urbanitalia@urbanmagaz<strong>in</strong>e.it<br />

Per la pubblicità:<br />

URBAN PUBBLICITÀ +39 02 42292141<br />

Distribuzione:<br />

URBAN ITALIA srl<br />

Copert<strong>in</strong>a: foto di Vanessa Beecroft<br />

VBVH.04.mi.dr - Dettaglio - detail / Stampa fotografica - cpr<strong>in</strong>t<br />

/ Foto di /Photo by Dusan Relj<strong>in</strong> - © Vanessa Beecroft<br />

Da Panorama Milano, Fondazione Nicola Trussardi<br />

BAR E RISTORANTI:<br />

MILANO 51<br />

ROMA 55<br />

BOLOGNA 59<br />

TORINO 61<br />

URBAN 7


12 URBAN<br />

Fiamma è il nome di battaglia. Fiamma sta dietro due<br />

occhioni tondi che sembrano stupirsi di tutto. Ha una<br />

voce chiara e contad<strong>in</strong>a e una banda che adora. Due<br />

dischi all’attivo e anche un sogno: farne altri e altri e altri<br />

e poi cantare ancora. Perché le piace e perché, dice lei, “ci<br />

credo e ho voglia di crederci”. La storia non è né semplice<br />

né complicata. Un giorno cantava <strong>in</strong> un festival e vede un<br />

tipo che arriva per parlare con lei. È Alberto Cottica,<br />

fisarmonicista (e altro) dei Modena City Ramblers che le<br />

dice: “Vogliamo fare il folk e l’elettronica, ci serve una<br />

voce”. Et voilà, Fiamma! Primo disco con il nome di<br />

Fiamma Fumana (per chi batte la bassa padana, la<br />

fumana è quel nebbione denso che si taglia col coltello),<br />

poi Contatto, firmato Fiamma e basta (Mescal/Sony),<br />

anche se attorno a lei c’è un gruppo vero, con Lady<br />

Jessica (dalla piva emiliana al basso elettrico), Medh<strong>in</strong> (dj<br />

e baller<strong>in</strong>a) e naturalmente l’Alberto di cui sopra<br />

(economista, musicista di combat-folk, chitarra,<br />

pianoforte, fisarmonica). Ma forse si fa prima a fare altri<br />

nomi, che certi critici hanno usato per spiegare Fiamma e<br />

la sua (loro) musica: Bjork, S<strong>in</strong>ead O’Connor, Talv<strong>in</strong> S<strong>in</strong>gh,<br />

Goran Bregovic, Nusrat Fateh Alì Khan. Oddio, che cas<strong>in</strong>o.<br />

Qui bisogna sentire lei.<br />

La Bjork della bassa? La S<strong>in</strong>ead emiliana? Fiamma,<br />

aiutami tu!<br />

Beh, bene. Servono paragoni quando non sanno dove<br />

piazzarti. Poi figurati, io le adoro tutte e due: S<strong>in</strong>ead è il<br />

canto tradizionale tr<strong>ap</strong>iantato nel pop, Bjork è<br />

l’espressività. Se mi offendo? Ma sei matto? Anzi, se è<br />

vero, grazie!<br />

E tutto così, come per caso...<br />

Più o meno. Alberto è arrivato e mi ha detto: sposiamo<br />

folk ed elettronica, e la voce sei tu. Seee, figurati. Ma<br />

dopo un po’ l’ho chiamato: dài, proviamo!<br />

E lui?<br />

Mi ha detto: tu canti come le donne emiliane... Ed è vero!<br />

Forse perché mi ha <strong>in</strong>segnato la nonna, forse perché<br />

laggiù <strong>in</strong> Emilia saremo forse più prov<strong>in</strong>ciali, ma proprio<br />

questo ci tiene vic<strong>in</strong>o alle radici. Poi, nel primo disco che<br />

ho <strong>in</strong>terpretato, ho c<strong>ap</strong>ito che avevo dentro questa cosa<br />

che piano piano veniva fuori. Solo dopo, <strong>in</strong> Contatto, ho<br />

provato a scrivere... Volevo vedere se le mie emozioni<br />

c’entrano qualcosa nella vita degli altri.<br />

E...?<br />

E... è una figata! E poi è bellissimo lavorare con altre<br />

donne. Ma sono ancora <strong>in</strong> travaglio, il primo pezzo l’ho<br />

scritto solo un anno fa... Se me lo lasciano fare vorrei<br />

proprio crescere, farlo di mestiere, cantare.<br />

Beh, per essere un gruppetto di nicchia, roba strana,<br />

elettronica e folk, avete girato parecchio.<br />

Vero, siamo stati <strong>in</strong> Gi<strong>ap</strong>pone, un giornalista gi<strong>ap</strong>ponese<br />

si <strong>in</strong>namorò di noi, <strong>in</strong>sistette per portarci a Tokyo.<br />

Strabiliante.<br />

E l’America, pure.<br />

Eh, sì, lì abbiamo voluto fare tutto da noi. Abbiamo<br />

suonato alla CMJ Music Marathon a New York. Pazzesco!<br />

Io cantavo <strong>in</strong> dialetto, <strong>in</strong> italiano, e quelli stavano lì. Non<br />

riuscivo a crederci, non se ne andavano! Stavano a<br />

sentire!<br />

Non ti stupire troppo, magari sei brava come dicono!<br />

Eh, se mi lasciano andare avanti... Ma cosa credi, io faccio<br />

l’impiegata, ho tre euro sul conto corrente... Però ci<br />

credo, eh!<br />

Si vede. E se potessi esprimere un sogno?<br />

Guarda, ho cantato al festival della canzone femm<strong>in</strong>ile, a<br />

Verona, sul palco con Alice. Ecco: mi piacerebbe essere<br />

come lei. In forma smagliante, ha fatto delle scelte anche<br />

strambe, ha coraggio, voce, tutto. Ma non siamo poche,<br />

sai? Penso a Elisa, a Meg dei 99 Posse, a Mara degli<br />

Ustmamò, che è un riferimento.<br />

Però il folk e l’elettronica... Non ti fa strano?<br />

Tutt’altro, è una cosa molto naturale. Ce lo siamo sempre<br />

detti nei nostri discorsi: se Melchiade Benni (grande<br />

viol<strong>in</strong>ista della tradizione popolare emiliana, ndr) fosse<br />

vivo oggi, userebbe i campionatori. Figurati se fanno<br />

paura a me che son venuta su sentendo i Kraftwerk e<br />

Moroder...<br />

Ecco, già che ci siamo: fuori c<strong>in</strong>que dischi!<br />

Vediamo... Homogenic di Bjork. The Lion and the Cobra di<br />

S<strong>in</strong>ead...<br />

Troppo facile!<br />

I Velvet Underground, quello con la banana, ovvio. Poi<br />

Kokko, delle Värtt<strong>in</strong>ä, un gruppo musicale femm<strong>in</strong>ile<br />

f<strong>in</strong>landese. E naturalmente De André, direi Anime salve.<br />

Quando si dice la varietà! E il pezzo che avresti voluto<br />

scrivere tu?<br />

Ah, non ho dubbi: In viaggio, dei CSI.<br />

FIAMMAELETTRONICA<br />

IL CANTO POPOLARE e la musica elettronica, la piva e il computer, le mond<strong>in</strong>e e l’avanguardia.<br />

Fiamma e il suo gruppo: un esperimento sonoro che fa vibrare il nebbione padano e lo percorre<br />

di brividi elettronici. Dall’Emilia, al Gi<strong>ap</strong>pone, a New York. Cantando<br />

testo: Roberto Giallo / foto: Andrea Spotorno<br />

URBAN 13


MONICA TIMPERI fa la regista di film porno. E da dietro<br />

la macch<strong>in</strong>a da presa racconta un mondo che nei vhs non<br />

si vede. Attori, attrici, costi e ricavi, pubblico. Dal produttore<br />

al consumatore, <strong>in</strong>somma. Di cosa? Di sesso<br />

Milano, pieno centro, tardo pomeriggio di un giorno<br />

feriale. Mi guardo circospetto tutt’<strong>in</strong>torno, poi mi <strong>in</strong>filo<br />

sotto il tendone dell’edicola. Mi schiarisco la voce e dico:<br />

“Buonasera, dovrei ritirare un pacco da parte di Monica<br />

Timperi”. Dall’altra parte del banco, un signore di una<br />

certa età mi guarda stralunato, ma poi risponde: “Sì certo,<br />

adesso guardo”. Alza una pigna di videocassette tripla X,<br />

scompare sotto il bancone, ne riemerge qualche secondo<br />

dopo e chiede: “Com’è che si chiama quella persona che<br />

le ha lasciato il pacchetto?”. “Monica Timperi”, rispondo.<br />

“Ah ecco”, mi dice lui. Sposta una pila di giornali e fa: “Sarà<br />

mica un pacco con i quotidiani?”. “No, guardi, dovrebbero<br />

essere un paio di videocassette”, e mentre glielo dico<br />

fa il suo <strong>in</strong>gresso sotto il tendone una ragazz<strong>in</strong>a, che<br />

diligentemente si mette <strong>in</strong> coda. “Che tipo di cassette?”<br />

<strong>in</strong>siste quello, come se nella sua edicola la facessero<br />

da padroni W<strong>in</strong>nie the Pooh e Truffaut e non film e riviste<br />

i cui titoli alludono a falli giganteschi, grovigli di corpi<br />

nudi <strong>in</strong>trecciati e prodezze alla Jury Chechi. Qualcosa<br />

non funziona, è chiaro. E io mica posso dire, davanti<br />

alla ragazza: “Guardi, si tratta di Fallo da Rigore e di<br />

Desiderando Giulia. Roba porno… sa, mi serve per lavoro”.<br />

Già, per lavoro: e chi ci crederebbe? Perciò r<strong>in</strong>grazio,<br />

spiego che forse mi sono sbagliato e senza lasciargli<br />

il tempo di rispondere esco dal tendone. Poi riprovo con<br />

l’edicola 100 metri più avanti e tutto fila liscio. È quella<br />

l’edicola giusta!<br />

Quando le racconto la scena, il giorno dopo, Monica<br />

Timperi se la ride. Indossa una camicia bianca, giacca e<br />

pantaloni blu. Un filo di trucco. È tra le pochissime registe<br />

– registe di film porno – italiane. Certo, si fatica a<br />

immag<strong>in</strong>arla sul set chessò…di Grazie Zia a dirigere il<br />

‘traffico’ e Ursula Cavalcanti. Durante l’<strong>in</strong>tervista parla del<br />

mondo dell’hard a volte quasi con distacco, come se non<br />

la riguardasse, a volte con il piglio c<strong>in</strong>ico del manager.<br />

Bus<strong>in</strong>ess is only bus<strong>in</strong>ess. E lei, <strong>in</strong>sieme a Silvio Band<strong>in</strong>elli<br />

– suo compagno di vita e nota firma dell’hard – gestisce<br />

FRONTEDELPORNO<br />

testo: Andrea Dambrosio / foto: Cesare Cicard<strong>in</strong>i / illustrazioni: Quickhoney<br />

una società di produzione, importazione e distribuzione di<br />

film hard. Roba da parecchie X.<br />

Come sei f<strong>in</strong>ita nel mondo del porno?<br />

Ho fatto per un po’ di tempo la pr al Piper e <strong>in</strong> altri locali<br />

romani e poi l’agente immobiliare. Al porno sono arrivata<br />

quasi per caso, quando ho <strong>in</strong>iziato a fare la r<strong>ap</strong>presentante<br />

di film hard a Roma per la società di un amico. All’<strong>in</strong>izio<br />

avevo dei dubbi… non mi sembrava il massimo della vita.<br />

E poi?<br />

La mia fortuna è stata <strong>in</strong>contrare un’altra donna che<br />

lavorava <strong>in</strong> quella società. Con lei ho fatto il primo giro<br />

nelle videoteche, dove non avevo a che fare con il pubblico<br />

f<strong>in</strong>ale.<br />

E adesso?<br />

Adesso non ho problemi nemmeno con i privati perchè ho<br />

scoperto questa piccola formula: essere molto sicuri e<br />

tranquilli e parlare di pornografia <strong>in</strong> modo professionale<br />

crea forse più imbarazzi dall’altra parte. Dalla parte<br />

dell’uomo. Diventa un gioco, un’arma.<br />

Dalla distribuzione alla regia. Come?<br />

14 URBAN URBAN 15


Grazie a Silvio Band<strong>in</strong>elli, che <strong>in</strong>contro a Firenze nel ’96.<br />

Insieme fondiamo la Showtime, dividendoci i compiti: lui<br />

si sarebbe occupato della realizzazione del prodotto, film<br />

e pubblicità, io della distribuzione. Dopo un anno sono<br />

stata, anche come aiuto regista, sul set di Mamma, che<br />

poi Silvio ha portato pure alla Casa della Cultura di<br />

Milano, e poi ho deciso di buttarmi.<br />

Un’autodidatta, <strong>in</strong>somma.<br />

Non ho una preparazione specifica, ma credo di portare<br />

a casa un prodotto dignitoso.<br />

Secondo te c’è una regia al femm<strong>in</strong>ile nella<br />

pornografia o è vero che il porno è fatto da uom<strong>in</strong>i per<br />

uom<strong>in</strong>i?<br />

Non credo sia facile esprimere un punto di vista femm<strong>in</strong>ile<br />

nella pornografia… diciamo che secondo me è più<br />

femm<strong>in</strong>ile l’erotismo. Con la pornografia ti scontri con<br />

immag<strong>in</strong>i forti, con <strong>in</strong>quadrature di un certo tipo, penso<br />

per esempio alla penetrazione. La pornografia non sp<strong>in</strong>ge<br />

a esprimere questa femm<strong>in</strong>ilità che è qualcosa di più<br />

misterioso, di si-vede-e-non-si-vede.<br />

Il tuo ultimo film però mi sembra all’<strong>in</strong>segna del sivede-e-si-(stra)vede…<br />

Vedendo i miei prodotti e anche quelli di un’altra regista<br />

italiana ho notato che a volte le donne sono un poch<strong>in</strong>o<br />

più “forti” degli uom<strong>in</strong>i. Per assurdo il punto di vista<br />

femm<strong>in</strong>ile nel porno consiste nella ricerca di qualcosa<br />

di più scioccante.<br />

E da 0 a 10 nei tuoi film la storia, i dialoghi, la<br />

scenografia… quanto contano?<br />

Nei miei, nei nostri film, 8 pieno.<br />

Non stai esagerando?<br />

No, perché realizzo film che hanno una storia, una trama....<br />

altrimenti ci sono i film ‘all sex’, con solo scene di sesso.<br />

Per carità, se vuoi, la trama è anche una scusa per dare<br />

allo spettatore un alibi culturale per vedere un film hard,<br />

perché poi come diceva Joe D’Amato, “tutto gira <strong>in</strong>torno<br />

al buco del…”.<br />

Non ne dubito. E qu<strong>in</strong>di uno spettatore-tipo di un tuo<br />

film, al grido di “troppa trama!”, schiaccia sul tasto fast<br />

forward tra una fellatio e l’altra?<br />

Non credo perché, ripeto, ci sono anche film ‘solo sesso’.<br />

Quanti giorni impieghi per girare un porno?<br />

6-8 giorni circa. Certe volte si arriva ai 20 giorni.<br />

Quante scene hard ci sono <strong>in</strong> un tuo film?<br />

6 o 7, e durano dai 5 agli 8 m<strong>in</strong>uti ciascuna. Quanto<br />

tempo si impiega per girare una scena hard… dipende:<br />

la mia prima è durata 6 ore! L’attore voleva uccidermi…<br />

E ci credo. Strabiliante che ne avesse ancora la forza!<br />

Sei ore?<br />

Si, la ragazza era troppo fredda, io ero molto <strong>in</strong>sicura<br />

e cercavo di trovare situazioni e posizioni <strong>in</strong>teressanti. Sei<br />

ore però sono davvero troppe… hai pur sempre a che fare<br />

con uom<strong>in</strong>i e donne, anche se gli uom<strong>in</strong>i a volte sono<br />

veramente dei robot. Ho visto cose alla Blade Runner!<br />

Che r<strong>ap</strong>porto hai sul set con attori e attrici?<br />

Spesso abbiamo un r<strong>ap</strong>porto amichevole, molti si<br />

conoscono perché sono di frequente gli stessi. Io poi ho<br />

imparato ad <strong>ap</strong>profittare anche delle loro perversioni….<br />

E come li dirigi?<br />

A volte gli dici anche le posizioni da prendere. Dipende<br />

chiaramente dagli attori, anche se noi cerchiamo sempre<br />

dei ‘totali’ <strong>in</strong> cui si vedono i volti, oltre alla penetrazione.<br />

Qu<strong>in</strong>di magari vai lì e li sposti, li sistemi.<br />

A proposito di volti, quanto è importante lo sguardo <strong>in</strong><br />

una scena hard?<br />

È importante: è una mess<strong>in</strong>scena, e qu<strong>in</strong>di è importante<br />

che diano l’idea che si stanno divertendo.<br />

Sembra tutto così ovvio…<br />

No certo, ci sono anche i problemi. Per esempio all’<strong>in</strong>izio<br />

gli attori mi guardavano un po’ dall’alto <strong>in</strong> basso:<br />

non facevo parte del loro mondo, non avevo nemmeno<br />

mai fatto l’attrice porno. E pensavano: “E questa vuole<br />

<strong>in</strong>segnare a me a fare sesso?” Ma io ho cercato di<br />

<strong>ap</strong>profittare di questo loro esibizionismo.<br />

Attori e attrici che storia hanno alle spalle? Attori che<br />

ripiegano sul porno?<br />

No, è sicuramente l’esibizionismo che li sp<strong>in</strong>ge. Non<br />

esistono secondo me quelli che lo fanno esclusivamente<br />

per bisogno, anche perché non è che i guadagni siano<br />

così grandi. Allora una donna più che l’attrice hard fa la<br />

prostituta, così rimane anonima. Per certi versi, il c<strong>in</strong>ema<br />

porno è forse più ‘pulito’ del c<strong>in</strong>ema tradizionale perché<br />

non è che dici: “Bimba farò di te una stella se vieni a letto<br />

con me”. Quello devi fare, e qu<strong>in</strong>di…<br />

E tu che stai 10 ore sul set, quando torni a casa e fai<br />

l’amore con il tuo uomo… non ti viene un po’ da<br />

ridere?<br />

Dopo ore di riprese, <strong>in</strong> genere mi riposo! Comunque c’è<br />

sicuramente una iper-esposizione che <strong>in</strong> qualche modo<br />

<strong>in</strong>fluisce. Non viene da ridere, però… sicuramente qualche<br />

effetto collaterale c’è. Lo stesso accade sul set, dove ti<br />

passa davvero ogni voglia. A un nostro amico, per<br />

esempio, piaceva molto un’attrice: è voluto venire sul set<br />

per vederla dal vivo, ma dopo 5 m<strong>in</strong>uti russava a bocca<br />

<strong>ap</strong>erta!<br />

Non è mica una grande pubblicità per i film hard!<br />

Ma no, è che l’iper-esposizione alla f<strong>in</strong>e normalizza un po’.<br />

Allora ha ragione il regista Davide Ferrario quando<br />

scrive che chi pensa che il mondo dell’hard sia un<br />

ambiente trasgressivo sbaglia perchè “è uno degli<br />

ambiente più borghesi che si possano immag<strong>in</strong>are”.<br />

Non sono d’accordo, anzi mi sembra un po’ una stronzata.<br />

È comunque un ambiente trasgressivo: gli attori hanno<br />

un r<strong>ap</strong>porto con il sesso che non è certo quello di tutti.<br />

Per esempio, dietro le qu<strong>in</strong>te c’è l’attore che parla con te<br />

e magari <strong>in</strong>tanto si masturba.<br />

Cioè uno ti parla e <strong>in</strong>tanto si mena il batacchio?!<br />

Sì certo, è solo che “(si) ripassa la parte”, come dice Silvio!<br />

“SEI ORE PER UNA SCENA... L’ATTORE VOLEVA UCCIDERMI!”<br />

Prendo atto, ma a te allora cosa imbarazza?<br />

Mi imbarazza stare al centro dell’attenzione, essere ripresa,<br />

fotografata. Non sono esibizionista.<br />

E quanto guadagnano gli attori?<br />

Dipende: gli uom<strong>in</strong>i sui 600 euro a scena, le donne da<br />

600 a 1500-2000 euro. Poi varia anche <strong>in</strong> r<strong>ap</strong>porto alla<br />

notorietà, alla bellezza e alla prestazione… Gli uom<strong>in</strong>i<br />

però sono di meno e qu<strong>in</strong>di lavorano di più.<br />

E quanto costa girare un film porno?<br />

Il mio ultimo film, Desiderando Giulia, è costato sui 40 mila<br />

euro, tutto compreso. Poi sai, anche nell’hard il produttore<br />

è spesso per necessità anche distributore.<br />

Qual è, <strong>in</strong> Europa, la città del porno per eccellenza?<br />

Da un punto di vista produttivo, sicuramente Bud<strong>ap</strong>est. In<br />

generale, per produzione e attrici, tutti i Paesi dell’Est.<br />

E <strong>in</strong> Italia?<br />

Milano, come pubblico e sexy shop. Poi direi Roma.<br />

C’è differenza <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di pubblico tra città?<br />

Si, sicuramente. Per esempio ci sono film lesbo che noi<br />

distribuiamo e che a Roma e nel Lazio non vengono<br />

acquistati. Nel resto d’Italia sì. Lo stesso per i film gay.<br />

Il Centro Sud è spesso più ‘chiuso’ del Nord.<br />

E <strong>in</strong> una stessa città?<br />

Le differenze spesso le hai da quartiere a quartiere, ma è<br />

molto difficile c<strong>ap</strong>irne le ragioni perché la gente non parla<br />

di queste cose come di altri prodotti. È difficile fare le<br />

<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i di mercato! Spesso poi nei centri storici ci sono<br />

poche videoteche che lavorano con l’hard, che va<br />

maggiormente <strong>in</strong>vece nelle zone più periferiche. Anche se<br />

dipende dalla città: a Roma, sono un po’ ovunque.<br />

E le sale a luci rosse che f<strong>in</strong>e hanno fatto?<br />

Ormai, non sono più importanti: la distribuzione oggi<br />

passa attraverso home video e tv, e qu<strong>in</strong>di sexy shop,<br />

videoteche, edicole e, meno, vendita per corrispondenza<br />

e <strong>in</strong>ternet. Posti diversi, per un pubblico diverso: <strong>in</strong> edicola<br />

secondo me va un pubblico che non vuole lasciare traccia<br />

e che non se la sente di entrare <strong>in</strong> un sexy shop.<br />

Nella videoteca vanno quelli che hanno meno problemi,<br />

ma anche meno soldi: affittano <strong>in</strong>vece di comprare.<br />

URBAN 17


CONSIGLI PER<br />

GLI ACQUISTI.<br />

Un manganello,<br />

un visore notturno.<br />

Un mazzo di<br />

grimaldelli, uno<br />

spray paralizzante.<br />

Ma è roba legale?<br />

Chi lo sa, ma <strong>in</strong>tanto<br />

la vendono.<br />

E <strong>Urban</strong> è andato<br />

a fare la spesa<br />

SPYSHOPPING<br />

testo: Cristiano Valli e Disma Pestalozza<br />

illustrazione: E-boy<br />

18 URBAN<br />

“Ma dove li prende questi fantastici giochetti?”<br />

Jack Nicholson, da Batman<br />

Che non si tratti di un negozio come tutti gli altri lo<br />

si c<strong>ap</strong>isce subito, già dal sito <strong>in</strong>ternet. Sezione<br />

filosofia, testuale: “… una veste <strong>in</strong>novativa e<br />

accattivante… creare con la simpatia e la cordialità<br />

una nuova tendenza… giovani e meno giovani di<br />

entrambi i sessi”. Perbacco! Peccato che “cordialità e<br />

simpatia” si facciano da parte quasi subito, f<strong>in</strong> dalla<br />

vetr<strong>in</strong>a di via Paolo da Cannobio, a Milano, per<br />

lasciare spazio a passamontagna neri aderenti<br />

dall’aria torva e per nulla rassicurante. Sopra i<br />

passamontagna, occhiali scuri. “Per vedere senza<br />

essere visti”, recita l’etichetta. Forse abbiamo avuto<br />

f<strong>in</strong>ora della cordialità un’idea un po’ naif.<br />

Sempre <strong>in</strong> vetr<strong>in</strong>a, altri scaffali. Svariati modelli di<br />

spray anti-aggressione, un manganello telescopico<br />

della lunghezza di una trent<strong>in</strong>a di centimetri con un<br />

asta di metallo allungabile, un <strong>in</strong>tera gamma di<br />

microspie. E poi tutto un repertorio di accessori da<br />

guardoni: visori notturni, microfoni direzionali,<br />

b<strong>in</strong>ocoli nucleari. Cose così. Dalla vetr<strong>in</strong>a ci facciamo<br />

anche un idea riguardo ai prezzi, si parte da un<br />

m<strong>in</strong>imo di 25 euro per il manganello-base per arrivare<br />

a svariate cent<strong>in</strong>aia di euro per gli oggetti più<br />

tecnologici e sofisticati. Cordialità e simpatia? Mah!<br />

Non ci resta che entrare. Ma cosa racconti al<br />

commesso di un posto del genere? Perché <strong>in</strong>somma, se


non siamo ex-KGB, dovremmo <strong>in</strong>teressarci a ciò che<br />

vendono lì dentro? Come fare, per sembrare due clienti<br />

qualsiasi? Una mimetica? Un tatuaggio da mar<strong>in</strong>e sul<br />

braccio?<br />

Appena dentro sembra di essere <strong>in</strong> quel momento dei<br />

film di Bond, James Bond, <strong>in</strong> cui al protagonista<br />

vengono mostrate le diavolerie che avrà a disposizione<br />

durante il film. Siamo circondati da spray antiaggressione,<br />

allarmi anti-scippo, rivelatori di banconote<br />

false, sistemi di sicurezza anti-<strong>in</strong>trusione, tele-camere<br />

spia, micro-trasmettitori e micro-ricevitori, scanner<br />

rivelatori di micro-spie. È un trionfo di ch<strong>in</strong>caglieria<br />

tecnologica e di etichette piene di parole piene di<br />

tratt<strong>in</strong>i. Una vera m<strong>in</strong>iera di tratt<strong>in</strong>i. Ti guardi <strong>in</strong>torno<br />

cercando di c<strong>ap</strong>ire che tipo di clientela passa da queste<br />

parti. Aspiranti 007? Navy Seal <strong>in</strong> erba? Diabolik ed Eva<br />

Kant? Nulla di tutto questo. Attualmente nel negozio c’è<br />

un aspirante guardone che valuta quale sistema di<br />

visore notturno è meglio prendere. Lo sentiamo<br />

chiedere al commesso come risolvere il suo problema,<br />

ha una casa molto grande <strong>in</strong> cui va spesso via la luce e<br />

non sa mai dove mettere i piedi. Il commesso sembra<br />

crederci (pazzesco!). Per adesso è dura che qui dentro ci<br />

si possano riconoscere “giovani e meno giovani di<br />

entrambi i sessi”. Anzi, siamo decisamente più su un<br />

target meno giovane, dal sesso molto ben def<strong>in</strong>ito.<br />

Non <strong>ap</strong>pena uno dei commessi ci si fa <strong>in</strong>contro, noi<br />

optiamo per la copertura meno impegnativa fra quelle<br />

concordate. Siamo <strong>ap</strong>passionati di stellette n<strong>in</strong>ja! È<br />

evidente che il commesso, con aria esperta, ci considera<br />

gli ennesimi guardoni timidi e si rassegna ad aspettare<br />

che, con noncuranza, il discorso vada a f<strong>in</strong>ire sui visori<br />

notturni. Ma noi vogliamo il tour completo. Iniziamo<br />

dagli spray. C’è l’ormai classico spray al peperonc<strong>in</strong>o,<br />

nella ancora più classica forma a bomboletta, oppure<br />

camuffato da penna. E poi c’è l’<strong>in</strong>credibile spray<br />

colorante che macchia la pelle. Una macchia che per una<br />

settimana non viene via. Più passa il tempo, più la<br />

macchia si allarga su tutto il corpo. A cosa serve? Non è<br />

illegale? Pare di no: serve per rendere <strong>in</strong>dividuabile un<br />

mal<strong>in</strong>tenzionato troppo veloce per essere fermato, ma<br />

non abbastanza per il “nostro” spray colorante. Mamma,<br />

mamma, mi hanno rubato tutto e mi hanno anche<br />

stuprato, però sono riuscita a spruzzargli la faccia di blu!<br />

Son soddisfazioni.<br />

Si prosegue. Manganelli. Il commesso ne prende <strong>in</strong><br />

mano uno e ci fa una dimostrazione pratica di come si<br />

tira un fendente. Accompagna tutto con una sorta di<br />

urletto, poi lo ripone aspettandosi ammirazione da<br />

parte nostra. Non per deluderlo (non ci permetteremmo<br />

mai), ma trova solo un vago sgomento. Ce ne mostra un<br />

altro tipo, uno con una impugnatura pazzesca. Protegge<br />

la mano e ricorda vagamente l’alabarda spaziale di<br />

Goldrake. “È un manganello molto particolare – dice –<br />

ha una sorta di meccanismo a serramanico: levando il<br />

t<strong>ap</strong>po che tiene chiusa l’asta del manganello questo si<br />

allunga di scatto e colpisce con estrema violenza<br />

l’obbiettivo”. “Scusi ma uno ci può andare <strong>in</strong> giro?” “No,<br />

no, però lo puoi tenere a casa”. Utile.<br />

Tra le vetr<strong>in</strong>ette sono esposti anche giubb<strong>in</strong>i antiproiettile<br />

e torce segnaletiche identiche a quelle che si<br />

usano sulle portaerei. Beh, certo, se uno ha un eliporto<br />

sul tetto di casa le torce segnaletiche sono un po’ la<br />

morte sua. Dagli articoli per il corpo a corpo si passa al<br />

settore spionaggio. È il trionfo dei microfoni direzionali,<br />

f<strong>in</strong>o a novanta metri di portata. Illegali? Tronfio, sicuro e<br />

con la faccia di chi la sa lunga il commesso risponde<br />

“Ma no, nessuno ti vieta di andare <strong>in</strong> un bosco ed<br />

ascoltare il canto degli uccelli!”. E ci mancherebbe!<br />

Stesso discorso per il microfono da muro, un aggeggio<br />

con cui sentire cosa succede nella stanza accanto. Per<br />

sentire se il bamb<strong>in</strong>o dorme tranquillo, ovviamente. Ci<br />

sono anche quelli con una portata maggiore, per sentire<br />

f<strong>in</strong> dall’altra parte della strada. Così se tu abiti <strong>in</strong> un<br />

posto e tuo figlio di due anni e ha già la sua<br />

20 URBAN<br />

UN GRIMALDELLO? SAI MAI... SE HAI PERSO LE CHIAVI...<br />

<strong>in</strong>dipendenza e va a dormire <strong>in</strong> una casa nel portone di<br />

fronte, stai più sereno.<br />

Altro giro, altro regalo. Passiamo al reparto dei<br />

guardoni. Occhiali a raggi X. Con questi puoi davvero<br />

vedere sotto i vestiti della gente, grazie a delle<br />

sofisticate lenti termiche. E poi, f<strong>in</strong>almente, i visori<br />

notturni, utilissimi, ti spiegano, se di notte vuoi s<strong>ap</strong>ere<br />

esattamente <strong>in</strong> che punto del giard<strong>in</strong>o sta scorazzando<br />

il tuo cane. E poi, ancora, un <strong>ap</strong>parecchietto che cambia<br />

la voce.<br />

Inf<strong>in</strong>e la cosa che forse ci stupisce di più. Un set, anzi<br />

vari tipi di set, di grimaldelli, ossia quegli oggett<strong>in</strong>i di<br />

metallo leggermente ricurvi che servono per forzare le<br />

porte. Ora che ci è chiaro il meccanismo, anticipiamo il<br />

commesso e facciamo bella figura. “Ovviamente servono<br />

nel caso uno perda le chiavi della macch<strong>in</strong>a e non abbia<br />

una copia!”. Certo, annuisce lui, ma attenti a non andarci<br />

<strong>in</strong> giro, che non è consentito. Ci sfugge come si possa<br />

<strong>ap</strong>rire la macch<strong>in</strong>a se non ci puoi andare <strong>in</strong> giro, ma non<br />

si può mica andare dietro a tutto quello che ci sfugge.<br />

Ecco, f<strong>in</strong>e del tour. È rimasta <strong>ap</strong>erta una vetr<strong>in</strong>etta e con<br />

la coda dell’occhio vediamo un tizio sulla c<strong>in</strong>quant<strong>in</strong>a<br />

<strong>in</strong>filarsi <strong>in</strong> tasca con noncuranza un set di grimaldelli.<br />

Pover<strong>in</strong>o, avrà perso le chiavi della macch<strong>in</strong>a e si<br />

vergognerà a dirlo al p<strong>ap</strong>à…


UCCELLACCI&UCCELLINI<br />

LA GRANDE GUERRA<br />

nei cieli di Roma.<br />

Gabbiani <strong>in</strong> formazione<br />

presidiano l’Altare<br />

della Patria pensando<br />

che sia una scogliera.<br />

I poveri piccioni si<br />

danno alla fuga e<br />

le cornacchie serrano<br />

le fila. Il cielo come<br />

non l’avete mai visto<br />

testo: Daniela Amenta<br />

illustrazione: Gibi<br />

22 URBAN<br />

Il romanesco, che è l<strong>in</strong>gua prosaica ma <strong>in</strong> grado di<br />

superbe metafore, descrive bene la questione: “Pure gli<br />

uccelli hanno perso la brocca”. Intendendo per “brocca” il<br />

contenitore delle conoscenze, la traduzione è quasi<br />

simultanea. E poi basta alzare il naso <strong>in</strong> piazza Venezia per<br />

vederli, gli aerei “sbroccati”. Sono gabbiani reali: stazza<br />

super, becco giallo oro, cipiglio fiero. Hanno confuso il<br />

Vittoriano – proprio quello –, per una bianca scogliera e<br />

presidiano il centro di Roma tra svolazzi e stridii.<br />

Impossibile allontanarli. Sono <strong>in</strong> migliaia le nuove vedette<br />

del Milite Ignoto. E pur di acc<strong>ap</strong>arrarsi l’Altare della Patria<br />

<strong>in</strong> versione Dover, hanno combattuto e v<strong>in</strong>to una battaglia<br />

senza esclusioni di colpi con i gabbiani “vulgaris”, ricacciati<br />

lungo le sponde del Tevere. Gli etologi non hanno dubbi:<br />

“Il candore del travert<strong>in</strong>o, ripulito di recente, li ha confusi.<br />

In più il monumento è illum<strong>in</strong>ato notte e giorno, e il calore<br />

attrae i volatili mar<strong>in</strong>i. Non va neppure trascurata l’altezza<br />

del mausoleo che offre una perfetta visuale per chilometri<br />

e chilometri”. Tra le pietre risorgimentali, i gabbiani reali la<br />

fanno da padroni. Si accoppiano, nidificano. All’alba lo<br />

spettacolo è a metà tra l’<strong>in</strong>quietante e il sorprendente.<br />

Eccoli <strong>in</strong> volo, tutti assieme, a caccia di cibo mentre la<br />

c<strong>ap</strong>itale si trasforma <strong>in</strong> un borgo mar<strong>in</strong>aro. Con due colpi<br />

d’ala i “Liv<strong>in</strong>gstone de noantri” sono già al fiume, i più<br />

pigri razzolano tra i cest<strong>in</strong>i dei Fori Imperiali. Lo specchio<br />

di cielo è ampio ma circoscritto. Guai a superare il<br />

Testaccio, o peggio il quartiere Ostiense. Qui l’area è di<br />

pert<strong>in</strong>enza delle gracchianti cornacchie che somigliano a<br />

r<strong>ap</strong>aci tanto sono obese. Carnivore, per di più. Ennesima<br />

mutazione genetica che preoccupa non poco gli esperti.<br />

“Ostiense è un’altra zona strategica – spiegano i tipi della<br />

Lipu. F<strong>in</strong>o a qualche mese fa c’erano anche i mercati<br />

generali e le cornacchie si <strong>in</strong>gozzavano di tutto. Ora,<br />

costrette a una dieta forzata, attaccano quello che c<strong>ap</strong>ita.<br />

Pers<strong>in</strong>o passeri e piccioni. Se serve anche i gabbiani, ma<br />

con quelli reali è un match duro, da pesi massimi”.<br />

Uccellacci e uccell<strong>in</strong>i, <strong>in</strong>somma, si contendono il cielo<br />

dell’Urbe. Prati, per dirne un’altra, è il rione degli storni,<br />

milioni di storni. Sfrecciano, disegnano spirali nel cielo<br />

vespert<strong>in</strong>o. Bello spettacolo. Solo che strade, macch<strong>in</strong>e e<br />

terrazzi, sono letteralmente ricoperti dal guano dei piccoli<br />

acrobati. Un t<strong>ap</strong>peto giallo-bianco scivoloso e<br />

impert<strong>in</strong>ente, per di più a due passi dal Vaticano. Per<br />

evitare spiacevoli “cadute dall’alto”, i residenti hanno<br />

<strong>in</strong>gaggiato le ronde anti-volatili che, armate di megafoni,<br />

hanno il compito di allontanarli. Attraverso gli altoparlanti<br />

viene trasmesso un richiamo al contrario, rumorosissimo.<br />

Gli storni, però, oramai hanno c<strong>ap</strong>ito il gioco. Si<br />

allontanano f<strong>in</strong>o all’Olimpico e poi ritornano. Lieti di<br />

scaricare le loro bombette sulle teste dei nemici terrestri.


A dirla tutta, ci siamo un po’ <strong>in</strong>timiditi. Perché qui si<br />

mastica pop, <strong>in</strong> tutti i sensi, e ci siamo trovati <strong>in</strong>vece<br />

davanti a musicisti coi fiocchi che giocano con la Musica<br />

Vera, quella Colta, quella per Pochi. Insomma, quelli di<br />

Sentieri Selvaggi, musicisti sopraff<strong>in</strong>i della<br />

Contemporanea (poi, se ci ripenso, tolgo tutti queste<br />

Fastidiose Maiuscole). Gente come Carlo Boccadoro e<br />

Filippo Del Corno, che anche senza volere li chiami<br />

“maestro”. Con loro c’è Andrea Miotto, un altro della<br />

banda, che di mestiere fa il giornalista, e sono i fondatori<br />

di questo gruppo di musici che (cito testualmente) “vuole<br />

avvic<strong>in</strong>are la musica contemporanea al grande pubblico”.<br />

Altri che ci vengono a trovare: Marcella Schiavelli<br />

(violoncello), Paola Fre (flauto), Thomas Schrott (viol<strong>in</strong>o).<br />

Campano da sei anni e fanno ogni anno un festival. Fanno<br />

concerti, fanno dischi. E fanno (gentili) quattro chiacchiere<br />

con <strong>Urban</strong>, che per quanto <strong>in</strong>timidito riesce a rompere il<br />

ghiaccio parlando con Boccadoro, uno dei maggiori<br />

compositori italiani, di quanto è bello The Last Waltz con<br />

il vecchio Dylan <strong>in</strong> dvd, o di quale pilastro del ’900 sia<br />

Exile on Ma<strong>in</strong> Street degli Stones. Naturalmente ognuno<br />

dice la sua, nella chiacchierata, ma metteremo tutto <strong>in</strong> un<br />

calderone, perché Sentieri Selvaggi è un progetto comune<br />

e dunque...<br />

Ma allora siete umani! Sai, verrebbe da dire: la<br />

contemporanea? Che pesantezza!<br />

Uff, luoghi comuni. La contemporanea è come le altre<br />

musiche: se è cattiva è noiosa, se è buona no.<br />

Non fa una piega, però ammetterete di maneggiare<br />

una cosa difficile...<br />

Sì, certo. Ma un l<strong>in</strong>guaggio difficile vuol dire anche un<br />

l<strong>in</strong>guaggio <strong>in</strong>trigante, e noi non abbiamo fatto nessuna<br />

alchimia e nessuna concessione. Cioè: vogliamo un<br />

pubblico spregiudicato, che vuol dire esattamente “senza<br />

pregiudizi”.<br />

Insomma, cercate ascoltatori disponibili...<br />

Attivi, sarebbe la parola giusta. E siamo conv<strong>in</strong>ti che per<br />

avvic<strong>in</strong>are questa musica, e la musica, qualche parola non<br />

guasta. A volte basta poco, basta spiegare come nasce<br />

un’idea, come nasce una musica. E <strong>in</strong> più stiamo molto<br />

attenti alla qualità dell’esecuzione: abbiamo raccolto<br />

musicisti eccellenti, e suonano di tutto.<br />

Non mi farete i didattici!<br />

No, ci piace di più essere considerati istigatori. Chi ascolta<br />

deve fare un po’ di sforzo, deve uscire dai soliti sentieri,<br />

scegliersi percorsi suoi, <strong>in</strong>somma, noi suoniamo,<br />

scriviamo, eseguiamo e scoviamo musiche. Chi ascolta,<br />

faccia la sua parte!<br />

E così siete riusciti a essere qualcosa, differenziandovi<br />

da tutto il resto.<br />

Già: esistiamo da sei anni e siamo fuori moda da sei anni,<br />

non male, eh? E poi, diciamolo: ci vogliamo dist<strong>in</strong>guere da<br />

quel frullatore attuale della contam<strong>in</strong>azione, che spesso è<br />

solo una sovr<strong>ap</strong>posizione di market<strong>in</strong>g diversi.<br />

Giocare con la classica...<br />

Contemporanea, prego! Nella classica oggi c’è molta<br />

speculazione. Nascondersi dietro Pucc<strong>in</strong>i come fa Bocelli,<br />

per esempio, non ci <strong>in</strong>teressa. Noi suoniamo per chi fa<br />

qualche sforzo per conoscerci.<br />

Ora fate un festival dedicato all’Est. Uno dice:<br />

contemporanea più Est europeo, da spararsi!<br />

Che scemenza! L’Est sta entrando nell’Unione Europea,<br />

s<strong>ap</strong>piamo tutto di quei Paesi, i giornali lo scrivono. Ecco,<br />

noi vogliamo raccontare anche i riferimenti culturali, le<br />

musiche. E la gente che viene a vederci mica dice di aver<br />

sentito la contemporanea, dice di aver sentito musica<br />

bella. Al novanta per cento ci conoscono con il<br />

pass<strong>ap</strong>arola, che è sempre la cosa migliore...<br />

Come ensemble siete a numero variabile, mi pare...<br />

Siamo sei più uno, ma sì, è vero, preferiamo la geometria<br />

variabile. E facciamo anche cose da pazzi, tipo un brano<br />

per otto contrabbassi e cubo di legno...<br />

Cubo di legno?<br />

Guarda, non diresti mai quel che si può tirare fuori<br />

musicalmente da un cubo di legno... L’unico problema è<br />

che bisogna cambiarlo ogni volta...<br />

Però voi, istigatori di musica, avete fatto fare cose<br />

pazzesche a gente che con voi non c’entra!<br />

Ma sì, abbiamo <strong>in</strong>vitato ospiti con storie e percorsi<br />

diversi. Lella Costa, Moni Ovadia. Omar Pedr<strong>in</strong>i ha<br />

suonato Monteverdi con la chitarra elettrica! È che la<br />

musica non è una. L’importante sono le differenze.<br />

Un mondo dove tutto sta sullo stesso piano, francamente,<br />

è <strong>in</strong>tollerabile.<br />

Qu<strong>in</strong>di Monteverdi e anche gli Stones,<br />

è questo che volete dire?<br />

24 URBAN<br />

Perché no? Tutto sommato noi costruiamo un pubblico,<br />

gli diciamo: guarda, tu non lo sai, ma questo<br />

probabilmente ti <strong>in</strong>teressa. Se poi quello va a casa a<br />

sentirsi i Roll<strong>in</strong>g Stones, a noi va benissimo: questa<br />

competitività tra musiche è assolutamente <strong>in</strong>dotta, una<br />

fesseria giornalistica...<br />

Ultima domanda: e adesso?<br />

Adesso il festival dell’Est! Quattro concerti a Milano con<br />

musica e musicisti contemporanei dell’Est europeo.<br />

E poi andiamo noi là, a San Pietroburgo, allo Skif festival.<br />

Ultima domanda...<br />

Ma l’ultima non era prima?<br />

Lo so, è un vecchio trucchetto. Ma comunque, non<br />

sfuggirete: fuori qualche disco strepitoso di cui non<br />

si può fare a meno!<br />

(Qui i selvaggi parlano un po’ tutti <strong>in</strong>sieme). Roll<strong>in</strong>g<br />

Stones, Exile on Ma<strong>in</strong> Street. Per par condicio il White<br />

Album dei Beatles. Sonny Roll<strong>in</strong>s, A night at Village<br />

Vanguard. Arvo Pärt, Arbos, non fare quella faccia,<br />

è un musicista estone, bravissimo. E mettici anche Gav<strong>in</strong><br />

Bryars, Jesus’ Blood Never Failed Me Yet.<br />

Ok, ok, mi arrendo.<br />

No, non ti arrendere così! Mettici anche Made <strong>in</strong> J<strong>ap</strong>an<br />

dei Deep Purple!<br />

DISCHI E CONCERTI (SELVAGGI)<br />

Se siete curiosi, sentitevi questi: Bad Blood e La formula<br />

del fiore (Sensible Records), rispettivamente l’ultimo<br />

e il primo disco dei Sentieri Selvaggi. Se volete esagerare,<br />

leggetevi Musica Cœlestis (E<strong>in</strong>audi), undici <strong>in</strong>terviste<br />

di Carlo Boccadoro a grandi musicisti contemporane.<br />

Per vederli dal vivo, <strong>in</strong>vece, ecco qualche data: La donna<br />

col martello (24 febbraio, Teatro Leonardo, Milano)<br />

e Braci (24 marzo, Teatro dell’Elfo, Milano).<br />

MUSICI&SELVAGGI<br />

SI CHIAMANO SENTIERI SELVAGGI, e portano la gente a sentire la musica contemporanea. Roba colta per<br />

coltissimi? Macché: loro dicono che basta avere le orecchie attaccate alla testa e combattere i pregiudizi.<br />

Insomma, strumentisti e compositori considerati per pochi, che vogliono essere per tanti. E ci riescono<br />

testo: Alessandro Robecchi / illustrazione: Kojak<br />

URBAN 25


Una volta, un tale dell’Oregon arrivò a Palazzolo<br />

Milanese. Aveva s<strong>ap</strong>uto, chissà come, del bizzarro<br />

museo personale del signor Guido Fisogni.<br />

Si aggirò estasiato tra le dec<strong>in</strong>e di vecchi distributori<br />

di benz<strong>in</strong>a, contemplò i globi lum<strong>in</strong>osi, si soffermò<br />

sull’<strong>in</strong>f<strong>in</strong>ità di targhe pubblicitarie smaltate.<br />

Alla f<strong>in</strong>e guardò il Fisogni e fece: “Credevo di essere<br />

il numero uno. Sono il numero due.”<br />

Eh sì, la collezione di pompe di benz<strong>in</strong>a e d<strong>in</strong>torni,<br />

che l’imprenditore lombardo ha messo <strong>in</strong>sieme <strong>in</strong><br />

quasi quarant’anni, non ha confronti; nemmeno nel<br />

paese che ha fatto delle “gas stations” un’icona pop<br />

o, per mano di Edward Hopper, uno dei c<strong>ap</strong>olavori<br />

della pittura del ’900. Tant’è che da un paio d’anni<br />

figura ufficialmente nel Gu<strong>in</strong>ness dei Primati.<br />

In realtà, è qualcosa di più e di diverso rispetto<br />

alle stravaganze che popolano la bibbia dei record.<br />

È un patrimonio dell’archeologia <strong>in</strong>dustriale e del<br />

modernariato, che Christie’s ha valutato <strong>in</strong>torno<br />

agli 11 miliardi di vecchie lire.<br />

È il sacrario dei totem della società fondata sul<br />

petrolio. La galleria delle mammelle dalle quali<br />

abbiamo succhiato la l<strong>in</strong>fa iridescente della nostra<br />

mobilità. Un’antologia dei pit-stop nella corsa<br />

del XX secolo. Una miscela di estetica e progresso<br />

tecnologico. Un pieno di storia e vita quotidiana.<br />

E tante altre metafore <strong>in</strong>fiammabili.<br />

Qualche esempio concreto? Il primo distributore<br />

della storia, anno 1892, quando le auto circolanti<br />

<strong>in</strong> Italia erano quarantadue. Le pompe trasportabili<br />

a forma di biga, quando la benz<strong>in</strong>a costava 2 lire<br />

al litro e i benz<strong>in</strong>ai erano i farmacisti e i droghieri –<br />

perché a quel tempo erano gli unici a vendere<br />

petrolio, i primi come anti-pidocchi, gli altri per le<br />

lampade.<br />

I sensazionali distributori di carburante “senz’acqua”<br />

o “senz’aria”, perché, anche se costava poco, f<strong>in</strong>o<br />

ad allora pagavi anche la condensa e le bolle.<br />

Quello della benz<strong>in</strong>a del “fascio”: “Vittoria” la normale,<br />

“Littoria” la super. C’è anche, ed è tra i più<br />

belli, il distributore personale che Benito Mussol<strong>in</strong>i<br />

aveva nella residenza di Villa Torlonia, disegnato<br />

da Marcello Piacent<strong>in</strong>i, l’architetto del Ventennio: un<br />

piccolo monumento, stile certe prefetture dell’epoca,<br />

con tanto di tettuccio a mo’ di saluto romano (come<br />

non pensare che la parabola del duce sarebbe<br />

macabramente f<strong>in</strong>ita <strong>in</strong> un’altra stazione di servizio,<br />

quella di piazzale Loreto).<br />

E che dire dei cartelli stradali o dei segnali di<br />

pericolo sponsorizzati dalle compagnie petrolifere<br />

(e ci lamentiamo adesso…). O delle marche taroccate,<br />

tipo una BP con gli stessi colori sociali, ma che<br />

al posto dello scudo ha un triangolo, e che non<br />

significa British Petroleum, bensì Benz<strong>in</strong>a<br />

Purissima? E il più antico autolavaggio, mai visto<br />

prima? E poi la sterm<strong>in</strong>ata raccolta di latte, gadget,<br />

giocattoli, merchandis<strong>in</strong>g delle sette sorelle e di<br />

tutto il parentado. E il certos<strong>in</strong>o archivio di progetti,<br />

lucidi, disegni tecnici, vecchie cartol<strong>in</strong>e, pubblicità<br />

d’antan, compresa quella della ricciolona ramata di<br />

“Sc<strong>ap</strong>pa con Superissima”, che poi si scoprì essere<br />

un travestito e scoppiò un putiferio. Interessante,<br />

AMARCORDOIL<br />

VOI FATE IL PIT-STOP e il distributore nemmeno lo degnate di uno sguardo. E magari tra trent’anni<br />

quello diventa un pezzo da museo. Come quelli del signor Fisogni, che ha il museo più <strong>in</strong>fiammabile del<br />

mondo, <strong>in</strong> attesa di trasloco. <strong>Urban</strong> è andato a fare il pieno, come al tempo che fuel<br />

testo: Vittorio Montieri<br />

24 URBAN


26 URBAN<br />

no? Per grandi e per picc<strong>in</strong>i, giusto? Per l’<strong>ap</strong>passionato<br />

di motori e per il profano. Anche. Ma ora, da<br />

qualche tempo, le pompe di benz<strong>in</strong>a del signor<br />

Fisogni se ne stanno accatastate, nascoste. Il palazzo<br />

che le ospitava non avrà più forma di museo, è stato<br />

venduto, e il tesoro delle benz<strong>in</strong>e via, <strong>in</strong> cant<strong>in</strong>a.<br />

“Ci vorrebbe un posto più adeguato, più turistico”,<br />

lamenta il suo fondatore-curatore-guida.<br />

Lui ha cercato soci e acquirenti per dare una sistemazione<br />

migliore ai suoi 8000 pezzi unici: vic<strong>in</strong>o<br />

a un autodromo, a un Gardaland, dentro un Museo<br />

della Scienza e della Tecnica. Perf<strong>in</strong>o il World Trade<br />

Center era una delle sedi candidate. Ha fatto la trafila<br />

Prov<strong>in</strong>cia-Regione-Beni culturali, ma non si è mosso<br />

nulla. Prossimamente il museo si sposterà dalle parti<br />

di Brescia, al Centro Fiera di Montichiari,<br />

dove tutto farà fare “ohhh!” ai visitatori. Quando?<br />

Entro l’estate: siamo all’allestimento. Se avete<br />

nostalgia, o solo curiosità, chiamate il Fisogni:<br />

335-6777118. Uno che vi fa il pieno, ai ricordi.


LA CITTÀ COME UNA CULLA.<br />

Il dondolio ipnotico, il sonno,<br />

l’abbandono onirico da<br />

mezzo pubblico. Piccola<br />

n<strong>in</strong>na-nanna urbana sotto il<br />

soffice piumone di Parigi<br />

PARISLEEPERS<br />

foto Andrea Spotorno, styl<strong>in</strong>g Keiko Seya, trucco e c<strong>ap</strong>elli Frederic Mennetrier@Streeters France, production Yves<br />

KATARINA@CITY ~ MAGLIONE DI TOM VAN LINGEN<br />

URBAN 27


28 URBAN<br />

CHRISTINA@CITY ~ VESTITO TOM VAN LINGEN<br />

GATE@IMG ~ GIACCA BERNARD WILLHELM<br />

URBAN 29


30 URBAN<br />

JOANNA@IMG ~ CARDIGAN JUNKO SHIMADA<br />

CELINE@IMG ~ GIACCA MARJAN PEJOSKI<br />

URBAN 31


GUIDA|FEBBRAIO<br />

Lee Miller, Picasso, Parigi 1944<br />

MUSICA 36<br />

LIBRI 39<br />

FILM 40<br />

TEATRO 42<br />

La star del mese: Lee Miller.<br />

Roma, Galleria Moncada, f<strong>in</strong>o al 15 marzo 2003<br />

CAPOLAVORO<br />

Oh mio Dio! Come ho fatto senza, f<strong>in</strong>ora?<br />

GRANDE<br />

Come sarebbe già f<strong>in</strong>ito!? Ancora! Ancora!<br />

BUONO<br />

Non ci cambierà la vita, ma funziona<br />

VABBÈ<br />

Coraggio, consideriamola una prova generale<br />

BLEAH!<br />

Complimenti! Fare peggio era davvero difficile<br />

PRO E CONTRO<br />

I VOTI DI URBAN<br />

BUONI E CATTIVI<br />

AFFOLLATO<br />

Beh, tutti qui stasera?<br />

ETNICO<br />

Qui nessuno è straniero<br />

FLIRT<br />

Uno ci spera sempre /1<br />

GAY<br />

Uno ci spera sempre /2<br />

ROMANTICO<br />

Due cuori e un tavol<strong>in</strong>o<br />

VEGETARIANO<br />

Il silenzio delle zucch<strong>in</strong>e<br />

VIP<br />

C’era questo, c’era quello...<br />

immag<strong>in</strong>e: Anna Flox<br />

ARTE 45<br />

SHOPPING 47<br />

CLUB 48<br />

Parafrasando il sottotitolo di questo giornale (la città<br />

come non l’avete mai vista), si potrebbe dire che è molto,<br />

molto <strong>in</strong>teressante anche la città come non la potete vedere.<br />

La notizia rimbalza a metà gennaio sulle pag<strong>in</strong>e locali<br />

dei quotidiani milanesi e dice che la mostra di Palazzo<br />

Reale Dialogo al buio (<strong>Urban</strong> ne parlò sul numero di ottobre<br />

2002, scusate la piccola vanteria, prima di tutti) ha<br />

avuto tale successo che il Comune sta pensando di renderla<br />

permanente. Si vedrà, si farà, e nel caso vi faremo s<strong>ap</strong>ere.<br />

Di notevole ci sono un paio di cose da notare en passant.<br />

La prima: si prende un’idea nata all’estero (nel caso, ad<br />

Amburgo) e si cerca di importarla, e questo è bene. In più,<br />

sembra stia prendendo piede (non c’è che da rallegrarsi) la<br />

sensazione che gli sguardi molteplici, le esperienze diverse,<br />

gli <strong>ap</strong>procci meno scontati abbiano presso i consumatori di<br />

cultura (dalla mostra al cibo, dalla musica al c<strong>in</strong>ema e via<br />

FOOD: Milano 51<br />

Roma 55<br />

Bologna 59<br />

Tor<strong>in</strong>o 61<br />

CULTURA IN CITTA<br />

SE SI OSA SI VINCE<br />

Una mostra di passaggio diventa (forse) permanente. Buono a s<strong>ap</strong>ersi<br />

Milano / Tattoo convention<br />

Un’orgia di tatuaggi, pierc<strong>in</strong>g e tatuatori<br />

(settanta da tutto il mondo), per riflettere<br />

sulla cultura del tatuaggio e<br />

mixare modi e mode, stili e tecniche.<br />

Qu<strong>in</strong>di eventi collaterali come la mostra<br />

di Don Ed Hardy (un’autorità nel<br />

campo), sem<strong>in</strong>ari e performance di art<br />

fusion e di spettacoli circensi. Ci sarà<br />

anche l’uomo più tatuato del mondo.<br />

All’Hotel Quark di via Lampedusa dalle<br />

12 alle 24. 7-8-9 febbraio<br />

ROMA / Indipendent film festival<br />

Torna il Rome <strong>in</strong>dipendent film festival<br />

(www.romafilmfestival.org) che<br />

festeggia la sua seconda edizione<br />

raddoppiando il numero di sezioni<br />

<strong>in</strong> concorso (da 3 a 6): sceneggiatura,<br />

lungometraggi, corti, medi, documentari<br />

e animazioni. 30 opere <strong>in</strong><br />

competizione provenienti da oltre<br />

20 paesi, una sezione dedicata al<br />

c<strong>in</strong>ema femm<strong>in</strong>ile americano e molto<br />

altro ancora. 25-28 febbraio<br />

via riempiendosi occhi, orecchie, nasi e bocche) una risposta<br />

sempre <strong>in</strong>coraggiante, si direbbe quasi: un sicuro successo.<br />

La buona notizia è che si tratta di un ottimo segnale.<br />

La cattiva notizia è che ciò accade troppo raramente,<br />

anzi, quasi mai, e che di solito (con qualche eccezione) si<br />

scommette sulle cose di sicura presa, si esita, non si osa,<br />

non si sperimenta. Salvo poi accorgersi che quando si osa<br />

si v<strong>in</strong>ce. Al di là della (bellissima) mostra di Palazzo Reale a<br />

Milano, il discorso è ampliabile a piacimento. Quante cose<br />

“di passaggio” potrebbero diventare stabili nelle nostre<br />

città? Molte, forse moltissime. Cosa lo vieta? Difficile dire:<br />

forse la pigrizia, forse la prudenza. Pure, le grandi c<strong>ap</strong>itali<br />

europee della cultura di questo vivono: di idee che girano,<br />

che <strong>in</strong>novano, che conv<strong>in</strong>cono il pubblico. E qu<strong>in</strong>di si fermano<br />

e si trovano una casa. A casa nostra. Bello, no?<br />

A.R.<br />

TORINO / Snowboard Village<br />

Lo mangereste?<br />

Certo, <strong>in</strong> fondo<br />

il cibo è pur<br />

sempre cibo...<br />

ma è anche<br />

feticcio, arte,<br />

piacere, rituale,<br />

metafora. E<br />

anche libro:<br />

2398 gr., a cura<br />

di Fabrica, edito<br />

da Electa.<br />

In libreria da<br />

metà febbraio<br />

CINE, CORPO E FUORISPISTA (IN CITTA)<br />

Una gara di Coppa del mondo di<br />

Snowboard <strong>in</strong> pieno centro. A Tor<strong>in</strong>o,<br />

<strong>in</strong> piazza Vittorio Veneto, il giorno di<br />

San Valent<strong>in</strong>o dalle 16.30 alle 20 si<br />

sfideranno i campioni per il Nokia<br />

Snowboard Fis Cup. Tripli avvitamenti<br />

ed evoluzioni saranno preceduti dallo<br />

Snowboard village: campo scuola<br />

gratuito, concerti, <strong>in</strong>contri, spettacoli<br />

e piste <strong>in</strong>nevate con gare per tutti.<br />

8-15 febbraio<br />

URBAN 35


DJ PLAYLIST<br />

36 URBAN<br />

MUSICA<br />

TUTTI SOTTO ATTACCO:<br />

IL CALORE ELETTRONICO<br />

I 5 dischi “di sempre” e i 5<br />

più suonati nei suoi dj set.<br />

Jori Hulkkonen, producer di<br />

suoni elettronici e uno dei<br />

fautori del ritorno della<br />

new-new wave, regala a<br />

<strong>Urban</strong> la sua top ten ideale La centesima f<strong>in</strong>estra è quella che rimane <strong>ap</strong>erta. Agli <strong>in</strong>trusi come le emozioni, i contatti<br />

1.<br />

2.<br />

3.<br />

4.<br />

5.<br />

1.<br />

2.<br />

3.<br />

4.<br />

5.<br />

1.<br />

2.<br />

3.<br />

4.<br />

5.<br />

6.<br />

7.<br />

8.<br />

9.<br />

10.<br />

THE BELOVED<br />

Sun ris<strong>in</strong>g<br />

PET SHOP BOYS<br />

My october symphony<br />

THE SMITHS<br />

This charm<strong>in</strong>g man<br />

CARL GRAIG<br />

/PAPERCLIP PEOPLE<br />

Climax<br />

KUUS PROFEETTA<br />

Supersankasi<br />

ADA<br />

Blidhouse<br />

SIR DREW<br />

She male<br />

GOLD CHAINS<br />

The game (luomo rmx)<br />

SUNDAY BRUNCH<br />

My world<br />

PEPITA PROJECT<br />

Pepita’s house<br />

FNAC HITS<br />

Italiani brava gente.<br />

Ecco i più venduti nei<br />

negozi Fnac<br />

VASCO ROSSI<br />

Tracks<br />

CELENTANO<br />

Per sempre<br />

DANIELE, DE<br />

GREGORI, MANNOIA,<br />

RON - In tour<br />

FRANCESCO<br />

DE GREGORI<br />

E GIOVANNA MARINI<br />

Il fischio del v<strong>ap</strong>ore<br />

CARMEN CONSOLI<br />

L’eccezione<br />

SAMUELE BERSANI<br />

Che vita<br />

PIERO PELÙ<br />

Uds<br />

CESARE CREMONINI<br />

Bagus<br />

ORNELLA VANONI<br />

Sogni proibiti: Ornella<br />

e le canzoni di Bacharach<br />

LUCIO DALLA<br />

Caro amico ti scrivo<br />

foto: Warren Du Preez<br />

umani, il cuore. L’elettronica fluida ci gira <strong>in</strong>torno, come la voce di S<strong>in</strong>ead O’Connor<br />

Il brit-pop con<br />

i Blur, l’hip hop<br />

con i Gorillaz. E ora<br />

un disco tutto nero,<br />

dal cuore dell’Africa<br />

DACCI OGGI I NOSTRI OSBOURNES


LIBRI<br />

CRONACA, MA NERA<br />

I c<strong>ap</strong>olavori di D<strong>in</strong>o<br />

Buzzati. Omicidi e<br />

altro raccontati sul<br />

Corriere della Sera.<br />

Eccellente noir<br />

LA NERA<br />

D<strong>in</strong>o Buzzati<br />

Mondadori, 640 pp.,<br />

15,80 euro<br />

La Milano che viene raccontata<br />

<strong>in</strong> questo libro sicuramente non<br />

l’avete mai vista. E non solo perché<br />

risale a qualche decennio fa,<br />

né perché a farlo è un testimone<br />

d’eccezione (un cronista del<br />

Corriere <strong>in</strong> questa città è quasi<br />

pari a un commissario c<strong>ap</strong>o,<br />

quanto a <strong>in</strong>formazioni, accesso<br />

ai luoghi, prestigio e c<strong>ap</strong>acità<br />

d’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e), ma perché un tale<br />

modo di raccontare la nera è andato<br />

perduto. O forse non è mai<br />

esistito, essendo così proprio e<br />

unico: d’altronde, qui, stiamo<br />

parlando di uno dei maggiori<br />

scrittori italiani di tutti i tempi,<br />

quel D<strong>in</strong>o Buzzati narratore,<br />

poeta, pittore, che non r<strong>in</strong>unciò<br />

mai al suo mestiere di giornalista,<br />

fatto con perizia e passione<br />

anche dopo esser diventato uno<br />

scrittore famoso.<br />

Arrivato al Corriere nel ’28, giovanissimo,<br />

Buzzati fece tutto il<br />

percorso canonico, come ci racconta<br />

il curatore di questo cofanetto<br />

Oscar, Lorenzo Viganò,<br />

che ha qui raccolto tutti i pezzi<br />

di cronaca di Buzzati scritti dal<br />

’45 al ’71 per il Corriere della<br />

sera e il Corriere d’<strong>in</strong>formazione.<br />

All’<strong>in</strong>izio reporter (girando per<br />

caserme e ospedali) poi estensore,<br />

ma anche compilatore (e illustratore!)<br />

<strong>in</strong> tempi non computerizzati<br />

del registro della crona-<br />

IL GIOCO PREFERITO<br />

Leonard Cohen<br />

Fazi, 286 pp.,<br />

16 euro<br />

Corpi, corpi. Corpi da esplorare,<br />

abbracciare, dissezionare.<br />

Cicatrici, rughe, malattie term<strong>in</strong>ali,<br />

animali. Però anche episodi<br />

comici (un malloppo di kleenex<br />

sotto i talloni per rialzarsi <strong>in</strong> occasione<br />

d’una festa studentesca<br />

ca: bianca o nera, le notizie corredate<br />

di nomi e date, andavano<br />

trascritte ogni giorno su dei libri<br />

e archiviate. Buzzati si <strong>ap</strong>passionò<br />

molto a questo lavoro che gli<br />

permetteva di raccontare storie,<br />

descrivere personaggi, restituire<br />

atmosfere, e anche prendersi<br />

qualche bella licenza – certi articoli<br />

com<strong>in</strong>ciano come cronache<br />

fedeli e poi si tramutano <strong>in</strong> racconti,<br />

ricchi di dialoghi, suggestioni,<br />

visioni (emblematico La<br />

bambol<strong>in</strong>a del Vajont ambientato<br />

<strong>in</strong> un salotto ricco e snob di<br />

Milano ove – come una s<strong>in</strong>istra<br />

opera d’arte contemporanea –<br />

giace una bambol<strong>in</strong>a prelevata<br />

sul luogo del disastro).<br />

Viganò ha deciso di dividere<br />

questo ricco lavoro <strong>in</strong> due volumi.<br />

Il primo, Crim<strong>in</strong>i e misteri,<br />

presenta i classici casi di nera,<br />

che, ballando, si trasforma <strong>in</strong> cilicio<br />

martoriante). All’<strong>in</strong>izio del libro<br />

Leonard Cohen <strong>in</strong>siste molto<br />

sui dettagli, lobi bucati, una<br />

bamb<strong>in</strong>a che cade da un albero<br />

e si spezza qualche osso, le amichette<br />

da far spogliare, topi e rane<br />

da osservare, ipnotismo per<br />

padroneggiare i corpi degli altri.<br />

È molto autobiografico, questo<br />

libro d’esordio (risale al 1963)<br />

nonostante i travestimenti e le<br />

famosi e non, omicidi, sparizioni,<br />

le notti a bordo delle volanti.<br />

Il secondo, Incubi ospita le<br />

grandi tragedie collettive (dalla<br />

sciagura di Superga alla tragedia<br />

di Albenga, dall’affondamento<br />

dell’Andrea Doria al<br />

Vajont).<br />

Alcuni casi vengono seguiti a<br />

lungo, altri meritano solo un articolo<br />

ma tutti ci vengono <strong>in</strong>trodotti<br />

da una scheda che ripercorre<br />

la vicenda ed è bello leggere<br />

anche i titoli (spesso <strong>ap</strong>posti<br />

dall’autore). Così, nel primo<br />

tomo, dopo esserci <strong>in</strong>filati<br />

<strong>in</strong> un <strong>ap</strong>partamento di via<br />

Andrea Doria da cui è sparita<br />

una bella trentenne bionda e<br />

pazza che si è lasciata dietro il<br />

cadavere della mamma chiuso<br />

<strong>in</strong> una cassa, si arriva a uno di<br />

quegli orrori che sconvolse<br />

Grande musicista e chansonnier. Ma anche grande scrittore: ecco il suo (vecchio) esordio<br />

distanze che ci sono dentro: come<br />

recita la nota <strong>in</strong> copert<strong>in</strong>a<br />

“d<strong>ap</strong>prima poeta e romanziere,<br />

Cohen è poi passato alla musica”.<br />

Una prima raccolta di versi<br />

pubblicata ventunenne e accolta<br />

molto bene, e da lì <strong>in</strong> poi una<br />

produzione meravigliosa soprattutto<br />

<strong>in</strong> musica, ma accompagnata<br />

anche da exploit letterari<br />

(questo testo è considerato <strong>in</strong><br />

Canada uno dei dieci romanzi<br />

l’Italia <strong>ap</strong>pena uscita dalla<br />

guerra e dalla censura fascista<br />

che di fatto aveva cancellato<br />

ogni caso di nera: il terribile<br />

eccidio di via San Gregorio.<br />

Un’ombra gira tra noi, Addio, anime<br />

<strong>in</strong>nocenti!, La belva <strong>in</strong> gabbia,<br />

Immensità della tragedia sono solo<br />

alcuni dei pezzi che si occupano<br />

di R<strong>in</strong>a Fort, e qui troviamo alcune<br />

delle cose migliori <strong>in</strong> assoluto<br />

(la scena del crim<strong>in</strong>e descritta<br />

<strong>in</strong> modo scioccante, il quartiere di<br />

Porta Venezia c<strong>in</strong>quant’anni fa, i<br />

funerali tristissimi dei bamb<strong>in</strong>i,<br />

il terribile viaggio dei parenti<br />

delle vittime dalla Sicilia, l’assass<strong>in</strong>a<br />

‘bov<strong>in</strong>a’ e alienata da<br />

tutto). Una raccolta preziosa per<br />

c<strong>ap</strong>ire la storia d’un paese e<br />

d’un grande autore.<br />

LA PRIMA VOLTA DI MISTER COHEN<br />

SILVIA BALLESTRA<br />

più importanti del paese).<br />

Fulm<strong>in</strong>anti, dense di amore, erotismo,<br />

giov<strong>in</strong>ezza, queste pag<strong>in</strong>e<br />

sono da leggere al volo, come <strong>in</strong><br />

uno di quei giri on the road che<br />

Breavman e il suo amico Kratnz<br />

fanno spesso di notte, <strong>in</strong> macch<strong>in</strong>a,<br />

ma anche da rileggere lentamente<br />

per <strong>ap</strong>prezzarne il passo<br />

poetico, l’<strong>in</strong>cedere per illum<strong>in</strong>azioni,<br />

lo scambio fra i sessi, la<br />

grandiosità sommessa.<br />

illustrazione: D<strong>in</strong>o Buzzati, Diabolik (part.),1967 - acrilico su tela<br />

SCAFFALE<br />

Un’occasione<br />

persa <strong>in</strong> Francia<br />

e l’<strong>in</strong>vasione dei<br />

soliti svedesi,<br />

tutti gialli<br />

UNA BUONA MADRE<br />

Marie Darrieussecq<br />

Guanda, 150 pp.,<br />

10 euro<br />

Un taccu<strong>in</strong>o d’<strong>ap</strong>punti, una<br />

serie di pag<strong>in</strong>e di riflessioni<br />

e notazioni, alla maniera di<br />

tanta scrittura francese (anche<br />

un po’ d’epoca). Non un<br />

romanzo, dunque, ma una<br />

sorta di diario del bebè<br />

compilato da una mamma<br />

scrittrice che fece scandalo<br />

(Troismi). Per carità, c’è la ricerca<br />

del term<strong>in</strong>e letterario,<br />

qualche citazione <strong>ap</strong>pesa lì,<br />

un <strong>in</strong>terno giovane-borghese-parig<strong>in</strong>o-stupito,<br />

ma il<br />

tutto sembra <strong>in</strong>adeguato e<br />

<strong>in</strong>sufficiente per accostarsi a<br />

un mistero così totale, come<br />

è un neonato. Serviva più<br />

poesia. Più visioni. Meno,<br />

o forse ben più, pudore.<br />

SENZA FISSA DIMORA<br />

Kar<strong>in</strong> Alvtegen<br />

Rizzoli, 300 pp.,<br />

16 euro<br />

Questi svedesi, ci danno<br />

dentro coi gialli. Dopo Akan<br />

Nasser, dopo Mankell, ecco<br />

una scrittrice diventata bestsellerista:<br />

Kar<strong>in</strong> Alvtegen.<br />

Su una trama em<strong>in</strong>entemente<br />

noir, poggia anche il ritratto<br />

di una condizione,<br />

quella dei senza casa, <strong>in</strong>solita<br />

per la Svezia (<strong>in</strong>somma,<br />

barboni a c<strong>in</strong>que stelle, verrebbe<br />

da dire). Sibylla, una<br />

giovane rigettata dall’asfissiante<br />

ambiente famigliare<br />

ultraricco, vittima d’una tragedia<br />

comune a tante donne<br />

da sempre (rimasta <strong>in</strong>c<strong>in</strong>ta,<br />

le viene sottratto il frutto<br />

della vergogna), decide di<br />

fuggire e sparire.<br />

Da qui, partono i suoi guai.<br />

Un’autrice da tenere d’occhio.<br />

URBAN 39


LOS ANGELES<br />

INDAGINI SPORCHE<br />

Ron Shelton<br />

Forse quando starete leggendo<br />

queste righe potreste non<br />

trovare più <strong>in</strong> sala il film che<br />

vorremmo segnalarvi. Succede.<br />

Soprattutto per quei lavori che<br />

non godono di ampie protezioni<br />

di mercato.<br />

È il caso di Dark Blue - Indag<strong>in</strong>i<br />

sporche. C<strong>in</strong>que milioni di dollari<br />

di budget (praticamente un<br />

<strong>in</strong>sulto per i livelli statunitensi).<br />

Una dura storia di corruzione e<br />

arroganza poliziesca tracciata<br />

da James Ellroy. Un regista<br />

str<strong>ap</strong>pato a film di carattere<br />

sportivo, s<strong>in</strong>ora Ron Shelton<br />

aveva diretto solo quelli. Kurt<br />

Russell ripescato dal dimenticatoio<br />

hollywoodiano. Alcune immag<strong>in</strong>i<br />

autentiche del pestaggio<br />

di Rodney K<strong>in</strong>g e della rivolta<br />

seguita all’assoluzione<br />

dei poliziotti.<br />

E il miracolo si compie. Tutto<br />

funziona e si <strong>in</strong>castra perfettamente<br />

per un film che mostra il<br />

conflitto tra bianchi e neri da<br />

una prospettiva s<strong>in</strong>golare su<br />

sfondo reale. Forse zuccher<strong>in</strong>o<br />

nel f<strong>in</strong>ale, ma perché prima c’era<br />

troppa amarezza.<br />

A.C.<br />

GARZANTINA<br />

- Nessuna foto di p<strong>ap</strong>à?<br />

- Non stette <strong>in</strong> casa il tempo<br />

necessario per fargli una foto.<br />

(Walter Matthau e Carol<br />

Burnett, Un marito per Tillie)<br />

Il mondo si divide <strong>in</strong> due categorie:<br />

chi ha la pistola carica e<br />

chi scava. Tu scavi. (Cl<strong>in</strong>t<br />

Eastwood, Il buono il brutto, il<br />

cattivo)<br />

- Lei è come la Svizzera: bella<br />

ma <strong>in</strong>sipida. (Faye Dunaway,<br />

Arizona Dream)<br />

- Non ho mai visto nessuno con<br />

tanto trucco: come se lo leva la<br />

sera, con lo scalpello?<br />

(Alphonsia Emmanuel, Gli amici<br />

di Peter)<br />

- Tu non hai valori. Tutta la tua<br />

vita è nichilismo, c<strong>in</strong>ismo, sarcasmo<br />

e orgasmo.<br />

- Be’ <strong>in</strong> Francia con uno slogan<br />

così v<strong>in</strong>cerei le elezioni.<br />

(Carol<strong>in</strong>e Aaron e Woody Allen,<br />

Harry a pezzi)<br />

Dì un po’, non c’è nessuno che<br />

dia una festa per poter restare<br />

a casa stasera? (Cary Grant, Il<br />

magnifico scherzo)<br />

40 URBAN<br />

FILM<br />

GRANDE NICHOLSON<br />

AMERICANO MEDIO<br />

Non più gigione e<br />

sciupafemm<strong>in</strong>e, Jack<br />

Nicholson fornisce<br />

una superba prova<br />

d’attore. E l’Oscar?<br />

A PROPOSITO<br />

DI SCHMIDT<br />

Alexander Payne<br />

Warren Schmidt è un uomo<br />

tranquillo quando il mondo <strong>in</strong>tero<br />

gli casca addosso.<br />

Dirigente, di secondo piano,<br />

presso una compagnia di assicurazione,<br />

ora è <strong>in</strong> pensione. E<br />

scopre che nessuno sa più cosa<br />

farsene di lui.<br />

Improvvisamente schiatta anche<br />

la moglie con cui ha diviso<br />

una vita <strong>in</strong>tera. Warren sbanda.<br />

La sua casa è ridotta a un cumulo<br />

di spazzatura. E <strong>in</strong> quella confusione<br />

affiorano anche le prove<br />

di un vecchio tradimento della<br />

consorte. Allora decide di darsi<br />

un compito <strong>in</strong> una vita che gli<br />

<strong>ap</strong>pare sempre più chiaramente<br />

come scivolata via nell’<strong>in</strong>utilità.<br />

Prende il poderoso camper parcheggiato<br />

nel giard<strong>in</strong>o di casa e<br />

punta verso Denver. Non prima<br />

di avere rivisitato i luoghi della<br />

sua <strong>in</strong>fanzia, scoprendo che non<br />

esiste più nulla. A Denver vive<br />

sua figlia. Prossima al matrimonio<br />

con un imbecille venditore di<br />

letti ad acqua. E Warren arriva <strong>in</strong><br />

anticipo sul previsto. Creando<br />

più di uno scompenso.<br />

Fra<strong>in</strong>tende il r<strong>ap</strong>porto con una<br />

donna sposata che sta sul camper<br />

accanto al suo. Rimane<br />

<strong>in</strong>orridito di fronte alla dis<strong>in</strong>voltura<br />

tardofreak della futura<br />

consuocera. Warren ha solo una<br />

risorsa: parlare dei suoi problemi.<br />

Non a uno strizzacervelli.<br />

Ma a un bimbo di sei anni.<br />

Ndugu, piccolo tanzaniano cui<br />

<strong>in</strong>via 22 dollari al mese e lettere<br />

terrificanti che gli chiariscono<br />

il nonsenso della sua vita.<br />

A proposito di Schmidt è uno dei<br />

film più <strong>in</strong>triganti della stagione,<br />

diretto da Alexander Payne, uno<br />

dei migliori giovani talenti d’oltreoceano.<br />

Alla base c’è un romanzo<br />

di Louis Begley, ma<br />

Payne, <strong>in</strong> coppia con Jim Taylor,<br />

ne ha preso solo l’ossatura.<br />

L’avvocato newyorkese del libro<br />

è diventato un piccolo uomo del<br />

Nebraska. Ma soprattutto è <strong>in</strong>terpretato<br />

da Jack Nicholson <strong>in</strong><br />

forma stratosferica. Se fosse stato<br />

avvocato il ricordo sarebbe<br />

subito corso a Easy Rider, dove<br />

un giovane Jack si affacciava curioso<br />

alla vita con laurea <strong>in</strong> legge<br />

e amici <strong>in</strong> chopper. Tanto<br />

tempo è passato.<br />

Jack da trent’anni è un divo, superbo,<br />

talvolta gigione, sciupafemm<strong>in</strong>e<br />

e nevrotico. C<strong>ap</strong>ace<br />

però di compiere un’operazione<br />

<strong>in</strong>consueta perché <strong>in</strong> questo<br />

film, f<strong>in</strong>almente, un divo hollywoodiano<br />

del suo calibro, viene<br />

mostrato con una moglie ultrasessantenne<br />

modesta, anonima<br />

e fuori forma. Vero che lei (June<br />

Squibb) esce subito di scena,<br />

ma il segnale forte è lanciato e<br />

arriva. Il percorso dell’uomo che<br />

riscopre solitud<strong>in</strong>e e libertà è<br />

sublime. Dalle notazioni sull’uso<br />

dei sanitari, a quel W<strong>in</strong>nebago<br />

colossale per le vacanze.<br />

Poi c’è Ndugu. Meglio la sua<br />

lontana presenza. Le lettere di<br />

Warren al bimbo sono piccoli<br />

saggi di lucida lettura della realtà<br />

(con voce fuori campo) senza<br />

mediazioni e grazie all’ipotetico<br />

dest<strong>in</strong>atario acquistano un tono<br />

ancora più divertente e folle.<br />

Magnifiche poi le sc<strong>in</strong>tille che si<br />

sprigionano tra Cathy Bates futura<br />

consuocera con lo spaesato<br />

Nicholson davanti a una t<strong>in</strong>ozza<br />

d’acqua calda fumante.<br />

Forse poche volte come <strong>in</strong> questo<br />

racconto la middleclass made<br />

<strong>in</strong> Usa esce r<strong>ap</strong>presentata<br />

per quel che è davvero, <strong>in</strong> tutte<br />

le sue sfaccettate contraddizioni.<br />

Con una forte compassione<br />

che si fa largo nei confronti di<br />

un monumento alla mediocrità.<br />

Sono già molti i premi e le<br />

candidature ottenute dal film,<br />

<strong>in</strong> attesa di quelle più ambite e<br />

prestigiose dell’Academy. Che<br />

sicuramente prenderà <strong>in</strong> considerazione<br />

questo film “m<strong>in</strong>ore”<br />

nel panorama hollywoodiano,<br />

ma colossale nell’immag<strong>in</strong>ario<br />

c<strong>in</strong>efilo.<br />

ANTONELLO CATACCHIO<br />

LA FELICITÀ NON COSTA NIENTE<br />

LA FELICITÀ<br />

NON COSTA NIENTE<br />

Mimmo Calopresti<br />

Dopo qualche tempo di silenzio<br />

torna Mimmo Calopresti che<br />

<strong>in</strong>dossa anche i panni del protagonista<br />

Sergio. Sergio è un uomo<br />

che si potrebbe def<strong>in</strong>ire di successo.<br />

È architetto e il lavoro lo<br />

gratifica. È sposato, amato dalla<br />

moglie, ha due figli affettuosi e<br />

un’amante all’occorrenza. Tutte le<br />

casell<strong>in</strong>e sono a posto e riempite<br />

a dovere per glorificare l’ipocrisia<br />

del vivere contemporaneo. Un<br />

<strong>in</strong>cidente d’auto lo costr<strong>in</strong>ge<br />

però a riflettere. E Sergio molla<br />

tutto e tutti, diventa solitario e<br />

scontroso, s<strong>in</strong>o a quando non<br />

<strong>in</strong>contra Sara (Francesca Neri).<br />

Un nuovo c<strong>ap</strong>itolo dell’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e<br />

sull’animo umano del detective<br />

esistenziale Calopresti.<br />

ANTONELLO CATACCHIO<br />

GANGS OF NEW YORK<br />

Mart<strong>in</strong> Scorsese<br />

Prima ancora di uscire le gang di<br />

Scorsese avevano tenuto banco<br />

su giornali e rotocalchi. Perché<br />

grosso film hollywoodiano, girato<br />

<strong>in</strong> Italia, perché rimasto a lungo <strong>in</strong><br />

montaggio, perché New York era<br />

PROVA A PRENDERMI<br />

Steven Spielberg<br />

A modo suo Frank Abagnale<br />

è un genio. Quando le disgrazie<br />

famigliari lo portano a frequentare<br />

un liceo statale, lui si improvvisa<br />

docente di francese. E regge<br />

il gioco per un paio di settimane.<br />

Poi, sempre improvvisando, si<br />

spaccia anche per medico, avvocato,<br />

pilota. Ma è soprattutto<br />

il suo talento di falsario che gli<br />

permette di vivere alla grande<br />

con valigie rigonfie di dollari.<br />

Tra l’altro Abagnale non<br />

ha ancora compiuto venti anni.<br />

L’unico che sembra non divertirsi<br />

alle sue performance è<br />

l’agente Fbi Carl Hanratty. Per<br />

lui <strong>in</strong>castrare Frank è diventata<br />

una missione. Missione che <strong>in</strong>fi-<br />

GANGS OF NEW YORK<br />

stata ferita, perché ci sono Leo Di<br />

C<strong>ap</strong>rio e Daniel Day Lewis, perché<br />

Cameron Diaz è una garanzia.<br />

Soprattutto perché la storia è<br />

forte, e attuale, con gli scontri<br />

terrificanti tra bande di nativi (si<br />

fa per dire) e più recenti immigrati.<br />

Una volta tanto l’<strong>in</strong>chiostro non<br />

è stato sprecato. Lo spettacolo è<br />

sontuoso e dirompente. Anche se<br />

Scorsese non è Leone.<br />

SELVAGGIA CONTI<br />

L’IMPORTANZA<br />

DI CHIAMARSI ERNESTO<br />

Oliver Parker<br />

Certo, <strong>in</strong> italiano si rischia di perdere<br />

molto del gusto orig<strong>in</strong>ale<br />

della commedia di Wilde. A partire<br />

dal titolo che <strong>in</strong> <strong>in</strong>glese è The<br />

importance of be<strong>in</strong>g Earnest,<br />

parola che si pronuncia allo stesso<br />

modo sia per il nome proprio<br />

che per <strong>in</strong>dicare onesto. Una<br />

classica commedia degli equivoci,<br />

dove ognuno gioca un ruolo<br />

diverso e si dà un nome differente<br />

da quel che dovrebbe avere,<br />

pur di fare breccia nei cuori femm<strong>in</strong>ili.<br />

Oliver Parker ormai è uno<br />

specialista del genere come il<br />

grande Rupert Everett. Un irresistibile<br />

ritratto d’epoca.<br />

ANTONELLO CATACCHIO<br />

LA CASA DEI MATTI<br />

LA CASA DEI MATTI<br />

Andrei Konchalovsky<br />

Janna è ospite di un ospedale<br />

psichiatrico. Lì la vita scorre su<br />

ritmi blandi. Il cibo, i medic<strong>in</strong>ali<br />

e un treno che passa. Poi scoppia<br />

la guerra. Già, perché siamo<br />

<strong>in</strong> Cecenia. E alla guerra segue<br />

la confusione più totale per i<br />

pazienti abbandonati a se stessi.<br />

Per sua fortuna Janna trova<br />

rifugio nella musica di Bryan<br />

Adams, che la porta lontano<br />

dalla miseria e dalla desolazione.<br />

Un Konchalovsky <strong>in</strong> forma<br />

sceglie come argomento uno<br />

dei tabù della Russia contemporanea<br />

come la guerra cecena,<br />

per costruire un racconto fantastico<br />

e trasognato e alla f<strong>in</strong>e<br />

piuttosto efficace.<br />

SELVAGGIA CONTI<br />

GLI ASTRONOMI<br />

Diego Ronsisvalle<br />

Non c<strong>ap</strong>ita spesso che un figlio<br />

traduca c<strong>in</strong>ematograficamente un<br />

romanzo del babbo. È quel che<br />

ha scelto di fare Diego<br />

Ronsisvalle, siciliano, che ha scelto<br />

una strada impervia per esordire.<br />

Un film <strong>in</strong> costume, siamo<br />

<strong>in</strong>torno alla metà dell’800, e una<br />

SPIELBERG IL FALSARIO<br />

Via dalle produzioni miliardarie: Steven Spielberg si dà alla commedia. E ci riesce bene<br />

WHITE OLEANDER<br />

storia ricca di riferimenti culturali<br />

e filosofici. Si tratta <strong>in</strong>fatti dello<br />

scontro tra uno scienziato del<br />

Nord che deve costruire una<br />

meridiana nella cattedrale di<br />

Acireale e l’ambizioso canonico<br />

Stupendo che l’ha commissionata.<br />

Paolo Bonacelli e Marisa<br />

Fabbri (en travesti) si sono<br />

coraggiosamente prestati.<br />

Nonostante limiti di budget e<br />

qualche (<strong>in</strong>)evitabile <strong>in</strong>genuità<br />

l’operazione è curiosa.<br />

ANTONELLO CATACCHIO<br />

WHITE OLEANDER<br />

Peter Kosm<strong>in</strong>sky<br />

Michelle Pfeiffer <strong>in</strong> <strong>in</strong>edita veste<br />

di cattiva. È lei a stendere il suo<br />

amante, traditore, con il veleno<br />

dell’oleandro. E f<strong>in</strong>isce <strong>in</strong> galera.<br />

Chi ci rimette è sua figlia Astrid<br />

(Alison Lohman), qu<strong>in</strong>dicenne,<br />

che avrebbe bisogno di ben altre<br />

figure di riferimento. Che si profilano<br />

<strong>in</strong> Rob<strong>in</strong> Wright Penn e<br />

Renée Zellweger come affidatarie,<br />

ma la perfida Michelle riesce<br />

a imporre il suo ruolo anche<br />

dal carcere. Tratto dal bestseller<br />

di Janet F<strong>in</strong>ch, dirige Peter<br />

Kosm<strong>in</strong>sky, s<strong>in</strong>ora conf<strong>in</strong>ato<br />

<strong>in</strong> televisione.<br />

SELVAGGIA CONTI<br />

ne si compie. Anche se poi sarà<br />

proprio Hanratty a farlo uscire<br />

di galera offrendogli un lavoro<br />

come consulente antifalsificazioni<br />

per l’Fbi.<br />

E Frank oggi è miliardario,<br />

anche per le consulenze date a<br />

banche e enti. Steven Spielberg<br />

si prende una piacevole vacanza<br />

anni ’60, come sottol<strong>in</strong>ea<br />

il racconto (vero), i titoli di testa<br />

(brillanti) e gli ammicchi a<br />

James Bond (spassosi). La faccetta<br />

furba di Di C<strong>ap</strong>rio sembra<br />

fatta <strong>ap</strong>posta per questa <strong>in</strong>terpretazione,<br />

mentre Tom Hanks<br />

deve un tant<strong>in</strong>o camuffarsi per<br />

essere perfetto. E dietro di loro<br />

giganteggiano altri nomi importanti<br />

(Mart<strong>in</strong> Sheen,<br />

Christopher Walken, Natalie<br />

Baye, Jennifer Garner).<br />

MADE IN ITALY<br />

Mucc<strong>in</strong>o colpisce<br />

ancora. La bella è<br />

Monica Bellucci<br />

L’ultimo bacio è passato agli<br />

archivi. E Gabriele Mucc<strong>in</strong>o ci<br />

riprova con Ricordati di me. In<br />

uscita, da tempo annunciata, il<br />

14 febbraio, festa degli <strong>in</strong>namorati.<br />

Ma per molti sarà una<br />

giornata da fucili spianati,<br />

pronti a impall<strong>in</strong>are il giov<strong>in</strong>otto<br />

che si è permesso, non annunciato,<br />

di fare sconquassi al<br />

box office con un film che non<br />

era comico e neppure di derivazione<br />

televisiva.<br />

Qualcuno ha già def<strong>in</strong>ito<br />

questa tendenza come fandanghiana,<br />

dal nome della<br />

società di produzione (ma anche<br />

di altro) di Domenico<br />

Procacci. E Ricordati di me<br />

sembra rientrare nella tendenza.<br />

Con i Ristuccia, una famiglia<br />

canonica composta dai<br />

genitori Fabrizio Bentivoglio<br />

e Laura Morante e dai due<br />

figli adolescenti Nicoletta<br />

Romanoff e Silvio Mucc<strong>in</strong>o.<br />

È l’<strong>in</strong>sana determ<strong>in</strong>azione<br />

con cui la figlia vuole diventare<br />

soubrette televisiva, e per<br />

questo è disposta a tutto,<br />

rimette <strong>in</strong> movimento pulsioni<br />

sopite e voglie di fuga verso<br />

nuove dest<strong>in</strong>azioni.<br />

E qui compare anche Monica<br />

Bellucci. L’armonia dei<br />

Ristuccia se n’è andata e loro<br />

stessi si sentono come centrifugati.<br />

Difficile riprendere <strong>in</strong><br />

mano la situazione per ricom<strong>in</strong>ciare<br />

tutto da c<strong>ap</strong>o. Ma<br />

è l’unica conclusione cui sono<br />

arrivati, ognuno attraverso<br />

il proprio personale percorso.<br />

URBAN 41


42 URBAN<br />

REPLICHE<br />

P<strong>in</strong>ter, Genet<br />

e tutti gli altri<br />

I LUNEDÌ<br />

CON LO ZIO NANNI<br />

Milano, Teatro Ciak<br />

Faccia a faccia diretto con<br />

uno dei padri storici del cabaret<br />

italiano: Nanni Svampa,<br />

ex-Gufo e anfitrione di questi<br />

<strong>in</strong>contri settimanali. Brassens<br />

tradotto <strong>in</strong> milanese e passerella<br />

di cantanti e cabarettisti.<br />

3-10 febbraio<br />

L’IRADIDDIO<br />

Bologna,<br />

Teatro delle Celebrazioni<br />

Sull’onda della popolarità al<br />

fianco di Gianni Morandi, la<br />

brava Paola Cortellesi riprende<br />

uno spettacolo tra la commedia<br />

e il dramma contemporaneo<br />

datato 2000. In un<br />

mondo fatto di locali notturni<br />

e discoteche “maschi” e “femm<strong>in</strong>e”<br />

della specie umana <strong>in</strong><br />

lotta per i propri bisogni nella<br />

più totale anestesia di sentimenti.<br />

25-26 febbraio<br />

I NEGRI<br />

Tor<strong>in</strong>o, Teatro Gobetti<br />

Un testo giudicato impossibile,<br />

una sfida improba: <strong>in</strong> scena la<br />

parola di Genet per un dramma<br />

provocatorio e antisociale.<br />

La/le diversità (sesso, cultura,<br />

razza) al potere contro il potere.<br />

Ne risulta uno spettacolo<br />

corale di totale fisicità che colpisce<br />

il pubblico nell’<strong>in</strong>timo.<br />

Da vedere. 11-15 febbraio<br />

LA STANZA E<br />

L’ANNIVERSARIO<br />

Roma, Teatro Argent<strong>in</strong>a<br />

Robertò Andò riunisce <strong>in</strong> un<br />

solo allestimento La stanza e<br />

L’anniversario, prima e ultima<br />

commedia di P<strong>in</strong>ter. Mar<strong>in</strong>a<br />

Confalone, Paolo Graziosi,<br />

Lorenza Indov<strong>in</strong>a e Giorgio<br />

Lupano gli attori <strong>in</strong> scena.<br />

Atmosfere tese per parlare<br />

della stupidità del potere.<br />

F<strong>in</strong>o al 16 febbraio<br />

TEATRO<br />

NEL SEGNO DI KOLTES<br />

Tra febbraio e marzo il Teatro dell’Elfo mette <strong>in</strong> scena due c<strong>ap</strong>olavori del famoso drammaturgo<br />

francese. In ‘scena’ le voci di Carlo Cecchi e Claudio Amendola e, sul palco, Remo Girone<br />

“Se lei se ne va <strong>in</strong> giro, a quest’ora<br />

e <strong>in</strong> questo posto, è che<br />

desidera qualcosa che non ha,<br />

e… questa cosa, io gliela posso<br />

fornire”. Con questa celebre battuta<br />

<strong>in</strong>izia Nella solitud<strong>in</strong>e dei<br />

campi di cotone, uno dei testi<br />

teatrali più famosi di Bernard-<br />

Marie Koltès, che nel corso di<br />

quest’anno avrebbe festeggiato<br />

il 55° compleanno se l’Aids non<br />

lo avesse stroncato nel 1989.<br />

Autore disperato, emarg<strong>in</strong>ato, <strong>in</strong><br />

perenne fuga tra Occidente e Sud<br />

del mondo, omosessuale, erede<br />

dei massimi fasti drammaturgici<br />

ILIADE<br />

Milano, CRT-Teatro dell’Arte<br />

Il testo <strong>in</strong> versi del c<strong>ap</strong>olavoro<br />

di Omero riletto dal Teatr<strong>in</strong>o<br />

Clandest<strong>in</strong>o, gruppo di punta<br />

del teatro emerso negli anni<br />

’90. Commistione tra musica,<br />

danza, c<strong>in</strong>ema (con riprese da<br />

film muto espressionista) e arti<br />

sceniche tradizionali. Una scenotecnica<br />

da urlo e megadecibel<br />

da discoteca per rendere<br />

attuali i palpiti di Achille, Ettore,<br />

Andromaca e Priamo.<br />

18-23 febbraio<br />

d’oltralpe da Rac<strong>in</strong>e a Marivaux.<br />

Quella battuta d’<strong>in</strong>cipit la si ascolta<br />

nel buio di un labir<strong>in</strong>to, seduti<br />

accanto ad altri 19 compagni di<br />

un’avventura teatrale <strong>in</strong> cui c’è<br />

molto da sentire e ben poco da<br />

vedere. Non ci sono attori, solo<br />

le voci dei due <strong>in</strong>terpreti, Carlo<br />

Cecchi e Claudio Amendola, <strong>in</strong><br />

una registrazione effettuata per<br />

Radio 3 nel 1998.<br />

È questo l’allestimento ideato da<br />

Mario Martone per farci penetrare<br />

nel r<strong>ap</strong>porto tra un venditore<br />

e un acquirente i quali per un’<strong>in</strong>tera<br />

ora trattano e discettano su<br />

FILOTTETE<br />

Bologna, Teatri di Vita<br />

La dura tragedia di He<strong>in</strong>er Müller<br />

vista da Eugenio Sideri come uno<br />

scontro generazionale tra prigionieri<br />

della storia, come lotta tra la<br />

realtà e il mito. Su un’isola immobile<br />

<strong>in</strong> cui tutto è immoto, a partire<br />

dal tempo, quattro “giovani <strong>in</strong>felici”<br />

giocano un’<strong>in</strong>utile partita<br />

contro un vecchio ugualmente<br />

disperato. E su tutti la suprema<br />

ragione della Morte, ovvero della<br />

Ragion di Stato.<br />

8-9 febbraio<br />

una merce che ci rimane sconosciuta,<br />

forse droga, forse sesso,<br />

più probabilmente il senso stesso<br />

della vita. “Non c’è azione nel testo<br />

di Koltès – spiega il regista –<br />

solo tensione… un lungo dialogo<br />

<strong>in</strong> cui ogni battuta è un monologo…<br />

una manciata di secondi dilatata<br />

scenicamente per un’ora.<br />

Così è nato questo piccolo e buio<br />

labir<strong>in</strong>to <strong>in</strong> cui ciascuno è isolato<br />

dall’altro ma ci sono come è naturale<br />

<strong>in</strong> un labir<strong>in</strong>to anche <strong>in</strong>numerevoli<br />

possibilità di <strong>in</strong>contro tra<br />

gli ascoltatori”. Il risultato è affasc<strong>in</strong>ante,<br />

come riporta la critica<br />

CIÒ CHE NON SI PUÒ DIRE –<br />

IL RACCONTO DEL CERMIS<br />

Settimo Tor<strong>in</strong>ese, Teatro Garibaldi<br />

3 febbraio 1998: un aereo americano<br />

trancia di netto i cavi di<br />

una funivia causando la morte<br />

di 20 persone. Il giovane P<strong>in</strong>o<br />

Loperfido, sulle orme di Marco<br />

Paol<strong>in</strong>i, costruisce un’orazione<br />

civile di analisi e di denuncia.<br />

Andrea Castelli, attore maestro<br />

del comico, accetta di passare<br />

al monologo drammatico per ripercorrere<br />

i passi della tragedia.<br />

27 febbraio-1 marzo<br />

più accreditata che attesta: “Qui<br />

spettatore e testo restano avv<strong>in</strong>ghiati<br />

<strong>in</strong> un corpo a corpo (…)<br />

lo spettatore esce frastornato da<br />

una vertig<strong>in</strong>e di metafore di cui<br />

non è riuscito a toccare il fondo”.<br />

Lo spettacolo-<strong>in</strong>stallazione (andato<br />

<strong>in</strong> scena la scorsa estate<br />

ad Ancona) ora rivive al Teatro<br />

dell’Elfo, palcoscenico sul quale<br />

ha avuto luogo il primo allestimento<br />

italiano (1992, regia di<br />

Enzo G. Cecchi) di questo lavoro<br />

che è ormai considerato<br />

un classico dell’ultimo ’900.<br />

In parallelo, sotto il medesimo<br />

tetto, viene anche proposto<br />

un altro c<strong>ap</strong>olavoro di Koltès,<br />

quel Lotta di negro contro cane<br />

portato al successo nell’83 da<br />

Patrice Chéreau, che ora va <strong>in</strong><br />

scena per la regia di Giampiero<br />

Solari con protagonista un Remo<br />

Girone lontano anni luce dal cattivone<br />

della Piovra.<br />

SANDRO AVANZO<br />

Nella solitud<strong>in</strong>e<br />

dei campi di cotone<br />

Milano, Teatro dell’Elfo<br />

Tel. 02-716791<br />

11-16 febbraio<br />

Lotta di negro contro cane<br />

Milano, Teatro dell’Elfo<br />

18 febbraio-2 marzo<br />

CINQUE ATTORI (BRAVI) E UN PUPO DI TUTTI<br />

Di chi è Gabriele?<br />

I c<strong>in</strong>que protagonisti<br />

se lo chiedono.<br />

E gli spettatori<br />

si divertono<br />

GABRIELE<br />

Roma, Teatro Valle<br />

Tel. 06-6869049<br />

18 febbraio-2 marzo<br />

Gabriele è il nome di un bebé<br />

<strong>in</strong> arrivo che getta scompiglio<br />

nell’esistenza di c<strong>in</strong>que giova-<br />

nissimi attori genovesi tr<strong>ap</strong>iantati<br />

a Roma <strong>in</strong> cerca di fortuna.<br />

La madre è Angela, <strong>in</strong>contrata<br />

dai 5 nella c<strong>ap</strong>itale, ma chi di<br />

loro è il padre? Fausto<br />

Paravid<strong>in</strong>o con Giampiero<br />

R<strong>ap</strong>pa firma testo e regia di<br />

questo lavoro <strong>in</strong> parte autobio-<br />

grafico. Frizzante, brioso, divertente,<br />

pieno di vitalità. Premio<br />

per la drammaturgia emergente<br />

nel 2000, con Gabriele riesce<br />

sempre il miracolo di sale piene<br />

di ragazzi e ragazze, pubblico<br />

altrimenti <strong>in</strong> est<strong>in</strong>zione.<br />

CECILIA RINALDINI<br />

MARCO PAOLINI E IL TEATRO CIVILE< PIU I CLASSICI<br />

TERRITORI – LA CELLA –<br />

DANNO COLLATERALE<br />

Roma, Teatro del Vascello<br />

Visto il successo si prosegue.<br />

Sul palco gli artisti di Teatro<br />

Civile con tre spettacoli scritti<br />

da loro: Territori di Lorenzo<br />

Gioielli, Danno collaterale<br />

di Alessandro Occhip<strong>in</strong>ti e<br />

La cella di Raffaella Battagl<strong>in</strong>i.<br />

Guerre vere o mediatiche, tra<br />

soldati e ostaggi, tra leader<br />

politici <strong>in</strong> campagna elettorale<br />

e tra prigionieri e carcerieri.<br />

29 gennaio-9 febbraio


MEDIA<br />

LA NEW ECONOMY<br />

TUTTA DA RIDERE<br />

che si è trovato a fare il boss<br />

del web. Però quella maledetta<br />

abitud<strong>in</strong>e di disegnare non se<br />

l’è tolta mai ed ecco allora che<br />

per un anno le sue strisce sono<br />

state pubblicate da Puntocom e<br />

poi sono f<strong>in</strong>ite <strong>in</strong> questo libro,<br />

ovvio (To Be or Net to be, Hops<br />

Libri, 11 euro e mezzo spesi<br />

benissimo). Ecco.<br />

Un libro di fumetti?<br />

Di più: una satira<br />

aziendale che svela<br />

il (f<strong>in</strong>to) miracolo<br />

della web<br />

generation italiana<br />

Riassunto delle puntate precedenti.<br />

Roberto Grassilli ha <strong>in</strong>contrato<br />

<strong>in</strong>ternet e il web quando<br />

certa gente (e certi editori)<br />

dicevano “non dura, non dura, è<br />

una moda”. Hi! Faceva certi esilaranti<br />

disegn<strong>in</strong>i per Cuore (il<br />

giornale satirico) e aveva la pes-<br />

PETS, PELOUCHE PER ADULTI<br />

Un p<strong>ap</strong>pagallo filosofo che beve<br />

la sua ur<strong>in</strong>a ed è conv<strong>in</strong>to di<br />

essere la re<strong>in</strong>carnazione della<br />

cantante afrocaraibica Joan<br />

Armatrad<strong>in</strong>g; una gatta persiana<br />

c<strong>in</strong>ica e psicopatica che si<br />

cala antidepressivi come fossero<br />

croccant<strong>in</strong>i; un setter rosso<br />

che si sente un po’ un <strong>in</strong>tellettuale<br />

e fa cose piuttosto bizzarre<br />

come <strong>in</strong>filarsi nel freezer per<br />

viaggiare nel futuro; un bulldog<br />

grigio, decisamente meno ambizioso,<br />

che passa il tempo a<br />

sima abitud<strong>in</strong>e di disegnare durante<br />

le riunioni: perlopiù le facce<br />

perplesse (e fesse) di quelli<br />

che non disegnavano durante le<br />

riunioni. Non ha mai smesso,<br />

peraltro. Poi, <strong>in</strong>sieme al suo degno<br />

compare Gianluca Neri e altri<br />

ha fondato Clarence, comuni-<br />

mangiare sandwiches, leggere<br />

riviste porno e avere r<strong>ap</strong>porti<br />

sessuali con i mobili di casa.<br />

Benvenuti su Pets, orig<strong>in</strong>ale e irriverente<br />

sit-com di pupazzi per<br />

adulti <strong>in</strong> onda <strong>in</strong> tarda serata su<br />

Mtv (a febbraio andranno <strong>in</strong> onda<br />

delle repliche, per la programmazione<br />

cliccate su www.mtv.it).<br />

Una sit-com made <strong>in</strong> England,<br />

trasmessa orig<strong>in</strong>ariamente su<br />

Channel 4, <strong>in</strong> cui JP The Parrot,<br />

Dav<strong>in</strong>a, Hamish e Trevor – rispet-<br />

tà virtaule e portale para-satirico,<br />

sopravvissuto a tutte le follie<br />

della New Economy, ancora<br />

vivo là dove altri, ben più poderosi,<br />

sono morti scoppiando come<br />

una bolla (la bolla della<br />

new-economy, <strong>ap</strong>punto!).<br />

Insomma, Grassilli è un artista<br />

È già culto la sit-com <strong>in</strong>glese trasmessa da Mtv. Protagonisti, pupazzi folli e sporcaccioni<br />

tivamente il p<strong>ap</strong>pagallo, la gatta<br />

e i due cani – mangiano, dormono,<br />

discutono, leggono, fanno l’amore<br />

(solo con le lampade, però!),<br />

si azzuffano e fanno la pace.<br />

Quattro pupazzi che vivono <strong>in</strong><br />

una casa piccola e sporca, regalano<br />

gag di puro humor <strong>in</strong>glese<br />

ironizzando sui tic sociali e le nevrosi<br />

del nostro tempo.<br />

E così Hamish <strong>in</strong>stalla un sistema<br />

di videocamere per spiare i suoi<br />

co<strong>in</strong>quil<strong>in</strong>i, Trevor evoca Satana,<br />

Ora: quel che c’è nel libro. Una<br />

spaventevole ed esilarante galleria<br />

di personaggi che girano<br />

<strong>in</strong>torno al net, o meglio <strong>in</strong>torno<br />

(e dentro) a un’azienda nemmeno<br />

tanto immag<strong>in</strong>aria che si<br />

chiama Immanet. Tipi umani,<br />

macchiette, pazzi generici, folli<br />

geniali. Tutti a comporre la cosmogonia<br />

dell’Azienda. Da<br />

scompisciarsi, specie se <strong>in</strong> un’azienda<br />

ci siete stati e ne conoscete<br />

le fesserie galattiche. Il<br />

paragone che viene <strong>in</strong> mente è<br />

quello con Bristow di Frank<br />

Dickens, quell’<strong>in</strong>glese che stava<br />

<strong>in</strong> un’azienda mostruosamente<br />

grande senza nemmeno ricordarsi<br />

quando c’era entrato per<br />

la prima volta.<br />

In più i personaggi di Grassili,<br />

questi poveri schiavi-complici<br />

della Immanet hanno ruoli bizzarri,<br />

flessibilità estreme, ai limiti<br />

dello slogamento e filosofie<br />

tutte loro (per fortuna!). Alla f<strong>in</strong>e<br />

della lettura, penserete che<br />

questo ex-ragazzotto ha del genio.<br />

E che non metterete mai<br />

piede <strong>in</strong> un’azienda, se solo potrete<br />

evitarlo.<br />

Jp The Parrot è conv<strong>in</strong>to che nel<br />

giard<strong>in</strong>o ci sia un ufo e Dav<strong>in</strong>a (la<br />

sua battuta classica nell’orig<strong>in</strong>ale<br />

<strong>in</strong>glese è: “The drugs don’t work,<br />

you know...”) passa il tempo a pianificare<br />

modi orrendi per accoppare<br />

il suo fidanzato. Se e quando<br />

deciderà di tornare, visto che è<br />

partito da molto tempo e le spedisce<br />

cartol<strong>in</strong>e, quando c<strong>ap</strong>ita, da<br />

paesi esotici.<br />

Se non vi spaventa il politically<br />

uncorrect, per una volta accendete<br />

pure la tv.<br />

CARTA & SITI<br />

FUMETTOPOLI<br />

www.fumettopoli.com<br />

Gli eroi di tutto il mondo si riuniscono<br />

nel primo f<strong>in</strong>e settimana<br />

di marzo davanti alla stazione<br />

Garibaldi di Milano.<br />

L’Hotel Executive sabato 1 e<br />

domenica 2 ospita Fumettopoli<br />

dove vedere, sfogliare, acquistare<br />

e ascoltare tutte le care<br />

vecchie avventure dell’<strong>in</strong>fanzia<br />

e della gioventù. Dall’America<br />

al Gi<strong>ap</strong>pone, gli eroi dei fumetti<br />

e gli idoli del pop e del rock<br />

dagli anni ’50 a oggi arrivano<br />

sotto forma di fumetti, libri,<br />

film, dischi <strong>in</strong> v<strong>in</strong>ile, cd e dvd.<br />

Ingresso 7 euro (il giro sul web<br />

però è gratuito!).<br />

L’ITALIA DI BELL’ITALIA<br />

02-43313354<br />

Settanta foto per settanta<br />

copert<strong>in</strong>e. Bell’Italia (Giorgio<br />

Mondadori Editore) festeggia<br />

i 200 numeri (a proposito:<br />

auguri!) con una mostra<br />

al Castello Sforzesco di<br />

Milano. F<strong>in</strong>o al 23 febbraio<br />

vengono qu<strong>in</strong>di esposte 70<br />

fotografie utilizzate come<br />

copert<strong>in</strong>e da Bell’Italia a<br />

partire dal 1986, anno di<br />

nascita del mensile.<br />

Alla mostra, curata da<br />

Susanna Scafuri e Milena<br />

Mentasi, si accede (gratuitamente)<br />

dalla corte Ducale.<br />

ORECCHIOACERBO<br />

www.orecchioacerbo.com<br />

Si parte dal sito, molto divertente,<br />

si clicca di qua e di là rispolverando<br />

le lezioni di<br />

Rodari e si <strong>ap</strong>proda ad alcuni<br />

libretti (deliziosi) per i bamb<strong>in</strong>i<br />

(veri) e quelli sopra gli anta. C’è<br />

il gigante Gamb<strong>in</strong>ipiombo e le<br />

sue scoreggie da gigante, le<br />

storie del Signor Ventriglia, di<br />

NoiAltri Bamb<strong>in</strong>i di Strada e<br />

quelle del Paese dei Quadrati.<br />

I libri si comprano sul sito con<br />

lo sconto del 20% o si trovano<br />

<strong>in</strong> tutte le librerie. Costo sui<br />

7/8 euro. Intelligente.<br />

URBAN 43


ARTE<br />

TUTTO FA L<br />

Due mostre diverse<br />

ma notevolissime:<br />

il non-pittore e nonscultore<br />

Parmiggiani<br />

e il fotografo<br />

Juergen Teller<br />

, ARTE,<br />

BOLOGNA ESAGERA<br />

Domanda: che cosa hanno <strong>in</strong><br />

comune l’artista Claudio<br />

Parmiggiani e il fotografo<br />

Juergen Teller? A prima vista<br />

niente, se non il fatto che sono<br />

conosciuti a livello <strong>in</strong>ternazionale<br />

e attualmente celebrati dalla<br />

città di Bologna con due grandi<br />

mostre personali: una alla<br />

Galleria d’Arte Moderna e una<br />

alla Villa delle Rose (telefono<br />

valido per le due mostre: 051-<br />

502859). Però, a ben cercare,<br />

un elemento comune c’è. I due<br />

con le loro opere hanno <strong>in</strong>fatti<br />

lasciato segni <strong>in</strong>delebili e, superando<br />

le categorie tradizionali<br />

di pittura e scultura da un lato<br />

e di fotografia di moda dall’altro,<br />

hanno <strong>in</strong>fluenzato le generazioni<br />

successive.<br />

La storia è questa: nel 1968<br />

Parmiggiani cosparge il pavimento<br />

di una galleria d’arte di pigmento<br />

giallo puro che irradia una<br />

luce abbac<strong>in</strong>ante, facendo affiorare<br />

prepotente la forza poetica della<br />

sua ricerca. “Raramente uso gli<br />

strumenti tradizionali della pittura<br />

– racconta lo stesso artista del<br />

suo lavoro – non faccio quadri: ho<br />

come un senso di rifiuto all’idea di<br />

ARNOLD SCHÖNBERG<br />

Tor<strong>in</strong>o, 011-4429518<br />

Pensate di aver sbagliato pag<strong>in</strong>a?<br />

E <strong>in</strong>vece no, siete proprio<br />

nella guida dell’arte. Ebbene sì,<br />

la GAM presenta l’attività pittorica<br />

del grande compositore<br />

austriaco che tra il 1906 e il<br />

1912 realizzò ben settanta dip<strong>in</strong>ti<br />

a olio e centosessanta acquerelli.<br />

In mostra, provenienti<br />

da Vienna, gli autoritratti, le visioni,<br />

i ritratti, le caricature e i<br />

bozzetti di scena.<br />

Dal 4 febbraio al 16 marzo<br />

dip<strong>in</strong>gere un quadro, un senso di<br />

<strong>in</strong>utilità, di <strong>in</strong>adeguatezza. Non<br />

mi sono mai posto il problema<br />

dell’abbandono o del ritorno alla<br />

pittura; mi considero un pittore<br />

che non fa della pittura.” Perché<br />

biasimarlo? Geniale iconoclasta,<br />

Parmiggiani realizza opere con il<br />

fuoco, la polvere, il fumo e la luce.<br />

Lavori che impongono la loro assenza<br />

piuttosto che la loro presenza.<br />

Ed è proprio la durata effimera<br />

di molti suoi <strong>in</strong>terventi che<br />

rende le sue opere uniche, <strong>in</strong>afferrabili<br />

ed emozionanti. La mostra<br />

bolognese ripercorre qu<strong>in</strong>di la ricerca<br />

dell’artista delle ‘pitture<br />

scolpite’, con un percorso di qu<strong>in</strong>dici<br />

stazioni s<strong>in</strong>gole che trasportano<br />

il visitatore <strong>in</strong> un sogno a occhi<br />

<strong>ap</strong>erti.<br />

La copert<strong>in</strong>a del Sueddeutsche<br />

Zeitung che riporta un nudo<br />

CARLO MOLLINO<br />

Tor<strong>in</strong>o, 011-544132<br />

La Fondazione italiana per la<br />

fotografia ha ord<strong>in</strong>ato le immag<strong>in</strong>i<br />

realizzate dall’architetto<br />

Carlo Moll<strong>in</strong>o sul f<strong>in</strong>ire degli<br />

anni ’30, e le presenta al pubblico<br />

per la prima volta. Si tratta<br />

di orig<strong>in</strong>ali preziosi, quasi<br />

tutti ritratti ambientati.<br />

Immag<strong>in</strong>i che lo stesso Moll<strong>in</strong>o<br />

ha ritoccato e ritagliato per<br />

farci entrare nel suo personale<br />

mondo visivo.<br />

F<strong>in</strong>o al 23 marzo<br />

<strong>in</strong>tegrale di Kristen McMenamy<br />

è stato <strong>in</strong>vece l’esordio dirompente<br />

di Juergen Teller.<br />

Allontanandosi dai tradizionali<br />

canoni della fotografia di moda,<br />

Teller tenta di andare oltre<br />

l’aspetto ammiccante e artificiale<br />

delle modelle che immortala.<br />

Ciò che vuole far emergere<br />

dalle sue fotografie è la personalità<br />

del soggetto ritratto.<br />

Memorabile <strong>in</strong> questo senso è<br />

l’immag<strong>in</strong>e di Kurt Coba<strong>in</strong> che<br />

Teller ha conosciuto nel 1991<br />

e ha seguito <strong>in</strong> tour, studiando<br />

il suo comportamento. Il fotografo<br />

era rimasto così affasc<strong>in</strong>ato<br />

dalla personalità timida,<br />

riservata ed enigmatica di colui<br />

che nel giro di qualche anno si<br />

sarebbe suicidato con un colpo<br />

di pistola, che l’ultimo giorno<br />

del tour si era reso conto di<br />

MUSICA E ARCHITETTURA, ARTE AI CONFINI<br />

ENZO CUCCHI<br />

Roma, 06-6832766<br />

La galleria Valent<strong>in</strong>a Bonomo<br />

Arte Contemporanea ospita una<br />

mostra personale di Enzo Cucchi,<br />

artista def<strong>in</strong>ito visionario che <strong>ap</strong>proda<br />

alla pittura sul f<strong>in</strong>ire degli<br />

anni ’70. Oltre all’opera <strong>in</strong>edita<br />

Grillo Amato, pittura su canna e<br />

neon, la mostra presenta alcune<br />

piccole figure <strong>in</strong> bronzo dal titolo<br />

simbolico Idoli e un taccu<strong>in</strong>o <strong>in</strong>timo<br />

di <strong>ap</strong>punti e disegni raccolti<br />

dall’artista negli ultimi anni.<br />

F<strong>in</strong>o al 28 febbraio<br />

non aver fatto ancora uno scatto.<br />

L’immag<strong>in</strong>e che ha poi realizzato<br />

è l’emblema della vulnerabilità<br />

e dell’<strong>in</strong>troversione.<br />

La Villa delle Rose ripercorre il<br />

lavoro di Teller attraverso cent<strong>in</strong>aia<br />

di scatti orig<strong>in</strong>ali, il video<br />

Go sees e numerose fotografie<br />

pubblicate su riviste di moda<br />

nel corso degli anni Novanta.<br />

Un campionario di aspiranti<br />

bellezze, alcune acerbe altre<br />

aggressive, che nascondono la<br />

spasmodica voglia di raggiungere<br />

il successo.<br />

LE FOYERS INFINIS<br />

Bologna, 051-243438<br />

D.P. TESEI<br />

Claudio Parmiggiani<br />

Bologna, Galleria d’Arte Moderna<br />

F<strong>in</strong>o al 30 marzo<br />

Juergen Teller<br />

Bologna, Villa delle Rose<br />

F<strong>in</strong>o al 23 marzo<br />

Siete di quelli che pensano che le<br />

immag<strong>in</strong>i di donne che si uniscono<br />

sessualmente con uom<strong>in</strong>i-cervello<br />

o sono penetrate da membri<br />

senza corpo e trafitte con fasci<br />

di luce, siano erotiche? Allora<br />

la mostra del visionario Hayashi<br />

fa al caso vostro. Le pareti della<br />

Mondo Bizzarro Gallery si trasformano<br />

<strong>in</strong> un prontuario di feticci<br />

e ossessioni <strong>in</strong> cui la metà<br />

<strong>in</strong>feriore della donna trionfa.<br />

F<strong>in</strong>o al 27 febbraio<br />

Immag<strong>in</strong>i di Juergen Teller<br />

MOSTRE<br />

Piccoli robot e<br />

grandi foto. Anche<br />

grandissime<br />

80.000<br />

Milano, 02-29060171<br />

Dai primi piccoli robot a un<br />

grosso sommergibile, f<strong>in</strong>o alle<br />

tende palafittate (esposte a<br />

Viafar<strong>in</strong>i): le forme di Pierluigi<br />

Calignano, classe 1971, scaturiscono<br />

dall’attualità per<br />

immergersi <strong>in</strong> un mondo onirico.<br />

La mostra alla Galleria<br />

Antonio Colombo <strong>in</strong>daga alcuni<br />

elementi dell’immag<strong>in</strong>ario<br />

di un artista giovane e c<strong>ap</strong>ace<br />

di creare strani <strong>in</strong>trecci<br />

tra mondo animale e robotica,<br />

storia dell’arte e fumetto.<br />

F<strong>in</strong>o al 14 marzo<br />

ZIJAH GAFIC<br />

Milano, 02-625271<br />

La Galleria Grazia Neri ospita<br />

le immag<strong>in</strong>i del giovanissimo<br />

fotografo bosniaco Zijah<br />

Gafic, premiato a Word Press<br />

Photo 2002 <strong>in</strong> due diverse<br />

sezioni e v<strong>in</strong>citore del Prix<br />

Kodak 2002 du Jeune<br />

Reporter. Gafic, che ha vissuto<br />

<strong>in</strong> prima persona la drammatica<br />

esperienza della<br />

guerra nel suo Paese, ha voluto<br />

testimoniare l’impatto<br />

psicologico che il conflitto<br />

ha avuto sulla gente.<br />

F<strong>in</strong>o al 19 febbraio<br />

LA RIPRORIDUZIONE<br />

Roma, 06-699801<br />

La mostra, ospitata presso<br />

l’Istituto Nazionale della<br />

Grafica, affronta le problematiche<br />

legate alla riproduzione<br />

nell’arte contemporanea,<br />

al suo utilizzo e al r<strong>ap</strong>porto<br />

tra fotografo e artista.<br />

Un tema <strong>in</strong>teressante che<br />

viene analizzato attraverso<br />

le opere di artisti di diversa<br />

provenienza e generazione<br />

tra cui: Thomas Demand,<br />

Carlos Garaicoa, Gerhard<br />

Richter, Ettore Spalletti.<br />

F<strong>in</strong>o al 9 febbraio<br />

URBAN 45


SHOPPING<br />

LASCIATECI LE PENNE<br />

Anzi, portatevele via<br />

(pagando s’<strong>in</strong>tende),<br />

perché qui le hanno<br />

proprio tutte,<br />

dalla stilo da emiro<br />

al tratto-pen<br />

Massima suspence: siamo nella<br />

cella di Hannibal alias Anthony<br />

Hopk<strong>in</strong>s che, zitto zitto, a un<br />

certo punto estrae una penna e<br />

cerca di forzare la serratura che<br />

lo imprigiona. Atterriti dall’idea<br />

del suo prossimo snack portate<br />

le mani agli occhi e abbassate la<br />

testa? Provate a distrarvi con i<br />

particolari: lo s<strong>ap</strong>ete che la penna<br />

è una preziosa stilografica<br />

Cross?<br />

Altra variante: siete a Vienna<br />

nella bl<strong>in</strong>datissima sede<br />

dell’Opec (Organizzazione dei<br />

Paesi Esportatori di Petrolio<br />

eh?): lasciate perdere gli orologi<br />

miliardari di m<strong>in</strong>istri ed emiri e<br />

buttate un occhio a quei luccicanti<br />

strumenti con cui vengono<br />

suggellati accordi e riunioni:<br />

prestigiosissime e opulentissime<br />

Chicago anni ’30?<br />

No, il Celio, oggi<br />

Avete nostalgia dei m<strong>in</strong>i abiti da<br />

sera con le frange stile<br />

Charleston? Il vostro desiderio<br />

nascosto è sempre stato possedere<br />

un frac come quello di Fred<br />

Astaire o scendere uno scalone<br />

<strong>in</strong>dossando un vestito di raso<br />

nero come quello di Gloria<br />

penne Omas. Un’idea della realtà<br />

vista attraverso biro, roller e<br />

penn<strong>in</strong>i che potete gustare andando<br />

da Tor<strong>in</strong>o Penna (a Tor<strong>in</strong>o<br />

<strong>ap</strong>punto). La vetr<strong>in</strong>a, <strong>in</strong>equivocabile,<br />

ha un fasc<strong>in</strong>o d’altri tempi<br />

e mostra solo le briciole di<br />

quello che trovate all’<strong>in</strong>terno. Il<br />

negozio è piccolissimo e ospita<br />

orizzontali, verticali, oblique e <strong>in</strong><br />

<strong>ap</strong>positi cassett<strong>in</strong>i <strong>in</strong> stile ‘far-<br />

macista pazzo’ (visione che da<br />

sola vale la gita) penne per tutti<br />

i gusti e per tutti i portafogli. Ci<br />

sono le stilografiche d’oro Omas<br />

tempestate da diamanti o pietre<br />

preziose, richiestissime sul mercato<br />

arabo (costo dai 100.000<br />

euro <strong>in</strong> su), le severe Montblanc,<br />

le Parker un po’ retrò, le <strong>in</strong>tramontabili<br />

Pelikan e le penne<br />

multiuso del futuro (matita, sti-<br />

MILANO ELEGANTE, RILEGATA E AFRICANA<br />

LA PICCOLA LEGATORIA<br />

Via Palermo, 11<br />

Una mecca per poeti, viaggiatori<br />

con ansie scribacch<strong>in</strong>e, <strong>in</strong>namorati<br />

dalla parola debordante e per<br />

tutti quelli che amano il bello scrivere<br />

su bella carta o bel quadernetto.<br />

Qui si trovano risme di carta<br />

dal s<strong>ap</strong>ore antico e prezioso,<br />

quaderni (anche <strong>in</strong>i e oni), portafoto<br />

di tutte le misure, album, scatole<br />

e quello che preferite (ovviamente<br />

su ord<strong>in</strong>azione). Prezzi, ovviamente<br />

da laboratorio artigiano.<br />

Swanson <strong>in</strong> Viale del tramonto?<br />

Non c’è bisogno di partire per<br />

Chicago o di spendere un c<strong>ap</strong>itale,<br />

ma solo di fare una passeggiata<br />

f<strong>in</strong>o al Celio. Qui, tra un negozio<br />

di candele e i banchi del<br />

mercat<strong>in</strong>o, non fatevi sfuggire le<br />

due sarac<strong>in</strong>esche (anche loro<br />

molto anni ’30) di Vecchia<br />

America. Da più di vent’anni<br />

(tranne la domenica, giorno di<br />

chiusura) questo magazz<strong>in</strong>o ri-<br />

AFRICAN ORIENTAL CRAFT<br />

Via Confalonieri, 34<br />

Di tutto e di più dall’Africa e<br />

dall’India. Obbligatorio perdersi<br />

tra i corridoi con maxi contenitori<br />

ed enormi scaffali stracolmi di<br />

collane, braccialetti, pietre, <strong>in</strong>censi,<br />

maschere, bonghi, pipe,<br />

mobili, t<strong>ap</strong>peti, babbucce e altre<br />

sorprese. Da fuori non si direbbe,<br />

poi una volta dentro non si<br />

uscirebbe più. Per regalare vero<br />

artigianato agli amici senza l’ansia<br />

di partire. Prezzi ottimi.<br />

fornisce abiti di scena alle compagnie<br />

teatrali romane.<br />

Nonostante l’aspetto trasandato<br />

e gli immancabili strati di polvere<br />

che aleggiano all’<strong>in</strong>terno, questo<br />

negozio resiste nel centro della<br />

c<strong>ap</strong>itale: qui <strong>in</strong>fatti potete trovare<br />

frac da cameriere anni ’20 o<br />

un abito da sposa <strong>in</strong> pizzo con lo<br />

strascico lungo 10 metri. Oltre a<br />

guanti di raso neri come quelli di<br />

Gilda alias Rita Hayworth, copri-<br />

REBUS<br />

Via De Amicis, 35<br />

Un negozio che <strong>ap</strong>prezzate solo<br />

se avete tutto. Cosa vi manca?<br />

Un prato con fiori, immancabili<br />

formiche, funghi e nani di<br />

Biancaneve? Un asse del water<br />

con conchiglie e fossili? Un set<br />

tascabile per <strong>in</strong>terrogare I Ch<strong>in</strong>g<br />

sul posto, ovunque vi troviate?<br />

Un classico salvadanaio a porcell<strong>in</strong>o?<br />

Un portafoto etnico fucsia<br />

degno di Marta Marzotto?<br />

Basta leggere: precipitatevi.<br />

lografica, roller e penn<strong>in</strong>o da<br />

palmare <strong>in</strong> diversi colori tutto <strong>in</strong>sieme).<br />

M<strong>in</strong>i, maxi, tecnologiche,<br />

di design e penn<strong>in</strong>i d’oca, nel<br />

più puro stile marchese De<br />

Sade, vi faranno correre a casa a<br />

scrivere le vostre memorie.<br />

SARA TEDESCHI<br />

Tor<strong>in</strong>o Penna<br />

Tor<strong>in</strong>o, via XX Settembre 4<br />

VECCHIA AMERICA A ROMA<br />

c<strong>ap</strong>o con la veletta, bombette,<br />

cil<strong>in</strong>dri, borse di ogni tipo e maschere.<br />

Tutto (o quasi) importato<br />

dagli Stati Uniti, tutto (o quasi)<br />

usato e, con un po’ di fortuna e<br />

di occhio, qualche vero e rarissimo<br />

pezzo di antiquariato.<br />

VECCHIA AMERICA<br />

Roma, via Ostilia 4<br />

LUCREZIA CIPPITELLI<br />

IL SALVAGENTE<br />

Via Fratelli Bronzetti, 16<br />

Una salvezza (così si c<strong>ap</strong>isce il nome)<br />

per chi vuole o deve fare un<br />

debutto <strong>in</strong> società con i fiocchi.<br />

Nel negozio si trovano vestiti eleganti,<br />

elegantissimi e accessori<br />

curiosi a prezzi scontatissimi. Non<br />

avete mai lasciato il vostro divano<br />

e dovete andare alla Scala (<strong>in</strong> palco<br />

si c<strong>ap</strong>isce) o a una serata di<br />

gala? Cercate un sobrio tailleur<br />

di Armani, un vestito di pailletes o<br />

un tub<strong>in</strong>o di Prada? Accontentati!<br />

BOLOGNA<br />

Oggetti per mani<br />

bucate. Anelli per<br />

nasi bucati. Pierc<strong>in</strong>g<br />

e acquisti <strong>in</strong> città<br />

BODYBAG<br />

THE PIERCING STORE<br />

Via delle Mol<strong>in</strong>e, 1/b<br />

Mollati dalla morosa? Saltato il<br />

fosso con l’abbandono degli<br />

studi di <strong>in</strong>gegneria per <strong>ap</strong>rire<br />

un chir<strong>in</strong>guito di <strong>ap</strong>eritivi?<br />

F<strong>in</strong>almente sc<strong>ap</strong>pati da casa<br />

verso la libertà? Sono questi i<br />

momenti <strong>in</strong> cui di solito ci si<br />

segna il corpo. Non lo s<strong>ap</strong>evate?<br />

Se andate a farvi un giro<br />

da Bodybag oltre alla possibilità<br />

di farvi pierc<strong>in</strong>g, decorazioni<br />

sui denti, <strong>ap</strong>plicazioni di<br />

diamanti e brillanti e ovviamente<br />

tattoo, troverete anche<br />

tutta la filosofia che gira <strong>in</strong>torno.<br />

In totale sicurezza e igiene.<br />

CLUB STERLINO<br />

Via Indipendenza,66<br />

L’importante è andarci selettivi.<br />

Gli oggetti pazzi sono parecchi,<br />

ma la cosa più <strong>in</strong>teressante<br />

è una palma a tre fusti<br />

(con tanto di noci di cocco)<br />

che <strong>in</strong> realtà è una lampada<br />

per bontemponi con la casa<br />

spaziosa. Poi stivaletti di gomma<br />

per bimbi che sognano<br />

cocc<strong>in</strong>elle o l’Ape Maia.<br />

REGALIMPORT<br />

Via A. Righi, 17<br />

Anche qui occhio alla chicca.<br />

Tra gadget, oggestistica, regali<br />

da ridere, pupazzi e molto<br />

altro per la serie “mai più senza”<br />

segnaliamo tutto il meglio<br />

del meglio del trash. Per<br />

esempio perché non ripiegare<br />

su regali sexy ispirati alla parti<br />

più <strong>in</strong>time e formose di giovanotti<br />

e fanciulle? La scelta è<br />

sterm<strong>in</strong>ata: dal classico portas<strong>ap</strong>one,<br />

al mouse, dal portafotografie<br />

(doppio ovviamente),<br />

al salvadanaio f<strong>in</strong>o al biberon<br />

(non descrivibile per scritto...)<br />

e agli spazzol<strong>in</strong>i. Un tocco di<br />

kitsch è concesso a tutti.<br />

URBAN 47


48 URBAN<br />

BALLARE<br />

Da Milano a Roma,<br />

via Bergamo<br />

GOA<br />

Roma, via Libetta 13<br />

La mente vulcanica di<br />

Giancarl<strong>in</strong>o ha tirato fuori un<br />

altro asso nella manica: la prima<br />

e la terza domenica del<br />

mese il locale si trasforma <strong>in</strong><br />

una piazza dove si organizzano<br />

un mercat<strong>in</strong>o, un’esposizione<br />

di quadri, varie performance<br />

di gruppi di danza contemporanea<br />

con, ovvio, un’alternarsi<br />

alla consolle di dj tra cui<br />

il conduttore radiofonico<br />

Claudio de Tomasi.<br />

Tel. 06-5748277<br />

INDEX<br />

Azzano San Paolo (Bg),<br />

via Solfer<strong>in</strong>o 7/9<br />

A poche cent<strong>in</strong>aia di metri dall’uscita<br />

dalla A4 uno dei nuovi<br />

club più <strong>in</strong>teressanti della scena<br />

elettronica. La programmazione<br />

è curata dal gruppo Pvc:<br />

il venerdì dj set <strong>in</strong>ternazionali<br />

e le migliori mani della consolle<br />

nu-dance italiana. Il 7 febbraio<br />

Tomatom, il 21 Telepopmusik,<br />

il 25 Subsonica Soundsystem.<br />

Da vedere il secondo piano <strong>in</strong><br />

stile Paisley underground.<br />

Tel. 348-5526029<br />

GASOLINE<br />

Milano, via Bonnet 11/a<br />

Lo small club propone da<br />

alcuni anni una serata per<br />

gli <strong>ap</strong>passionati della musica<br />

<strong>in</strong>die-pop e della new wave<br />

(quanto mai attuale <strong>in</strong> questi<br />

mesi). Organizzata da Filippo,<br />

grande <strong>ap</strong>passionato del british<br />

sound, la one night Pop<br />

Starz del giovedì notte è un<br />

ritrovo per i giovanissimi alternativi<br />

di Milano, che stanchi<br />

dei nuovi idoli pat<strong>in</strong>ati del<br />

pop ‘chew<strong>in</strong>g gum’, si emozionano<br />

per le chitarre di<br />

New Order, Placebo, Cure,<br />

Pulp… e compagnia bella.<br />

Tel. 02-29013245<br />

CLUB<br />

LE NOTTI PIU STRANE:<br />

TANGO E SUONI ASIAN<br />

Il venerdì dell’Alphaeus somiglia a un allenamento di arti marziali. Alla Locanda Atlantide<br />

impazza il breakbeat asiatico. Roma scopre notti pazze, musiche lat<strong>in</strong>e e ‘paki’ lond<strong>in</strong>esi<br />

Assetati di situazioni curiose?<br />

Di contam<strong>in</strong>azioni metropolitane?<br />

Nella c<strong>ap</strong>itale sono da<br />

prendere <strong>in</strong> considerazione<br />

due locali con le loro rispettive<br />

proposte notturne, sicuramente<br />

bizzarre. All’Alpheus, storico<br />

locale dove di solito si tengono<br />

concerti dal vivo, il venerdì<br />

prende vita una notte di combattimenti<br />

marziali e dance<br />

music! Niente paura, non vi<br />

troverete scaraventati <strong>in</strong> una<br />

scena di Fight club e non sarete<br />

obbligati a partecipare: si<br />

tratta di un abile connubio tra<br />

suoni dance molto commerciali<br />

e una strana convention di diverse<br />

palestre c<strong>ap</strong>itol<strong>in</strong>e devote<br />

alle arti marziali e al fitness.<br />

La domenica <strong>in</strong>vece niente arti<br />

marziali e nessuna esibizione<br />

di muscoli, visto che si balla al<br />

ritmo franco-argent<strong>in</strong>o del tango,<br />

con tanto di maestro di<br />

bandoneon sul palco.<br />

L’età media, diciamolo, è alt<strong>in</strong>a,<br />

ma se siete under 30 e volete<br />

stupire una nuova fiamma,<br />

perché non provate a imitare,<br />

almeno nelle <strong>in</strong>tenzioni (e tenendo<br />

ben presente che si sta<br />

sempre parlando di ballo eh?),<br />

il Marlon Brando del film di<br />

Bertolucci? Se poi non vi fidate<br />

delle vostre c<strong>ap</strong>acità seduttive,<br />

ma confidate nel vostro sense<br />

of humor allora scegliete di<br />

immergervi nel più popolare<br />

sabato sera dell’Alpheus con<br />

revival anni ’70 - ’80 a go go.<br />

Un brano di Barry White o un<br />

Enola Gay degli Omd <strong>in</strong> fondo<br />

non fanno male a nessuno, anzi<br />

mettono di buon umore.<br />

Se vi spostate alla locanda<br />

Atlantide <strong>in</strong>vece vi troverete<br />

all’<strong>in</strong>terno di un ex c<strong>ap</strong>annone<br />

<strong>in</strong>dustriale, completamente<br />

rivestito <strong>in</strong> legno, dove il martedì<br />

ci sono concerti dal vivo<br />

di jazz, il giovedi c’è la serata<br />

“Coque madame” a cura di<br />

“Om<strong>in</strong>ostanco” mentre il venerdì<br />

è “Torretta style”.<br />

Il sabato poi si respira un’atmosfera<br />

da Bollywood anche<br />

grazie a qualche <strong>in</strong>censo acceso<br />

quà e là e ai dj che lasciano<br />

scorrere sui piatti sonorità<br />

Asian breakbeat e drum’n’bass.<br />

In italia il fenomeno ‘Asian’ sta<br />

esplodendo (grazie a produzioni<br />

nostrane come quelle dei<br />

piemontesi della Feel good<br />

production) e per una notte,<br />

sembrerà di essere <strong>in</strong> uno dei<br />

quartieri più pakistani di una<br />

Londra cosmopolita e meticcia.<br />

TOMMASO TOMA<br />

ALPHAEUS<br />

Roma, via del Commercio 36<br />

06-5747826<br />

LOCANDA ATLANTIDE<br />

Roma, via dei Lucani 22/b<br />

06-44704540<br />

MILANO, IL GAYO NIGHTCLUBBING<br />

Nel turb<strong>in</strong>e del “solito” revival, la cultura camp trionfa. Siamo tutti sorc<strong>in</strong>i? Perché no!<br />

Vada per le nuove tendenze e<br />

tutti attenti ai nuovissimi trend.<br />

Tutto si muove e qu<strong>in</strong>di anche<br />

il popolo dei musicofili nottambuli,<br />

sparpagliati per la città ad<br />

annusare i ritmi che vanno e<br />

che verranno. Inevitabili la chill<br />

out e la lounge e se va bene<br />

asian breakbeat e drum’n’bass.<br />

Stiamo parlando della musica<br />

chiaro, ma soprattutto delle atmosfere<br />

e della ‘fauna’ che un<br />

certo ritmo porta con sé. Ma<br />

per i veri “ggiovani”, per gli<br />

esigenti e perennemente scon-<br />

tenti, per i curiosi ma nostalgici,<br />

per quelli che di solito se ne<br />

stanno volentieri sul divano<br />

(data anche la certa età...) <strong>in</strong><br />

attesa di salutari contraddizioni<br />

e di paradossi che li soddisf<strong>in</strong>o<br />

f<strong>in</strong>o <strong>in</strong> fondo, quali alternative<br />

ci sono?<br />

Il segreto è it<strong>in</strong>erare nel giorno<br />

giusto. Com<strong>in</strong>ciamo da un’<strong>in</strong>augurazione<br />

fresca fresca:<br />

dalla f<strong>in</strong>e di gennaio c’è il nuovissimo<br />

Saturday-Go, il gayo<br />

sabato notte dell’Oca Dip<strong>in</strong>ta<br />

che parte dalla chill, dalla<br />

lounge e dal buddha bar per<br />

poi passare alla house ed<br />

esplodere dopo le 2 nel più verace<br />

revival con Donna<br />

Summer, Gloria Gaynor, Bee<br />

Gees, Raffa, Renato, Madonna e<br />

Mal. Stessa musica al Black<br />

Hole (non turbatevi per il nome)<br />

il venerdì sera con miscela<br />

di brit pop e commercial che<br />

sul tardi scivola verso Zorro,<br />

Goldrake e Maz<strong>in</strong>ga. Ogni ultimo<br />

venerdì del mese andate al<br />

Q che propone commercial,<br />

house, underground e jungle<br />

suond, mentre il Plastic è sempre<br />

una garanzia (soprattutto<br />

<strong>in</strong> ‘saletta bordello’). Bravissimi<br />

i dj, sublimi il mix e i revival.<br />

OCA DIPINTA<br />

Zelo Buon Persico, S.S. Paullese<br />

BLACK HOLE<br />

Milano, via Cena 1<br />

Q<br />

Milano, viale Padova 21<br />

PLASTIC<br />

Milano, viale Umbria 120


illustrazione: akire.erika@libero.it<br />

RISTORANTI-BAR<br />

»»»» MILANO<br />

LA VECCHIA LATTERIA,<br />

AMARCORD MILANESE<br />

Trani, come li chiamano i vecchi della città.<br />

O bar con cuc<strong>in</strong>a, o latterie. Il s<strong>ap</strong>ore dell’antica<br />

trattoria nella fretta postmoderna<br />

Guardiamoci <strong>in</strong> faccia (e allo<br />

specchio): f<strong>in</strong>o a poche settimane<br />

fa, causa Natale, siamo passati<br />

senza tregua da agnolotti a<br />

stracotti, da bignè a can<strong>ap</strong>è, da<br />

cannelloni a panettoni. Certo,<br />

poi gennaio è stato un mese di<br />

Ramadan quasi obbligato: qualche<br />

rotolo di troppo è rotolato,<br />

l’occhio è meno <strong>ap</strong>pannato, il<br />

fegato r<strong>in</strong>grazia sollevato. Ma<br />

questa non è vita. Anche perché<br />

i giorni della Merla, cioè il<br />

freddo cane di metà <strong>in</strong>verno,<br />

fanno venire voglia di assumere<br />

roba calduccia e consolatoria,<br />

una specie di ritorno all’<strong>in</strong>fanzia<br />

alimentare che significa non<br />

tanto attaccarsi al seno (è questo<br />

a cui pensavate, vero?) ma<br />

piuttosto la gratificazione dei<br />

sani, buoni piatti di mammà o<br />

dell’altrettanto sano e calorifico<br />

bicchiere di rosso allungatoci<br />

da p<strong>ap</strong>à.<br />

Trani e latterie sono nati (e vissuti)<br />

<strong>ap</strong>punto per questo: permettere<br />

di sopravvivere a chi –<br />

per lavoro o altro – doveva r<strong>in</strong>unciare<br />

ai piatti di casa.<br />

A maggior ragione qui a Milano,<br />

dove risotto, ossobuco e cotoletta<br />

sono nel Dna cittad<strong>in</strong>o<br />

quanto la Madonn<strong>in</strong>a o i sottopassi<br />

allagati. Certo, ci sono ancora<br />

(poche, sempre meno)<br />

le trattorie dove mangiare come<br />

una volta. Ma i trani (cioè le bottiglierie<br />

antesignane dei moderni<br />

w<strong>in</strong>e-bar: quelli dove, cantava<br />

Gaber, “si passa la sera scolando<br />

barbera”) e le latterie hanno<br />

uno spirito diverso, quasi genitoriale.<br />

La latteria per esempio è come<br />

la mamma: sarà per il richiamo<br />

del latte, sarà per l’arredamento<br />

con piastrelle e tavol<strong>in</strong>i di legno/formica,<br />

sarà per la cuc<strong>in</strong>a<br />

semplice e senza pretese, ma<br />

sembra di stare dalla nonna o<br />

dalla vecchia zia. Cioè, quasi<br />

sempre, una sicurezza. E <strong>in</strong>fatti<br />

dietro ai fornelli dei locali sopravissuti<br />

troverete spesso e volentieri<br />

mani di donna pronte a sorreggervi<br />

con una m<strong>in</strong>estra calda,<br />

lo sformato di erbette, il petto<br />

di pollo al limone, la torta fatta<br />

la matt<strong>in</strong>a stessa. Più maschio<br />

<strong>in</strong>vece, senza dubbio, il trani: è<br />

il p<strong>ap</strong>à che ti offre un bicchiere<br />

di quello forte, lo zio di campagna<br />

che il v<strong>in</strong>o se lo fa da solo,<br />

il nonno che ti dà una pacca<br />

sulle spalle. Allora avanti con<br />

una cuc<strong>in</strong>a spiccia e senza fronzoli:<br />

salsiccia e fagioli, stufato<br />

di manzo, cassoela con bottiglia<br />

dell’Oltrepò.<br />

E alla f<strong>in</strong>e un caffè forte col<br />

resentìn, l’immancabile sorso<br />

di gr<strong>ap</strong>pa secca. Prima di commuovervi,<br />

annotatevi (su carta,<br />

palmare, notebook, oppure,<br />

portatevi questo <strong>Urban</strong> <strong>in</strong> tasca)<br />

gli <strong>in</strong>dirizzi sotto e a fianco,<br />

anche quelli meno attraenti:<br />

perché trani e latterie sono<br />

peggio dei panda giganti dello<br />

zoo di Pech<strong>in</strong>o, muoiono e non<br />

si riproducono. Vanno visitati<br />

cioè f<strong>in</strong>ché tengono duro, per<br />

un’esperienza da raccontare<br />

ai nipot<strong>in</strong>i: c’era una volta,<br />

a Milano, qualche postic<strong>in</strong>o dove<br />

le polpette erano di carne<br />

e non di plastica, il ragù fatto<br />

<strong>in</strong> casa e non <strong>in</strong> vasetto,<br />

la crostata con la frutta e non<br />

la marmellata...<br />

P.D. SFORNELLI<br />

BEVI, BEVI, BEVI (E MANGIA PURE QUALCOSA)<br />

MOSCATELLI<br />

02-6554602<br />

Storica sede (dal 1859) di storiche<br />

ubriacature, la bottiglieria<br />

è stata da poco ri<strong>ap</strong>erta e rimessa<br />

<strong>in</strong> sesto con garbo, salvando<br />

cioè bancone, vetr<strong>in</strong>e e<br />

atmosfera alternativa: tanto<br />

che qui potete anche <strong>in</strong>contrare<br />

Manu Chao. A pranzo, con<br />

6-7 euro si mangiano pochi<br />

piatti caldi – pizzoccheri, aranc<strong>in</strong>i,<br />

c<strong>ap</strong>onata, arrosto, cotolet-<br />

ta – mentre la sera (f<strong>in</strong>o all’una<br />

e più) via a salumi e formaggi.<br />

Buoni v<strong>in</strong>i al bicchiere dai 3<br />

euro <strong>in</strong> su.<br />

Corso Garibaldi, 93.<br />

Chiuso domenica.<br />

BERTI<br />

02-2613073<br />

I mitici Fifties sono rimasti fermi<br />

anche qui, e con pochissime<br />

varianti a base di piatti casal<strong>in</strong>ghi,<br />

facce simpatiche e orari<br />

elastici. A pranzo fatevi tentare<br />

da ribollita, tagliatelle al ragù,<br />

arrosto: quello che per il patron<br />

sarebbe un menu “leggero”.<br />

Il “pesante” <strong>in</strong>fatti arriva la<br />

sera quando è d’uopo esagerare<br />

con ossobuchi, rosticciada,<br />

baccalà. Buoni i prezzi che<br />

prevedono tra i 5 e i 10 euro a<br />

piatto. Onesti anche i v<strong>in</strong>i al<br />

bicchiere, dall’euro e mezzo <strong>in</strong><br />

su (anche per palati medio-esigenti).<br />

Via Crespi, 14. Chiuso<br />

domenica e lunedì sera.<br />

TAVERNA MORIGI<br />

02-86450880<br />

Polveroso e derangé, fra ambiente<br />

e bottiglie è ancora come<br />

un secolo fa o giù di lì. I piatti,<br />

pure: penne panna e prosciutto<br />

scotte e costolette d’agnello da<br />

risuolare con patate carbonizzate.<br />

I v<strong>in</strong>i (dozz<strong>in</strong>ali) a bicchiere<br />

costano come una bottiglia al<br />

super (4-5 euro). Conto sui 15-<br />

20 euro. Via Morigi, 8. Chiuso<br />

sabato a pranzo e domenica.<br />

LOW BUDGET<br />

Piccole, piacevoli<br />

e popolari. Cuc<strong>in</strong>e<br />

da prendere al volo<br />

ALLA VECCHIA<br />

LATTERIA<br />

02-874401<br />

Latte e mozzarelle ci sono<br />

ancora: garantisce il baffo del<br />

vulcanico Giorgio. Qui però, a<br />

pranzo, si sgomita alla conquista<br />

dei pochi tavol<strong>in</strong>i, delle<br />

semplici portate vegetariane<br />

(lasagne di magro, gnocchi,<br />

tortelloni, parmigiana,<br />

sformati, polpettoni al forno)<br />

o del piatto unico con agnolotti<br />

e verdure ripiene (a 13<br />

euro). V<strong>in</strong>o sfuso, ambiente<br />

<strong>in</strong>formal-caciaron-impiegatizio,<br />

conto sui 15 euro.<br />

Via Unione, 6.<br />

Chiuso domenica.<br />

LATTERIA<br />

SAN MARCO<br />

02-6597653<br />

La più raff<strong>in</strong>ata delle latterie <strong>in</strong><br />

città? È sicuramente <strong>in</strong> questa<br />

bomboniera dove il cuoco<br />

Arturo cuc<strong>in</strong>a sia a pranzo sia<br />

a cena, e <strong>in</strong> padelle d’argento,<br />

cosucce sfiziose come riso<br />

freddo, polpett<strong>in</strong>e, paillard,<br />

una deliziosa crem<strong>in</strong>a di ortiche.<br />

V<strong>in</strong>o sfuso, conto sui 30<br />

euro, niente prenotazioni.<br />

Via San Marco, 24.<br />

Chiuso sabato e domenica.<br />

NOI DUE<br />

02-58101593<br />

I tavoli, per pranzo e cena, sono<br />

solo nove. Sì, perchè <strong>in</strong><br />

questa latteria che funziona<br />

ancora come tale, c’è anche<br />

una cuc<strong>in</strong>a bio-vegetariana che<br />

sforna zuppe di legumi, penne<br />

alle zucch<strong>in</strong>e, polpette vegane,<br />

spezzat<strong>in</strong>i di seitan e tofu. E<br />

<strong>in</strong>sieme, niente alcolici ma succhi<br />

di frutta e verdura, <strong>in</strong>fusi e<br />

tisane. Conto fra i 10 e i 15<br />

euro, ben spesi. Viale Col di<br />

Lana, 1. Chiuso domenica.<br />

URBAN 51


UNDERGROUND<br />

Mangiare <strong>in</strong> metrò,<br />

più urban di così...<br />

Buono però!<br />

Una giornata underground.<br />

Con la bava alla bocca dalle<br />

6 alle 20, cioè circa il tempo<br />

che serve per andare da<br />

Bolzano a Villa San Giovanni<br />

con puntate sulle isole. Dai<br />

canederli alla font<strong>in</strong>a, dai pizzoccheri<br />

alla bresaola, dall’ossobuco<br />

al culatello, dalla<br />

mocetta alla soppressata calabra,<br />

passando per le mozzarelle<br />

di bufala campana, i<br />

taralli, le stracciatelle, la pastiera,<br />

gli aranc<strong>in</strong>i, le cassat<strong>in</strong>e<br />

e il voluttuoso marz<strong>ap</strong>ane.<br />

E i sottaceti ripieni? Boooni!<br />

E le torte con creme, panna o<br />

frutta? Che bontà, anzi<br />

“Bontà Più”, una tradizione<br />

milanese al mezzan<strong>in</strong>o di<br />

Loreto (con il famoso ascensore<br />

delle golosità <strong>in</strong> mezzo<br />

alla piazza).<br />

Qui l’it<strong>in</strong>erario può essere<br />

spaziale o temporale. Di prima<br />

matt<strong>in</strong>a al banco del bar<br />

con c<strong>ap</strong>puccio e brioche oppure<br />

con la pasticceria n<strong>ap</strong>oletana<br />

e siciliana o alla ligure<br />

con tuffo di focaccia dentro il<br />

caffelatte. Poi per lo spunt<strong>in</strong>o<br />

seduti ai tavol<strong>in</strong>i con spremuta<br />

di tarocco, latte di mandorla,<br />

cantucc<strong>in</strong>i o tramezz<strong>in</strong>o e<br />

per pranzo con lasagne (di<br />

carne, di verdura e al pesto),<br />

risotti, ravioli, cotoletta, pollo<br />

arrosto e amor di polenta.<br />

Oppure girovaghi tra i banchi<br />

salumeria, macelleria, formaggi,<br />

gastronomia, dolciumi,<br />

pasticceria, panificio, v<strong>in</strong>i<br />

e liquori. E per i più snob caviale,<br />

champagne, bourbon,<br />

ostriche e pudd<strong>in</strong>g. Un luna<br />

park per le p<strong>ap</strong>ille, un’epifania<br />

della goduria con un unico<br />

dubbio <strong>in</strong> fatto di l<strong>in</strong>ea:<br />

che sia verde o rossa poco<br />

importa. Basta scendere a<br />

Loreto. La domenica si tira<br />

dritto: è chiuso.<br />

52 URBAN<br />

ILARIA VECCHI<br />

RISTORANTI-BAR<br />

»»»» MILANO<br />

TECHNO-TRENDY, PER BERE E MANGIARE<br />

IL PUBBLICITÀ<br />

02-72003181<br />

A prima vista, nel suo glamour<br />

vetroacciaioso, sembra un negozio<br />

per pc e hi-fi. Invece è un<br />

locale multimediale dove navigare<br />

<strong>in</strong> <strong>in</strong>ternet, ballare (sotto)<br />

e, perché no, bere/mangiare.<br />

Fra macch<strong>in</strong>ari avveniristici potete<br />

sorseggiare un caffè o un<br />

frullato, sgranocchiare una focaccia<br />

o sedervi nella zona<br />

ristorante (fredd<strong>in</strong>acciaiosa)<br />

e scegliere nello scomodo menu<br />

(sedici pag<strong>in</strong>e tenute da un<br />

anello) mentre sbirciate i monitor<br />

sempre accesi. Peccato che,<br />

per ora, antipasti, primi, secondi<br />

o <strong>in</strong>salatone dai nomi cellulartelematici<br />

(Sms, Aaa.com,<br />

Gprs...) s<strong>ap</strong>piano un po’ di<br />

chip, un po’ di modem, un po’<br />

di memory card. Colpa della<br />

pubblicità?<br />

Foro Bon<strong>ap</strong>arte, 71.<br />

Sempre <strong>ap</strong>erto.<br />

Dite la verità: Halloween è<br />

passato da un pezzo, ma oggi<br />

vi sentite un po’ dark. Di più:<br />

doom e forse anche horror.<br />

Magari con perverse voglie<br />

death, gr<strong>in</strong>d o splatter.<br />

Insomma, avete ben chiaro come<br />

vestirvi e che musica ascoltare,<br />

ma non s<strong>ap</strong>ete dove sbattere<br />

la testa per bere un goccio<br />

di sangue o addentare un bel<br />

teschietto. Niente paura: ci<br />

pensa Gothic<strong>Urban</strong> a consigliarvi<br />

il miglior Rocky Horror<br />

Eat’n’Dr<strong>in</strong>k Tour <strong>in</strong> città. Che<br />

non può non partire dal Vlad,<br />

ristorgotico dalle parti del<br />

Corvetto (<strong>in</strong> via Macerata 4, tel.<br />

02-5523126), con atmosfera<br />

tetra da castello dei Carpazi,<br />

fra armature e vellutoni, candele<br />

e luci rosse, lampadarioni <strong>in</strong><br />

ferro battuto e ritratti di conti<br />

simil-Dracula alle pareti. Ma<br />

anche camerier<strong>in</strong>e darkett<strong>in</strong>e,<br />

EL BRELLIN<br />

02-58101351<br />

L’<strong>in</strong>gresso è nel vicolo più caratteristico<br />

dei Navigli, l’<strong>in</strong>terno su due<br />

piani è curato-elegantoso, il servizio<br />

gentile e premuroso.<br />

L’ambiente, abbastanza chiassoso,<br />

ricorda la vecchia Milano, pianobar<br />

compreso, con cuc<strong>in</strong>a che<br />

privilegia i piatti della tradizione:<br />

risotti e cotolette i meglio riusciti.<br />

Alla f<strong>in</strong>e vi sorprenderà il conto,<br />

sui 40-50 euro senza che abbiate<br />

esagerato. Potete consolarvi nel<br />

bar vista Naviglio, più raccolto e<br />

frizzant<strong>in</strong>o. Vicolo Lavandai.<br />

Chiuso domenica sera.<br />

NOVECENTO<br />

02-48007166<br />

In una delle vie a più alta concentrazione<br />

di pizzerie <strong>in</strong> città, questo<br />

è forse il posto con i tavoli più<br />

comodi/distanziati e l’arredo meno<br />

dozz<strong>in</strong>ale. E forse, col menu<br />

CHATULLE<br />

02-342008<br />

No, non si chatta nè si studia<br />

Catullo <strong>in</strong> questo nuovo ritrovo <strong>in</strong><br />

zona Sempione. Piuttosto, si beve<br />

un dr<strong>in</strong>k su morbidi puff o si cena<br />

all’<strong>in</strong>terno di un ambient<strong>in</strong>o immacolato<br />

e trendaiolo, con buttadentro<br />

all’<strong>in</strong>gresso e musica lounge.<br />

I cocktail sono ben fatti (curiosi<br />

il Johnny Blu e il J<strong>ap</strong>an Ice Tea)<br />

con buffet abbastanza ricco,i piat-<br />

GIARDINO DI GIADA<br />

02-8053891<br />

Cameriere c<strong>in</strong>esi rigorsosamente<br />

<strong>in</strong> divisa e poco cortesi, ampia<br />

scelta tra piatti della cuc<strong>in</strong>a cantonese,<br />

ambiente sobrio. È il<br />

Giard<strong>in</strong>o di Giada, uno dei ristoranti<br />

c<strong>in</strong>esi più famosi a Milano.<br />

Buoni gli <strong>in</strong>volt<strong>in</strong>i primavera e il<br />

branz<strong>in</strong>o al v<strong>ap</strong>ore, così così i ravioli<br />

di verdure al v<strong>ap</strong>ore, troppo<br />

fritto il maiale <strong>in</strong> agrodolce.<br />

Peccato poi che alle 23 facciano<br />

c<strong>ap</strong>ire che è ora di sloggiare…<br />

Prezzo sui 25 euro. Via Palazzo<br />

Reale, 5. Chiuso lunedì.<br />

CENA GOTICO-STYLE,<br />

A CASA DI DRACULA<br />

Per avventori dark (astenersi depressi), già il nome è tutto un<br />

programma: Vlad. Bravi, come il vecchio conte di Transilvania...<br />

la cassa dentro un confessionale<br />

e vampirattori che allietano<br />

(o rabbrividiscono, fate voi)<br />

la cena. Diciamo subito che la<br />

cuc<strong>in</strong>a, più che grande, è da<br />

Grand Guignol: su tovagliette<br />

con la scritta Welcome To Your<br />

Funeral vi arriveranno piatti<br />

dal gusto horror come<br />

Bresaola della Valacchia,<br />

Vedove nere al profumo di funghi,<br />

Tricolori all’Esorcista,<br />

Entrecote con v<strong>in</strong>o sconsacra-<br />

che si dist<strong>in</strong>gue un filo per proporre<br />

ostriche oppure caco al<br />

rum (!) a fianco delle solite robespierre,<br />

tagliate o pasta al salmone.<br />

Reg<strong>in</strong>a delle ord<strong>in</strong>azioni rimane<br />

sempre e comunque la pizza,<br />

proposta <strong>in</strong> una dozz<strong>in</strong>a di versioni<br />

fra i 6 e 9 euro, ben condita<br />

e col profilo molto basso (nel<br />

senso che risulta quasi trasparente).<br />

Si cena f<strong>in</strong>o a tardi.<br />

Via Ravizza, ang. via Vittoria<br />

Colonna. Sempre <strong>ap</strong>erto.<br />

to, Goulasch della Valchiria,<br />

Frutti della Valmorta. E per f<strong>in</strong>ire,<br />

un amaro rumeno dal colore<br />

rosso sangue, presentato<br />

<strong>in</strong> provetta.<br />

Se <strong>in</strong>vece preferite pizze, bruschette<br />

o cocktail <strong>in</strong> odor di<br />

Satana, <strong>in</strong>abissatevi pure nei<br />

Navigli, <strong>in</strong> via Torricelli: qui, al<br />

numero 15, ecco un altro locale<br />

a tema come l’Angelo Nero<br />

(tel. 02-8378748). Per entrare<br />

ti a cena prevedono fra l’altro<br />

pennette <strong>in</strong> salsa di noci, risotto<br />

al barolo, cotoletta o panna cotta.<br />

Nella carta dei v<strong>in</strong>i “speciale” trovate<br />

anche qualche Château (tipo<br />

Pétrus) da 2 mila euro; per cena<br />

ve la caverete con molto meno,<br />

35-40 euro. Via Piero della<br />

Francesca, 68. Chiuso lunedì.<br />

<strong>in</strong> questa grotta da girone <strong>in</strong>fernale<br />

sarete obbligati a passare<br />

sotto l’altare di un bel<br />

Satanasso con spadone, mentre<br />

cameriere-diavolette vi faranno<br />

assaggiare specialità come<br />

Sangue del dannato,<br />

Inferno della gola, Pizza<br />

Dannata, Lussuria o Tre<br />

Peccati. Non vi basta? Sicuri?<br />

E allora andate al diavolo.<br />

P.D. SFORNELLI<br />

illustrazione: akire.erika@libero.it


illustrazione: Elisabetta Reicher<br />

RISTORANTI-BAR<br />

»»»» ROMA<br />

LA DOLCE VITA<br />

Pensavate al<br />

cioccolato come a<br />

un figlio del Nord?<br />

Sbagliato: assaggiate<br />

Roma, cacao mundi<br />

Tutto cioccom<strong>in</strong>ciò con pochi,<br />

stimati cioccopionieri. La pasticceria<br />

Pascucci, che d’estate proponeva<br />

la cioccolata <strong>in</strong> tazza<br />

bella fredda. La cioccolateria di<br />

via Cola di Rienzo, che faceva lo<br />

squaglio come a Firenze il celebre<br />

Rivoire. E naturalmente<br />

Moriondo & Gariglio, artisti della<br />

pral<strong>in</strong>a e del bonbon, eroi del<br />

cioccolat<strong>in</strong>o alle creme e decoratori<br />

di uova e animaletti pasquali.<br />

Oggi, <strong>in</strong> una Roma sempre<br />

più cioccogolosa, solo quest’ultimo<br />

<strong>in</strong>dirizzo resiste al<br />

BAVARESI, TORTE E TORTINI CHOC<br />

LA TERRAZZA<br />

DELL’ EDEN<br />

06-478121<br />

Tra i piatti migliori di un grande<br />

e discont<strong>in</strong>uo chef, Enrico<br />

Derfl<strong>in</strong>gher: la sua bavarese di<br />

cioccolato bianco con crema<br />

cotta alla liquirizia vale da sola<br />

una puntat<strong>in</strong>a. Via Ludovisi,<br />

49. Sempre <strong>ap</strong>erto.<br />

SIMPOSIO<br />

06-3211502<br />

Tort<strong>in</strong>o di cioccolato con pesche<br />

tempo. Ha solo cambiato sede:<br />

da piazza della Pilotta, bottega<br />

sotto l’arco antico, a uno spazio<br />

elegante e più vasto <strong>in</strong> via del<br />

Piè di Marmo 21 (tel. 06-699<br />

0856) dove Attilio Proietti cont<strong>in</strong>ua<br />

l’opera di p<strong>ap</strong>à Marcello.<br />

Suo fratello Maurizio <strong>in</strong>tanto<br />

s’è messo <strong>in</strong> proprio e gestisce<br />

quella Bottega del Cioccolato<br />

<strong>in</strong> via Leon<strong>in</strong>a 82 (tel. 06-48<br />

21473) che sforna ogni giorno<br />

80 proposte tra cioccolat<strong>in</strong>i,<br />

pral<strong>in</strong>e e tavolette, con diversa<br />

percentuale di cacao (f<strong>in</strong>o al<br />

100%) più qualità e creatività a<br />

mille. Ma <strong>in</strong>tanto <strong>in</strong>torno a questi<br />

figli d’arte è esploso il boom:<br />

mai a Roma il (buon) cioccolato<br />

ha goduto di tanta popolarità.<br />

Basti dire che un posto à la mode<br />

come il Caffè Romano<br />

dell’Hotel d’Inghilterra organiz-<br />

e salsa di birra doppio malto:<br />

già a leggerlo sul menu si c<strong>ap</strong>isce<br />

che non è la solita roba. Ma<br />

va assaggiato per c<strong>ap</strong>ire f<strong>in</strong> dove<br />

possono arrivare questi artisti<br />

del foie gras. Piazza Cavour, 16.<br />

Chiuso sabato a pranzo<br />

e domenica.<br />

CABIRIA<br />

MARRIOTT FLORA<br />

06-489929<br />

New entry niente male della ristoralbergazione:<br />

non cara,<br />

elastica negli orari, punta mol-<br />

za affollati “chocolate tast<strong>in</strong>g”<br />

e relativi corsi. O che sono<br />

sbarcati <strong>in</strong> città il Gay Od<strong>in</strong> di<br />

N<strong>ap</strong>oli (quello che fa il Vesuvio<br />

di cioccolato al rum su disegno<br />

di un architetto gourmand) e il<br />

Leonidas di Bruxelles, seguiti<br />

dalla casa belga Godiva e posti<br />

come il Cds di via Santa Maria<br />

Goretti 24 (tel. 06-8618622)<br />

con i suoi cioccolat<strong>in</strong>i “nudi”,<br />

oppure Giuliani <strong>in</strong> via Paolo<br />

Emilio 67 (tel. 06-3243548),<br />

nome storico della pasticceria<br />

che oggi punta su pral<strong>in</strong>e e<br />

marron glacées ricoperti.<br />

Ma soprattutto, non c’è enoteca<br />

o gastronomia coi fiocchi<br />

(per esempio la Bottega del<br />

V<strong>in</strong>o Bleve, con una cioccoscelta<br />

vastissima) che non abbia <strong>in</strong><br />

vendita le dolci chicche di<br />

Amedei o Domori, i prestigiosi<br />

to sui cioccolat<strong>in</strong>i home made<br />

proposti a f<strong>in</strong>e pasto.<br />

Controllate: c’è chi mangia <strong>in</strong><br />

tutta fretta per arrivarci prima...<br />

Via Sardegna, 8.<br />

Sempre <strong>ap</strong>erto.<br />

ANTICO ARCO<br />

06-5815274<br />

Dal Bacaro, il vecchio domicilio,<br />

si sono portati il piattomust,<br />

il tort<strong>in</strong>o dal cuore morbido<br />

di cioccolato. Allora i tavoli<br />

erano sei, ora a coperti triplicati,<br />

le cose non cambiano: il<br />

protagonisti del derby più<br />

giocato fra i buoncioccogustai,<br />

dopo Roma-Lazio, <strong>in</strong> città (noi<br />

di Ciocco<strong>Urban</strong> tifiamo Amedei).<br />

Intanto, sono sempre di più<br />

i ristoranti che non fanno mai<br />

mancare il “n<strong>ap</strong>olita<strong>in</strong>e”, la sfoglietta<br />

d’assaggio, a f<strong>in</strong>e pasto.<br />

Così, per chi ha voglia di cioccoristoranti<br />

sfiziosi, ecco un<br />

quartetto di nomi i cui dessert<br />

sono senza rivali. Non dimenticate<br />

però il soufflé del<br />

Leonardo, il tort<strong>in</strong>o di Gusto<br />

o la mano da sacerdote maya<br />

di Agata e Romeo. Oppure fate<br />

un salto fuori città, alle Coll<strong>in</strong>e<br />

Ciociare di Acuto: i dolci al cioccolato<br />

di Salvatore Tassa sono<br />

tutti da cioccourlo.<br />

O da cioccolacrima, fate voi.<br />

PAUL DE CELLAR<br />

cuore (morbido) è sempre il<br />

cuore. Se poi è fondente, son<br />

godurie...<br />

Piazzale Aurelio, 7.<br />

Chiuso a pranzo e domenica.<br />

VIVENDO<br />

06-47092736<br />

Altro giro, altro albergo, altro<br />

chef creativo che propone una<br />

terr<strong>in</strong>a di cioccolato con wasabi<br />

e confettura di arancia amara:<br />

un vero trionfo della cuc<strong>in</strong>a<br />

fusion. Via V.E. Orlando, 3.<br />

Chiuso a pranzo e lunedì.<br />

COMPRARE<br />

Drogati di cacao?<br />

Ecco i migliori<br />

pusher <strong>in</strong> città<br />

FELLUS<br />

06-6792352<br />

Il meglio della cioccoItalia<br />

(Amedei, Bonaiuto, Domori),<br />

rarità come i deliziosi cioccolat<strong>in</strong>i<br />

del Bar Montanucci di<br />

Orvieto, le particolari pral<strong>in</strong>e<br />

al basilico di S<strong>ap</strong>ori Flegrei.<br />

In più, un bel banco di v<strong>in</strong>i<br />

passiti e liquori, attrezzi e<br />

tanta cortesia. Via Belsiana,<br />

70/b. Chiuso domenica.<br />

QUETZACOATL<br />

CHOCOLAT PASSION<br />

06-69202191<br />

La passione è quella dei giovani<br />

proprietari: merito loro se<br />

troverete bonbon e pral<strong>in</strong>e autoprodotte<br />

sempre fresche. Ma<br />

anche molte altre novità, compresa<br />

la l<strong>in</strong>ea speciale di cioccolat<strong>in</strong>i<br />

da conservare <strong>in</strong> freezer<br />

e servire a basse temperature.<br />

Via delle Carrozze, 26.<br />

Chiuso domenica.<br />

CHOCOLAT<br />

06-4740689<br />

Una nuova <strong>ap</strong>ertura golosa,<br />

con produzione propria a base<br />

di cacao criollo selezionato,<br />

idee divertenti (maxi pral<strong>in</strong>e<br />

con dedica e/o segno zodiacale<br />

del dest<strong>in</strong>atario) e una l<strong>in</strong>ea<br />

<strong>in</strong>trigante di cioccolat<strong>in</strong>i alle<br />

spezie (cannella, peperonc<strong>in</strong>o,<br />

zenzero). Piazza Barber<strong>in</strong>i, 4.<br />

Chiuso domenica.<br />

BASIGIÒ<br />

06-69190403<br />

In vetr<strong>in</strong>a propone diverse<br />

ghiottonerie da mangiare e<br />

bere. Ma il cioccolato, di produzione<br />

propria, è il clou: anche<br />

perchè presentato <strong>in</strong> modo<br />

scenografico, a forma di<br />

dadi componibili o m<strong>in</strong>i poster<br />

al cacao.<br />

Via Crispi, 105. Chiuso<br />

domenica e lunedì matt<strong>in</strong>a.<br />

URBAN 55


ALLA FACCIA!<br />

Mani <strong>in</strong> alto, questo<br />

è un brunch!<br />

Il posto promette, non c’è che<br />

dire. Già il nome è tutto un programma,<br />

Hotel ES (via F. Turati<br />

171, tel. 06-4448411), un<br />

sontuoso azzardo di architettura<br />

m<strong>in</strong>imal-nippo-antracite alle<br />

spalle della stazione Term<strong>in</strong>i.<br />

Nella gigantesca hall che sembra<br />

l’<strong>in</strong>gresso della sede della<br />

Spectre, <strong>in</strong>torno a una reception<br />

lum<strong>in</strong>escente come una<br />

megalampada <strong>in</strong> carta di riso<br />

brulica un nutrito numero di<br />

simil-007 nero-essenziali stile<br />

Armani/Yamamoto. “Il brunch è<br />

al settimo piano”, dice uno con<br />

l’aria di chi la sa lunga, lasciando<br />

immag<strong>in</strong>are delizie gastronomiche<br />

non mai sperimentate.<br />

Il tasso di acquol<strong>in</strong>a sale <strong>in</strong>sieme<br />

al futuristico ascensore che<br />

ci porta f<strong>in</strong>o al roof mozzafiato<br />

con vista Sironi.<br />

Prima di accomodarci, siamo<br />

costretti a lasciare i c<strong>ap</strong>potti.<br />

Ogni possibilità di fuga, a questo<br />

punto, è <strong>in</strong>terdetta. Uno<br />

007 orientale, con fare più didascalico<br />

degli altri, ci avverte:<br />

“Qui all’ES il brunch è un po’<br />

particolare. Si ord<strong>in</strong>a alla carta”.<br />

Massimo dis<strong>ap</strong>punto!<br />

Come, alla carta?! Mi aspettavo<br />

un grandioso buffet di sfiziose<br />

delikatessen tra le quali dibattermi<br />

nell’imbarazzo della scelta!<br />

Mentre medito se alzarmi<br />

sento un frusciare di stoffe e<br />

vedo gli 007 che si esibiscono<br />

<strong>in</strong> un balletto di srotolamento<br />

dei tovaglioli. Ecco, ora siamo<br />

davvero <strong>in</strong> tr<strong>ap</strong>pola. Il resto è<br />

depressione. Le descrizioni altisonanti<br />

del menu si riducono,<br />

nella realtà, a frittat<strong>in</strong>e dalla<br />

consistenza gommosa, misticanza<br />

somigliante <strong>in</strong> modo sospetto<br />

all’<strong>in</strong>salata <strong>in</strong> busta del<br />

supermarket, fagiol<strong>in</strong>i dal diametro<br />

di un asparago. Solo il<br />

conto è s<strong>ap</strong>orito: 110 euro <strong>in</strong><br />

tre. ES… si vede che dobbiamo<br />

sempre fare gli italiani furbetti.<br />

Anche vestiti da 007.<br />

56 URBAN<br />

MONICA CAPUANI<br />

RISTORANTI-BAR<br />

»»»» ROMA<br />

illustrazione: Elisabetta Reicher<br />

ROMAGNOLI, SICILIANI E LIBANESI< DE ROMA<br />

LA LOCANDA<br />

06-86207499<br />

Guadagna terreno, questo locale<br />

del quartiere africano ormai<br />

tra gli <strong>in</strong>dirizzi affidabili <strong>in</strong> città.<br />

Anche perché si presenta<br />

come bel testimonial della corrente<br />

di cuc<strong>in</strong>a romagnola (attenti<br />

a non dire “emiliana” al titolare:<br />

un derby è sempre<br />

un derby...) che a Roma non<br />

ha mai offerto, dai tempi della<br />

Cesar<strong>in</strong>a cara a Fell<strong>in</strong>i nei favolosi<br />

Sixties, grandissimi riscontri.<br />

Qui <strong>in</strong>vece trovate passatelli<br />

<strong>in</strong> brodo secondo la ricetta<br />

artusiana (non s<strong>ap</strong>ete chi era<br />

Artusi? Vergogna!) col plus del<br />

pecor<strong>in</strong>o di fossa (vero!), giambonnetto,<br />

lesso tradizionale e<br />

una squisita lasagna bianca<br />

con romanissima “vignarola” <strong>in</strong><br />

stagione. Ambiente senza concessioni<br />

alle mode, pubblico<br />

composto e goloso, cant<strong>in</strong>a<br />

discreta e <strong>in</strong> crescita.<br />

Via Massaciuccoli, 26.<br />

Chiuso lunedì.<br />

LA ZAGARA<br />

06-6832075<br />

Il titolare, che f<strong>in</strong> dal nome denuncia<br />

le sue scelte regionali, ha<br />

cultura s<strong>in</strong>ceramente mediterranea.<br />

E nel menu fa ponte tra le<br />

due sponde, sicula e araba. Così,<br />

accanto ai classici primi alla<br />

Norma o con sarde e f<strong>in</strong>occhietto,<br />

ecco i couscous, con la semola<br />

usata per quel che è: accogliente<br />

compagna per tonno fresco con<br />

p<strong>in</strong>oli e mentuccia, vongole e citronella,<br />

peperoni rossi e gialli.<br />

Interessanti anche i dolci, su tutti i<br />

cannoli. Cant<strong>in</strong>a accettabile, prezzo<br />

un po’ su (40 euro) per ambiente<br />

e servizio non proprio da<br />

gran ristorante. Ma i prodotti di<br />

mare sono freschi e di qualità. E<br />

dunque, cari miei, costano... Via<br />

Paola, 25. Chiuso domenica.<br />

SHAWARMA STATION<br />

06-4881216<br />

Dalle 11 (non le 23!) a mezzanotte,<br />

ecco un bar-tavola calda che<br />

senza posa propone tutto quel<br />

che il nome promette: non tanto<br />

treni ma felafel con hummus e pu-<br />

Uno chef tunis<strong>in</strong>o che ama contam<strong>in</strong>are. Avventori esperti che<br />

amano farsi contam<strong>in</strong>are. Risultato: tutto molto buono e “sudista”<br />

Il venticello di mangiar<strong>in</strong>i nordafricani<br />

era già arrivato, <strong>in</strong> passato,<br />

a Roma. Mai però <strong>in</strong> maniera<br />

così organica, così caratterizzata<br />

(qui l’<strong>in</strong>dirizzo di riferimento è la<br />

Tunisia) e al tempo stesso così<br />

poco folkloristica nella cornice<br />

(m<strong>in</strong>imal-chic), come nel caso del<br />

Bricabar. Per non parlare della<br />

LE NINFE<br />

06-87201331<br />

Mangiare bene per 20 euro? Sì,<br />

ma non una pizza o un piatto-due<br />

rea di melanzane, couscous con<br />

quel che volete (legumi <strong>in</strong> primis),<br />

dolci libanesi, kebab con pane<br />

arabo. Il tutto <strong>in</strong> un ambiente assolutamente<br />

disadorno e qu<strong>in</strong>di<br />

verace. Attenzione, enofili: qui gli<br />

alcolici sono banditi <strong>in</strong> toto.<br />

Prezzi modici, pubblico very mixed<br />

e molto giovane.<br />

Via Merulana, 271.<br />

Sempre <strong>ap</strong>erto.<br />

AP PIZZA ART<br />

06-5896646<br />

È una m<strong>in</strong>i-catena di “pizzis<strong>in</strong>g”<br />

(cioè pizza-franchis<strong>in</strong>g o franchipizza)<br />

di ottimo livello <strong>in</strong> città, con<br />

<strong>in</strong>dirizzi anche a Monti di Creta 9<br />

e via Pisa 46: qui la pasta è lievita<br />

vera e non il solito preparato<br />

surgelato, si usa l’extraverg<strong>in</strong>e e i<br />

pomodori hanno, miracolo, un s<strong>ap</strong>ore.<br />

Oltre alle grandi classiche,<br />

molte proposte di fantasia; possibile<br />

l’asporto prenotando telefonicamente.<br />

Via Fonteiana, 63.<br />

Sempre <strong>ap</strong>erto.<br />

IL MELTING-POT IN CUCINA,<br />

MEDITERRANEO E DINTORNI<br />

clientela, che ha fatto di questo<br />

postic<strong>in</strong>o <strong>ap</strong>pena <strong>ap</strong>erto <strong>in</strong> un<br />

quartiere residenziale alle soglie<br />

dei vecchi Parioli (<strong>in</strong> via Basento<br />

56, tel. 06-85303349) un local<strong>in</strong>o<br />

afro-smart, afro-trendy e<br />

afro-fashion al tempo stesso. Il<br />

Bric, cioè un pezzo di nome del<br />

locale, sarebbe il piatto naziona-<br />

tirati via. Bene, qui, vuol dire essere<br />

serviti con cortesia, un menu<br />

divertente e <strong>in</strong>novativo <strong>in</strong> alcune<br />

proposte, il supporto di una cant<strong>in</strong>a<br />

non sterm<strong>in</strong>ata ma più che<br />

dignitosa. Miracolo riuscito a<br />

Montesacro, quartiere popoloso e<br />

popolare, grazie alla passione illum<strong>in</strong>ata<br />

dei patron. Ambiente vivace<br />

e semplice (c’è anche una tivù,<br />

purtroppo ogni tanto accesa), <strong>ap</strong>parecchiature<br />

senza sbavature e<br />

piatti come zuppa di farro e lenticchie<br />

ai frutti di mare, baccalà alle<br />

prugne su crostone, tagliatelle<br />

con versa e salsa al taleggio. E ottimi<br />

dolci fatti <strong>in</strong> casa. Un <strong>in</strong>dirizzo<br />

prezioso. Via Antamoro, 65.<br />

Chiuso domenica.<br />

le tunis<strong>in</strong>o. E lo chef (tunis<strong>in</strong>o,<br />

ma dalla mano leggera) ha s<strong>ap</strong>uto<br />

ricreare qui tutto il divertimento<br />

che la sfoglia ripiegata<br />

con ripieno a sorpresa promette.<br />

Non manca la versione più<br />

classica (à l’oeuf, con un uovo<br />

semicrudo <strong>in</strong>tero a far da le-<br />

gante), ma ce ne sono poi svariate<br />

altre, come da copione.<br />

Oltre il copione e oltre i pure<br />

immancabili taj<strong>in</strong> e couscous,<br />

va la ricerca di tutto ciò che,<br />

utilizzando ancora una volta<br />

una parola molto citata di questi<br />

tempi, potrebbe def<strong>in</strong>irsi<br />

“fusion mediterranea”. Marocco<br />

allora, oltre a Tunisia. Ma anche<br />

le isole italiane (Pantelleria <strong>in</strong><br />

testa, con i suoi profumi di erbe<br />

e c<strong>ap</strong>peri) e l’Egitto, con la sua<br />

impostazione <strong>in</strong>confondibile<br />

per quanto riguarda carni<br />

e spezie.<br />

Malgrado la vocazione vagamente<br />

panaraba, il Bricabar,<br />

cioè il primo locale <strong>in</strong>teramente<br />

tunis<strong>in</strong>o <strong>in</strong> città, non r<strong>in</strong>uncia<br />

affatto al supporto di una buona<br />

cant<strong>in</strong>a. E la prima selezione<br />

di v<strong>in</strong>i, attenta a non pesare<br />

troppo sulle tasche, sembra decisamente<br />

felice e <strong>in</strong>coraggiante.<br />

Così, <strong>in</strong> cambio di una serata<br />

dal s<strong>ap</strong>ore diverso – la domenica<br />

è giorno di riposo – e<br />

dalla qualità più che accettabile,<br />

non dovrete sborsare più di<br />

30 euro. Briccontenti?<br />

PAUL DE CELLAR


RISTORANTI-BAR<br />

»»»» BOLOGNA<br />

BERE A TUTTA BIRRA,<br />

LA SCHIUMA IN CITTA<br />

Per i veri <strong>in</strong>tenditori<br />

la birra non è una<br />

bibita estiva. È una<br />

specie di religione<br />

con i suoi riti. Ecco<br />

i templi bolognesi<br />

Colore chiaro, gusto pulito… vi<br />

ricordate il famoso spot tv? Va<br />

bene, parlava di whisky: però lo<br />

slogan si può benissimo adottare<br />

anche per la birra. Già, perché<br />

sotto le due torri gli estimatori<br />

di lager, pilsner, ale o weizen<br />

stanno crescendo a dismisura,<br />

rischiando di mettere <strong>in</strong> m<strong>in</strong>oranza<br />

tutti quei birrignoranti che<br />

considerano la bionda bevanda<br />

solo un dissetante <strong>in</strong> latt<strong>in</strong>a per<br />

combattere il caldo, meglio se<br />

consumato (vergogna!) con fett<strong>in</strong>a<br />

di limone.<br />

Sono proprio i buonbirrgustai<br />

ad affollare anche <strong>in</strong> pieno <strong>in</strong>verno<br />

le birrerie più serie <strong>in</strong><br />

città, dove il rischio di una<br />

chiara che non sa di niente o di<br />

una rossa troppo dolce è decisamente<br />

lontano. Dove si ritrovano<br />

questi birrmaniaci?<br />

Ai banconi o ai tavol<strong>in</strong>i<br />

dell’Amadues <strong>in</strong> via Dagn<strong>in</strong>i,<br />

del Bibendum o del K<strong>in</strong>gs<br />

Road Pub <strong>in</strong> via Saragozza,<br />

del Meddix (ex Druido) <strong>in</strong> via<br />

Mascarella, della Birreria del<br />

Pratello o del Monastero <strong>in</strong> via<br />

del Pratello, del Dragon <strong>in</strong> via<br />

della Repubblica.<br />

Senza dimenticare, anche se meriterebbero<br />

un c<strong>ap</strong>itolo a parte,<br />

tutti i vari Irish ed English Pub<br />

che sp<strong>in</strong>ano stout, porter, pale<br />

ale o bitter ale a tutta… birra,<br />

<strong>ap</strong>punto. Quali? Per esempio il<br />

Victoria Station di via Zanardi,<br />

l’irish Clauricane, l’English<br />

Empire e il Lord Lister tutti <strong>in</strong> via<br />

Zamboni, il Celtic Druid di via<br />

Caduti di Cefalonia, l’Irish Times<br />

di via Paradiso, il Madigan’s di<br />

via Lame, il Malt & Hops di via<br />

Emilia Levante o The Auld<br />

Dubl<strong>in</strong>er di via Cairoli. Bastano?<br />

Allora aggiungiamo il Black<br />

Fire di via Serlio, unico nel suo<br />

genere perché propone la birra<br />

flambè, un cocktail speciale<br />

che si prepara così: prima si<br />

versa nel bicchiere uno sciroppo<br />

alcolico al gusto di frutta,<br />

poi gli si dà fuoco e qu<strong>in</strong>di, dopo<br />

aver zuccherato il bordo, gli<br />

si versa sopra la birra, preferibilmente<br />

chiara.<br />

Che birrchicca, ragazzi!<br />

CARLO FRASSOLDATI<br />

NOTTI LUNGHE, LUPPOLO, BIONDE< E BLUES<br />

PUB 2000<br />

051-702774<br />

Decisamente fuori mano, dalle<br />

parti di Corticella, a prima vista<br />

sembra una casa di <strong>ap</strong>puntamenti:<br />

luci bassissime, arredamento<br />

retrò, un titolare sui generis<br />

che vi accoglierà. Merita un<br />

salto se amate fare tardi (chiude<br />

alle 4) e la birra alla frutta, genere<br />

particolarmente <strong>ap</strong>prezzato<br />

dal gentil sesso e tipico delle<br />

bionde (le birre, che pensate?)<br />

nordiche. Via Bent<strong>in</strong>i, 36.<br />

Chiuso martedì.<br />

LA TANA DEL LUPPOLO<br />

051-238207<br />

Da anonima latteria, grazie alla<br />

passione del proprietario<br />

Gianfranco Donati, è diventato<br />

uno dei negozi di birre (con assaggio)<br />

più forniti <strong>in</strong> assoluto, addirittura<br />

a livello nazionale. Più di<br />

350 etichette (molto Belgio ma<br />

anche altri Paesi) tra le quali 25<br />

marche di weizen bavaresi, <strong>in</strong> più<br />

molti bei boccali e bicchierozzi,<br />

ma anche belle confezioni regalo.<br />

Chiude alle 20,30: peccato. Via<br />

Petroni, 15/a. Chiuso domenica.<br />

BIRRERIA MEDDIX<br />

051-266757<br />

I più la conoscono ancora col vecchio<br />

nome, Druido: nella Bologna<br />

anni ’90, un mito da “balotte”<br />

<strong>ap</strong>erto f<strong>in</strong>o alle 2 di notte, brutt<strong>in</strong>o<br />

da vedere ma gettonatissimo<br />

per le sue bionde. L’ampia e selezionata<br />

scelta di birre alla sp<strong>in</strong>a<br />

(Lucifer, Harp, Kilkenny, Gu<strong>in</strong>ness,<br />

Erd<strong>in</strong>ger Weisse) più la frequentazione<br />

assidua di birraioli, ne fanno<br />

uno dei locali più amati <strong>in</strong> città.<br />

Via Mascarella, 26.<br />

Sempre <strong>ap</strong>erto.<br />

THE IRISH TIMES PUB<br />

051-26164<br />

Il primo Irish Pub nato a<br />

Bologna. Siate coscienti che il<br />

sabato e la domenica è un po’<br />

un carnaio. Molto meno affollato<br />

durante la settimana, anche<br />

se non è comodissimo trovare<br />

parcheggio. È comunque un<br />

postic<strong>in</strong>o tranquillo dove sorseggiare<br />

con voluttà ottime<br />

birre (irlandesi, naturalmente)<br />

tipo Gu<strong>in</strong>ness, Harp e Kilkenny.<br />

Via Paradiso, 1/d.<br />

Sempre <strong>ap</strong>erto.<br />

illustrazione: Cristiana Valent<strong>in</strong>i / Delicatessen<br />

OSTERIE & ALTRO<br />

Pizza e piad<strong>in</strong>a,<br />

Bologna non si<br />

smentisce mai.<br />

Però <strong>in</strong>grassa...<br />

OSTERIA<br />

DEI CAVALIERI<br />

051-346602<br />

È diventata famosa prima per<br />

il mangiar bene e abbondante,<br />

poi perché qui si vede<br />

spesso Alberto Tomba. Noi<br />

oggi la <strong>ap</strong>prezziamo quasi<br />

esclusivamente per i dolci: la<br />

torta di cioccolato è leggera,<br />

il mascarpone cremoso e delizioso.<br />

Il resto, soprattutto il<br />

conto, lascia a desiderare: una<br />

misera cena a base di crost<strong>in</strong>i<br />

e v<strong>in</strong>o viene la bellezza di 25<br />

cocuzze a testa. Senza contare<br />

il rumore di fondo, piuttosto<br />

assordante. Viale Oriani,<br />

38/2. Chiuso domenica.<br />

BRASSERIE<br />

FRATELLI POLLACCI<br />

051-320605<br />

Un po’ sperduta <strong>in</strong> zona<br />

Corticella, non è conosciutissima<br />

ma vanta una clientela<br />

giovane e fedele. L’ambiente<br />

è squalliduccio, fattore messo<br />

<strong>in</strong> secondo piano da specialità<br />

della casa come piad<strong>in</strong>e,<br />

crost<strong>in</strong>i, primi piatti e stuzzicheria<br />

niente male. Se però<br />

non fumate, vi affumicherete.<br />

Via dei Fornaciai, 9/3.<br />

Chiuso lunedì.<br />

O’ SOLE MIO<br />

051-220511<br />

Ambiente caldo e servizio veloce<br />

fanno il paio con le colonne<br />

greco-kitsch all’<strong>in</strong>gresso:<br />

<strong>in</strong> questa trattor-pizzeria<br />

la clientela è giusta e <strong>in</strong>ternazionale,<br />

la pizza buona e soprattutto<br />

leggera. Addirittura<br />

troppo: nella misura, quasi<br />

microscopica, e nel condimento,<br />

decisamente scarso.<br />

In compenso, spenderete il<br />

giusto. Via Castiglione, 50.<br />

Chiuso lunedì.<br />

URBAN 59


RISTORANTI-BAR<br />

»»»» TORINO<br />

L , OCCHIO A TAVOLA,<br />

ARTE DA MANGIARE<br />

Nella città dell’arte contemporanea impazza il ristorante-mostra-<strong>in</strong>stallazione. Perché<br />

anche l’ambiente si adegua ai ritmi tor<strong>in</strong>esi: il bello è più bello se è anche buono<br />

Mangia l’arte e mettila da parte.<br />

O, più semplicemente, Mangiarte.<br />

Ecco il nuovo slogan che impazza<br />

nella Tor<strong>in</strong>o più attenta ai fermenti<br />

creativi. In città <strong>in</strong>fatti nessuno<br />

dimentica la situazione Fiat,<br />

ma si parla anche di mostre e<br />

manifestazioni artistiche, fondazioni<br />

nascenti, <strong>in</strong>augurazioni di<br />

opere e <strong>in</strong>stallazioni di maestri<br />

contemporanei.<br />

E lì, nei luoghi dell’arte più deputati,<br />

si <strong>ap</strong>rono guarda caso i locali<br />

dove bere con creatività (cioè<br />

Dr<strong>in</strong>karte) o mangiare tra foto,<br />

pitture e sculture (Foodarte): bar,<br />

caffetterie e ristoranti di musei e<br />

gallerie sono <strong>in</strong>fatti diventati la<br />

location preferita per il d<strong>in</strong>ner più<br />

sfizioso, il party più glam, il cocktail<br />

più trendy.<br />

Così, chi ama le novità non solo<br />

sulla tavolozza ma anche a tavola<br />

sarà certo entusiasta della recente<br />

<strong>ap</strong>ertura al Castello di Rivoli,<br />

sede del Museo d’Arte<br />

Contemporanea, del ristorante <strong>in</strong><br />

legno e cristallo dell’artista dei<br />

fornelli Davide Scab<strong>in</strong>, affacciato<br />

com’è sulla città e sull’<strong>in</strong>stallazione<br />

Fibonacci di Mario Merz. Il suo<br />

nome? Futurista: Combal Punto<br />

Zero.<br />

E mentre la Galleria d’Arte<br />

Moderna presenta un Café<br />

Museum old style, la neonata<br />

Fondazione Sandretto Re<br />

Rebaudengo non ha badato a<br />

spese per allestire il caffè e ristorante<br />

Spazio, ideali per cocktail<br />

o cenette. In attesa poi che <strong>ap</strong>ra<br />

l’atteso locale di ristoro enoga-<br />

PIATTI DA ESPOSIZIONE, MUSEO AL PIATTO<br />

COMBAL.ZERO<br />

011-9565225<br />

La vista su Tor<strong>in</strong>o, da questa galleria<br />

<strong>in</strong> cristallo <strong>ap</strong>poggiata sul<br />

cortile del Museo d’Arte<br />

Contemporanea, c’è tutta. E qui<br />

la cuc<strong>in</strong>a di Davide Scab<strong>in</strong>, prima<br />

ad Almese, prende aria e vola<br />

sulle ali di piatti fantasiosi come<br />

Baby c<strong>ap</strong>pucc<strong>in</strong>o di tonno e fagioli,<br />

Carpaccio d’aragosta con<br />

fonduta di gorgonzola, Zabaione<br />

di crostacei e porri croccanti.<br />

Attenzione però: se volete il menu<br />

più creativo, dovete prenotar-<br />

lo per telefono. Anche per quanto<br />

riguarda il conto, trionfa comunque<br />

la creatività: preparatevi<br />

fra i 50 e i 110 euro. Rivoli,<br />

piazza Mafalda di Savoia.<br />

Chiuso lunedì e martedì.<br />

SPAZIO<br />

011-19831626<br />

Alla Fondazione Sandretto Re<br />

Rebaudengo l’arte contemporanea<br />

si vede anche nel ristoro:<br />

la caffetteria, progettata da<br />

St<strong>in</strong>gel, è arredata con materiali<br />

specchianti space effect, al<br />

piano superiore il ristorante,<br />

sul bianco più legno, <strong>ap</strong>re solo<br />

la sera. Bella la scelta di v<strong>in</strong>i e<br />

cocktail (vedi il Negroski<br />

Spazio), a pranzo un bel monopiatto<br />

più caffè fanno 6 euro,<br />

mentre a cena ne spenderete<br />

<strong>in</strong>torno ai 30. Responsabile lo<br />

chef Michele Palitto, abile nella<br />

cuc<strong>in</strong>a fusion-alternativa.<br />

Il suo piatto preferito? Ingera<br />

(il pane etiope-eritreo) e fusi di<br />

tacch<strong>in</strong>o glassati al cioccolato.<br />

Vedete voi...<br />

Via Modane, 16.<br />

Chiuso lunedì.<br />

str<strong>in</strong>tellettuale alla Fondazione<br />

Merz, consolatevi con le art-<strong>in</strong>iziative<br />

nei locali sull’onda: mostre<br />

<strong>in</strong> lounge bar come Paris Texas o<br />

Amantes, arte esposta e on-l<strong>in</strong>e<br />

alla Fusion Gallery sopra il ristorante<br />

omonimo, serate dr<strong>in</strong>kolte<br />

al circolo creativo Machè.<br />

Se no, assaggiate l’edizione<br />

2003 di Food Design, prevista<br />

fra breve al Quadrilatero<br />

Romano: col food, ovvio, come<br />

materia prima di opere d’arte.<br />

CRISTINA LATTUADA<br />

CAFFÈ GAM<br />

011-5185818<br />

Al Café Museum della GAM tira<br />

un’aria gam-tristanzuola. Peccato,<br />

perché il locale godrebbe di una<br />

bella vetrata e di un giard<strong>in</strong>o con<br />

dehors coperto. La caffetteria serve<br />

bevande, brioches e pan<strong>in</strong>i da<br />

<strong>in</strong>tristire anche un Gam-beretto; a<br />

pranzo la tavola calda offre piatti<br />

unici (e tristi) di cuc<strong>in</strong>a piemontese<br />

(a 7,50 euro). Da lunedì a venerdì<br />

cene per gruppi su prenotazione.<br />

C.so Galileo Ferraris, 30.<br />

Chiuso lunedì.<br />

illustrazione: Cristiana Valent<strong>in</strong>i / Delicatessen<br />

CAFFE 6 CACAO<br />

Tutti gli espressi<br />

del mondo. Per i<br />

nervosi, cioccocolato<br />

e zabaione<br />

SAN TOMMASO 10<br />

011-534201<br />

In questo local<strong>in</strong>o della<br />

Lavazza il caffè c’è <strong>in</strong> tutti<br />

i gusti, dall’espresso-crema<br />

al marocch<strong>in</strong>o ai quattro<br />

aromi. Ma soprattutto, <strong>in</strong><br />

esclusiva per l’Italia, ecco<br />

lo sconvolgente Espesso,<br />

cioè l’espresso solido creato<br />

dallo chef catalano Ferran<br />

Adrià, da mangiare con<br />

tanto di cucchia<strong>in</strong>o bucato.<br />

Meritevole e da provare anche<br />

la versione macchiato<br />

(0,85 euro) e c<strong>ap</strong>pucc<strong>in</strong>o<br />

(1,15 euro).<br />

E poi, sul retro c’è anche<br />

un ristorant<strong>in</strong>o niente<br />

male, elegant<strong>in</strong>o e dai<br />

piatti sfiziosi.<br />

Via San Tommaso, 10.<br />

Chiuso domenica.<br />

AL BICERIN<br />

011-4369325<br />

Per gli adoratori di cioccolata<br />

o zabaglione, la t<strong>ap</strong>pa<br />

obbligata è <strong>in</strong> questa antica<br />

e m<strong>in</strong>uscola bomboniera<br />

tutta legno. Anche se è<br />

necessario avere tempo e<br />

pazienza, mettersi magari <strong>in</strong><br />

coda, sgomitare per sedersi<br />

e sopportare il personale<br />

non certo cordiale. Quando<br />

però arriverete a uno dei<br />

m<strong>in</strong>uscoli tavol<strong>in</strong>i antichi<br />

o al banconc<strong>in</strong>o (cosa che<br />

le ‘simpatiche’ bariste scoraggeranno,<br />

per farvi sedere<br />

e pagare di più) f<strong>in</strong>almente<br />

gusterete il vero Bicer<strong>in</strong>,<br />

miscela unica e <strong>in</strong>imitabile<br />

di cioccolata calda fondente,<br />

caffè e crema di latte.<br />

Al modico prezzo di 2,80<br />

euro <strong>in</strong> piedi, 3,90 seduti.<br />

Piazza della Consolata, 5.<br />

Chiuso mercoledì.<br />

URBAN 61


testo: Lia Celi / illustrazione: Annalisa Pagetti<br />

TRAPPOLEPERLIBRI<br />

LE LIBRERIE si fanno chiamare bookstore. Vendono di tutto e ogni tanto ci si trova anche qualche libro.<br />

Di solito, però, si comprano spille, magliette, dischi, aggeggi new age. Istituzioni totali o post-edicole, le librerie<br />

sono un po’ cambiate. Ma niente paura, una biografia di Padre Pio si trova sempre e ovunque: un miracolo!<br />

Diciamolo subito: le librerie sono fari di civiltà.<br />

Ma visto che oggi si fanno chiamare “bookstores”<br />

e vendono pure magliette, spill<strong>in</strong>e e pastarelle, ogni<br />

tanto l’umorista può prenderle (garbatamente)<br />

per il culo senza rimorsi. Specie se <strong>ap</strong>partengono<br />

a una delle categorie <strong>in</strong>dicate qui sotto.<br />

LA MEGA<br />

Si espande a macchia d’olio sfrattando senza pietà botteghe<br />

storiche e caffeucci crepuscolari: puro stile<br />

McDonald, però siccome vende cultura<br />

è vietato <strong>in</strong>cazzarsi. Strano però che, nonostante<br />

gli spazi immensi, i volumi vi siano sempre stipati<br />

<strong>in</strong> orizzontale e verticale al limite dell’impenetrabilità<br />

dei corpi, <strong>in</strong> un misterioso equilibrio architettonico<br />

di sp<strong>in</strong>te e controsp<strong>in</strong>te per cui se sfili un tascabile nella<br />

sezione classici crolla tutto il reparto antropologia<br />

venti metri più <strong>in</strong> là.<br />

Più che una libreria, la Mega è un’istituzione totale:<br />

<strong>ap</strong>eritivi, party, performances, ogni giorno c’è un evento<br />

(il vero evento sarebbe trovare un commesso cortese,<br />

ma è <strong>in</strong>utile sperarci). Se un nuovo libro non debutta<br />

alla Mega, non esiste; purtroppo la lista d’attesa per<br />

le presentazioni è più lunga e bl<strong>in</strong>data della l<strong>in</strong>ea di<br />

successione al trono <strong>in</strong>glese, dunque chi si prenota<br />

adesso si rassegni a far presentare il suo tomo da un<br />

pronipote, o a farsi ibernare f<strong>in</strong>o al 2094.<br />

NEW AGE<br />

Entrarci è uno shock. Sei <strong>in</strong> mezzo al traffico, allo smog<br />

e agli “a’ stronzo” degli automobilisti cafoni, e un mo-<br />

mento dopo ti ritrovi <strong>in</strong> una piccola oasi tutta feng-shui,<br />

<strong>in</strong>censi aromatici e ambient-music di campane tibetane,<br />

accolto da fanciulle dall’aria vagamente suonata ma<br />

tanto gentili. Stordito ed entusiasta, ne esci con l’opera<br />

omnia di Osho, l’iscrizione a un corso di biodanza, una<br />

sfera di quarzo antistress, una fornitura annuale di <strong>in</strong>censi<br />

e ciddì di campane tibetane, e la ferma conv<strong>in</strong>zione<br />

che è il momento di r<strong>in</strong>unciare ai tuoi vizi da forzato<br />

urbano per dedicarti allo studio dei fiori di Bach. Buoni<br />

propositi che sfumano <strong>in</strong> un “a’ stronzo” al vigile che ti<br />

sta <strong>ap</strong>pioppando una multa per sosta vietata.<br />

UNIVERSITARIA<br />

Non lasciarti <strong>in</strong>gannare dagli <strong>in</strong>terni austeri e dall’<strong>in</strong>segna<br />

professorale. Altro che videopoker, è qui che tanti<br />

figli di p<strong>ap</strong>à bruciano <strong>in</strong>teri patrimoni <strong>in</strong> pochi m<strong>in</strong>uti. Il<br />

pollo perfetto è la timida matricola di prov<strong>in</strong>cia, ignara<br />

del demi-monde dei fotocopiatori clandest<strong>in</strong>i, dei trafficanti<br />

dell’usato e priva di una rete di compagni con cui<br />

pianificare l’acquisto collettivo dei testi. Una volta pagati<br />

i libri del primo esame di Medic<strong>in</strong>a, il poveretto<br />

scoprirà di aver esaurito anche i fondi per vitto e alloggio.<br />

Meno male che un’occhiata alle illustrazioni<br />

dell'Atlante di Anatomia basta a far passare l’<strong>ap</strong>petito<br />

per mesi; lo stesso volume, coperto da un plaid, diventa<br />

una pratica tenda canadese che sarà l’<strong>in</strong>vidia dei barboni<br />

nel giard<strong>in</strong>o della stazione.<br />

METÀ PREZZO<br />

Anticamera del macero, dà al bibliofilo le stesse strazianti<br />

emozioni che il c<strong>in</strong>ofilo prova al canile municipa-<br />

URBANSATIRA<br />

le: per un rema<strong>in</strong>der str<strong>ap</strong>pato all’oblio, mille sfortunati<br />

rimarranno a gelare sulla bancarella sognando <strong>in</strong>vano<br />

un padrone affettuoso. E non sono solo bastard<strong>in</strong>i cartacei<br />

frutto di <strong>in</strong>cauti accoppiamenti tra editori e autori,<br />

o scarti di cucciolate librarie abbandonati al loro dest<strong>in</strong>o<br />

per un’orecchia di troppo o una macchia non regolamentare<br />

sul dorso.<br />

Ci sono anche opere di grossa taglia, con fior di pedigree<br />

e premiate nei concorsi, ma poi svendute perché<br />

chiedevano troppe attenzioni o erano troppo <strong>in</strong>gombranti<br />

per stare <strong>in</strong> <strong>ap</strong>partamento. Sii buono, scegli qui il<br />

tuo amico di carta: i libri trovatelli spesso sono i più <strong>in</strong>telligenti<br />

e affezionati.<br />

CARTOLIBRERIA<br />

Le librerie sono un lusso metropolitano. Fuori dai c<strong>ap</strong>oluoghi<br />

di prov<strong>in</strong>cia l’<strong>ap</strong>provvigionamento librario passa<br />

dalle cartolerie, il che spiega perché <strong>in</strong> Italia si legga<br />

poco e si scriva troppo. Un trespolo girevole ospita un<br />

panorama di tutti i generi letterari: “L’avventura di<br />

Padre Pio” (narrativa italiana), “Le ricette di Padre Pio”<br />

(saggistica) “Il terzo mistero di Fatima” (straniera). Al<br />

posto d’onore, il canzoniere <strong>in</strong> dialetto del poeta locale<br />

con prefazione del presidente della Pro loco, lontano<br />

parente di Padre Pio. Tutto il resto bisogna ord<strong>in</strong>arlo <strong>in</strong><br />

città, e viene rec<strong>ap</strong>itato a dorso di ciuccio entro qualche<br />

anno, sempreché il cartolaio abbia trascritto correttamente<br />

autore e titolo (“Lo so che lei voleva un giallo<br />

di Carlo Lucarelli, ma visto che dal magazz<strong>in</strong>o mi hanno<br />

mandato il ‘Sorriso di Padre Pio’ di questo Claudio<br />

Cuccatelli, perché non lo prova?”).<br />

URBAN 63

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