10.06.2013 Views

COMUNICAZIONE & FORMAZIONE Obiettivi - ASL n. 4 Chiavarese

COMUNICAZIONE & FORMAZIONE Obiettivi - ASL n. 4 Chiavarese

COMUNICAZIONE & FORMAZIONE Obiettivi - ASL n. 4 Chiavarese

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

<strong>ASL</strong> 4 "<strong>Chiavarese</strong>"<br />

S.S. <strong>FORMAZIONE</strong> E AGGIORNAMENTO<br />

Progetto Formativo Aziendale<br />

<strong>COMUNICAZIONE</strong> & <strong>FORMAZIONE</strong><br />

Programma<br />

1° modulo<br />

ore 8:00 La comunicazione verbale<br />

ore 11:30 Esercitazione pratica<br />

ore 12:00 La comunicazione paraverbale e non verbale<br />

ore 14:00 Esercitazione pratica<br />

• Ricostruzione dei punti di forza e delle criticità della comunicazione interpersonale<br />

• Simulazione di comunicazione senza e con feedback<br />

• La perdita del carico informativo<br />

2° modulo<br />

ore 8:00 La comunicazione nel lavoro di gruppo<br />

ore 11:00 Le regole e la gestione dei conflitti<br />

ore 14:00 Strumenti del lavoro di gruppo: problem solving e brain storming<br />

ore 15:00 Escercitazioni pratiche<br />

• Osservazione guidata di una discussione di gruppo<br />

• Autodiagnosi dello stile personale di leadership<br />

• Simulazione: la gestione di una riunione<br />

• Action plan per migliorare le capacità personali di lavorare in gruppo<br />

3° modulo<br />

ore 8:00 Decollo, volo e atterraggio<br />

ore 14:00 Esercitazioni pratiche<br />

• Improvvisazione<br />

• Decollare<br />

• Simulazione: una conferenza su…<br />

Edizioni<br />

1° 1, 4 e 8 marzo 2005<br />

2° 22, 23, 29 marzo 2005<br />

3° 12, 15, 19 aprile 2005<br />

4° 3, 6, 10 maggio 2005<br />

<strong>Obiettivi</strong><br />

L’incomunicabilità sembra diventata da tempo una delle parole d’ordine di una modernità che<br />

respinge la comunicazione tra individui nei sempre più angusti confini dello schermo 15” di un pc o<br />

nel minuscolo display di un telefonino.<br />

Tuttavia non è assolutamente vero che non c’è comunicazione. Ogni comportamento umano è<br />

comunicazione: un gesto, un atteggiamento, un silenzio… sono tutti elementi che qualificano, negli<br />

ambienti lavorativi, sociali, domestici, la comunicazione interpersonale.<br />

Il nostro modo di comunicare diviene in tal senso l’elemento che definisce il nostro ruolo all’interno<br />

dei contesti in cui viviamo.


A differenza dei ruoli teatrali, solitamente definiti dal regista o dal responsabile del casting, il ruolo<br />

che interpretiamo sulla scena della vita è quello che noi decidiamo di assegnarci, a viso aperto o<br />

coperto dalle innumerevoli maschere che decidiamo di indossare nelle varie occasioni che la vita ci<br />

regala o alle quali ci obbliga.<br />

Dalla qualità della nostra comunicazione dipende la qualità dei rapporti e delle relazioni che<br />

instauriamo e, in ultima analisi, la qualità della nostra vita.<br />

La comunicazione è un fenomeno assolutamente naturale che ci portiamo dentro fin dal momento in<br />

cui siamo venuti al mondo e che mettiamo in atto, generalmente in modo inconsapevole, in ogni<br />

momento della nostra vita. Tuttavia questo non esclude che la nostra comunicazione si possa<br />

perfezionare, che si possa comunicare meglio.<br />

Richiede prima di tutto curiosità, desiderio di conoscenza e volontà, elementi che determinano<br />

quell’apertura dei canali mentali che favorisce l’apprendimento. Ma soprattutto è necessario<br />

prendere maggior coscienza e consapevolezza del cosa voglia dire comunicare.<br />

Migliorare le proprie abilità e tecniche comunicative è inoltre presupposto indispensabile sul quale<br />

costruire quelle abilità necessarie a migliorare le proprie performance nel lavoro di gruppo e di<br />

public speaking.<br />

Molto spesso, quando si svolgono corsi di formazioni tesi a migliorare le abilità comunicative, i<br />

discenti sono assaliti dal dubbio che l’acquisizione di certe tecniche possa sottintendere un rischio<br />

di plagio nei confronti del prossimo, con intenti di sottomissione o soggezione.<br />

Non è così, almeno rispetto agli scopi che mi sono sempre fissato. Voglio affrontare qui tale dubbio<br />

su alcuni piani differenti.<br />

In primo luogo la comunicazione è lo strumento di cui disponiamo per disegnare il nostro ruolo<br />

all’interno della società e delle relazioni che ogni giorno costruiamo.<br />

Come per ogni strumento, l’uso che se ne può fare, dipende dagli scopi e dagli obiettivi che ci<br />

poniamo. Una pistola può essere usata per minacciare o per uccidere o uccidersi, per difendersi o<br />

per difendere chi ci è caro o può essere posta, scarica e innocua, nella bacheca del collezionista.<br />

Allo stesso modo la comunicazione può offendere o umiliare: può far male, insomma. Le parole<br />

sono pietre, si dice, e talvolta diventano pietre i silenzi, o gli sguardi o le espressioni. Ma la<br />

comunicazione è anche consolazione e conforto, ricompensa e amore.<br />

Qui si parla di comunicazione “ecologica” che migliora i rapporti e le relazioni e che fa star bene<br />

tutti gli attori del processo comunicativo.<br />

Si parla di una relazione il cui obiettivo principale è il rispetto per noi stessi e per chi ci sta vicino.<br />

Rispetto al dubbio che una buona comunicazione possa plagiare, sottomettere suggestionare, la mia<br />

risposta è che il conoscere le tecniche della comunicazione può aiutarci a difenderci in un mondo<br />

dove sono sempre più numerose le persone che tentano di ingannarci o raggirare.<br />

Nella nostra cultura la saggezza popolare ha sedimentato, nel corso dei secoli, un sentimento<br />

vagamente contrario al lavoro di gruppo, sostenuto, quasi come luogo comune, da alcuni proverbi di<br />

questo tenore: “Chi fa da sé fa per tre”, “Meglio soli che male accompagnati”, “Tre galli in un<br />

pollaio non fanno mai giorno”…<br />

In un’indagine EPOC condotta nel 1996 in aziende operanti in dieci Paesi Europei, i tre Paesi<br />

meridionali - Italia, Portogallo e Spagna - hanno rivelato il livello più basso in materia di lavoro di<br />

gruppo.<br />

I più alti livelli di delega dei poteri ai gruppi si sono evidenziati in Svezia e nei Paesi Bassi.<br />

Troppo spesso, nell’esperienza comune, il giudizio di chi fa un’esperienza di lavoro in gruppo è<br />

negativa.<br />

Solitamente le riunioni dei gruppi vengono vissute dai membri come inutilmente defadiganti, poco<br />

produttive, talora frustranti.<br />

E’ nell’esperienza di molti quella di trovarsi di fronte, quando si lavora in gruppo, a persone che<br />

prendono la parola per non lasciarla più, persone che interrompono l’interlocutore per biasimarlo


dell’idea proposta, altri che non prendono mai la parola, intimoriti da un clima che dopo poche<br />

battute diventa rovente o di ghiaccio.<br />

Non sarebbe difficile inserire corsi che abilitano al lavoro di gruppo a livello scolastico.<br />

Nella testimonianza di un’Insegnante: “Alcuni studenti lavorano male all’interno dei gruppi e ne<br />

intralciano il funzionamento perché non sono preparati a questo tipo di lavoro. I migliori o i più<br />

responsabili sono a volte i soli a lavorare. Alcuni studenti fanno confusione”<br />

In realtà l’esperienza di chi svolge formazione sulla comunicazione orientata al team building,<br />

l’attività del lavoro di gruppo può essere produttiva e gratificante.<br />

Come vedremo, occorre seguire regole precise per far funzionare bene i gruppi. E’ necessario<br />

seguire istruzioni per l’uso, sapendo che creare una squadra è un’operazione che richiede<br />

investimento di energie, risorse intellettuali, idee chiare sulle strade che si vogliono percorrere.<br />

La comunicazione interpersonale orientata al team building si proporne di colmare queste lacune.<br />

L’introduzione dell’ECM nel nostro Paese ha avuto l’indubbio merito di far assumere alla<br />

formazione in sanità un ruolo di sempre maggior rilievo nelle Organizzazioni sanitarie italiane, e<br />

presso i liberi professionisti. In sostanza il piano nazionale per l’ECM ha finalmente stabilito che la<br />

formazione del personale sanitario, tesa a mantenere costanti nel tempo il livello delle competenze e<br />

delle conoscenze, è troppo importante per essere lasciata alla volontà, o al capriccio, dei singoli.<br />

Basta pensare che in molte aziende il personale coinvolto in processi formativi non superava, prima<br />

dell’introduzione dell’E.C.M., il 25-30% dei dipendenti.<br />

Tuttavia, da più parti, si lamenta il fatto che il sistema dei crediti, gravato spesso da aspetti<br />

burocratici talora di difficile approccio e soluzione, rischia di far scivolare su una pericolosa china<br />

di autoreferenzialità il sistema.<br />

Inoltre all’introduzione dell’ECM, che ha moltiplicato il fabbisogno formativo delle aziende<br />

sanitarie, non ha fatto seguito un adeguato aumento di risorse economiche.<br />

Questo ha prodotto, da una parte, la nascita e la proliferazione di scuole di formazione improvvisate<br />

e traguardanti prioritariamente obiettivi di business, ma ha avuto anche il merito di impegnare le<br />

Aziende Sanitarie e Ospedaliere a privilegiare la formazione svolta all’interno delle aziende stesse.<br />

In questo contesto un numero elevato di dipendenti – medici e altri laureati sanitari, infermieri,<br />

tecnici – hanno intrapreso, all’interno dei servizi, l’attività estemporanea e collaterale di docenti.<br />

Contestualmente l’acquisizione dei crediti è troppo spesso considerata dal personale l’unico<br />

obiettivo, come rileva il clima da “caccia al tesoro” che si respira nei servizi sanitari e le atmosfere<br />

di demotivazione, leggibili nella comunicazione non verbale dei partecipanti.<br />

Le abilità andragogiche del docente sono elemento decisivo nel determinare l’interesse dei discenti<br />

e, di conseguenza, l’efficacia del processo di apprendimento.<br />

Un buon oratore, infatti, come vedremo più avanti sa che il suo successo dipende dal successo del<br />

suo pubblico. Non chiede mai se chi gli sta di fronte ha capito, ma se è stato chiaro.<br />

Certo che parlare in pubblico non significa solo tenere un discorso ad un gruppo di ascoltatori o il<br />

tenere un’esposizione ad una platea durante un congresso o un meeting. Significa anche affrontare<br />

un colloquio di assunzione, un esame, prendere parte ad una riunione di lavoro…<br />

In queste situazioni le nostra capacità di interagire con gli altri sono spesso limitate dalla carenza di<br />

abilità e competenze nella comunicazione. Questo ci rende impacciati ed incapaci di trasmettere in<br />

modo chiaro le nostre idee.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!