SIENKIEWICZ

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sia difficile in un banchetto, ove tutti stanno sdraiati, di esaminare Tintera
figura, tu, per conto tuo, hai gii visto che i suoi fianchi sono troppo
— I fianchi troppo poco pronunciati, — ripefó Nerone eon un cenno
poco pronunciati.
affermatiyo.
Un sorriso appena percettibile sfioró ii volto di Petronio ; ma Tullio
Senecione, che stara trattenendosi eon Vestino, oppure, per dir raeglio,
lo dileggiava per la fede che Yestino prestava ai sogni, si volse verso
Petronio e gli disse senza sapere menomamente di che si trattasse :
— T'inganni! io sono deiropinione di Cesare.
— Benone! — rispose Petronio. — Io sostenevo che tu non eri del
tutto privo di giudizio; Cesare invece afferraava che tu sei uno sciocco,
un vero asino.
— Habet — ! disse Nerone volgendo ii pollice, come nel circo, uando
un gladiatore ferito doveva ricevere ii coipo di grazia.
Peró Vestino, credendo che si trattasse di sogni, esclamó:
crede.
— Io credo ai sogni, e dalia bocca di Seneca so ch'egli pure ci
— L'altra notte sognai ch'io era diventata una Vestale, — disse Cal-
via Orispinilla, chinandosi sulla tavola.
Cesare battó le mani, gli altri lo imitarono, ed in un attimo risuonó
per la sala un immenso frastuono, perche Crispinilla era parecchie volte
divorziata, e conduceva una vita cosi depravata,
da essere lo scaudalo
di tutta Roma.
Essa peró non si scompose per uesto, ma aggiunse :
— Ebbene, le Vestali sono vecchie e brutte; la sola Rubria ha una
effigie umana, e cosi si sarebbe in due, sebbene Rubria abbia, alle volte,
ii viso cosparso di lentiggini.
— Oonfessa pero, o castissima Calvia, — replicó Petronio, — che
tu non potevi diventar Yestale che in sogno!
— Ma se Cesare lo oomandasse?
— In tal oaso crederei che anche i sogni piii inyerosiraili si possono
— Ma sempre si realizzano, — disse Vestino. — Io capisco che ci
realizzare.
sieno delie person che non credono nelle Divinita, ma come h possibile
non prestar fede ai sogni?
— Ma le — profezie? chiese Nerone. — Una volta mi fu predetto
che Roma sarebbe caduta, e che io avrei regnato su tutto I' Oriente.
— I sogni e le profezie sono la stessa — cosa, disse Yestino. — Una
volta un uomo molto potente, ma senza fede, mandó al tempio di Mopso
uno schiavo eon una lettera sigillata ; egli fece uesto per vedere se ii
Nume ayrebbe risposto alla domanda in essa contenuta. Lo sehiavo dormi
tutta una notte nel tempio, per avere un sogno profetico; al mattino
tornatosene a casa narró: "lo vidi in sogno un giovane, brillante come
ii sole, che disse una sola parola: "Nero.,, Quando ii proconsole ebbe
udito ció, impallidi, e disse rivolto ai suoi ospiti, scettici come lui :
" Sa-
pete che cosa c'era scritto nella lettera?... „
Qui Vestino s'interruppe un istante per tracannare ii suo vino.
— Cosa c'era scritto nella lettera? — chiese Senecione.
— Ci stava la domanda: "Debbo sacrificare un toro bianco o nero?,,
L'attenzione destata da uesto racconto, fu distratta da Yitellio, che
era venuto gia ebbro al banchetto, e che adesso, senza una causa apparente,
scoppiava in una sonora sghignazzata.
— Pei-chó ride uella botte? — chiese Nerone.