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parte prima<br />

percepito in termini di privazione relativa come imposto e umile sotto il<br />

profilo del contenuto intrinseco, è stata confermata dai familiari possibilisti e<br />

ottimisti. Viene ribadita, infatti, la necessità che l’attività lavorativa proposta al<br />

paziente sia congruente con i bisogni, le inclinazioni, le aspirazioni e le<br />

competenze di quest’ultimo e che, soprattutto, sia liberamente scelto, giacché<br />

solo in questo modo l’occupazione svolta si può tradurre in una reale<br />

soddisfazione per la persona, che va nella direzione della riabilitazione. I fami -<br />

liari scettici, al contrario, avanzando la proposta di un pseudolavoro, an che di<br />

scarso prestigio e responsabilità 73 , da un lato disconoscono una re spon sabilità<br />

sociale delle imprese, dall’altro espongono il proprio congiunto al ri schio di<br />

ghettizzazioni, mancanze di potere, condizioni d’inferiorità, ag gres sioni al -<br />

l’autostima, e dunque a emarginazioni, frustrazioni e delusioni che van no nella<br />

direzione opposta a quella della riabilitazione, per la quale, pe raltro, il lavoro<br />

viene invocato. Questa posizione appare pertanto carat teriz zata da una<br />

maggiore ambivalenza rispetto alle altre. Essa risulta inoltre in con trasto con<br />

il diritto e il desiderio degli utenti psichiatrici d’ottenere e man te nere un<br />

lavoro “vero” 74 .<br />

La contrapposizione più evidente tra i familiari scettici da un lato e<br />

possibilisti e ottimisti dall’altro, può essere posta in termini d’esclusività e di<br />

flessibilità. L’esclusività appare una scelta dettata in parte dalle esperienze di<br />

vita e di lavoro e condizionata dal profilo socio-anagrafico-culturale dei fami -<br />

liari, che in questo modello si caratterizza per una condizione sociale non at -<br />

tiva e un livello d’istruzione modesto, in parte dal desiderio di difendere il pro -<br />

prio congiunto dalle logiche del mondo del lavoro. La scelta difensiva appare<br />

dun que rivolta prevalentemente verso i fattori esterni che si per ce piscono ir -<br />

raggiungibili oppure minacciosi in un’ottica d’inefficacia del pro prio con giun -<br />

to. La flessibilità appare anch’essa una scelta dettata dalle espe rienze di vita e<br />

di lavoro, ma a differenza del tipo precedente, questi modelli sono carat te riz -<br />

zati sotto il profilo socio-anagrafico-culturale da una con di zione sociale at tiva<br />

e da un livello d’istruzione medio.<br />

La scelta inte gra zio nista, inol tre, pun ta l’at tenzione sull’efficacia della per -<br />

sona e dunque mi ra da un lato a evitare una ghet tizzazione e un’emarginazione<br />

del proprio pa ren te, dall’altro lato a ri co no scere un’accessibilità del mondo<br />

del lavoro, in un’ottica di scam bio reci pro co tra l’azienda, che fornisce<br />

un’occupazione e il la voratore che, se ri cono sciu to e valorizzato, è in grado di<br />

ren dere un servizio valido sotto il pro filo qua li ta tivo e quantitativo. La cer tifi -<br />

ca zione d’invalidità psichica viene intesa prevalentemente, da parte dei fami -<br />

liari scettici e dei possibilisti, come una risorsa economica e una forma di risar -<br />

cimento, quantunque l’importo sia considerato irrisorio e inadeguato.<br />

Questa considerazione è in contrasto con quanto emerge dalle interviste ai<br />

pazienti, che concepiscono questa condizione come uno stigma 75 .<br />

Il riconoscimento di un ruolo attivo dei servizi di salute mentale in ambito<br />

lavorativo emerge chiaramente ed è condiviso da tutti i tipi di familiari, che

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