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il contesto familiare<br />

dizio, dalla carenza d’offerta di lavoro, specie nel capoluogo piemontese.<br />

In generale, queste persone indicano tra le collocazioni possibili per i loro<br />

congiunti contesti considerati “protetti” come le Cooperative sociali, lavori<br />

per conto e/o presso gli Enti Pubblici, oppure lavori non meglio specificati:<br />

“un lavoretto giusto per darle... l’impressione di un lavoro” (la madre di<br />

Marcello), lavori per i quali sembra tollerabile un rendimento minore, in<br />

termini sia di quantità sia di qualità del lavoro svolto, stante la considerazione<br />

di questo tipo d’aziende come produttrici di servizi e dunque non orientate al<br />

profitto, ancorché alcuni familiari evidenzino criticità anche in questi con -<br />

testi 63 . Dietro a queste indicazioni si cela da un lato una concezione del lavoro<br />

adatto ai propri congiunti mancante dello statuto di lavoro in senso pro prio,<br />

ossia della dimensione produttiva, dall’altro lato l’immagine dell’azienda pri -<br />

vata come un luogo privo di moralità. Queste considerazioni suggeriscono<br />

l’idea di un’inaccessibilità di tale realtà e di un’inefficacia del proprio con -<br />

giunto. È altresì presente, infatti, una valutazione delle caratteristiche del pro -<br />

prio con giunto che appare realistica per metà dei casi considerati (la madre di<br />

Al fre do, la madre di Marta, la madre di Matteo, la madre di Gemma), iper -<br />

realistica, ossia denigratoria, per l’altra metà (il padre, la madre e la sorella di<br />

Biagio, la madre di Marcello, la madre di Aldo, il padre di Adriano). Per valu -<br />

tazione realistica s’intende un’opinione consapevole dei limiti del proprio con -<br />

giun to, in accordo con il giudizio espresso dai pazienti, con il quadro dia gno -<br />

stico prospettato dallo psichiatra curante e con le impressioni maturate dal<br />

grup po di ricerca sulla base delle interviste condotte. Per valutazione ir rea li -<br />

stica, s’in ten de, al contrario, un’opinione che tende a fotografare le carat te ri -<br />

stiche del pro prio congiunto in termini denigratori, che vanno oltre il giu di zio<br />

e spres so da gli utenti, il quadro diagnostico dello psichiatra e le impres sioni<br />

ma turate all’interno del gruppo di ricerca sulla base delle interviste condotte.<br />

Il lavoro inteso in questo contesto è un pseudolavoro, un “lavoro finto”, vale<br />

a dire un’attività che può tollerare da un lato livelli di rendimento mino ri e<br />

man sioni di scarso prestigio e responsabilità, dall’altro lavoratori po co pro -<br />

duttivi e meno “rampanti” 64 .<br />

Queste indicazioni emergono chiaramente dal le interviste al padre, alla<br />

madre e alla sorella di Biagio, alla madre di Mar cello, alla madre di Marta, alla<br />

madre di Aldo e al padre di Adriano, per i qua li so no escluse dalla gamma di<br />

lavori possibili le occupazioni che com portano un carico fisico o psichico<br />

gravoso e ritmi di lavoro incalzanti (il padre, la ma dre e la sorella di Biagio, la<br />

madre di Marta, la madre di Aldo, il padre di A dria no), lavori che comportano<br />

un rischio d’infortunio (il padre, la madre e la so rella di Biagio, la madre di<br />

Marta), lavori di responsabilità (la madre di Mar cel lo, la madre di Aldo, la<br />

madre di Gemma). Dalle interviste dei familiari che danno una valutazione<br />

realistica delle caratteristiche del proprio congiunto emergono, tuttavia, alcuni<br />

spunti di riflessione che moderano le precedenti rappresentazioni. Esse po -<br />

stulano la necessità di trovare il posto giusto per la persona giusta, ponendo<br />

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