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. Presentazione<br />

presentazione<br />

Il progetto Alphaville è stato, innanzitutto, una sfida. Una sfida culturale, ma<br />

anche organizzativa, volta a sperimentare nuovi approcci per intervenire su un terreno<br />

difficile e al contempo decisivo, qual è quello delle politiche per la salute mentale.<br />

Per due anni un partenariato composto da istituzioni pubbliche, cooperative<br />

so ciali, associazioni che da tempo operano praticando il principio di sussidiarietà, ha<br />

ten tato di dare corpo a quelle politiche di inclusione – ma anche di benessere dif -<br />

fuso – che spesso trovano nell’ambito occupazionale uno degli spazi in cui op por -<br />

tu nità e contraddizioni esplodono in modo più esplicito. Il lavoro è investito di si -<br />

gni ficati (individuali e sociali) tali da farne da un lato un importante terreno di speri -<br />

men tazione di percorsi di autonomia delle persone in difficoltà; dall’altro un luogo<br />

di lettura di interessanti dinamiche sociali, poiché è nei luoghi di lavoro che maggiormente<br />

si rendono evidenti i meccanismi della competizione, del valore attraverso<br />

la prestazione, del riconoscimento che passa dalla capacità produttiva. E questo<br />

interessa non solo chi arriva al lavoro dopo una storia di disagio, ma anche chi al<br />

disagio arriva stritolato da dinamiche che l’ambiente lavorativo può produrre.<br />

Le persone disabili - quale che sia la loro disabilità, ma ancor più quando si è in<br />

presenza di un disagio che ha a che fare con la relazione - ci costringono ad interrogarci<br />

sì sui modelli di “riabilitazione” possibili; ma, se siamo capaci di allargare<br />

lo sguardo, se ci lasciamo attraversare dal dubbio, queste stesse persone ci permettono<br />

di rileggere paradigmi e modelli a cui sembriamo assuefatti. È con questo spirito<br />

- a partire dalla concreta esperienza di alcuni dei soggetti pubblici e privati che<br />

operano nella città di Torino - che ha preso corpo il progetto Alphaville, finanziato<br />

dalla Regione Piemonte nell’ambito del programma Valorizzazione Oc cu -<br />

pabilità. Attraverso azioni di ricerca, animazione sul territorio, formazione, attività<br />

di comunicazione e con la sperimentazione di inserimenti al lavoro di cittadini<br />

in carico ai servizi psichiatrici delle Asl torinesi, si è inteso ricercare approcci e<br />

modelli che consentissero di abbattere barriere e, al contempo, di qualificare i servizi<br />

sociali e sanitari per affrontare il tema “disabilità e lavoro”, dotandoli di strumenti<br />

in grado anche di prevenire e gestire le difficoltà che possono determinarsi<br />

nei luoghi di lavoro. Si tratta di una sfida difficile, che deve prima di tutto abbattere<br />

il pregiudizio e lo stigma.Se, infatti, è normale pensare che una società avanzata<br />

debba trovare le forme per dare dignità e cittadinanza a persone con fatiche o<br />

svantaggi, questo appare complicato, se non impossibile, quando si tratta di disagio<br />

psichico. Questo non vuol dire che i problemi non esistano. Un lavoratore con<br />

di sturbi psichici (conclamati o meno) può rappresentare una difficoltà, anche<br />

grave, all’interno dei contesti lavorativi. Ma può essere vero anche il contrario. Un<br />

ma lato psichico, inserito in un ambiente lavorativo in grado di valorizzarne al<br />

meglio le potenzialità, può rappresentare un’autentica risorsa per se stesso, per<br />

l’azienda, per la società tutta. In fondo è una questione di giustizia e di civiltà.<br />

È questione che richiede una responsabilità comune. È una sfida. Che il progetto,<br />

nel suo piccolo, ha provato a raccogliere. E, a partire da qui, a rilanciare.<br />

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