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il paziente psichiatrico<br />
zarsi), nel secondo colloquio Giacomo sostituisce un’illustrazione più piana del<br />
pro prio disagio<br />
Continuavo ad essere puntuale, ad arrivare puntuale però....eh.....ero un po’ più<br />
scorbutico, un po’ più scorbutico (...) Non credo che [i colleghi] abbiano avvertito<br />
molto. Ero io che mi sentivo così, più aggressivo. (...) Adesso non mi ricordo bene<br />
come è avvenuta la...la...vicenda lì però praticamente non sono più andato a lavorare<br />
e... ho detto... adesso non mi ricordo come erano andate le cose. Mi ero licenziato,<br />
mi sono licenziato ho detto io mi voglio licenziare, non riesco più a lavorare e mi<br />
sono licenziato (Giacomo, Intervista guidata).<br />
La decisione di lasciare il lavoro coglie di sorpresa i colleghi e il datore di<br />
lavoro, che non avevano avvertito nei suoi comportamenti nulla di parti colar -<br />
men te preoccupate. Non è così per Giacomo che decide di rivolgersi a una psi -<br />
cologa del Centro di Salute Mentale: «sono andato, all’USL, tra l’altro questa<br />
dottoressa mi ha proposto di andare al Day hospital, cosa che mi ha fatto molto<br />
bene». Sin dalla prima manifestazione della propria crisi Giacomo mostra un<br />
elevato livello di consapevolezza, riconosce la natura dei propri problemi e si<br />
ri volge da subito a una professionista competente, rispondendo a un bisogno<br />
che già prima della crisi aveva avvertito: «io da tempo pensavo che dovevo an -<br />
dare da uno psicologo anche quando stavo meglio perché avevo difficoltà nel<br />
contatto con gli altri però non mi sono mai sentito nella situazione di dover<br />
andare urgentemente. In quella situazione lì mi sono rivolto ad uno psicologo<br />
perché appunto ho cercato un supporto più scientifico, più tecnico per ri sol -<br />
vere questi problemi». Giacomo frequenta per un anno e mezzo il Centro<br />
diur no (che nel brano citato Giacomo designa con Day Hospital, accentuan -<br />
do ne la dimensione terapeutica), ottenendo le cure e le attenzioni di cui ne ces -<br />
sità, con una sola riserva: «dopo le cinque e mezza, quando chiudeva, e io tor -<br />
na vo ed essere da solo... ». In quel periodo Giacomo viene coinvolto in uno dei<br />
progetti cittadini di inserimento lavorativo dei pazienti psichiatrici (vedi cap. 5),<br />
il “Progetto Horizon”. Giacomo accetta di buon grado un lavoro nel quale le<br />
sue competenze non vengono valorizzate, ripagato da un contesto di lavoro se -<br />
reno che gli restituisce la fiducia in sé stesso.<br />
Era un lavoro di pulizie nelle scuole, siamo andati a fare le pulizie. Lì mi sono<br />
trovato benissimo, mi sono caricato, mi sono trovato bene... ho ritrovato fiducia in<br />
me stesso (...) Era anche per guadagnarmi più soldi... al Day-hospital, non so, non<br />
mi ricordo quanti anni saranno passati un paio d’anni sen za lavorare. Quindi ero<br />
senza - di nuovo - senza una lira, ed era anche per gua dagnare dei soldi. E poi, non<br />
so come dire, mi entusiasmava, ero impe gna to. Era un periodo che stavo bene, ed<br />
ero entusiasta, ero contento di fare tante cose... Non è che mi sentivo stanco. Poi<br />
lavoravo a casa per conto mio e potevo ge stirmi come volevo le cose, stavo bene. Il<br />
progetto Horizon si stava bene, an che lì con gli altri un posto bello, dove si<br />
chiacchierava, c’era la pausa caffè e tutto. Si lavorava ed erano rimasti contenti del<br />
nostro operato, dicevano che era uno dei gruppi che era andato meglio, poi basta<br />
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